Home
Porca…
mise… riaccia!!! Ma come diavolo mi è saltato il mente
di portarmi tutta ‘sta roba??
FLASHBACK…
-
Mi raccomando figliola, equipaggiati
per bene, in questo periodo nello Jamir le temperature sono molto basse! - .
Grazie,
maestro Shin. Grazie davvero. Allora com’è che sto camminando con uno zaino
pesante quanto un quintale con addosso solo un paio di pantaloni alla pescatora ed un top senza bretelle… e sto sudando??
È
il secondo giorno di cammino… e dovrei cominciare ad intravedere il palazzo di
Mu attraverso la nebbia che è solita calarsi quando è
in avvicinamento qualcuno.
No,
non chiedetemi della nebbia… è un mistero anche per me.
La
prima volta che sono stata in Jamir, pensavo si
creasse per via delle temperatura umida che è tipica del posto, ma mi
sbagliavo. É uno dei tanti misteri che avvolgono il palazzo di Mu… come
l’ubicazione di quest’ultimo, per dirne una.
Lo
Jamir è una regione formata prevalentemente da territori montuosi… affascinante
per certi versi e triste per altri.
Il
sole, quando ovviamente il cielo è sgombro di nuvole, non arriva se non verso
l’ora di pranzo e scompare ancor prima dell’inoltrarsi del tardo pomeriggio… il
palazzo di Mu, poi! Un punto strategico migliore per vivere in solitudine non
poteva trovarselo! È situato esattamente al centro delle catene montuose, su
una delle pochissime fasce pianeggianti della regione, collegata ad un’altra
fascia pianeggiante tramite un ponte che dà su uno strapiombo che da tempo
immane funge da cimitero per tutti gli sventurati che non sono riusciti a superarlo.
Paesaggio
lugubre… perfetto per passarci Halloween, non certo
per viverci. Ma Mu, ahimè, ci vive, anche se mi son sempre chiesta come ci riesca. Io sarei già impazzita da tempo! Automaticamente
verrebbe da pensare che Mu abbia qualche rotella fuori posto e, lo ammetto, è
stato il primo pensiero che ho formulato quando ho
messo per la prima volta piede qui.
Ho
pensato che fosse pazzo e vecchio, vecchio perché… cavoli! qui
è un mortorio, gente!... Quando il maestro Shin me ne ha parlato, mi ero
immaginata un tipo più o meno della sua età… invece mi ero completamente sbagliata.
Innanzitutto
è giovane, ha all’in circa tre o quattro anni più di
me e non è per niente pazzo, tranne quando mi fa da coach
ovviamente. Dispone di una calma impressionante… è da sette anni che lo conosco
e, credetemi, non l’ho mai visto arrabbiarsi una volta!
Supero
l’ennesimo monte che ho davanti, ritrovandomi finalmente sulla lingua
pianeggiante che dovrebbe condurmi al fatidico palazzo.
“Dovrebbe”…
perché puntualmente sbaglio strada e mi perdo! No che non abbia senso
dell’orientamento… è che questi monti sono tutti uguali…
Ok,
non ho senso dell’orientamento, lo ammetto.
Ah!
Questa volta ce l’ho fatta!!! Ecco il palazzo!! Ed
ecco ovviamente la nebbia…
Mi
avvicino al ponte con cautela, tastandolo prima con un piede per constatare se,
nonostante gli scricchiolii sinistri, sia ancora relativamente affidabile o se
sia il caso di lanciare un urlo a Mu per farmi venire a prendere.
Il
ponte scricchiola ma non sembra cedere… così
m’incammino, stando bene attenta a dove metto i piedi e percorrendolo tenendomi
ben aggrappata alle corde laterali, evitando accuratamente di guardare giù, nel
caso in cui la sfiga decidesse di venire dalla mia parte…
Avevo
parlato di sfiga?
Improvvisamente
il ponte traballa senza un apparente motivo… mi volto e vedo una delle due
corde cedere… cedere??? Eh no, maledizione!! Sono
quasi a metà strada!!
Lascio
le corde laterali e mi metto a correre, come se avessi un demone alle costole,
verso l’altra estremità del ponte...
Proprio
mentre sto per fare l’ultimo passo che mi consentirebbe di essere al sicuro, il
ponte cede, costringendomi ad aggrapparmi al bordo della superficie pianeggiante.
