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Autore: cuore di carta    16/11/2014    2 recensioni
Gwendolyn è una ragazza di sedici anni fisicamente nella norma, ama leggere e guardare film strappalacrime in compagnia della sua migliore amica Audrey Hepburn, una yorkshire. Ma non tutto è come sembra. Dall'età di nove anni soffre di una grave malattia che le ha impedito di vivere una normale vita, ed è proprio a causa di questo male che è costretta a trasferirsi nella grande città di Londra. La sua sola preoccupazione è quella di non far soffrire chi le sta intorno allontanando chiunque possa avvicinarsi al suo essere così distruttiva. Ma qualcosa cambierà, nel momento per lei più difficile, dove quel poco di felicità rimasta verrà messa a dura prova, avrà al suo fianco una piccola luce che la aiuterà regalandole un po' di quella vita che non ha mai potuto godere.
Riuscirà ad aprirsi mostrandosi in tutta la sua bellezza?
Ha messo un lucchetto nel suo cuore, chi sarà in grado di aprirlo?
A chiunque decida di immergersi nelle pagine della mia storia: buona lettura!
Tratto dalla storia.
[...] Vuoi sapere cosa sei Gwendolyn? Sei la debole e fragile margherita fiorita in un campo di rose rosse, così tanto invisibile, così tanto spettacolare.
COMPLETA.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Odio coloro che mi tolgono la solitudine, senza farmi compagnia.”
-Friedrich Nietzsche.
CAPITOLO DUE.
-Sarà forse che non ho voglia di parlare con te? - Rispondo scorbutica.
-Come siamo suscettibili novellina. - Mi risponde con un sorrisino antipatico.
-Non sono suscettibile - replico.
-A me sembra di sì - replica lui.
-Però se perdo il senno - 
-Il senno? - Domanda lui anarcando un sopracciglio.
-Sì il senno, e in tal caso io non mi sottovaluterei caro ragazzo dalla tinta dalle dubbie utilità. - Dico.
-Ah sì? E che mi fai ragazza con i capelli color noce? - Sorride furbo.
-Mi reputo una professionista, e una professionista non rivela mai i suoi attacchi segreti - continuo - io mi guarderei sempre le spalle, poi fai tu... -
Ed ecco che ride, ha davvero un bel sorriso... Ehy Gwen riprenditi!
-Hai ragione! Ti prego non farmi del male furia! - Dice divertito.
-Venga signorina Rossi - è il professore che mi ha chiamata.
-Sì - vado alla cattedra.
-Si presenti alla sua classe - Mi incita Faraize.
-Mi chiamo Gwendolyn Rossi, vengo dall'Italia, frequentavo anche lì il liceo scientifico, e con l'inglese sono così così - credo di essere abbastanza rossa in viso.
-Tutto qui? - Domanda il professore insodisfatto della mia presentazione.
-Tutto qui - rispondo.
-Avete domande ragazzi? - Chiede al resto della classe.
Spero vivamente di no, e infatti nessuno alza la mano, molti mi hanno ascoltata, altri hanno fatto tutt'altro.
-Bene allora si può sedere Gwendolyn - dice - e benvenuta al Dolce Amoris! -
Torno al mio posto, dove il mio compagno di banco è intento ad ascoltare musica dal suo telefono con le cuffiette.
-Tieni - mi passa una cuffietta - il professor Faraize è una noia -
-No grazie - rispondo.
-Non solo uno cerca di essere gentile! - dice alzando un po' la voce, senza essere esagerato -in questo mondo nessuno mi apprezza. - Sbuffa.
Scoppio a ridere, la mia risata imbarazzante rimbomba per tutta la classe bianca con 12 banchi verdi, sì li avevo contanti.
Il professore, che ci osserva già da un po', si alza dalla sedia e ci sbatte gentilmente fuori.
-Smith, Rossi! Mi state disturbando da un'ora, fuori! - Urla - è questo il modo di iniziare l'anno per lei?!-
Io e Castiel ridendo usciamo dalla classe.
-Dai vieni bulla, ti faccio fare un bel giro turistico. - Sorride.
Come posso dire di no? Dio è proprio bello. E' molto più alto di me, un bel fisico, occhi grigi, un sorriso fantastico e dei capelli orripilanti. E' praticamente perfetto.
-Okay. - Acconsento.
Saliamo quattro rampe di scale e arriviamo ad una bellissima terrazza con delle panchine qua e là e una vista mozzafiato.
