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Autore: Ink Voice    15/11/2014    8 recensioni
Tutti diciamo che vorremmo i Pokémon nel nostro mondo, spesso non tenendo conto del reale potenziale distruttivo di queste creature… e se arrivassero davvero, ma con intenti tutt’altro che pacifici? Come faremmo a sopravvivere?
La storia racconta l’esperienza di Andrea, un bambino di undici anni che riesce a stringere amicizia con uno degli invasori e che deve convincerli a non distruggere il suo mondo.
E si capirà anche come si è arrivati a un punto di non ritorno dal degrado del pianeta.
|RIPRESA! - Aggiornamenti mensili (si spera)|
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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È tempo per la Ribellione.

Prologo
Scattano gli allarmi

Firenze, pianeta Terra. Anno 2811.
Con l’inizio del nuovo secolo, l’uomo ha trovato un modo per viaggiare nello spazio.
Sfruttando la velocità della luce e immagazzinandola in pratiche navicelle o astronavi, la durata della traversata verso gli altri pianeti e sistemi solari, se non galassie, si è notevolmente ridotta.
La domanda sull’esistenza di altre forme di vita su pianeti lontani, però, resta ancora.
Ma presto sarà trovata una risposta.


Andrea esce di casa dopo aver salutato la madre, promettendole che al ritorno non farà troppo tardi.
Quel pomeriggio il bambino ha appuntamento con alcuni amici della sua classe al parco vicino la scuola. Frequentano tutti la prima media in una scuola nella periferia di Firenze, e quale occasione è migliore per conoscere i nuovi compagni di classe di una partita di calcio al campetto?
Quindi Andrea si avvia verso il parco, vestito con una tuta e un paio di scarpe da ginnastica adatte. È una giornata d’inizio autunno, non fa ancora freddo, non sente il bisogno di portarsi dietro la felpa o il giacchetto, ignorando così la mamma che si è raccomandata di prenderne uno.
Andrea si sente in soggezione, è piuttosto timido e ha paura di rimanere escluso nella sua prima uscita con i ragazzini con cui poi dovrà condividere i banchi di scuola per tre lunghi anni. Non è sicuro delle sue capacità nello sport, né tantomeno del suo aspetto.
E l’aspetto è tutto, lo dice sempre la televisione.
Andrea si sente abbastanza insignificante. È nato gli ultimi giorni del gennaio del 2801, è anche il più piccolo, non ha nemmeno undici anni.
Ha paura di passare inosservato per colpa di quei suoi maledetti, comunissimi occhi marroni, i capelli neri - anch’essi propri della maggior parte delle persone che incontra - da tagliare il prima possibile, la pelle chiara e le lentiggini che lui tanto odia. È basso e mingherlino, ha le labbra sottili e perennemente screpolate.
Il suo aspetto è troppo comune. Andrea vorrebbe sentirsi unico, vorrebbe sentirsi speciale, vorrebbe avere qualcosa di particolare, qualcosa che lo distingua dalla massa.
O forse vorrebbe essere particolare, ma lui non può saperlo, nessuno conosce la profonda e abissale differenza tra avere ed essere da molto tempo… troppo tempo.
Troppo tempo perché qualcuno possa ricordare insegnamenti importanti, che ormai sono stati infangati, modificati, se non distrutti dai mass media molto spesso corrotti.
Il mondo pare essere diventato privo di un’anima, ma cosa ne può sapere un bambino che è nato in un’epoca del genere? Ci sono troppi problemi e mentalità arretrate che ormai hanno messo le radici. 
Un bambino non può cambiare il mondo, è troppo puro e innocente anche solo per comprendere cosa c’è che non va, come ad esempio il perché la mamma non sempre riesce a dargli ciò che vorrebbe e che vede nelle mani di altri bambini. Loro sono vestiti bene. Vanno spesso a cena fuori. Hanno il cellulare, il pc tutto per loro, mentre Andrea può parlare solo ogni tanto con il telefono fisso.
Forse se fosse nato da un’altra parte, in un’altra epoca, in un altro modo, da altri genitori… se il suo papà non avesse lasciato soli lui e la mamma…
Se fosse stato tutto diverso, ora Andrea sarebbe speciale. Così non è speciale.

