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Autore: Shainareth    27/10/2008    5 recensioni
Da un'idea postata da Rolochan sul "Midori Mikan", vi presento la shot che avrebbe dovuto inaugurare una raccolta (che difficilmente scriverò) in cui immagino uno sviluppo diverso di taluni eventi, ponendo particolare attenzione ai personaggi di Zoro e Nami.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevano lasciato l'isola da appena dieci minuti, ma tanto era bastato, alla ragazza, per pentirsi di essersi unita a quei due scapestrati: si erano messi in viaggio per la Grand Line senza cibo né acqua, e senza preoccuparsi di portare con loro uno straccio di carta, nautica o geografica che fosse. Non che potesse servire a molto, visto che nessuno dei due aveva il minimo senso dell'orientamento, ma per lo meno sarebbe già stato qualcosa... In pratica toccava a lei rimetterli in riga o avrebbe fatto naufragio insieme a loro.
«Tieni» disse a Rufy, restituendogli il cappello di paglia che aveva appena finito di riparare.
«Wow, grazie!»
«State commettendo una colossale imprudenza...»
«Uh?»
Nami sospirò. «Non potete sperare di raggiungere la Grand Line con un equipaggio così esiguo, per di più a bordo di due bagnarole e senza la minima scorta di viveri...»
«Beh, qualcosa inventeremo!» ribatté l'altro. «Vero, Zoro?»
Si voltarono entrambi verso di lui, ma non ottennero risposta perché il giovane era sprofondato nel sonno. Con la solita grazia dell'elefante, Rufy si curò ben bene di svegliarlo.
«Lascialo stare, non lo vedi che è stanco?! E' anche ferito!» lo rimbrottò Nami, senza però riuscire a fermarlo.
«Volete finirla di fare casino?» protestò assonnato lo spadaccino, rimettendosi a sedere con uno sbadiglio.
«Dillo al tuo capitano...» si discolpò subito la ragazza, incrociando le braccia al petto e fissando in tralice Rufy. «Bah, vado a studiare le carte che ho con me» annunciò allora, prima di sparire nella piccola cabina presente nella sua imbarcazione.
Si mise quindi a rovistare in un baule addossato ad una parete, e ne tirò fuori tre pergamene, che stese poi sul pavimento per osservarle alla luce che entrava dalla porta.
«Tra quanto arriveremo alla Grand Line?»
La voce di Zoro la fece trasalire. «Guarda che non è mica dietro l'angolo, sai?» gli rispose, sempre più demoralizzata per la situazione in cui si era andata a cacciare. D'improvviso, però, parve ricordarsi di qualcosa. «Ah... non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita» mormorò impacciata. Aveva sentito grandi cose su Roronoa Zoro, il temibile Cacciatore di Pirati dell'Est Blue, e pertanto si sentiva a disagio a restare da sola con lui, sebbene ipotizzasse che anche lo spadaccino non ci stesse tanto con la testa, dal momento che aveva accettato di mettere le sue lame al servizio di uno così strambo capitano pirata.
Il giovane interruppe uno sbadiglio per risponderle un grottesco: «Uh?»
«Prima... contro gli uomini di Bagy...» gli ricordò Nami, aggrottando le sopracciglia chiare con fare confuso.
«Ah, già» scrollò le spalle lui, incurante della cosa.
«La ferita?»
«Non è niente» rispose, portandosi una mano al fianco. «Le tue mani?» Questa volta fu la ragazza a cadere dalle nuvole. «Cosa?»
Zoro allora iniziò a muoversi verso di lei e le prese le mani fra le sue, facendola sussultare. «Guarda,» le fece notare, «ti sei bruciata i palmi con la miccia.»
Lei abbassò lo sguardo sulle scottature, ma quello che attirò per davvero la sua attenzione furono le forti mani del nuovo compagno: erano grandi, calde e ruvide. Alzò lentamente gli occhi, fino a posarli sul suo torace: Zoro portava una maglietta bianca, piuttosto ampia, che però su di lui pareva quasi attillata per via della muscolatura ben sviluppata del suo corpo. L'allacciatura del colletto nemmeno poteva essere chiusa. Nami avvertì un inspiegabile capogiro.
«Ti chiami Nami, vero?» le domandò l'altro, distogliendola dai suoi assurdi pensieri.
«S-Sì» balbettò lei, in un flebile sussurro.
Roronoa sorrise e, lasciandole andare le mani, si scostò da lei, prendendo a guardarsi attorno. «Come mai viaggi da sola? Non è pericoloso per una ragazzina?» domandò, per poi scattare verso uno scaffale accanto alla porta con aria così assorta che Nami dubitò che l'avrebbe ascoltata, qualora gli avesse risposto. Difatti Zoro fu subito da lei con una bottiglia di vino, dimentico di ogni cosa. «E' meglio che le disinfetti» annunciò, tornando a prenderla per un polso e trascinandola su una sedia adiacente al piccolo tavolo quadrato in fondo alla stanza. Prese uno sgabello e le si sedette di fronte. «Ce l'hai un fazzoletto pulito?» chiese, afferrando il tappo di sughero della bottiglia fra i denti per tirarlo via e sputarlo lontano sotto lo sguardo impassibile della rossa - cosa che lascia ben intuire ai lettori il livello di buone maniere di entrambi i protagonisti di questo scritto.
La ragazza mise la mano libera in tasca e gli porse un semplice fazzoletto bianco. «No, tienilo tu» le fu risposto, mentre lo spadaccino rovesciava l'alcol sulle scottature di lei. Nami contrasse appena le labbra per il bruciore e lui la fissò divertito. «Non fa poi così male...» la rimproverò bonariamente. «E' un peccato, però, sprecare del vino a questa maniera» osservò poi con fare serissimo. «Cerca di stare più attenta, per il futuro» l'avvertì con sguardo severo, avvolgendole le mani nel fazzoletto.
Detto questo, si alzò da dov'era seduto e tornò in coperta per raggiungere Rufy, la bocca incollata al collo della bottiglia per ricompensarsi di quanto fatto fino a quel momento per la navigatrice.
Quest'ultima, invece, benché non potesse negare che almeno lui un pensiero gentile l'aveva avuto, scosse il capo: tra un capitano senza cervello ed un sottoposto privo di tatto, non avrebbe davvero saputo dove sbattere la testa, in futuro.
  
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