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Autore: Wendy_pan    15/11/2014    1 recensioni
'... non erano ancora pronti a quella stranezza, non era tra quelle elencate sopra.
Preferirono tutti dimenticare.'
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ancora oggi.
Nel 2012, Icaro aveva 12 anni, viveva in un piccolo paese di montagna nel nord Italia, dove tutti conoscevano tutti e dove se uno confidava un segreto ad un altro, poco dopo l’intera popolazione lo veniva a sapere. Succedeva sempre così, infondo, oramai la gente ci era abituata. Successe così, quando la figlia del fornaio credette di essere rimasta incinta: un grande trambusto per la povera quindicenne, che dopo poco dovette spiegare a tutti che fortunatamente era solo un falso allarme. Successe così quando, per una serie d’equivoci, si scoprì che l’unico avvocato del paese non era laureato, oppure quando il calzolaio era scappato con la domestica, lasciando la moglie ad accudire i propri figli sola. Dopo tutte queste stranezze (che poi tanto strane non sono), si dovrebbe essere abbastanza aperti con la mente, mentre il paesino in questione continuava ad andare avanti con le proprie idee e con la propria monotonia.
Icaro non ci faceva molto caso. Era un ragazzino sereno, senza segreti da nascondere, quindi non si preoccupava di nulla, se non della sua amica Pervinca o della scuola.
 
Nel 2014 Icaro aveva 14 anni, andava al liceo classico San. Francesco, che si trovava ad Agola, paese vicino al suo.
Lì, aveva conosciuto molta gente, anche se non aveva perso l’amicizia con Pervinca, che l’aveva seguito anche sulla scelta della scuola.
Non era ‘popolare’, se ancora esiste questa parola, ma non era nemmeno uno di quelli senza amici… insomma, il classico studente. Poi arrivò lui.
Un ragazzo che verso ottobre decise di spostarsi nella loro scuola. Aveva la loro età, capitò perfino nella loro classe.
Alto, moro e con occhi profondi, un angelo, pensarono tutte le loro compagne. Le loro compagne ed Icaro.
Già, Icaro.
Gli bastò pensarlo solo una volta, per mandarlo in confusione, non capiva più nulla.
Stava impazzendo, non sapeva tenere i segreti, non sapeva nemmeno fingere di stare bene e neanche capire queste nuove emozioni. Si diceva spesso, in quel periodo, di essere un caso perso. Tutti erano alle prese con le prime cotte, nessuno ne faceva tragedia. Perché invece gli sembrava che queste cose capitassero solo a lui?
Beh, se la sarebbe fatta passare, qualunque cosa fosse.
Gli avevano sempre insegnato che le donne dovevano stare con gli uomini e viceversa. Vi ricordate il suo paese, no? Mente chiusa.
Passò più pomeriggi a pensare che forse era solo lui il problema. Nessuno dei suoi amici provava quelle cose per persone dello stesso sesso.
Era lui quello sbagliato? Nessuno eri lì a dirgli che invece lui andava bene, anche perché si vergognava molto a parlarne.
Non che pensasse fosse sbagliato..  anzi, forse era l’unico a pensarla diversamente
Quell’anno doveva fare anche la cresima e quella sera aveva un incontro di catechismo.
Iniziarono con il parlare del più e del meno, finché cominciarono a parlare di omosessualità.
‘luca; tu cosa ne pensi? ’ chiese Davide, l’animatore.
‘sono deviati. Scelgono loro di soffrire, solo per farsi vedere. Malati’
 I compagni cominciarono a ridere, era un cumulo di ignoranti, a parer mio.
Ad Icaro arrivò Un tuffo al cuore. Aveva ragione a credersi un pazzo, allora?
 ‘beh, diciamo che sei molto diretto. Non la penso esattamente come te, però. Vediamo se qualcuno la vede come me. Icaro? ’
Non si vedeva, ma sapeva bene di essere diventato rosso, oramai era abitudine: quando entrava marco in classe, quando gli parlava e gli sorrideva, la sua faccia andava in fiamme.
‘io penso ’deglutì ‘penso che ognuno sia libero di fare quello che lo fa stare meglio. ’
Altre risate, questa volta non sapevano di concordanza, ma di presa in giro.
Non sopportava i suoi compagni delle medie, perché non era mai riuscito ad adattarsi ai loro pensieri.

