Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    16/11/2014    6 recensioni
"All’apparenza Drakul Mihawk poteva sembrare un uomo freddo e distaccato ma i suoi figli, e soprattutto la piccola, sapevano che padre affettuoso e attento fosse, anche se a modo suo. Sapevano di poter sempre contare su di lui e sapevano anche che avrebbero trovato comprensione per le loro giuste cause.
Sì, Drakul Mihawk era un uomo freddo e severo. Ma per i suoi figli avrebbe fatto sempre qualsiasi cosa."
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Nico, Robin, Perona, Roronoa, Zoro, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Drakul scrutò il proprio riflesso nella vetrina del Baratie, sistemandosi la cravatta e prendendo un profondo respiro per calmare i nervi.
Era dannatamente nervoso!
Le battutine idiote di Shanks non avevano certo contribuito a farlo rilassare, senza contare che Zoro e Law erano rimasti scioccati nello scoprire della sua iscrizione al sito d’incontri, mettendolo ancora più a disagio.
Era un’esperienza nuova per lui, tutta quell’ansia e quell’agitazione.
Era bravo a dissimularle ma doveva ammettere che mai le aveva provate con tanta intensità e si sentiva un idiota.
Non tanto per il fatto di essere preoccupato, essendo anni che non usciva con una donna, ma perché si rendeva bene conto che il problema non era l’appuntamento in sé quanto il fatto che fosse un appuntamento al buio.
E in fondo nessuno lo aveva costretto ad andarci e tantomeno lo costringeva ad andare fino in fondo anche se era ormai fuori dal ristorante e per questo si sentiva idiota.
Bastava girare i tacchi e tornare a casa, fare finta di niente, fermarsi strada facendo a mangiare dei takoyaki e trovare una scusa plausibile da rifilare al suo migliore amico e quella Califa non avrebbe mai saputo più nulla di lui, non avrebbe potuto nemmeno insultarlo perché si sarebbe immediatamente cancellato da quel sito a cui mai si sarebbe dovuto iscrivere.
Ma Drakul non era tipo da trattare così una signora, tantomeno dopo che Zeff si era premurato di riservargli il tavolo migliore e cucinare personalmente le loro portate.
Con un sospiro si fece forza, sistemandosi meglio i baveri della giacca, entrò all’interno dell’elegante e raffinato ristorante, guardandosi intorno alla ricerca della propria dama.
L’atmosfera era impeccabile.
I lampadari appesi al soffitto illuminavano la sala ristorante senza essere accecanti mentre una piacevole musica da camera si diffondeva soffusa tutt’intorno, guidando l’andatura pacata dei camerieri in camicia bianca e papillon che servivano gli ospiti con professionalità e attenzione estreme.
Mihawk ghignò divertito al pensiero di quanto poco quell’immagine rispecchiasse lo stato in cui versava la cucina.
Se solo tutti quei commensali avessero saputo che dietro le porte bianche coltelli e insulti volavano in continuazione e le loro prelibate portate erano cucinate a suon di litigi e ordini urlati con l’autorità di un caporale dell’esercito.
Le rare occasioni in cui cenava lì, ogni volta che le porte si aprivano e un rumore non meglio identificato fuoriusciva, Drakul non poteva fare a meno di sporgersi per sbirciare cosa stesse accadendo e cercando di captare stralci di conversazione.
Fu perciò con estremo sollievo che riconobbe la propria accompagnatrice seduta a un tavolo isolato, che consentiva una certa privacy e gli avrebbe impedito di allungare il collo per tutta alla sera nella speranza di intravedere uno degli storici siparietti di Carne e Paty.
Si avvicinò studiandola e constatando, con un certo sollievo, che la foto del suo profilo nel sito le rendeva assolutamente giustizia.
I capelli biondo scuro erano raccolti in un elegante chignon, sensualmente spettinato per incorniciarle il viso, e gli occhiali da vista le davano un tocco intellettuale che creava un piacevole e femminile contrasto con l’abito sobrio ma molto aderente che indossava.
