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Autore: _BlackAngel16_    16/11/2014    1 recensioni
"Cosa era successo a Morgana per farla scappare da quella vita che tanto amava?"
"Non puoi continuare a nasconderti tesoro... Avrai fatto pure i tuoi errori ma la fuori c'è un mondo che aspetta solo te"
(Tratto dalla storia)
Life: Le esperienze di un gruppo di adolescenti che imparano il significato della parola Vita
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Castiel passeggiava lentamente per le stradine del parco, con la chitarra sulle spalle. Il giorno prima aveva programmato di vedersi con il suo migliore amico per lavorare insieme alla nuova canzone. Avevano appuntamento alle undici a casa di Lysandre, ma qualcosa spinse il more ad uscire prima di casa.In quel periodo si sentiva strano, non si riconosceva più. Fuori poteva anche sembrare lo sbruffone rubacuori di sempre, eppure dentro di lui stava succedendo qualcosa, che neanche lui stesso riusciva a decifrare. Spesso si sentiva malinconico, con un grande vuoto al centro del petto. Lo sentiva quasi doloroso, quel vuoto. Parecchie volte gli era capitato di sentirsi mancare il respiro, quando la malinconia aumentava. Si arrabbiava con se stesso per la debolezza che in quei momenti lo assaliva.
Non aveva intenzione di parlarne con nessuno, di questa pseudo tortura che lo tormentava. Lysandre avrebbe avuto troppa ragione e glielo avrebbe rinfacciato per tutta la vita con frasi fatte come “Te l'avevo detto” e Castiel decisamente odiava essere rimproverati come un bambino con le carie ma che continua a mangiare dolci solo per fare un dispetto alla madre.
La seconda opzione era parlarne con Debrah, la sua ragazza “Meglio di no, poi scoppia a piangere pensando che la stia tradendo” pensò il ragazzo, passandosi una mano tra le ciocche scure.
Stava insieme a Debrah da più o meno due mesi, un record per uno abituato ad una botta e via come lui.
Quella ragazza lo aveva colpito fin da subito, si era trasferita da poco e la prima volta che la vide la sua bellezza travolgente lo stregò. Ciò che notò subito furono i suoi lunghi capelli, color cioccolato.
Rimase giornate intere ad osservarla ridere e scherzare con i pochi amici che si era fatta in quei primi giorni di scuola. Durante le ricreazioni si accorse che i suoi sguardi erano ricambiati, mentre la ragazza annuiva alle amiche senza ascoltare realmente la conversazione. Iniziarono così una relazione fatta di sguardi e sorrisetti; in quei momenti i due entravano in un mondo conosciuto solo a loro, dove i sorrisi si trasformavano in un linguaggio estraneo agli altri.
Dopo pochi giorni Castiel decise di andare a parlarle, innamorandosi del carattere solare e allegro della castana. Parlavano per ore, senza mai annoiarsi, e scoprirono di avere una passione in comune: la musica. Debrah cantava con la voce di un angelo, calda e armoniosa. Si incontravano spesso di pomeriggio per suonare insieme, anche se i gusti della ragazza erano molto meno rock di quelli del moro.
Mentre ripercorreva la sua relazione con la castana, si ritrovò in centro , vicino a casa di Lysandre. L'albino viveva in pieno centro, in un palazzo color crema dove al piano terra si trovava la grande boutique del fratello maggiore. Si sorprese di quanto, in pochi anni, quel negozio fosse diventato uno dei più frequentati della città.
Asperville, pur essendo una piccola cittadina, era molto carina ed accogliente. Ilg rande parco al centro di essa si estendeva per quasi tutta la città, con all'interno numerosi bar e caffè letterari, al centro di ogni piazza si trovavano pittoresche fontane con statue di angeli e altre creature mistiche. Anche i viali semplici e eleganti attiravano l'attenzione dei turisti della stagione estiva, con i grandi alberi e le aiuole colorate.

Castiel guardò l'orario sul display del cellulare, accorgendosi di essere in ritardo di un quarto d'ora. Questa volta Lysandre non ci sarebbe passato sopra, come faceva per tutti gli innumerevoli ritardi dell'amico, ormai era convinto che il moro avesse la carta fedeltà per i ritardi.
Svoltò l'angolo, trovandosi nella grande e trafficata via dei negozi. Dall'altro lato della strada si trovava Sweet Dream, il bar appena aperto. C'era stato qualche volta insieme alla fidanzata e come posto gli piaceva, pur non essendo uno dei suoi locali preferiti. Notò, oltre il grande vetro che fungeva da finestra, la figura slanciata di Ambra Jhons, la biondina che al liceo le stava sempre dietro ma che riceveva costantemente un due di picche da parte di Castiel, anche se le sue attenzioni non potevano che fargli piacere. Ovviamente tralasciando la morbosità con cui la ragazza lo stalkerizzava, procurandosi l'astio di Debrah.
Fece altri due passi in avanti, scrutando il bar con la coda degli occhi. Inizialmente non ci fece caso ma Ambra era seduta al tavolo con un'altra ragazza, ancora più bionda di lei. La ragazza aveva dei lunghi capelli biondi, forse più lunghi di quelli di Debrah, e alcune ciocche nere risaltavano in quel biondo perfetto. Portava un paio di occhiali dalla forma pressoché quadrata, un po allungata ai lati in alto. Per colpa un po' della lontananza, un po' del pilastro che copriva quasi interamente la figura di Miss Mistero, non riuscì a vedere altri dettagli interessanti. Avrebbe voluto capire chi fosse ma l'abnorme ritardo che aveva lo spinse ad incamminarsi verso l'appartamento dell'albino.