O forse non sa di esserlo…?

Successi e fallimenti.
Andrea e tutto il mondo sono stati abituati a dividere gli eventi, tutto ciò che accade, in successi e fallimenti. Se hai fatto qualcosa di buono meriti, vali, sei speciale. Se non ci sei riuscito, beh, vieni abbandonato a te stesso.
Spesso si vedono persone alla tv vestite in giacca e cravatta che parlano a folle di giornalisti. E si ripete una frase in particolare in molte occasioni: “La Terra ha bisogno di gente che può fare tanto per lui, che può aiutarlo. Non c’è posto per gli incapaci, gli handicappati, gli stupidi. Se non riesci a stare al passo con il pianeta allora lui non ha bisogno di te, non vale la pena che tu riprovi a seguirlo.”
Il mondo ha bisogno di me? Se sì, come posso aiutarlo io? Se no, cosa mi succederà?
Queste domande risuonano molte volte nella mente di Andrea, preoccupato di non essere all’altezza del mondo. Ma lui vuole rendersi utile, vuole stare al passo come predicano gli uomini alla tv, che incitano lui e tutti coloro che saranno il futuro della Terra a fare il loro dovere, ad aiutare il mondo.
-Oh, ci sei? Tu, com’è che ti chiami?
Andrea poco dopo aver udito queste parole si sente picchiettare delle dita su una spalla. Si gira e si ritrova faccia a faccia con uno dei suoi compagni di classe.
-Io sono Andr…
-Senti, se non riesci a fare manco un tiro in rete allora te ne devi andare in panchina. Ok?

Aiuto.
Una parola prende il sopravvento su tutti i pensieri di Andrea.
No, per favore, non voglio perdere… non voglio uscire…
Si limita ad annuire angosciato, con il cuore in gola che batte troppo veloce.
Non ce la faccio, non sono bravo, ma non voglio essere escluso…
Batte veloce quanto la corsa che fa Andrea verso la porta, perché deve riuscire a segnare e mostrare che sa giocare.
E anche la corsa è troppo veloce, ma non c’è più nessuno che cerca di togliergli il pallone. È incredibile, corre come il vento! Il ragazzino che fa il portiere è preoccupato dalla sua velocità, non riuscirà mai a parare il colpo…!
Andrea tira un calcio al pallone con tutta la potenza che ha in corpo. I compagni di squadra esultano quando la palla tira con forza la rete, ma presto lui non sente più nulla.
Solo il contatto della terra e dei sassi sotto il viso.

