Mentre Edith guardava il test di gravidanza che aveva in mano, sperava che i suoi occhi vedessero male. 

L'ultima cosa che voleva era che il risultato fosse positivo, perché, con la positività di quel test l'unica cosa che mi veniva in mente era scappare. 

Scappare da quella vita che voleva non fosse la sua, una vita in cui non Edith non avrebbe trascinato qualcun altro, soprattutto se quel qualcuno era un bambino, indifeso e che avrebbe sofferto. 

C'erano solo due possibilità per non rendere infernale la vita di quel bambino: la prima era abortire e la seconda scappare da quella casa in cui il secondo abitante , che non era Edith, sicuro avrebbe voluto farle scegliere la prima. 

La ragazza un aborto non l'avrebbe preso in considerazione nemmeno se pagata proficuamente e la fuga per lei e ciò che portava in grembo era troppo rischiosa ma era anche la decisione giusta.

Erano passati due mesi dal giorno in cui Edith scoprì di essere incinta. Ora aveva appena fatto il check-in per un volo solo andata. Un volo Londra - Sydney per poi arrivare a Middlesbrough dove aveva affittato una camera in un bad and breakfast non lontano dal centro della città.

Era la notte del ventitré novembre il giorno in cui Edith capì di essere scappata dal suo peggior incubo per salvare una vita o forse due. 

La prima emozione provata appena atterrata in quella città nuova fu di sollievo ma poi l'ansia si fece avanti in lei, poi, seguita dalla paura di poter essere trovata, da lui, dai suoi occhi neri e dal suo alito che odorava costantemente di birra. 

Un odore rivoltante per Edith ma al quale si era dovuta abituare, per sopravvivere. 

Durante tutto il viaggio aveva cercato su riviste un annuncio di lavoro in qualche pub o in qualche bar ma la sua ricerca si interrompeva ogni volta che degli occhi neri e paurosi le venivano in mente, o le volte che doveva andare a vomitare nel bagno di quell'aereo che le sembrava troppo pericoloso per il bambino che cresceva in lei. 

Non sapeva nemmeno se le donne che stavano portando avanti una gravidanza potessero volare e mentre ci pensava, nel buio della sua camera d'albergo si sentì profondamente in colpa perché per salvare la vita a quel bambino forse aveva rischiato di ucciderlo.

Fu così che si addormentò quella sera Edith, tra pianti e conati di vomito sempre più insistenti.a