Fiuw… c’è mancato un pelo! Mu potrebbe anche fare
qualche lavoro di ristrutturazione di tanto in tanto!
Adesso
il problema è un altro… come diavolo faccio a salire??
Tutta colpa di questo dannatissimo zaino!!! Forse se
provassi a sfilarmelo tenendomi con una mano per volta… PESSIMA MOSSA!!! Si è
sgretolata la parte a cui ero aggrappata, sto precipitando nel vuoto!!!
Improvvisamente
mi sento afferrare per un braccio… avvertendo successivamente un brivido lungo
la schiena e una sensazione di vuoto nello stomaco… Chiudo gli occhi per la
strana sensazione e resto in attesa di risentire il
terreno sotto ai piedi.
-
Adesso
puoi anche aprirli! – esclama una vocina tanto familiare. Apro quindi gli
occhi, trovandomi davanti il buffo ragazzino dai capelli rossi e gli occhi
verdi a cui avevo associato la voce.
Tiro
un altro sospiro di sollievo, portandomi una mano al petto per la paura appena
provata, mentre Kiki comincia a sbellicarsi dalle
risate.
E
continua… ma sentitelo come si diverte!!
Decido
quindi di sfilarmi finalmente il dannato zaino e di mettermi seduta con le gambe
e le braccia incrociate, aspettando che la smetta di prendermi in giro… solo
dopo un po’ si ferma un istante, saltandomi letteralmente addosso e abbracciandomi,
riprendendo poi a ridere successivamente contro la mia spalla.
Non
resisto e scoppio a ridere anch’io, scompigliandogli i capelli e schioccandogli
un bacio sulla guancia.
-
Divertito??
– gli chiedo con un tono di rimprovero finto. Lui annuisce, continuando a
ridere.
-
Avevi
una faccia così buffa! – esclama con le lacrime agli occhi e automaticamente fa
ridere anche a me. Beh… in effetti non devo aver avuto
una bella cera, specie quando mi ha teletrasportata…
non ho mai retto il teletrasporto! Mi ha sempre fatta
sentire strana…
-
Grazie
per aver evitato di farmi sbriciolare… - gli dico dopo un po’. – Avrai un bel
premio… -.
-
Preparerai
una delle tue torte?? – mi chiede ansioso, spalancando
i suoi occhioni verdi.
Io
assumo un’espressione pensierosa, portandomi una mano al mento per rendere il
tutto più realistico.
-
Vedremo…
- dico, osservando i suoi occhi che si spalancano di più alla mia risposta,
trovandomelo un secondo dopo di nuovo tra le braccia.
-
Al
cioccolato, al cioccolato, al cioccolatooooooo! - .
Scoppio a ridere, non avevo dubbi che me la chiedesse di quel gusto.
-
E
cioccolato sia – gli rispondo, alzandomi subito dopo con lo scricciolo ancora
incollato addosso, mentre prendo con una mano lo zaino, trascinandomelo verso
il palazzo.
-
Il
tuo fratellone? – chiedo a Kiki,
al che lui si stacca da me tentando di nascondermi un’espressione triste ora
che ho il suo volto ben in vista.
-
È
via – mi risponde, lasciando intendere dal tono la parola che ha mancato di
pronunciare. È “ancora” via.
Kiki è il fratellino acquisito di Mu. E con
quest’affermazione potrei chiudere questa parentesi così come l’ho aperta,
perché è l’unica informazione certa che ho sul loro conto. Quando incontrai per
la prima volta Mu, Kiki mi arrivava più o meno alle
ginocchia e trotterellava ancora in modo ancora poco stabile sulla
gambe paffutelle… sapeste com’era dolce!!! Era un fagotto tenero a prova
di baci e coccole di cui ho sempre adorato gli occhioni!
Li ha sempre avuti di quel colore meraviglioso… erano così belli che m’inducevano a strapazzarlo più del dovuto, portandolo a farlo
ridere sull’orlo delle lacrime, tanto che Mu era costretto a sottrarmelo se non
voleva che glielo scatenassi! Cosa che non posso più fare… gli occhi belli ce
li ha ancora… ma ogni volta che gli racconto di quand’era piccolo, lui
arrossisce e sta ben attento a specificare, senza “ferirmi”, che adesso “non
può più fare quei giochi perché è grande”… un vero ometto, non c’è che dire!
