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Autore: Dreamer_10    16/11/2014    6 recensioni
In un regno dove la magia è vietata e un tiranno governa da 16 anni, una ragazza dovrà scegliere il destino del regno segnandone la fine o dando inizio ad una nuova era.
Lo so può sembrare un'idea non proprio originale, ma sono ancora alle prime armi, siate buoni!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo:Occhi color ambra(REVISIONATO)

Mi guardo intorno nervosa. Sto aspettando Cara, la tata di mia figlia Alyssa, davanti alle porte principali del palazzo reale. È sempre stata presente quando ero via con mio marito e ora ne ho bisogno più che mai, spero tanto che non ritardi.
Allungo il collo cercando di vedere sopra gli elmi dei soldati in subbuglio. Abbasso lo sguardo sul fagottino che tengo in braccio. Di solito i bambini di sei mesi sono irrequieti, Alyssa è il contrario. Mi chiedo come faccia a dormire beatamente con tutto il rumore che c’è in questo momento: comandanti che sbraitano ordini, le placche delle armature che si scontrano, e lei dorme come se fosse niente, con qualche ciuffetto nero come la pece a farle da paraorecchie. Scuoto la testa e sorrido.
Vengo distolta dai miei pensieri da qualcuno che mi chiama.
-Mia signora! -
Alzo lo sguardo e vedo la capigliatura rosso fuoco di Cara fare slalom tra i soldati.
-Cara! Lo sai che non voglio che mi chiami così! Sei sempre stata come una figlia per me, vuoi chiamarmi Aurora e darmi del tu o devo fare da dichiarazione ufficiale? -
Scherzo io vedendola arrossire e far diventare la faccia tutt’uno con i capelli.
-Scusami, abitudine, ma dimmi, come mai mi hai chiamata? Lo sai che ti avrei comunque tenuto Alyssa durante la battaglia anche se non mi avessi convocata vero? –
Cara è davvero una bella ragazza: i capelli rossi le arrivano fino alla base della schiena e le incorniciano il viso snello, su cui spiccano due grandi occhi azzurri e le labbra rosee. Oggi indossa un vestito azzurro, leggermente largo sulla pancia, dopotutto è incinta di quasi quattro mesi.
Sospiro, purtroppo devo chiederle un favore ben peggiore di quello che si aspetta e doloroso anche per me, ma necessario per la bambina.
-Voglio che scappi con la bambina, Cara. -
Lei mi guarda con la bocca aperta.
-Ma Aurora … -
Non la lascio finire e continuo col mio discorso.
-Il nemico è troppo forte, non voglio mentirti, abbiamo pochissime possibilità e se qualcuno dovesse farle del male non potrei sopportarlo.
Se poi scoprissero che è mia figlia sarebbe ancora peggio, ricordati che la speranza per queste terre è legata alla casata šviesa*, come dice la profezia, e lei è l’ultima dopo di noi.
Per quanto io sia legata ad Alyssa non posso partire con lei, lo capisci vero? Darei troppo nell’occhio. Se dovessi scegliere una madre per lei io sceglierei te e per questo ti sto chiedendo questo favore, Cara. In più non permetterei mai che tu e il bambino nel tuo grembo lasciaste questa terra, sai quanto io tenga a te.
Se sarò ancora viva dopo la battaglia vi verrò a cercare ve lo prometto, ma devo restare qui e seguire il destino delle terre. Se loro cadranno oggi io e mio marito cadremo con loro, ma LUI non l’avrà vinta, per quanto potrà credere che la casata sia finita si sbaglierà. Ti prego Cara fallo per me. -
L’avevo detto tutto d’un fiato, per evitare le incertezze, il pianto. Una regina impara fin da subito che non se li può permettere. Lei abbassa lo sguardo.
-Okay. -
Lo dice con voce tremante, quasi avesse paura delle proprie parole.
-Ma dove andremo? Come faranno a non riconoscere che è sua figlia? -
-Andrete nella terra del šiaurės*, tuo marito è già là, non troppo lontano da Sniegas*. Non la riconosceranno, perché come sai non ho detto della gravidanza a nessuno per via della guerra. Un’altra cosa: dovete assolutamente nascondere le vostre proprietà magiche. Allenala, ma insegnale a controllarle,hai visto cosa fa Rasked** a chi le possiede. Come tiranno di questa terra vi farà giustiziare tutti e non si farà scrupoli tra bambini, donne e adulti. Non voglio che moriate. -
Sposto lo sguardo sulla piccola addormentata che è ancora stretta contro il petto. Una lacrima mi scende lungo la guancia lasciando dietro di sé una scia salata e ricade  sulla guancia di Alyssa che agita i pugnetti nel sonno. Sorrido a quella vista.
-Mi mancherai Aurora -
Alzo la testa verso Cara.
-Anche tu mi mancherai tesoro, anche tu. -
Ci abbracciamo e io le do un bacio sulla fronte.
-Vieni, andiamo alle stalle, ho già preparato il mio cavallo con le bisacce. -
Dico, allontanandomi e facendole segno di seguirmi.
Ci incamminiamo e quando arriviamo a destinazione mi dirigo verso il box di Arya, la mia giumenta. È già sellata con tutto l’occorrente per il viaggio.
-Ora andate, l’esercito nemico sarà qui tra poco. -
Cerco di trattenere le lacrime ma non ce la faccio più. Al diavolo essere regina, sono pur sempre un essere umano!
-Un’ultima cosa- aggiungo –questi sono due pugnali, uno per Alyssa e l’altro per il tuo bambino. Daglieli al loro quattordicesimo compleanno, come da tradizione.-
Le porgo i due pacchetti che tenevo al sicuro legati alla cintura e lei li mette all’interno delle bisacce annuendo.
Do una carezza sulla guancia a Cara e un ultimo bacio sulla fronte di Alyssa. La bambina si sveglia e mi guarda con quei suoi occhioni color ambra. Quegli occhi che ho tanto amato dal primo momento che li ho visti perché uguali a quelli di mia madre. Quegli occhi sempre così allegri che ora fissano i miei verdi e velati di tristezza. Quegli occhi, gli unici capaci di stappare un sorriso sincero a mio marito. Mi sforzo di sorridere anche con le lacrime che continuano a scendermi sul viso. La guardo un’ultima volta e porgo il fagottino a Cara che intanto è già salita su Arya.
Le ultime raccomandazioni e poi le faccio partire. Vedo le lacrime rigare il volto di Cara prima che si giri. L’ultima cosa che sento prima di tornare al castello è il tumore degli zoccoli sulla strada di lastroni.
Torno nelle mie stanze, prendo un paio di pugnali e il mio fedele arco di legno bianco. Mi lego i capelli biondi e indomabili in una coda alta com’ero solita fare una volta.
Quando mi affaccio alla finestra mi accorgo che la linea scura dell’esercito nemico avanza sulla pianura come vernice nera buttata su un muro.
I campi di frumento già ingiallito dal sole saranno distrutti e il raccolto non sarà mai falciato dai contadini. Come faccio a pensare a queste cose in questo momento prima dalla battaglia? Forse è solo un modo per ricordarmi che la quotidianità non esisterà più.
Raggiungo mio marito alle porte della città.
-Allora Robert? Pronto per una nuova battaglia? -
Chiedo al re.
-Certo Aurora, incocca le prime tre frecce! A proposito, buona fortuna amore. -
Dice lui dandomi un bacio. Ci guardiamo negli occhi, entrambi sappiamo che potrebbe essere l’ultimo.
-Buona fortuna tesoro. -
Gli sussurro per poi salire sulle mura che circondano Ismaar** per posizionarmi con gli arcieri.
-Preparatevi! -
Urlo ai miei compagni mentre incocco una freccia. Aspetto ancora un minuto che le prime file dell’esercito nemico siamo a portata.
-Scoccate! -
Completo l’ordine nello stesso istante in cui un nugolo di frecce parte dall’esercito e si abbatte conto il nemico uccidendone molti ma lasciandone in vita troppi. Sospiro preparando la seconda freccia, non ce la faremo mai e questo LUI lo sa. Rasked lo sa ma si diverte a giocare con noi. Ebbene, io non voglio stare al gioco. Comincio a combattere come non ho mai fatto prima d’ora ma a quanto pare non è abbastanza.
Fendenti col pugnale ai primi nemici che riescono ad arrampicarsi sulle mura, frecce scoccate dall’alto a chi tenta di seguirli con la scala e frecce scoccate alla cieca in mezzo al mare di armature nere e grigie; grida; sangue; morte. Il volto sofferente di un compagno, il volto pieno di rancore di un nemico, giovani mandati in battaglia troppo presto che cadono come bambole di pezza.
Ho pochi ricordi, tutti sfocati e confusi, di quel che succede nelle ore successive: un breve duello con un comandante avversario, gli occhi di mio marito che mi cercano, le urla di una voce che conosco fin troppo bene, la disperazione nel sentirla e i comandi gridati al vento ad un esercito decimato e ormai sconfitto, una lama sulla carne.
Il mio ultimo pensiero, mentre il sole si alza sulla campagna insanguinata, degli occhi color ambra e l’eco degli zoccoli di un cavallo sui lastroni di pietra grigia.

