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Autore: Omega_Alice    16/11/2014    0 recensioni
Buon compleanno Jimme!
Dal testo:
-Se quel giorno, invece che partire subito, avessi finito di ascoltarmi... Ti saresti fermato?-
Il consulente lo fissò, senza capire.
-Come hai detto tu, non ti avevo permesso di finire il tuo discorso, quindi non ho la più pallida idea di cosa tu volessi dirmi... Quindi parla. Cosa volevi dirmi?-
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IF YOU ONLY HAD LISTEN

 

 

Dedicata al Jim Moriarty del GDR di cui faccio parte. Buon compleanno Jimme!

 

 

 

 

Sebastian non amava parlare. Lo trovava solo un inutile spreco di fiato che, invece, sarebbe stato molto più utile in caso di un improvvisa missione. Il problema era che da troppo tempo, non riceveva più nessuna missione. Semplicemente non aveva più nulla da fare. Era tutto noioso e... Apatico. Così, decise di fottersene dello spreco di fiato. Urlava, scalciava, mandava al diavolo chiunque gli capitasse sotto mano. Le urla gli avevano graffiato la gola, tant'è che la sua voce si era arrochita ancora di più di quanto già non fosse. Un pugno colpì Sebastian alla mascella, producendo un suono fastidioso. L'uomo si passò una mano sulla bocca e la trovò sporca di sangue. Ringhiò e si lanciò contro la persona che l'aveva colpito, solo perchè l'aveva sfiorato passando da quel vicoletto in una periferia dimenticata da chissà quale Dio. L'adrenalina circolava velocemente mentre il sangue gli pompava nelle orecchie. Gli era quasi mancata quella sensazione, quella di poter fare qualunque cosa, di essere invincibile. Il biondo continuò a colpire, fin quando il corpo esanime dell'aggressore non cadde a terra, tramortito a morte. Sebastian serrò la mascella e, allontanandosi velocemente dal vicolo, si avviò a rapide falcate verso il centro città. Londra era tranquilla quella notte, cosa abbastanza strana, soprattutto per quel periodo. I locali rimanevano aperti fino a tardi e c'erano feste ovunque. Invece... Il silenzio e la quiete regnavano sovrane. L'unico rumore percettibile era quello delle auto che scorrevano veloci sulla strada. Il biondo si alzò il cappuccio del giaccone, cercando di proteggersi alla buona dal freddo pungente e dall'aria che gli arrivava in faccia. Sospirò e il suo fiato si condensò in una nuvoletta di vapore. Dopo gli eventi dell'ultimo mese, si era ritrovato sempre più spesso in mezzo a delle risse, che finivano sempre allo stesso modo: non riusciva a controllarsi e arrivava a pestare a sangue chiunque lo attaccasse. Scosse la testa. Da quel giorno, da quando il video “Did you miss me?” aveva fatto il giro dell'Inghilterra, Sebastian non aveva fatto altro che aspettare. Aspettare giorno e notte, quasi senza dormire. E lui, James Moriarty, non si era fatto vedere. La rabbia dentro di lui non aveva fatto altro che aumentare e aumentare; e il biondo sapeva che faticava a resistere alla voglia di andare a cercare Jim per spaccargli quella faccia di merda che si ritrovava. Sapeva che prima o poi sarebbe scoppiato. Senza nemmeno accorgersene, finì per ritrovarsi davanti al St. Barts, dove due anni prima il consulente criminale aveva finto il suo suicidio. Sebastian sentì la bile ribollire, eppure aprì comunque la porta e salì le scale, avviandosi verso il tetto. Quando finalmente arrivò in cima ed aprì la porta, l'aria gelata gli invase i polmoni. Guardandosi attorno si avvicinò al cornicione e guardò le migliaia di luci che brillavano su Londra. “Ogni luce era una patetica vita, una vita piena di noia, sempre uguale, sempre monotona.” Questo gli avrebbe detto Jim, se solo fosse stato lì con lui in quel momento.