-Califa?!- domandò conferma, nonostante non avesse dubbi, fermandosi davanti alla sedia vuota che lo attendeva.
La donna sollevò il viso dal menù che stava già studiando con attenzione, concentrandosi su di lui e aprendosi poi in un radioso sorriso.
-Drakul! Che piacere conoscerti di persona!- replicò, prima di indicare la sedia di fronte a sé -Ti aspettavo!- mormorò ancora mentre si accomodava.
-Il piacere è mio!- si premurò di farle sapere, tentando di abbozzare un sorriso, pratica a cui mai era stato avvezzo.
Non era da lui mostrarsi così espansivo ma si rendeva conto che la sua fredda indole non fosse adatta a quel genere di appuntamenti che si basavano al novanta per cento sulla prima impressione.
Si stava sforzando, insomma, di apparire meno burbero del normale, perché si rendeva conto che se davvero voleva darsi una seconda possibilità non poteva permettersi di far scappare la propria accompagnatrice ad appena cinque minuti dall’inizio dell’appuntamento.
D’altra parte non c’erano molte donne come Olivia, capaci di compensare la sua apparente freddezza con un semplice sorriso.
Ma non per questo era giusto che Perona crescesse senza una madre.
Doveva semplicemente smetterla di fare il confronto con lei ed essere più positivo.
Quella Califa, tanto per cominciare, non sembrava affatto un brutto partito.
Bella era bella, educata anche e in quei primi minuti di conversazione si stava già dimostrando anche molto simpatica, ironica, divertente e intelligente.
Si rilassò quando uno dei camerieri si avvicinò con la bottiglia di vino bianco che aveva richiesto a Zeff per telefono, per poi proporre alla donna di ordinare, afferrando a sua volta il menù e scrutando gli antipasti con interesse.
-Io prenderei la t…-
Sussultò, sollevando la testa di scatto, con gli occhi sgranati, verso Califa che, eterea e sorridente, lo osservava dall’altra parte del tavolo, come se nulla fosse.
-Signore, tutto bene?- domandò garbato il cameriere.
Tutto bene?!
Non facile rispondere visto che una strano formicolio non voleva abbandonare la sua gamba.
Formicolio che poi, a ben guardare, di strano aveva poco, dato che ci aveva messo due secondi a individuarne l’origine.
-A-assolutamente sì!- esclamò Mihawk, portando i palmi sulla tovaglia e stringendo appena il bordo del tavolo -Dicevo… che io vorrei la tartare di pesce- buttò fuori, deglutendo a fatica e portando poi di nuovo lo sguardo su Califa, fulminandola.
Per tutta risposta, la bionda e sobria donna, sollevò le sopracciglia con fare innocente, come a chiedere cosa ci fosse che non andasse, salendo ancora di più con il piede libero dalle scarpe con tacco lungo la gamba del proprio cavaliere.
-Io prendo l’insalata di salmone con maionese alla salsa di soia, grazie!- comunicò al cameriere la propria scelta con un radioso sorriso, passandogli  il menù.
-Che stai facendo?- domandò improvvisamente glaciale il moro, appena il cameriere si fu allontanato.
-A te cosa sembra?!- domandò Califa in un soffio, guardandolo famelica e facendogli strabuzzare gli occhi.
Porco Roger!
Altro che elegante e sobria!
Cosa dannazione era successo, aveva subito una metamorfosi?!
Soffriva di personalità multipla?!
Sindrome bipolare?!
Uno spasmo involontario lo colpì, facendolo sussultare quando la sentì sollevare la gamba del pantalone con le dita del piede e intrufolarsi sotto la stoffa.
Okay, era assolutamente necessario e impellente che si allontanasse da lì.
Subito!
Fece per allontanare la sedia dal tavolo e alzarsi ma una voce che lo chiamava lo obbligò a restare immobile, celando sotto alla tovaglia lunga fino a terra il simpatico strusciamento di cui era vittima.
-Zeff!- rispose, voltandosi e celando il proprio imbarazzo.
Si ritrovò a deglutire pesantemente quando il piede di Califa si spostò oltre il ginocchio, sfiorandogli l’interno coscia.