 

“Quindi hai deciso di ritornare in città” Sbottò la bionda bevendo un sorso di caffè macchiato, Morgana sistemò gli occhiali con la punta dell'indice, mentre con l'altra mano teneva un cupcake al cioccolato. “ Si, il mio posto non era li a quanto pare... Cazzo quanto mi sono mancati i cupcake americani!” Rispose, poco interessata all'argomento e più al dolce che stava addentando. “Vivrai ancora con Jocelyn?” Chiese curiosa la Jhons, ricevendo un cenno di assenso dall'altra, sempre più presa dal suo amato dolcetto. Dopo l'impensabile scelta di mollare tutto e tutti e andarsene, Ambra credette che l'amica, sempre se potesse definirla ancora così, preferisse andare a vivere da sola. Inaspettatamente, la ragazza decise di tornate a casa della madre, pur sapendo che fra le due non scorreva buon sangue.
Morgana sistemò una delle ciocche more dietro l'orecchio e si alzò frettolosamente dal divanetto di pelle rossa “Scusa bella ma ho delle cose urgenti da fare” Prese la borsa e di corsa uscì dal locale, lasciando Ambra alquanto confusa.

 

Uscita da Sweet Dream la ragazza dovette riabituarsi alla temperatura esterna, decisamente molto più fredda di quella del bar. Strinse la sciarpa, ancora impregnata del profumo spruzzato ore prima, attorno al collo, cacciò le mani nelle tasche del giubbino blu e si incamminò, decidendo di lasciare la macchina parcheggiata e andare a prenderla solo prima di tornare a casa.
Camminava a testa bassa, cosa che tre anni prima non avrebbe mai minimamente pensato. Tornare ad Asperville dopo essere scappata così la faceva sentire quasi una ladra. Aveva paura di incontrare qualche suo vecchio amico o compagno di scuola, anche se probabilmente non l'avrebbero riconosciuta visto il cambiamento fisico avuto durante il corso di quegli anni. Ciò che la preoccupava maggiormente, però, era la reazione che avrebbero avuto la zia e la madre. Non sapeva cosa dirle ne come comportarsi “Che le dico? Ehi ciao zia sono la nipote cattiva che tre anni fa ti ha abbandonata con una sorella squilibrata!” Pensò mentre si stringeva i lacci di una scarpa. Alzando la testa vide l'insegna di una pasticceria e in vetrina tanti dolci esposti. Essendo una fan sfegatata dei dolci non poté non entrare a dare un'occhiata. Appena si chiuse la porta alle spalle le si appannarono gli occhiali per lo sbalzo di temperatura, costringendola a toglierli e scoprendo due grandi occhi verdi. Se non fosse per la miopia, sarebbe rimasta volentieri senza.
I forni della cucina era accesi, tanto che Morgana pensò di mettersi in bikini e allestire una spiaggia privata dietro il bancone.
Dopo mezzora di coda tornò alla macchina con una torna alla crema e un altro vassoio zeppo di dolci vari. Mise in moto e partì percorrendo tutto il centro alla ricerca di una palazzina anni 70. In realtà sapeva benissimo dove si trovasse, ma voleva rallentare i tempi. Insomma, non sapeva neanche se la volessero più in quella casa! Non aveva altra alternativa però, tutti i suoi vecchi amici l'avrebbero liquidata sicuramente, l'unica che probabilmente l'avrebbe ospitata poteva essere Ambra, considerando la gentilezza con cui le si era rivolta poco prima, un evento raro considerando il caratteraccio della ricca bionda. Scartò subito l'idea, ricordandosi quando sgradevoli fossero i signori Jhons.
Parcheggiò la sua Ford davanti all'edificio e, titubante, entrò. Si accorse di quanto immutato fosse quell'atrio, era lo stesso anche il portiere, che salutò cordialmente. Perfino le vecchiette pettegole erano le stesse “ Ma non muoiono mai 'ste qua?” Arrivò davanti all'ascensore e schiacciò il bottone di chiamata. “ Occupato... Perfetto! Dovrò farmi dodici piani a piedi”
Arrivata a destinazione si sentì come avesse appena finito una maratona. I capelli erano tutti arruffati, la giacca le era caduta dalle spalle e gli occhi erano in bilico sul nasino a punta. Cercò di sistemarsi alla bene meglio, inspirò profondamente e, ad occhi chiusi, suonò il campanello dell'appartamento.