Calo di zuccheri, ha detto la mamma… per l’emozione Andrea si è addirittura dimenticato di mangiare, tanto aveva lo stomaco chiuso.
Ma almeno ha tirato in porta, e i compagni dopo averlo aiutato a tornare a casa si sono congratulati con lui. “Veloce come il vento, Andrea, sei stato veloce come il vento!”, hanno detto
Con un sorriso sulle labbra sottili, il bambino osserva l’ambiente familiare della casa. Gli sembra sia passata una vita dall’ultima volta che ha visto la camera in cui dorme insieme alla mamma, la cucina con il piccolo tavolo dove mangiano e la tv che parla in continuazione, quasi sempre accesa.
La cena è piuttosto povera come al solito: per non finire tutto subito Andrea si concentra, imitando la madre, su quello di cui parla il telegiornale.
Parole delle quali lui non riesce ad afferrare totalmente il significato si susseguono una dopo l’altra. Si parla di governo, delle nazioni estere, di alleanze e di guerre.
Hanno smesso di parlare della guerra che ha combattuto il papà da tanto tempo. Andrea spesso si domanda se prima o poi sarà dimenticata, insieme a lui che ne conserva un vago ricordo.
Ma poi la sua attenzione viene catturata e lascia il piatto a metà per un pezzo.
-Tutto ok, tesoro?- si preoccupa la madre vedendolo improvvisamente distratto.
Ma poi però non se ne stupisce più di tanto, alla tv stanno passando un servizio sugli ultimi modelli di astronavi e sulle vacanze sul pianeta rosso, Marte. E la donna sa bene cosa vuole fare il figlio della sua vita, fin da quando ha cominciato a pensare.
Lo spazio, vuole viaggiare nello spazio e portare con lui sua madre. Magari mostrarle gli extraterresti, essendo così tanto convinto che esistano altre forme di vita nell’Universo.
Lei sorride teneramente mentre osserva il figlio visibilmente appassionato, interessato, se non eccitato. Dopo un po’ dice qualcosa, delle parole che ripete molto spesso: -Mamma, ti porterò su Marte prima o poi. E lì incontreremo gli alieni, ci scommetti?- la sfida.
-Ci scommetto, amore mio- mormora la donna dolcemente alla fine del servizio, scompigliando con affetto i capelli del figlio. I due si somigliano tantissimo.
“Ed è una notizia appena arrivata dalla NASA, l’agenzia governativa ad oggi più antica e famosa del mondo che si occupa della ricerca aerospaziale…” esordisce visibilmente agitata la giovane giornalista al telegiornale. “Delle onde radio di entità sconosciuta sono appena state registrate molto vicine alla Terra, ad appena sette anni luce e mezzo. Viaggiano ad una velocità tale che ne sarà descritta la natura molto presto, tanto che entro domani sera arriveranno altri dettagli.”
Il servizio che segue l’annuncio della giornalista è molto lungo e mostra le immagini riprese da un telescopio spaziale. Non è uno dei famosi quanto fasulli UFO, è un oggetto dalla forma imprecisa.
Andrea però non crede che sia un oggetto comune. -Ma quello è un robot!- esclama infatti.
-Come?
-Guarda, mamma, ha forma umana- il bambino indica lo schermo appena un’altra immagine dell’“oggetto” viene mostrata ai telespettatori.
Non ha tutti i torti, pensa la donna, stupita dalla capacità d’osservazione del figlio. La sagoma è molto poco dettagliata e sfocata, ma è evidente la sua forma umanoide - che Andrea non è ben riuscito a descrivere con le parole. I suoi colori sono un rosso corallo e l’azzurro.
-Sì, hai ragione. Sarà un robot sicuramente- replica, stranamente convinta.
Le sue parole fanno sì che un sorriso si dipinga sul volto del bambino, che continua: -Non vedo l’ora che si capisca cos’è! Secondo te arriverà sulla Terra, mamma?
-Non lo so, e secondo te riesce a frenare o cambiare direzione se non vuole atterrare qua?
-Io spero che non lo faccia! Magari è buono… e allora ci farei amicizia e te lo farei conoscere- ride il bambino, guadagnandosi altre carezze da parte della madre.
-Spero che i tuoi sogni si avverino, piccolo- fa lei sorridendo. Lo spero davvero.