 

-Noioso, non trovi?- disse una voce nell'ombra. Sebastian si girò di scatto, alla ricerca della fonte di quelle parole. Quella voce... Era troppo familiare. Un brivido gli salì per la schiena. La luna era stata coperta da una nuvola, togliendogli anche quella poca fonte di luce che aveva. -Tutti queste insulse, ordinarie, piccole persone prese dalle loro vite così... Futili.- continuò la voce. Il biondo tese l'orecchio, la voce sembrava essersi spostata. -Non li trovi patetici?-

 

Sebastian ringhiò, mentre sentiva il sangue pulsare nelle tempie e la rabbia montare ferocemente dallo stomaco. Serrò i pugni, in attesa. Dopo pochi secondi, la luna fece nuovamente capolino dalle nuvole, rivelando le fattezze della persona che aveva parlato pochi istanti prima. Un uomo di bassa statura stava appoggiato alla porta di entrata al tetto. La prima cosa che si notò furono gli occhi. Occhi così scuri che sembravano bracieri ardenti, cerchiati da profonde occhiaie scure, incastonati in un viso piccolo dalla pelle chiara, così diafana da sembrare bianca. I capelli scuri, erano stati accuratamente tirati all'indietro, così di far risaltare ancora di più gli occhi. Un sorriso furbo si fece presto largo tra le labbra dell'uomo.

 

-E' un piacere anche per me rivederti, Tigre.- a quell'ultima parola, Sebastian si bloccò. 

 

Quello che aveva davanti a lui era veramente James. Jim. Jim Moriarty. Un ringhio gli salì dalla gola. Non solo era tornato da più di un mese, ma non lo aveva nemmeno contattato. Non una lettera, non un messaggio, non una chiamata. Niente, quasi fosse una di quelle sue sgualdrine che si portava a letto. Serrò così forte la mascella che sentì i denti stridere gli uni contro agli altri.

 

-Uh, che succede Tigre? Non vieni a dare un bacio al tuo Domatore?- Il biondo lo fissò per alcuni interminabili minuti. 

 

Ancora una volta. Ancora con quel gioco perverso, in cui Sebastian era il sottomesso.. O forse era sempre stato così, ovvio che lo era stato. Cosa avrebbe mai dovuto aspettarsi? Era tutto un gioco per Jim, dopotutto. Era solo un suo passatempo, il suo animaletto domestico. Il suo... Amante? No, affatto. Avrebbe implicato che il consulente criminale avesse qualche sorta di... Legame, con lui. Cosa che non c'era, perchè lui era James Moriarty, l'uomo senza legami.

 

-Tigre, perchè sei così pensieroso? Sono qui, sono reale.- e sorrise nuovamente, con quel maledetto sorriso da “non-puoi-resistermi”.

 

E si, Sebastian faticava a resistergli, ma la rabbia prorompente che provava, in un certo senso (per quanto non fosse positivo), lo aiutava. Prese un profondo respirò e guardò Jim dritto negli occhi. Sembrava esserci l'oblio, un buco nero in quello sguardo.

 

-... Due anni.- sibilò. Jim lo guardò con un vago accenno di perplessità negli occhi.

 

Aveva sentito veramente poche volte la voce di Sebastian e, non l'avrebbe mai ammesso, ma la trovava tremendamente eccitante.

 

-Due fottutissimi anni. Ti sei finto morto, torni e non ti fai sentire per un  cazzo di mese e mezzo. Non un messaggio.- il biondo scosse la testa e con un paio di passi veloci raggiunse Jim. Con la sua altezza, sovrastava totalmente il consulente criminale. 

 

-Non hai fatto nulla, un emerita cippa per farmi capire che eri ancora vivo e io qui, come un coglione credendoti morto che mi chiedevo come avessi potuto abbandonare tutto il tuo lavoro, tutta la tua rete...- “E abbandonare me!”, avrebbe voluto aggiungere, ma sapeva che non avrebbe fatto alcuna differenza, se non renderlo ancora più debole di quanto già non apparisse.

 

Jim corrugò leggermente le sopracciglia. Che diavolo stava dicendo? Si stava preoccupando più del suo lavoro che di lui? 

 

-Ho dovuto fingermi morto, non capisci? Era per fermare Sherlock...- gli accarezzò il viso con la punta delle dita. Aveva un labbro spaccato, sembrava invecchiato e le cicatrici parevano più marcate. Il biondo sibilò e si scostò in malo modo la mano di Jim dal viso. Si abbassò per permettere al suo viso di essere alla stessa altezza di quello del consulente criminale.

 

Sempre e solo Sherlock. Avrebbe dovuto capirlo fin dall'inizio che era solo uno svago, un gioco. Alla fine doveva rimanere solo ciò che era: un cecchino, nulla di più. Mantenere le distanze e non farsi coinvolgere emotivamente era sempre stata una prassi, ripetuta miliardi di volte, eppure... Eppure con Jim era stato diverso. Si era lasciato andare, diventando debole. Una cosa doveva concederla a Sherlock Holmes, perchè aveva ragione: “L'amore è uno svantaggio pericoloso.” e lui si era fatto abbindolare da quello stupido sentimento.