 

Continuava a provare accordi su accordi ma nella sua testa non c'era alcuna melodia. Pensava ancora alla ragazza vista con Ambra quella mattina ma ancora non capiva chi potesse essere e la curiosità lo stava uccidendo. Aveva un'aria familiare eppure era più che sicuro di non averla mai vista ad Asperville. “Ehi! Terra chiama Castiel” Lysandre gli schioccò due dita davanti agli occhi attirando l'attenzione del moro, che rispose con un borbottio incomprensibile.
L'amico gli prese la chitarra dalle mani, riponendola nella custodia, e si sedette vicino a lui guardandolo attentamente. “Lys se mi guardi così penserò che tu sia passato all'altra sponda” Sbottò Castiel guardandolo male e ricevendo un pugno amichevole da parte dell'albino.”Stupido... Avanti dimmi che hai” Non fece in tempo a finire la frase che il chitarrista gli spiegò la situazione. Era una motivazione veramente stupida ma quella biondina l'aveva stravolto, pur non avendo, a prima vista, nulla di speciale. Le era sembrata una ragazza innocente, accorgendosi dello sguardo basso nascosto dalla montatura degli occhiali.
“Quindi tu ti stai scervellando solo perché non sai chi sia quella ragazza?” Il ragazzo scoppiò a ridergli in faccia, cosa che fece irritare ancora di più il moro. “ Amico chiama Debrah e chiedile di uscire, magari ti riprendi, signor investigatore”

 

 

Suonò il campanello un paio di volte ma non rispose nessuno. Rassegata voltò le spalle alla porta, decisa a passare la notte in un hotel e trovare una soluzione la mattina dopo, quando sentì la serratura scattare e la figura di una donna sui vent'anni fare capolino sull'uscio.
Morgana girò lentamente la testa ritrovandosi davanti il viso autoritario di zia Maggie che la guardava, con le braccia conserte e le sopracciglia aggrottate. “Sei ancora viva allora” Pronunciò Maggie con tono basso ma deciso. La bionda non sapeva come ribattere. Non aveva mai dato sue notizie dopo la sua partenza per Londra. “Lo so ma... ero impegnata” Spiegò brevemente la ragazza con voce tremolante. La zia continuava a guardarla in modo autoritario, avevano solo quattro anni di differenza eppure era sempre capace di metterla in soggezione. Rimasero per interminabili minuti a fissarsi negli occhi, tanto che Morgana si accorse quanto il verde brillante dei loro occhi fosse simile.
Vide le labbra della donna allargarsi in un sorriso luminoso, simile a quello della sorella, e l'espressione farsi più dolce e serena. Con un passo le si avvicinò e la strinse forte, accarezzandole la schiena con amore. “Mi sei mancata tesoro” La bionda rispose all'abbraccio, stringendo la zia a sua volta e respirando profondamente l'odore del suo shampoo.
La casa, come il resto del palazzo, era rimasta identica. Le pareti del soggiorno erano di un bianco splendente, con solo una parete grigio scuro. L'arredamento era moderno, con mobili rossi e bianchi e un grande tavolo di vetro al centro della stanza. Il divano era poggiato alla parete scura e i cuscini rossi e neri risaltavano in messo al bianco della stoffa. A lato della stanza c'era un grande mobile in vernice nera con sopra innumerevoli foto che ritraevano Morgana insieme a Jocelyn e Maggie. La ragazza si soffermò ad osservarle, in particolare si fermò davanti ad una che la ritraeva su un palco. Era la foto del suo primo concerto. Aveva all'incirca tredici anni e i capelli erano molto più corti di come li aveva in quel momento, portava una canotta bianca con diverse macchie di finta vernice e dei pantaloni strappati, intorno alle spalle una cintura nera sosteneva una chitarra, anch'essa nera. Al suo fianco un ragazzino moro, poco più basso di lei, con in mano una chitarra elettrica rossa. “Castiel...” Era il suo migliore amico, prima che partisse, ed erano cresciuti insieme ma da quando se n'era andata non si erano più sentiti.
“Oddio Mo, mi sei mancata così tanto!” Esclamò per l'ennesima volta Maggie stritolandola in un abbraccio. Morgana l'allontanò, infastidita da tutte quelle attenzioni. “Mamma quando arriva? Vorrei salutarla...” La donna si fece seria. Abbassò lo sguardo verso il pavimento, con gli occhi leggermente lucidi. “Ho capito.” Disse freddamente la ragazza alzandosi dal divano e incamminandosi verso la sua camera “Buonanotte zia”