Ed
ecco che mi perdo di nuovo in ricordi… dov’eravamo rimasti? Ah sì, la parentela
tra Mu e Kiki… beh… non saprei proprio. Ogni volta
che, in passato, ho provato ad indagare più a fondo, Mu mi ha sempre risposto
con brevi frasi dal contenuto semi soddisfacente che mi hanno fatto pensare che
forse non ne voleva parlare…
FLASHBACK…
-
È tuo figlio? – chiesi a Mu la prima
volta che c’incontrammo, mentre, sorpresa dalla scoperta di un fagotto dagli
occhi grandi e vispi avvolto in una coperta in una culla in
legno all’interno del palazzo, ci giocherellavo, mettendomi ad accarezzargli
una guancia con un dito.
Sentì Mu tossire
animatamente. Stava strozzandosi col the che aveva appena bevuto dalla tazza
ancora fumante. Ed era arrossito.
- No – rispose, mettendosi poi a
ridere.
-
Allora è tuo fratello – affermai io,
più che chiedere, imperterrita, voltandomi verso di lui.
-
No… ma è come se lo fosse – mi rispose
col suo solito tono pacato e gentile, sorridendomi.
-
Però vi somigliate tanto! – esclamai,
un po’ perché realmente lo pensavo, un po’ perché volevo indagare più a fondo.
-
Sì – mi rispose Mu sorridendo. – La
nostra razza ci caratterizza per tratti somatici molto simili gli uni agli
altri. - .
-
La vostra razza? - . Allora avevo una
faccia tosta molto meno diplomatica di quella di ora. Mu annuì, senza
rispondermi, sorseggiando ancora il the, ormai diventato freddo. Restai in
silenzio, aspettandomi un continuo che non arrivò mai.
Evitai
di proposito di ritornare sull’argomento… evidentemente non voleva parlarne… e
so bene quanto possa essere fastidioso sentirsi
chiedere cose che si desidererebbe solo dimenticare.
-
Vai!
– esclama Kiki, staccandosi da dosso e osservandomi
con un sorriso sornione. Spiritoso! Come se non sapesse che non ci riesco…
-
Kiki…
- .
-
Ma
devi imparare! – esclama allora il birbante, sorridendo
quando vede la mia faccia disperata.
Il
punto è questo. Che il palazzo di Mu non ha porte.
Sì,
avete capito bene, non ci sono porte d’entrata… è un palazzo
alto comprendente cinque o sei piani, pieno di finestre e senza nemmeno
una porta.
Come
si entra? Esattamente nel modo in cui Kiki sta
incitandomi a fare… col pensiero. Dovrei concentrarmi e teletrasportarmi
all’interno come fanno lui e il fratello. Un giochetto da ragazzi insomma… se
solo sapessi farlo! E adesso lo scricciolo ce la sta mettendo tutta per farmi
sentire una nullità…
-
Dai,
chiudi gli occhi! - .
Ok.
Ci provo. Tanto di questo passo non mi teletrasporterà
mai all’interno di sua spontanea volontà… tanto vale provare.
Chiudo
gli occhi… estraniandomi completamente da tutto ciò che mi circonda… un attimo
e non sento più nulla intorno a me… perfino il vento sembra essersi fermato…
Focalizzo
il palazzo all’interno dei miei pensieri… immaginando esattamente di trovarmici all’interno… così come mi ha sempre suggerito di
fare Mu e…
-
Non
così - .
Spalanco
gli occhi terrorizzata.
Cazzo, Mu!!! Volevi
farmi venire un infarto?? Ci sei andato vicino!!!
Kiki ride, così tanto da arrivare a
mantenersi la pancia, mentre i miei occhi, ancora spalancati per la paura, si
soffermano sulla figura gentile del ragazzo che mi è arrivato affianco senza
che me ne accorgessi. Poco dopo sento un rumore
assurdo provenire dal palazzo… è.. caduto… ??? Oh cielo, l’ho sollevato!!!
-
Mu…
- riesco solo a dire, finalmente espirando. – Mi hai spaventata! - .
-
Buongiorno
anche a te, Reiko – mi dice pacatamente lui, sorridendomi e afferrando il mio
zaino come se avesse sollevato un cuscino, portandoselo su una spalla. – Devi
concentrarti su te stessa, non sul palazzo - .
-
Ma…
- cerco di contestare io, ma lui mi sorride di nuovo, arretrando di un passo.