 

-Se Sherlock è davvero così importante per te, tanto che ti sei finto morto per lui, perchè non vai al 221B e fate la fottutissima coppia felice? E' tornato, sai? E' tornato anche lui e Watson lo ha riavuto indietro.-  sibilò acido. L'adrenalina iniziò a farsi sentire, mentre la granata era sul punto di esplodere.

 

-Tigre?- Il consulente criminale iniziò a considerare l'ipotesi che qualcosa non quadrava. Credeva che Sebastian lo avrebbe accolto stringendolo tra le braccia o qualcosa del genere, e invece...

 

-Sai qual'è la parte peggiore di tutta questa storia? Che ho creduto, cazzo! Ci ho sperato veramente nel tuo ritorno!-

 

-Perchè mai dovrebbe essere la parte peggiore?- fece una risatina che suonò tremendamente forzata.

 

-Perchè? PERCHE'?- urlò. La spoletta era stata tolta, ora poteva solo mettersi al riparo mentre la granata sarebbe esplosa. 

 

Con un impeto d'ira, Sebastian afferrò Jim per il bavero della giacca e lo sollevò da terra, sbattendolo violentemente contro al muro alle sue spalle. Il consulente spalancò la bocca a causa del contraccolpo ricevuto. Boccheggiò e guardò il biondo quasi... Spaventato? No, non sapeva cosa stava provando. Sapeva solo che vederlo così lo aveva bloccato, confuso. Preso alla sprovvista.

 

-T-Tigre...- balbettò incerto.

 

-Non sono la tua Tigre! Non sono niente per te, non è vero? Tutte le stronzate del: “Sei solo mio.”, “Sei la mia Tigre e io ti addomesticherò.” o ancora “Morire è come perdere e io non perdo mai.”. Vogliamo parlarne? Quante cazzate mi hai raccontato, quante balle hai inanellato, una dietro all'altra, eh? Erano tutte stronzate, ammettilo! Non credevi nemmeno ad una di tutte quelle fottute parole che avevi detto, solo pure menzogne che mi avevi detto per illudermi, per farmi sperare in qualcosa che non ci sarebbe mai stato!- sputò tutto fuori dai denti, con rabbia e forse con un po' di risentimento. 

 

Era rimasto zitto per due anni, soffrendo la sua mancanza, nonostante non avesse voluto ammetterlo nemmeno a sé stesso. In quel lasso di tempo, tutti i sentimenti non avevano fatto altro che accumularsi gli uni sugli altri, accavallandosi. Sebastian aveva cercato di sopprimerli in tutti i modi, a nasconderli: alcool, droga, sesso (a volte capitava anche a pagamento, con persone che avevano solo voglia di svagarsi per una notte)... Solamente che tutto questo lo aveva fatto sentire solo peggio, perchè il ricordo e il dolore tornava più prepotente di prima. Più volte aveva pensato di farla finita e un paio di volte ci aveva anche provato, pentendosene subito dopo, pensando che se Jim fosse mai tornato, non lo avrebbe mai perdonato. Ma questo, il consulente non avrebbe mai dovuto venire a saperlo.

 

Dal canto suo, Jim era rimasto colpito dalle parole (così come dalle azioni) del biondo. Tutto quello gli appariva nuovo e inaspettato, soprattutto per la valanga di sentimenti che gli si erano riversati addosso. Sebastian non era mai stato ordinario, o almeno non quel tipo di ordinarietà. Eppure, tutti i suoi atteggiamenti, i suoi... Sentimenti! Quasi non riusciva a capacitarsi di tutto quello!

 

-Rispondi a questa semplice domanda, Jim.- Il biondo strinse ancora di più il bavero della giacca del moro, con gli occhi bassi. Jim piegò il viso di lato e si limitò ad annuire, mentre Sebastian si morse il labbro inferiore.

 

-Se quel giorno, invece che partire subito, avessi finito di ascoltarmi... Ti saresti fermato?-

 

Il consulente lo fissò, senza capire.

 

-Come hai detto tu, non ti avevo permesso di finire il tuo discorso, quindi non ho la più pallida idea di cosa tu volessi dirmi... Quindi parla. Cosa volevi dirmi?- sorrise, quasi incoraggiandolo.