Poi il buio.

*šviesa, šiaurės, Sniegas: letteralmente luce, nord e neve in lituano. Ho cercato su google traduttore e ho provato più lingue, ma quella che mi è piaciuta di più è questa.
**Rasked, Ismaar: non so se significano qualcosa, ma come anche Imperia, li ho creati io. Forse li ho sentiti da qualche parte, non li ho rubati da nessun liro per quanto ne so. Per Rasked mi sono ispirata a Ratatoskr(?) de la ragazza drago, per Ismaar mi sono ispirata a Ismira, la figlia di due personaggi di Eragon mentre Imperia me l'ha suggerito una mia amica.

Angolo me
Salve a tutti (anche se non so chi cavolo si metterebbe a leggere la mia storia)!
Sì lo so, ho molta autostima... si nota? Cooomunque, questa era la mia idea! 
Non sono molto brava a scrivere, ma guardando un film su italia uno che non mi interessava per niente è venuta fuori sta roba che mi piacerebbe poter chiamare storia.
Scusate se ci sono errori o imprecisioni ma è la mia prima storia.
Avrei intenzione di pubblicare un capitolo a settimana (mi raccomando, non prometto niente: se non mi viene l'ispirazione preferisco non pubblicare), quindi rigrazzio chi deciderà di seguire la storia e una recensione piccina piccina? Giusto per sapere che ne pensate della mia idea.
Alla prossima settimana!

-Dreamer
   
 
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