-
Coraggio,
riprova – m’incita, riportando il palazzo in posizione eretta coi suoi poteri, al
che io, senz’altra scelta, mi concentro di nuovo, richiudendo gli occhi.
Fortuna
che si è deciso a portarmi dentro lui… sono
distrutta!!! Dopo il quarto tentativo fallito, Mu ha deciso di graziarmi,
afferrandomi una spalla e teletrasportandomi con lui
all’interno del palazzo.
Adesso
sono spaparanzata sul divano del salotto… lui è in cucina a preparare del the
per entrambi, mentre Kiki sta bevendo della cioccolata seduto a terra, poco distante da me.
Sono
in estasi… credo che i miei piedi, se sapessero parlare, mi ringrazierebbero
per averli liberati dalle scarpe… scalare i monti non è mica una passeggiata!
Certo, per una persona allenata non dovrebbe essere una tale tragedia, ma se la
persona in questione… che so… magari non avesse senso dell’orientamento e si
fosse vista costretta a scalare più monti del solito
per trovare la giusta strada, forse i piedi farebbero bene a lamentarsi…
Ed
ecco arrivata la parte delle giornata in cui deliro…
sto cominciando ad immaginare i miei piedi litigare su chi debba stare uno
sopra l’altro…
Li
separo per precauzione, non vorrei che prendessero vita sul serio…
E
mentre la mia mente è impegnata in tali elucubrazioni, arriva Mu con in mano due tazze fumanti di… dall’odore sembrerebbe the
verde.
Già,
da quando conosco Mu, ho imparato a distinguere l’aroma di ogni tipo di the
presente sulla faccia di questo pianeta.
Diciamo…
che Mu ne è un appassionato… o un ossessionato, come preferite. Fatto sta che,
ogni qual volta mi sia trovata alle prese con la sua
dispensa perché in preda ad un raptus di fame, mi son sempre trovata a fare i
conti con svariati tipi di the di ogni genere… deprimendomi tantissimo,
scovando, solo alla fine, praticamente in fondo alla dispensa, qualcosa che
somigliasse anche solo lontanamente a qualcosa di commestibile: riso, biscotti
e qualche conserva di legumi.
“Solo
lontanamente”… perché io non sono abituata a mangiare… così. Dal fisico non si
direbbe, perché sono piuttosto mingherlina, ma divoro quantità industriali di
cibo… quindi capirete che sofferenza atroce è per me soggiornare da Mu per periodi
piuttosto lunghi!!!
Ma
mi adatto… in fondo, se ci riesce lui, alto più di un metro e ottanta e col
fisico ben piazzato… perché non dovrei riuscirci io?
Ho
pensato anche che sia quel tipo di alimentazione a
donargli quegli splendidi capelli che si ritrova. Sono lucidi e lunghi. E con
questo ho detto tutto… anch’io ho i capelli lunghi, solo che i miei non sono
per niente lucidi… sono solo indomabili!!!
-
Grazie
– gli dico, afferrando la tazza fumante, constatando, con amarezza, che non mi
sbagliavo sul tipo di the. Lanciò un’occhiata a Kiki,
invidiandolo mentre si bea della sua cioccolata.
-
Preferivi
la cioccolata? – mi chiede Mu, cogliendomi in fallo. Brava Reiko, iniziamo con
le figuracce!
-
No
no – mi affretto a rispondere, scuotendo una mano
come a sottolineare la risposta, mentre lui ne beve un primo sorso, sorridendo
sornione.
Ne
bevo un sorso anch’io, constatando che in fondo non è poi così male. Deve essersi
ricordato di aggiungere del dolcificante al mio. A volte mi ritrovo a pensare a
come sarei se non mi allenassi… una mucca probabilmente!!!
O simile a qualcosa di altrettanto grosso, se non di più.
Benedetti
siano gli addominali e gli esercizi spacca schiena che mi consentono ancora di
mantenere un corpo decente.
-
Sei
in anticipo – mi dice Mu, distraendomi dai miei pensieri deprimenti.
-
Beh…
sì, scusami – gli rispondo, ricordandomi improvvisamente il motivo che mi ha
costretta alla pseudo fuga improvvisata, aggrottando
poi la fronte.
-
È
successo qualcosa? – mi chiede preoccupato, poggiando la tazza sul tavolino in legno poco lontano e facendosi serio.