 

Sebastian si bloccò un secondo e rimise a terra Jim, considerando che lo teneva ancora “appeso” al muro. Poi si voltò, dando la schiena al consulente, che si sentì leggermente offeso da quel gesto.

 

-Tigre, che volevi dirmi?- ripeté, sempre più curioso.

 

Il biondo guardò la silenziosa Londra che si ergeva davanti a lui e sospirò. Finalmente, si voltò e guardò il moro. Il suo sguardo era cambiato. Era ancora rabbioso, si, ma parte della rabbia era stata sostituita da qualcos'altro. 

 

“Speranza?” si chiese Jim. “Speranza per cosa?”

 

Il biondo si schiarì la voce e prese un profondo respiro.

 

-Quel giorno volevo dirti una cosa importante, ma tu eri troppo preso dal tuo... Stupido progetto su Sherlock Holmes, troppo eccitato dall'idea di distruggerlo.-

 

-Non era stupido!-

 

-E non interrompermi, cazzo!- lo guardò in malo modo. -Vuoi sapere o meno quello che avevo da dirti o preferisci vivere nell'ignoranza e non saperlo mai?-

 

-... Okay. Va avanti.- lo esortò Jim. La curiosità aveva preso il sopravvento su qualunque altro sentimento, quindi non si arrabbiò nemmeno più di tanto alle parole del biondo.

 

-Grazie.- sbuffò. -Dov'ero rimasto...? Ah, giusto. Eri troppo preso da tutt'altro e non ti eri nemmeno reso conto di tutti i segnali.- 

 

Il criminale fece per aprire bocca per ribattere, ma uno sguardo eloquente da parte del biondo lo zittì.

 

-I fiori, lo Champagne... Avevo preparato tutto con un minimo di romanticismo, anche se per te sarebbe andato bene anche durante un omicidio.- fece una sorta di risatina strozzata.

 

Jim lo fissò, mentre i ricordi di quel giorno iniziarono a scorrere vividi come se fossero accaduti il giorno precedente. Ecco, c'erano delle rose sul tavolo e dei... Calici in cristallo, con accanto lo Champagne in fresca. Sebastian era vestito di tutto punto, con una camicia nera e aderente che gli metteva in risalto gli addominali in modo così perfetto e Dio! Lui si che era perfetto (non che in quel momento non lo fosse!)... Con un battito di ciglia, ritornò alla realtà e deglutì, guardando a terra.

 

-... Si prospettava davvero una bella serata, dopotutto...- sussurrò il moro.

 

Il biondo annuì. -Solo io e te...- sospirò -...e un piccolo extra.-

 

-Extra?- Jim si mise subito all'erta. -Che genere di extra?-

 

Sebastian si morse il labbro inferiore, tenendo le mani nelle tasche dei jeans. -Uno... Nulla di particolare.- si limitò a dire, cercando di rimanere quanto più possibile sul vago.

 

Non era nemmeno così sicuro che sarebbe stata una buona idea raccontare tutto all'uomo, che (molto probabilmente) lo avrebbe sfottuto per il resto della sua vita. Forse lo avrebbe anche fatto da morto.

 

-Tigre, se vuoi dirmi qualcosa, fallo e basta. Lo sai che detesto quando si fanno giri di parole senza mai arrivare alla sostanza.- disse Jim, incrociando le braccia al petto e tamburellando con le dita sull'avambraccio, in attesa.

 

Il biondo deglutì a fatica. Aveva un nodo in gola che non accennava a sciogliersi. Per una vola che la voce gli serviva, non voleva proprio uscire. Scosse la testa.

 

-Niente di giri di parole, eh...?- rise e tolse le mani dalle tasche, per poi guardare Jim negli occhi. -Bene. Vuoi davvero saperlo? Okay.- afferrò la mano del moro e gli mise qualcosa sul palmo.

 

Il consulente guardò perplesso Sebastian, poi spostò lo sguardo sull'oggetto nella sua mano. Si bloccò e smise quasi di respirare. Le labbra erano semiaperte, lucide e gli occhi erano fissi su quel piccolo oggettino dorato. Deglutì più e più volte, prima di riprendere il controllo di sé e ricominciare a respirare normalmente.

 

-Tu...- iniziò a dire, ma poi si bloccò, ancora confuso.

 

-Io.- Sebastian si dondolò sui talloni, per poi spostare lo sguardo dall'uomo davanti a lui.

 

Oltre ad essere una situazione tremendamente imbarazzante, il biondo non si aspettava di doverglielo chiedere così. Avrebbe preferito qualcosa di più normale, fatto bene. Almeno per una volta. Dopo diversi minuti Jim parlò, spezzando quel silenzio innaturale che si era creato.