Tornato a casa si mise a pensare (pensava troppo e questo non lo aiutava) e decise di dirlo almeno ad una persona. La sua migliore amica Pervinca, gli sembrava l’ideale.

La mattina, appena la vide, la salutò con il solito abbraccio e le chiese di ascoltarlo. Le spiegò i propri sentimenti, per filo e per segno, quasi non respirando, per la paura di una sua reazione.
Si aspettava già di sentire le cinque dita della mano destra dell’amica stampate sulla sua guancia, mentre quando aprì gli occhi vide Pervinca tutta sorridente che gli disse che stava solo aspettando che glielo dicesse. Lei lo sapeva e non era scappata.
Quando le espose le sue paure, la ragazza scoppiò in una fragorosa risata. Secondo lei il mondo non era così ottuso.  Si sedettero, sotto gli occhi straniti del povero Icaro, che per quella mattina di emozioni ne aveva avute abbastanza, e iniziarono a parlare. Lei era sempre stata più matura, anche se molto timida e quindi incapace di esprimersi. Ora però, doveva aiutare il suo amico.
Ne parlarono a lungo, pervinca gli fece capire che lui non aveva colpa e non c’era nulla di male. Qualcosa nel ragazzo  si accese, cominciò a vedere con occhi diversi: non c’era distinzione tra giusto e sbagliato, ma solo tra le decisioni che poteva prendere. Non avrebbe mai ringraziato la sua amica abbastanza.
 
Un giorno, tornando a casa, vide un suo ex compagno di classe, che lo salutò molto calorosamente dandogli dell’omosessuale in modo poco cordiale. All’inizio non capiva, poi ragionò.
Entrò di corsa in casa, cercò sua madre. La trovò seduta sulla sedia, a guardare fissa il vuoto. La chiamò più volte, poi, quando vide che non rispondeva e che le stava scendendo una lacrima, cercò di scuoterla. A quel tatto, lei saltò bruscamente giù dalla sedia, cominciando a piangere sempre di più. Diceva frasi disconnesse, Icaro capì solo che al mercato tutti parlavano della disgrazia di avere un figlio malato in quel modo, probabilmente le solite vecchie oche. Il ragazzo voleva reagire, non era una malattia, non era malato. lui era normale, come tutti.

La madre d’altro canto, ripensava a tutte le occhiate e alle risatine che aveva ricevuto la mattina e come si era sentita quando aveva capito cosa era successo solo grazie alle pettegole del paese. Per la prima volta si vergognò di Icaro.
La porta era ancora spalancata, l’elettricità nella aria. Si fissavano, seppur distinguendo solo le ombre, per colpa delle lacrime che ofuscavano loro la vista.

In un momento di lucidità Icaro si chiese cosa fosse successo: i suoi sentimenti, pervinca e la reazione veramente esagerata della madre.. Uscì fuori, bussò a due case più in là, dove viveva la sua amica.
‘cosa hai fatto? Ti rendi conto? ‘
Non la lasciò nemmeno spiegare che ricominciò:
‘a chi l’hai detto? ’
Pervinca gli spiegò che non era stata colpa sua, lei voleva solo dirlo alla sua più cara amica, non avrebbe mai pensato che sarebbe potuta andare parlare in giro. Voleva solo aiutarlo a togliersi un peso. A quel punto non aveva senso urlare, cosi Icaro si sedette per terra, cercando di mettere in ordine le idee.
Ora capite cosa voleva dire che in poco più di mezza giornata si sa tutto di tutti?
Decise di tornare a casa, sapendo che il padre era tornato. Voleva affrontarli, sentiva l’adrenalina in tutto il corpo.
Entro in casa, e vide le valige. Gli crollò il modo addosso tutta la buona volontà di cercare di ragionare sparì. Suo padre era pacato, calmo. Non gli disse nulla, a parte che sarebbe stato meglio se fosse andato per un po’da i nonni materni.
Icaro cercò di controbattere, ma la risposta fu uno schiaffo in pieno viso.
Partì dopo pochi giorni, salutando solo Pervinca, con un bacio in fronte.   
Non erano ancora pronti per QUELLA stranezza, non era tra quelle elencate all’inizio.
Preferirono tutti dimenticare.
 


SPAZIO AUTRICE: 
EHI:) questo è un compito che mi hanno assegnato per casa, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate^^
  
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