-Ehy! Ci siamo appena conosciuti e già cerchi di conquistarmi? Quale onore! - Esclamo ironica.
-Ti piacerebbe bambina.- Dice ridendo.
-Non credo, non amo molto i ragazzi che si tingono i capelli più frequentemente delle ragazze. - Rispondo.
-Ma ammettilo che non hai mai visto un uomo, dai capelli tinti di rosso, più affascinante di me! - Sorride.
-Bhé non ho avuto la fortuna di incontrare molti ragazzi che si tingono i capelli di rosso, caro Pomodoro. - Sorrido.
-Touchè!- Ride.
-Uno a zero per me!- Rido anch'io.
Si siede e si mette a fumare, io mi alzo e mi allontano.
-Anche prima, appena ho uscito la sigaretta ti sei allontanata, cos'hai?- Mi chiede.
-Emh, sono allergica, se ispiro il fumo mi gonfio tantissimo. - Rispondo in fretta, spero ci creda, non so neanche se una persona allergica al fumo si gonfia. 
-Capisco. - Dice spegnendo la sigaretta e rimettendola nel pacchetto.
D'un tratto sentiamo la porta aprirsi ed entra un ragazzo, anche lui sembra avere i capelli tinti! Però, sarà una cosa normale da queste parti.
-Lysandro, che c'è? - Chiede Castiel al ragazzo dagli occhi bicolore e dagli abiti vittoriani.
-Il professore vi sta cercando, muovetevi a scendere, ah io sono Lysandro non ci siamo ancora presentati. - Mi dice porgendomi la mano. Anche lui è bello lo devo ammettere.
-Gwendolyn. - Dico. Vicino a loro mi sento ancora più bassa di quanto già non sia.
Scendiamo e arriviamo in classe dove troviamo Faraize. 
-Bene ragazzi, visto che oggi non siete stati attenti voglio per domani una ricerca collettiva sulle guerre puniche. - Dice - Ora tu Rossi siediti con Rosalya Dugs. - Mi segna col dito una ragazza bellissima,praticamente il mio opposto.
Mi siedo e mi presento. Sembra una ragazza simpatica, soprattutto perché non mi chiede nulla. Il resto della giornata passa così, facendo conoscenza di Iris, Violette, Kim e Melody, tutte ragazze simpatiche, con cui ovviamente non avrò relazioni fuori dalla scuola.
Suona la campanella per uscire e Castiel mi viene incontro.
-Bene Castagna, oggi dovremmo stare insieme. - Dice alludendo al colore dei miei capelli. -Puoi venire da me, i miei non ci sono mai e abbiamo casa tutta per noi. - Continua.
A casa sola con Castiel? No grazie. 
-Vieni tu da me Pomodorino, alle 17:00. Via Sant Laris n° 24. - Dico io.
-Come vuoi tu, non vorrei mai mettermi contro una culturista. - Mi fa l'occhiolino, prende il casco e se ne va.
Torno a casa e mangio velocemente, alle 14:00 devo andare dalla dottoressa.
Ricordo il giorno in cui mi è stato diagnosticato il tumore. Un giorno Orribile. Era inverno, avevo la febbre altissima, dolori allo stomaco lancinanti, la pelle quasi gialla e perdevo peso a vista d'occhio. Andammo dal medico medico di famiglia, che solo guardandomi capì che qualcosa non andava. Mi tastò l'addome e arrivato al fegato io urlai. Mi mise subito a sedere sul lettino e mi fece una ecografia. Cosa scoprì lo sappiamo benissimo tutti. Il mio è un tumore primitivo causato da un carcinoma epatocellulare, molto raro, e chi ne soffre maggiormente sono persone che superano i sessant'anni. Per fortuna il fegato era ancora sano, ma il tumore era sparso in molte parti dell'organo, quindi asportare la parte colpita era ed è tutt'ora praticamente impossibile. Rimane comunque il trapianto, ma ero ancora troppo piccola e ho sempre avuto i valori troppo bassi per sottopormi a un'operazione del genere, c'è l'80% delle possibilità che io non la superi. Ho fatto la chemioterapia e la termoablazione, mi hanno aiutato, ma pian piano mi stavano distruggendo il corpo, così il mio medico mi ha poi prescritto delle pillole che non hanno eliminato il tumore, ma non l'hanno fatto espandere, purtroppo l'effetto non sarebbe stato duraturo, ed appena ha visto i primi segni di cedimento mi ha mandata qui.