 

-Non lo sapevo, non me n'ero reso conto. Se avessi saputo prima che tu mi avresti chiesto di sposarti, allora...-

 

-Allora cosa? Avresti comunque finto la tua cazzo di morte, sparendo, senza lasciare nessuna traccia!-

 

-... Te lo avrei detto...- sussurrò Jim, scuotendo la testa.

 

-Certamente, sicuro. Come mi hai detto di Rich*-...-

 

-Quella è tutta un'altra storia!- lo interruppe ringhiando il consulente, fissandolo con uno sguardo cupo.

 

Sebastian riconobbe quello sguardo; e doveva ammettere che gli era mancato.

 

-Comunque...- riprese Jim, calmandosi. -Credo che questo sia tuo.- disse tendendogli l'anello.

 

Il biondo inarcò un sopracciglio. Non lo voleva? Non voleva sposarlo? Forse parte della colpa era anche sua, che non aveva fatto una proposta formale, quindi... Doveva rimediare, giusto? Giusto.

 

-Oh, quello non posso prenderlo. Non è il mio, ma il tuo.- Sebastian mostrò la fede dorata al dito. Nonostante non si fossero sposati, voleva avere l'illusione che erano stati qualcosa, un qualcosa d'importante. Il moro sbatté le palpebre un paio di volte prima di elaborare la frase pronunciata da Sebastian.

 

Il suo? ... Quella era... No. No. NO. Non era possibile. No. No no. Doveva aver capito male, per forza! Vedendo Jim titubante, il biondo prese l'anello dal palmo e (non senza una certa fatica) si inginocchiò davanti a lui.

 

-James Moriarty.- disse semplicemente, mentre un sorriso si fece largo tra le labbra di Sebastian. 

 

La mano di Jim tremava e aveva gli occhi stranamente lucidi. In quel momento, il suo Mind Palace era invaso da immagini di lui e la sua Tigre. Immagini passate e di un futuro ipotetico insieme a lui si accavallavano le une sulle altre, causandogli un'ondata di emozioni e un improvviso dolore al petto. Tutto iniziò a girare attorno al consulente, fin quando tutto non si fece sfocato e sentì la terra mancargli sotto ai piedi. Jim cadde svenuto tra le braccia di Sebastian, mentre quest'ultimo urlava il nome dell'uomo che amava.

 

-No, no Jim... Ti prego no!- urlò il biondo mentre scese le scale disperatamente, per poi ritrovarsi fuori dal St. Bart, in mezzo alla strada, alla disperata ricerca di un taxi. 

 

Quella notte, a differenza di tutte le altre, Londra era immersa in un silenzio innaturale, le luci della città brillavano, monotone e noiose, mentre in mezzo alla strada un uomo fermava disperatamente un taxi per poi salirci, con un altro uomo svenuto tra le braccia.

 

 

XXX

 

 

Jim strizzò gli occhi e li aprì lentamente. La luce lo colpì violentemente, costringendolo a richiuderli. Sospirò e provò a riaprirli. Riconobbe la sua stanza, il suo letto, il profumo di pulito delle morbide lenzuola di cotone. Si mise seduto, sbadigliando e stiracchiandosi. In quel momento, dalla porta fece il suo ingresso Sebastian, con un sorriso smagliante sul volto.

 

-Buongiorno.- disse tenendo tra le mani un vassoio d'argento, sul quale vi era appoggiata una tazzina finemente decorata.

 

Jim lo scrutò curioso, piegando il viso di lato.

 

-Buongiorno a te, bel visino.- sorrise Jim, facendo scappare una risatina a Sebastian.

 

-Ho preparato la colazione.- disse il biondo, avvicinandosi al letto. Il moro sembrava stare decisamente meglio. Dopo il crollo della sera precedente, Sebastian aveva temuto che Jim non si sarebbe più risvegliato.

 

Il consulente criminale fissò il biondo e il vassoio per qualche istante, poi sgusciò fuori dalle lenzuola e, afferrando Sebastian per la maglia, lo trascinò a sedere sul letto. Gli accarezzò una guancia.