È notte e all’improvviso gli allarmi scattano, suonano impazziti, gridando l’emergenza e comunicando a tutti i cittadini fiorentini, e probabilmente mondiali, uno stato di pericolo.
Il sonno leggero e delicato della madre di Andrea viene spezzato. Eccola che sveglia il figlio cercando di apparire controllata, sicura di sé, ma probabilmente non riuscendoci. Si aggrappa alla speranza che il figlio non capisca la gravità degli eventi in corso dal basso della sua ingenuità infantile.
Oh no, no no no… Cosa sta succedendo? Sarà l’esercito? Non sarebbe la prima volta che arriva… cosa vogliono? -Andrea, Andrea, piccolo… svegliati, dobbiamo uscire- con voce tremante e purtroppo incontrollata la donna scuote il bambino, che dopo pochissimo si sveglia.
-Mamma! Gli allarmi…- esclama con la vocina rotta dalla preoccupazione.
La madre lo zittisce all’istante: -Shh, va tutto bene, va tutto bene. Ti ricordi l’ultima volta che sono suonati gli allarmi, due anni fa? Era per avvertire della minaccia dell’Impero giapponese, ma è andato tutto bene. Vedrai che seguendo la solita procedura non succederà nulla, come l’altra volta. Ma adesso dobbiamo uscire, svelto…
È questione di cinque minuti e tutto il palazzo si ritrova giù per strada insieme al resto dell’isolato, del quartiere intero. Andrea scambia sguardi con i vicini, con i suoi amici e conoscenti altrettanto scossi, il cui sonno ristoratore è stato interrotto con violenza.
Il megaschermo della piazza su cui si affaccia il quartiere si accende, e l’immagine del Capo dello Stato è mostrata a tutti. L’uomo è palesemente angosciato. Inizia un discorso che dopo poche parole lascia basiti e sconvolti tutti gli spettatori.
-Cittadini italiani, questa è un’emergenza più grave e preoccupante di qualsiasi allarme mai dato prima di oggi, domenica 19 settembre 2811. La nostra esistenza è con ogni probabilità messa a rischio. La NASA ha lanciato un allarme, l’oggetto ieri non identificato che avrete probabilmente visto al telegiornale o alle Breaking News sta per abbattersi con inaudita violenza e velocità nella periferia nord della città di Firenze, in Toscana…
Bastano queste parole a soffocare il resto delle parole del Capo dello Stato con pianti e grida di disperazione e sconvolgimento.
-Mamma, noi dove abitiamo?- chiede Andrea, cercando di non mostrarsi sull’orlo del pianto.
Lei non risponde. Non può essere vero. Non loro, non possono morire.
Suo figlio non può morire.
Le Forze Armate riportano il silenzio sulla folla, proprio nel momento in cui il Capo dello Stato avverte: -Tutti i cittadini devono evacuare non solo la zona nord di Firenze, ma anche il resto della città. Dirigetevi a nord, cittadini, seguite le Forze Armate e sarete messi in salvo! Avete pochi minuti!
Prima che la comunicazione si chiuda, la gente si precipita in cerca delle proprie macchine o di amici da cui farsi aiutare.
-Andrea, vieni, dobbiamo prendere l’auto…- piagnucola la donna mentre sulle sue guance incavate scorrono fili di lacrime.
Lui afferra la sua mano mentre fissa il cielo.
Sembra una stella cometa quella che si sta avvicinando sempre di più. Una cometa rossa e turchese, e Andrea la trova bellissima e misteriosa, nonostante il panico che sta seminando.
Dopo poco non sente più la stretta della mano di sua madre sulla sua, si infila tra le persone cercando di non venire sballottato da una parte all’altra della piazza.
Piccolo ed esile com’è non trova difficoltà a raggiungere l’aiuola poco fiorita in cui è stato piantato il megaschermo ormai spento.
Nessuno sembra accorgersi di lui. Normalmente penserebbe “Perché nessuno fa caso a me?”, ma ora è troppo concentrato sull’oggetto misterioso e colorato che si avvicina a lui sempre più velocemente. E forse nemmeno gli dispiace starsene lì da solo.
Qualcosa dentro di lui gli dice che non deve preoccuparsi, perché il robot extraterrestre vedrà che lui gli ha teso la mano in segno di amicizia e diventerà la sua prima conoscenza su quel pianeta.
Un piccolo anello di fuoco si sprigiona dall’oggetto al momento del suo impatto con l’atmosfera e improvvisamente rallenta di molto. La frenata è breve e di indicibile violenza, tanto che la sua discesa sul suolo terrestre è incredibilmente lenta, così contrastante rispetto alla sorprendente velocità del suo arrivo.
Ed eccola posarsi sul megaschermo. Gli occhi del robot sono illuminati di bianco e passa molto tempo prima che si riprenda, ancor di più che si accorga di Andrea. Intanto il bambino ne osserva l’aspetto.
La forma aerodinamica rispetta i colori che Andrea ha visto sia in televisione che dal vivo, con l’aggiunta del nero sul busto e sulle gambe del robot. Dietro il capo ha una grossa protuberanza, le braccia sono sostituite da due tubi stretti e ricurvi che si agitano leggeri, a discapito di un fortissimo vento che ha iniziato a soffiare da chissà dove.
Andrea studia la sua figura esile e dopo poco si accorge di qualcosa di spettacolare nel petto del robot - o dell’alieno, ma per lui ora questo non ha tanta importanza.
Ha un incavo, dove dovrebbe esserci il cuore, in cui è conficcato una pietra cristallina color indaco, anch’essa illuminata.
Poi Andrea sobbalza non appena il robot, l’alieno, sembra tornare alla realtà.
Il suo sguardo e la pietra nel petto si sono spenti di quella luce accecante. Due piccoli occhi si spostano sulla figura di Andrea, che lo sta guardando ammirato.
E sembra non accorgersi di un grido spezzato dalla disperazione che riecheggia ormai in lontananza.

