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Autore: Little Redbird    15/11/2014    4 recensioni
Non era stata lei a chiedergli di fare qualcosa. Era stato l’egoismo di Damon a portarla a quel punto, null’altro.
Se fosse sopravvissuta, aveva promesso, l’avrebbe ucciso con le sue stesse mani pallide e gelide di morte.
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad annaterra, come sempre.
Ed a lovelyvampire, che l’ha richiesta.
 
 
La dolorosa morte di Bonnie McCullough.
 
 
Bonnie non si aspettava di sopravvivere. Sentiva ogni cellula del suo corpo disintegrarsi, annullarsi. Cercava di trattenere le urla di agonia e rabbia che nascevano nelle sue viscere, ma era difficile concentrarsi con tutto quel dolore. Era difficile pensare a qualcosa che non fosse il suo corpo in fiamme che si contorceva sul letto gelido, tra spasmi e convulsioni.
Era stata una stupida a credere che il dolore di perdere Damon fosse il peggior dolore che avesse mai provato. Quello era il peggior dolore che avesse mai provato. Il suo cuore spezzato non era nulla in confronto alla sua anima in fiamme, gli occhi spalancati per così tanto tempo da diventar asciutti e fastidiosi, le dita di mani e piedi contorte in posizioni inimmaginabili. Persino Meredith, quella con più fegato tra loro, aveva dovuto lasciare la stanza quando le sue urla erano diventate così acute da allarmare qualsiasi animale nelle vicinanze.
Ma non era colpa di Bonnie. Non era stata lei a chiedergli di fare qualcosa. Era stato l’egoismo di Damon a portarla a quel punto, null’altro.
Se fosse sopravvissuta, aveva promesso, l’avrebbe ucciso con le sue stesse mani pallide e gelide di morte.
Il dolore le aveva schiarito la mente ed aperto gli occhi. Quello che una volta avrebbe considerato un gesto romantico ora le sembrava la cosa più stupida al mondo. La più stupida e la più dolorosa.
Come gli era saltato in mente di voler fare l’eroe per poi mollarla lì al pensionato al primo problema?
Non avrebbe mai scordato la faccia atterrita della signora Flowers che apriva la porta e si trovava di fronte l’orribile spettacolo del suo corpo in preda alle convulsioni. Non avrebbe mai scordato le urla di Elena e le minacce di Meredith. Non avrebbe dimenticato nulla di quei minuti, se fosse sopravvissuta.
Lanciò un altro urlo inarticolato, scuotendo le mura della vecchia casa, e pregò che quello stupido di Damon la sentisse.
Dovevi lasciarmi andare.
Quel pensiero fu ascoltato a chilometri di distanza, a causa del Potere che le scorreva incontrollato nelle vene aride.
Non ci sono riuscito.
La risposta arrivò con infinita dolcezza, pervasa da una tristezza muta ma perfettamente udibile.
La voce di Damon le sembrò più armoniosa che mai.
Bonnie cercò di ridere, ma gli spasmi glielo impedivano; le sue labbra erano congelate in un’espressione di terrore e sofferenza.
E pensare che, a quell’ora, avrebbe già potuto starsene tranquilla nella sua bara, sotto metri e metri di terra umida. Ma Damon aveva voluto negarle quel diritto. Aveva voluto dimostrare ancora una volta quanto potere avesse su di lei, sui suoi sentimenti e sul suo corpo. Aveva dimostrato, ancora una volta, che non era pronto a lasciar volare il suo uccellino.
Bonnie sentiva i suoi poteri di strega abbandonarla poco alla volta, lasciando il suo corpo ormai freddo e sterile insieme alle urla.
Poi, così com’era arrivato, il dolore svanì all’improvviso. Le rimase solo il dolore emotivo. Le urla e gli spasmi cessarono, lasciandole rilassare i muscoli sul materasso madido di sudore.
Bonnie non si mosse. Aveva paura.
Temeva che fosse come con la malattia, che l’aveva prima distrutta, poi le aveva dato la giusta dose di speranza per riprendere a vivere, per far ricrescere i capelli, ma che poi l’aveva quasi annientata al ritorno.
Respirò profondamente. La casa era silenziosa, probabilmente erano tutti giù a trattenere il respiro, in attesa di scoprire se piangere la sua morte oppure la sua rinascita.
Lisciò con le mani il caschetto di capelli rossi e si sorprese della loro morbidezza; passò una mano sul viso, liscio e fresco come mai; portò la mano sul cuore, che ormai non batteva più.
Lanciò un’occhiata all’esterno: le stelle sembravano più luminose del solito.
Si tirò su, alzandosi con uno scatto dal lettone sfatto, e si guardò allo specchio.
Era la solita Bonnie, ma senza cancro.
Sorrise e la candela sulla scrivania si illuminò. Rise divertita e si sorprese della sua voce cristallina.
Non hai idea di quello che hai combinato, Damon.
La risata del vampiro la riscosse.
“Dovrò insegnarti ad aguzzare i sensi.”
Senza muovere un muscolo, Bonnie gli lanciò la candela, e lui la afferrò prontamente, ma prima che potesse dirle qualcosa la porta si spalancò e l’allegra combriccola fece irruzione nella stanza, piangendo per Bonnie e maledicendo Damon.
Non importa, si disse il vampiro, abbiamo tutta l’eternità.
 
 
 


 
Non so perché l’inizio sia così deprimente, la canzone che mi è stata suggerita mi ha messo tanta tristezza e presumo dovessi sfogarla in qualche modo.
Spero vi sia piaciuta comunque.
 
A presto,
Red.
   
 
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