-
Vorrai
dire… cosa “non” è successo!!! – esclamo io,
ripensando agli avvenimenti delle ultime settantadue ore, innervosendomi a tal
punto da stringere la tazza con una forza tale da frantumarla e scottarmi col
contenuto ancora caldo. Sembra proprio che la nuvoletta nera che mi ha
perseguitata in India non ne abbia avuto ancora abbastanza…
-
Mi
dispiace… - dico mortificata, dopo aver lanciato un mezzo urlo per essermi
ustionata e per avergli bagnato il tappeto tibetano.
Che qualcuno mi faccia fuori adesso… prima che mi faccia fuori Mu perché
incapace di sopportarmi!
Lui
non si scompone, si limita solo a farsi materializzare tra le mani uno straccio
della cucina per soccorrermi la mano sanguinante. Non mi ero nemmeno accorta di
sanguinare…
-
Che
disastro… - dico, mentre osservo i vari cocci della tazza sparsi per terra,
mentre Kiki, armato di un altro straccio, li
raccoglie uno per uno con cautela, sollevando con la psicocinesi quelli più
piccoli e apparentemente più affilati per non farsi male, per poi sparire in
cucina.
-
Scusami
– mi dice improvvisamente Mu, non alzando i suoi occhi verdi dalla mia mano
lesionata. Io lo guardo stralunata. Devo essermi persa qualcosa.
-
Avrei
dovuto accorgermene
dall’emanazioni del tuo spirito che qualcosa non andava… e ti ho posto la
domanda meno adatta - .
Sì,
certo… io ho fatto irruzione nella sua terra in anticipo senza averlo prima avvertito…
io gli ho rotto la tazza, io gli ho sporcato il tappeto tibetano
di the, io gli ho rovinato uno straccio di cucina imbrattandolo di sangue… e
lui si scusa per “avermi posto la domanda meno adatta”!
-
Mu…
guarda che quella che dovrebbe sentirsi in colpa qui, sono io… - cerco di
fargli capire, spostando il mio sguardo dalla mano al povero tappeto ormai non
più tale.
Lui
mi sorride, mettendosi poi a liberarmi le mani dallo straccio diventato di un
rosso vivo. Apre una sua mano, portandone il palmo sulle mie ferite che, dopo aver
bruciato un pò, si cicatrizzano, scomparendo poi definitivamente, come se non
me le fossi mai procurate.
Chiudo
e riapro le mani più volte, girandomele e rigirandomele verso il volto.
-
Poi
me lo insegni? – gli chiedo procurandogli una risata.
-
Quando
avrai imparato l’abc – mi
risponde, alzandosi poi dal divano per riportare lo straccio in cucina.
-
Quindi
mai – rispondo, mettendo il broncio.
Lo
sento ridere di nuovo… e rido appena anch’io.
È
incredibile il modo in cui riesca a sentirmi qui,
nonostante non sia la mia casa.
Ho
detto di conoscere Mu da sette anni, da premettere, però, che ci ho passato
insieme massimo tre o quattro mesi all’anno, il
periodo necessario per fare una full immersion in allenamenti psicocinetici e via, di nuovo in India ad allenarmi col
maestro Shin. Eppure… nonostante le poche parole confidenziali scambiate
durante tutto questo tempo… si è instaurata una bella amicizia.
-
Reiko!
– esclama improvvisamente Kiki, correndo verso di me
con uno sguardo triste.
-
Cosa
c’è, Kiki? – gli chiedo, piegandomi sulle ginocchia
per portarmi alla sua altezza.
-
Non
c’è la cioccolata! - .
Scoppio
a ridere senza ritegno. Aveva una faccia da funerale… perché manca
la cioccolata!! Ma io l’adoro!!!
Mu
è rientrato nel salone e ci sta guardando con un grande punto interrogativo
stampato in viso. Mi alzo, avvicinandomi a lui.
-
Ma
tu la spesa non la fai mai?? – lo rimprovero,
facendogli poi una linguaccia ed entrando in cucina per raggiungere la dispensa
che, ahimè, già so che troverò vuota.
-
Reiko
preparerà una torta! – sento dire Kiki a Mu con tutta
l’enfasi di cui dispone, ma non riesco a sorridere. Lo scenario che mi si è
parato davanti agli occhi non appena ho aperto le porte della dispensa è molto
simile ad un paesaggio desertico. Con tanto di cactus, palla di fieno rotolante
ma senza oasi. Ma come si fa a campare così??? Che
tristezza!