-Andrea! Dove sei?! Torna da me, mettiti in salvo! Andrea, nooo!






Angolo ottuso di un'autrice sempre più ottusa.
Sono passati secoli da che non pubblicavo una nuova storia diversa da Frammenti, Not the same story o eventuali shots.
Devo fare alcuni lunghi appunti.
Anzitutto il contesto: non ce n'è uno, so che ho messo videogioco, ma come vedete siamo a Firenze con gente mai vista nel mondo Pokémon.
Poi il genere science-fiction: mi sono ritrovata a dover cercare qualcosa il più simile possibile a fantascienza e non so nemmeno se questo è quello giusto, ma guarda caso non c'era il genere FANTASCIENZA da scegliere. Uffa.

Dopo di ciò: salve!
Sono sempre io (?), Eleonora. Ho deciso di cimentarmi con un'altra storia. Non sarà troppo lunga ma avevo bisogno di staccarmi un po' dall'universo Not the same story: ho evitato di postare qualcosa di originale (anche perché non è pronto nulla *coff coff*) e di dedicarmi a qualcosa di nuovo. Credo che una storia del genere sia una novità nel fandom/sezione, o almeno lo spero.
Mi è venuta in mente tempo fa leggendo un topic su un forum che illustrava il reale potenziale distruttivo dei Pokémon. Ed è vero: sottovalutiamo la forza che potrebbero sprigionare se fossero fuori dal nostro controllo, cosa altamente probabile. Come potremmo noi umani controllarli se le loro intenzioni non fossero pacifiche e non conoscessimo la loro natura?
Quindi eccomi qua, con 'sta fan fiction mezza fantascientifica e soprattutto drammatica, piena di distruzione.
Nota molto importante: gli aggiornamenti irregolari.
Sono impegnata con più storie. La mia principale, NTSS, che mi porta via tanto tempo perché mi ci dedico anima e corpo. Poi la long con il gruppo Soulwriters che partirà a dicembre. A tutto questo aggiungiamo gli impegni scolastici ed extrascolastici.
Il risulato è poco tempo a disposizione, già.
Non ho intenzione di pubblicare a ritmo folle un capitolo dopo l'altro. Questa storia è un esperimento a cui tengo, l'avevo in cantiere da quest'estate e a causa dell'impegno che richiedeva non l'ho mai avviata.
Ora l'ho fatto e, fissato come voglio renderla, sappiate che avrò bisogno di molto tempo per curarla nei dettagli. Il genere per me è nuovo, lo stile è molto diverso da quello delle altre mie storie e quindi... eh già! Devo lavorare a lungo su ogni capitolo. Voglio fare un buon lavoro con scene e vicende da me mai descritte. Finora non ho mai scritto storie davvero violente o distruttive, questa lo sarà, dovrà esserlo assolutamente.
La buona notizia è che la trama è più o meno tutta definita, soggetta a molte aggiunte e modifiche.
Riassumendo: non uccidetemi e/o non sommergetemi di bandierine rosse se faccio tardi con le pubblicazioni. Spero che il prologo vi abbia interessato e che seguirete la storia. Recensite, commentate, fatemi sapere che ve ne pare, datemi consigli... quello che vi pare.
Finalmente ho finito, spero di non essermi dimenticata nulla.
Alla prossima!
  
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