 

 

Nathaniel guardava perplesso quel documento. La preside lo aveva avvertito che quella settimana ci sarebbe stata una nuova alunna, ma alla fine non era poi così nuova.
Il ragazzo rilesse attentamente il nome, pensando di aver sbagliato. Il lunedì mattina era duro, soprattutto se sei il segretario delegato del liceo Dolce Amoris, hai una sorella isterica da sorbirti e un mucchio di ragazzini urlanti sotto la finestra. Eppure il nome era giusto: Morgana Reed.
“Natthy mi stai ascoltando?” Pronunciò acida Ambra, fulminando il fratello maggiore con lo sguardo. Possibile che non l'ascoltasse mai? “Ambra sono impegnato... ti prego lasciami in pace” Sospirò esasperato il biondo, stanco di sentire le solite lamentele della sorella su Debrah. Non era certo colpa sua se le due non andavano d'accordo.
Ambra, indignata per la risposta del fratello, girò i tacchi e uscì dall'ufficio a testa alta, trovando fuori dalla porta Li e Charlotte ad aspettarla. In quello stesso momento Debrah le passò davanti, accompagnata da una delle sue amiche. La castana la guardò dalla testa ai piedi, ridacchiando e dicendo qualcosa all'orecchio all'albina che aveva affianco. Da quando Morgana la abbandonò, Rosalya si allontanò da lei trovando il suo fulcro in Debrah. Certo, le due si somigliavano molto caratterialmente ma c'era qualcosa nella castana che non convinceva Ambra. Aveva uno sguardo tagliente, diverso da quello quasi spaesato di Morgana, e dei modi troppo altezzosi eppure stava simpatica a tutta la scuola. Era riuscita a far innamorare anche il duro cuore di Castiel, cosa che lei, per anni, non era mai riuscita a fare. Quando ci pensava si sentiva inutile, inferiore. Fino alla prima liceo avevo il sostegno di Morgana e Rosalya, ora invece aveva solo due stupide che avevano paura del mondo.

 

“Povera Jhons, è così inutile!” Ridacchiò Debrah, seguita da un commentino acido di Rosalya rivolto alla bionda. L'albina approfittò di un momento di distrazione dell'amica castana per rabbuiarsi. Lei e Ambra erano sempre state amiche e ora si ritrovava a criticarla, molte volte anche pesantemente. Si sentiva veramente in colpa per quel gesto vile e falso, Ambra non si meritava decisamente quel trattamento. Poteva essere viziata e capricciosa, ma bastava conoscerla per scoprire il cuore d'oro che si celava dietro quelle magliette costose.
Alexy e Peggy arrivarono correndo dall'interno del liceo “Ragazze! Non potete immaginare chi si la nuova alunna!” Proferì la ragazza con la sua vocina stridula. Armin, comodamente seduto sulla panchina affianco a Castiel, prese parola “Se è quello schianto di ragazza bionda che ho visto prima allora abbiamo fatto un bel acquisto” I due ragazzi lo guardano straniti “Allora il tuo cervello non si è completamente rincretinito davanti ai videogiochi!” Ribattè il gemello ridendo “Iniziavamo a pensare fossi diventato asessuato!” Castiel gli scompiglio i capelli, mentre il resto del gruppo scoppiò a ridere.
“Ecco, è lei!” Armin indicò una ragazza bionda con un cenno della testa. Non era molto alta e aveva delle gambe fini, fasciate da un paio di jeans scuri, i capelli biondi e le ciocche scure le cadevano fin sotto i fianchi e le labbra erano messe in risalto da un rossetto rosso, unico trucco usato sul quel viso dalla pelle diafana. Portava un giubbotto di pelle rosa cipria, con delle piccole borchie sul colletto, e le mani erano ficcate in fondo alle tasche. Castiel rimase a bocca aperta “E' la ragazza di ieri mattina!” Pronunciò alzandosi di scatto dalla panchina, Debrah lo prese per un braccio e lo tirò verso di lei, presa da un momento di gelosia.
Morgana si girò verso il gruppetto, sentendosi osservata. Li guardò uno per uno, dalla testa ai piedi e in quel momento si pentì di non aver cambiato liceo.


Angolo Autrice:
Salve a tutti :) 
Sono riuscita a scrivere (finalmente) un capitolo mediamente lungo *-* ho impiegato 6 ore per scriverlo. Che ne dite?
Alcuni aspetti di questa fic possono essere simili all'altra mia storia "Il nostro castello di mattoni" perchè questa serebbe una sua revisiazione diciamo xD
Preciso che Asperville, per comodità, è una città completamente invetanta.
A domenica prossima ^^

  
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