-
Mu,
sei un criminale! – gli urlo, mentre tento, già lo so,
invano, di trovare qualcosa che possa soddisfare le papille gustative.
Lo
sento ridere mentre si avvicina.
-
Cosa
ti serve? – mi chiede, appena mi è più vicino.
-
Praticamente
tutto! – esclamo ormai rassegnata, richiudendo la dispensa e mettendomi a
braccia incrociate verso di lui… che è arrossito.
-
Contavo
di rifornirmi entro domani… - dice, evitando il mio sguardo, mentre sogghigno
maleficamente dentro di me.
Questa
è un’altra caratteristica di Mu, s’imbarazza facilmente, facendomi sentire meno
idiota quando sono io ad arrossire perché incapace di
fare gli esercizi da lui impartitimi. Almeno siamo pari.
-
Potresti
avere un po’ di pietà almeno per questa povera creatura che vive con te! –
esclamo melodrammatica, mentre poggio una mano su una spalla di Kiki, che si è avvicinato.
Mu
sorride, afferrandomi lievemente un braccio… ma non ci
teletrasportiamo…
Lo
guardo interrogativamente fino a che non capisco… e tocca a me arrossire.
Appunto, che vi dicevo?
-
Tu
la torta non la vuoi, vero? – lo minaccio facendolo scoppiare a ridere, mentre
la stanza intorno a me si fa sfocata fino a scomparire.
Angolo
dell’autrice…
Posso
esordire con una sola parola: WOW!
Grazie
mille ad anemone333 e sabri92 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite
e a coloro che hanno recensito *__*:
-
YamaMaxwell:
Mi ha fatta ridere pensare che ti piace pronunciare “Shaka”… effettivamente è
un suono gradevole XD Dovrai aspettare un po’ per il TUO scricciolo dagli occhi
verdi… ma ci sarà, sarà compreso nella storia u__ù;
-
Mon-chan:
Lo sapevo che Reiko ti sarebbe piaciuta! XD Ebbene sì… lo ammetto… Hyde mi ha aiutata MOLTO a creare Reiko… e poi dai, come
hai potuto vedere anche lei, a sorpresa, ha un lato romantico… ;
-
Stellina_8787:
Eh sì che mi è venuto un infarto! E chi si aspettava una tua recensione!! XD Chissà fino a che punto mi seguirai… Naaaa… Reiko certamente mi somiglia molto, ma non è me… poi
ad ognuno la sua interpretazione XD;
-
Roxrox:
O___O Sta tranquilla che quel capitolo a se stante non è la fine della fan
fiction, non avrebbe avuto senso scrivere una fan fiction rendendo noto già il
finale! Quindi abbi fede… e, se sei ancora interessata, fammi sapere se ti
sorprenderò XD Shaka… un nome un progetto… le cose non sono mai come sembrano…
non posso dirti altro >___< Beh, sì! Da quel che avrai
capito leggendo questo capitolo lo scricciolo è Kiki!
Spero alla prossima XD Ciao! ;
-
Sabri92:
Grazie mille ^ ^
Sia per la recensione che per aver messo la storia tra i preferiti ^ ^.
Ed
ora alcune note che avrei dovuto aggiungere dal primo capitolo ma che per
mancanza di tempo e calata delle palpebre incombente (poiché ho postato il capitolo
a mezzanotte passata), non ho aggiunto.
Dunque
u__ù In questa storia intendo usare i nomi originali e i colori dell’anime. Non me ne vogliate, ma ho fatto queste scelte
per puro gusto personale >__< Riguardo la
parentela tra Mu e Kiki… avrete capito che ho
mischiato le due versioni, dell’anime e del manga per intenderci ma, sempre per
scelta personale, ho preferito instaurare la loro “parentela” in questo modo,
ossia attenermi alla versione del manga, in cui Mu e Kiki
non sono effettivamente fratelli ma quest’ultimo è stato cresciuto dal primo, e
facendo comunque chiamare “fratello” Mu perchè considerato da Kiki tale.
Per
il momento è tutto. Nel caso in cui dovessi fare ulteriori precisazioni,
troverete tutto in quest’angolino, che sarà presente
in ogni capitolo.
Per
finire, ringrazio anche tutti coloro che leggono in silenzio senza recensire!
HOPE87