Ci dirigiamo verso lo studio della dottoressa... Smith. Aspetta un secondo, Smith come Castiel? Ma di cosa mi preoccupo, ci sono un milione di Smith solo a Londra. Per quanto ne so Castiel può essere anche imparentato con Will Smith.
Arriviamo in trenta minuti e la dottoressa, che di Castiel non ha niente, ci fa accomodare subito.
-Ciao tesoro, io mi chiamo Caren, tu devi essere Gwendolyn. - Mi sorride. -Come ti senti oggi? - Chiede.
-Bene, grazie. - Rispondo.
-Bene piccola, facciamo le analisi del sangue e poi un'ecografia, d'accordo? - Sorride. Mi inizia a stare sui nervi.
-Okay. - Dico.
Durante l'ecografia noto che è preoccupata.
-Cosa c'è? - Domando.
-Oh tesoro, pulisciti con questi e siediti. - Dice porgendomi dei fazzolettini.
Ci sediamo ed inizia a parlare.
-Allora, il fegato sembra essersi gonfiato facendo il confronto con le ecografie dello scorso mese che mi avete portato, ed inoltre le masse tumorali aumentano. Le pillole sembrano non fare più il loro dovere a quanto pare. Ho paura che il cancro si espanderà anche nei polmoni, nel colon, nel seno e così via, sarà una reazione a catena. Se non interveniamo dubito che vivrai ancora a lungo. Ti metto subito in lista per il trapianto. - Dice con quella solita voce dei dottori insopportabile.
-Ma, Gwen... Gwendolyn è sotto i valori per l'operazione, può non farcela... - Dice mio padre con lo sguardo perso nel vuoto.
-Questo è vero. Ma è meglio provare a operarla che lasciarla morire così. Dobbiamo intervenire finché l'organo è sano, non perdiamo tempo, nel corso di un anno il fegato può diventare inoperabile. Non sappiamo quando sarà disponibile l'organo. Ora io ti consiglio solo delle iniezioni di etanolo, Gwendolyn. - Sorride.
Ma perché sorride? Mi ha appena detto che sto morendo.
-D'accordo. - Dice mia madre.
-Da domani tesoro ti voglio nel mio studio tutti i giorni alle 15:00, è meglio se la iniezione la pratico io. - Dice.
Senza dire una parola usciamo dalla sala e ci dirigiamo verso casa. Non so neanche io come mi sento, se non mi opero muoio e se mi opero posso morire. Io non voglio morire! Ma non sono mai stata io a prendere le decisioni sul mio corpo, sempre i medici, tanto non sono loro ad avere un cancro. Durante il tragitto né io né i miei genitori abbiamo aperto bocca, non saprei cosa dire, credo neanche loro, nella mia testa rigirano talmente tanti di quei pensieri che qualsiasi cosa dicessi risulterebbe incomprensibile. 
Arriviamo per le 16:30, neanche Audrey che corre gioiosa verso di me è in grado di rallegrarmi. Ho solo voglia di dormire. Mi levo le lentine, mi metto il pigiama e mi addormento. Mi sveglio di colpo a causa di un rumore, il campanello, sono le 17:11. Ora ricordo. Castiel. Sento mia madre aprire la porta.
-Salve signora, il mio nome è Castiel sono un compagno di scuola di Gwendolyn, dobbiamo fare una ricerca. - Dice gentilmente.
-Oh prego entra Castiel, e chiamami pure Titti! Vieni ti accompagno in camera sua. - Iniziano a salire le scale e parlare del più e del meno.
Finché sento bussare e si apre la porta.
-Gwenny tesoro c'è il tuo amico Castiel. - Dice mia mamma.
-Si lo vedo. - Rispondo.
-Vi lascio soli. - Sorride e ci saluta, mentre esce mi fa l'occhiolino.
-Ehy nanerottola, ti ho svegliato o volevi farmi vedere la parte più sexy di te? - Ride indicando il mio pigiama con gli orsacchiotti.
-Ah ah! Ricorda caro Rosso che questa è casa mia e che se voglio posso cacciarti via! - Dico sorridendo.
-Non credo che tu possa farlo, tua mamma mi adora, ho visto tutto! - Ride. - 1 a 1 Castagna!- Rido anche io.
-Va bene dai, mettiamoci a lavoro, sarà una lunga serata!- Dico.
  
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