 

-Sai bel visino, ho scopato molta gente e purtroppo non mi ricordo il nome di ogni singola persona, quindi... Saresti così gentile da ricordarmi il tuo?-  

 

Il sorriso sul viso di Sebastian si spense. No... NO! Non... Non era possibile, non era vero. Non ora che si erano ritrovati e c'era una parvenza di felicità! Tutto quello che c'era stato tra loro, tutto quello che avevano passato insieme... La sua proposta di matrimonio... Sparito. Il vassoio che il biondo teneva in mano cadde, rompendo la bella tazzina di porcellana che fino a poco prima vi era appoggiata sopra.

 

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-Oh, andiamo! Stavo scherzando!-

 

-Col cazzo che stavi scherzando! Stavi scherzando anche quando hai finto il tuo suicidio?! Dio, ho davvero creduto che tu avessi perso la memoria! Sei un bastardo del cazzo! Ti odio!- urlò Sebastian, seguendo Jim in cucina.

 

-Stai esagerando. Era uno scherzetto innocente.- disse tranquillamente il consulente, gettando nella spazzatura l'ultima scheggia della tazzina. -Che peccato. Era una delle mie preferite.-

 

-Fottiti Jim.- sibilò il biondo.

 

Jim si concesse un mezzo sorriso e poi si voltò verso la sua Tigre. -Solo se sei tu a farlo, marito.- sussurrò baciandolo, mentre la fede al suo dito brillava alla tenue luce del mattino di un nuovo giorno.

 

 

 

 

 

*Scartabellando qua e là sul libro di psicologia, ho trovato questa “fantastica” patologia psichica che prende il nome di “Isteria con fenomeni dissociativi”. In sitesi è data da stati di sonnambulismo (le occhiaie di Jim -coffcoff-), amnesia e da personalità multipla (Richie C:). ZAN ZAN ZAN ZAAAN! Quindi, che succede? C'è un forte conflitto psichico, causato da un qualcosa di noi stessi che tendiamo a negare. Di conseguenza, la seconda personalità diventa l'espressione di ciò che neghiamo. Inoltre, queste personalità ignorano l'esistenza l'una dell'altra. IN CONCLUSIONE: Jim e Richard sono la stessa persona e si ignorano l'un altro, non sapendo della loro reciproca esistenza fino al fatidico giorno della caduta! Yay! (?)

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

Happy birthday to you, happy birthday to you! Happy birthday to Jimme, happy b-COFFCOFF! ... Okay, basta cantare o potrei rompere diversi timpani, cosa che preferirei evitare. Quindi... Umh... Here we are, dear reader, on the author's corner. Questa è la prima (e forse UNICA!) MorMor che pubblico, perchè si, ne ho scritte altre, le ho fatte leggere alla festeggiata ed erano sempre fluff. SEMPRE! Quindi non vedranno mai la luce. AH! E, di conseguenza, è una nata una sorta di... Sfida? Si, chiamiamola così. Una sfida ove il mio intento (?) era quello di far piangere la festeggiata  con una MorMor, ma temo (AHIME'!) di non esserci riuscita, perchè purtroppo anche questa è fluff... Perchè E' fluff, vero?

 

Jim: ...

Seb: ...

Me: ...

Chiunquestialeggendoinquestomomento: ...

 

By the way, ora facciamo i seri per un momento. Jimme, sono nove mesi che ti conosco (si, tengo il conto di tutto! e.e ... Spe, nove mesi... Come una gravidanza! D:) e, ehi! La prima volta che ho scritto nel GDR, tu eri tranquillamente abbracciata a Frank e io ero molto: “Perchè Jim Moriarty sta abbracciato a qualcuno che non è Sherlock?!” (Si, shippavo Sheriarty! Me tapina!). Poi, scopro la Jinkie e mi dico:  “No, no. Non puoi iniziare a shipparli. No. Mi rifiuto. Non li shipperò mai!” e SBAM! Finisco per  shippare Jinkie. Poi, a causa della tua malfamata OTP, finisci per contagiarmi e scopro la MorMor. E INIZIO. A SHIPPARE. ANCHE LORO. MI HAI ROVINATO LA VITA! Ora, nessuna ship (JohnLock e Mystrade escluse è.é) vale quanto la MorMor. Mi hai mandata su un cammino di perdizione, maledetta! Dovresti solo vergognarti! Spero solo che ora, che sei finalmente maggiorenne, sarai conscia delle tue azioni (anche perchè sarai perseguibile legalmente C:) e smetterai di mettere giovani fangirls sulla cattiva strada! (?) Quindi... Patane! Siamo alla fine di questo aborto che mi vergogno a definire fanfiction e... Che posso dire se non:  

 

TANTI AUGURI JIMME! 

 

Con affetto,

 

Jawnie.

  
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