-Che piacere vederti!- lo salutò il biondo cuoco, avvicinandosi con passo zoppicante a causa della gamba resa debole dalla poliomielite contratta da bambino.
-Il piacere è t-tutto mio!- esclamò sobbalzando sulla sedia e facendo accigliare Zeff.
Si girò a osservare Califa con occhi sgranati, imponendole con lo sguardo di smetterla ma trovandola ad azzannare l’aria nella sua direzione, il panico che si mise a scorrergli nelle vene a quella vista.
Quella donna era un pazza allupata!
-Ehi Drag! Tutto bene?!- chiese Zeff, facendolo voltare di scatto verso di sé.
-Io… Ecco sì, sto benone! Posso.. p-presentarti Califa?!- disse, indicando la donna da sopra il tavolo e sospirando sollevato nel sentire il suo piede smettere finalmente di molestarlo.
Ma non appena dama e chef si furono scambiati i convenevoli eccola tornare nuovamente alla carica, più agguerrita che mai.
E nonostante la sua proverbiale impassibilità, nonostante la freddezza che normalmente lo contraddistingueva, nonostante si trovasse in un luogo pubblico, non poté trattenersi dal sobbalzare ed emettere un verso di sorpresa e protesta quando le dita del piede di Califa, fasciante dal collant effetto nudo, gli solleticarono l’inguine, posandosi poi decise in mezzo alle sue gambe per accarezzargli la mercanzia.
Fu davvero troppo anche per lui e, con un movimento deciso, allontanò bruscamente la sedia dal tavolo, provocando un suono strusciato contro il pavimento, per poi alzarsi con il respiro lievemente affannato e il viso arrossato, sotto lo sguardo incredulo di Zeff e Califa.
-Io… devo andare- affermò, cercando di recuperare il suo solito tono pacato -Zoro… voglio dire Shanks mi ha telefonato e… Perona non sta molto bene quindi devo andare- balbettò appena la sua improvvisata e per niente credibile scusa -Mi spiace Califa- aggiunse per poi girarsi e avviarsi verso l’uscita prima che la donna potesse avere il tempo di ribattere.
Accettò il cappotto che uno dei camerieri gli stava porgendo, infilandolo mentre già usciva dal ristorante nella rinfrescante aria della sera.
No, non era stato esattamente un successo come primo appuntamento al buio!
Dannazione!
Si passò una mano sul viso, ripromettendosi di non raccontare a nessuno dell’accaduto e infilando poi le mani in tasca mentre si voltava a dare un’ultima occhiata all’interno del locale.
Con stupore e incredulità, vide Zeff seduto al suo posto, ridere e scherzare con la propria molestatrice e corrugò appena le sopracciglia.
Considerato di chi era padre, se anche Califa gli avesse riservato il trattamento che aveva riservato a lui, supponeva che il cuoco non si sarebbe tirato indietro, nonostante all’apparenza sembrasse avere più autocontrollo di suo figlio.
Oh beh, tanto meglio per lui!
Dopotutto, Sanji era ormai maggiorenne ed era venuto grande anche senza madre quindi in fondo Zeff un po’ di sano divertimento poteva anche concederselo.
Certo lui avrebbe evitato comunque una simile allupata ma quella poi era questione di gusti.
Si strinse nelle spalle, prima di avviarsi per tornare a casa, riflettendo su dove fermarsi a mangiare per mantenere almeno un minimo le apparenze con Shanks e Makino quando un pensiero lo colpì.
Non si trovava poi molto distante da Amazon Lily e una telefonata tanto per vedere se le andava una pizza in compagnia non gli costava nulla.
Ringalluzzito, estrasse il cellulare dalla tasca, avviando la telefonata con il tasto rapido e attese.
-Pronto?!-
Non poté contenere un sorriso nel sentire la sua voce.
In fondo Boa era davvero l’unica a cui sentiva di poter raccontare la sua disavventura senza imbarazzo.
 

§
 

Infilò le chiavi nella toppa, cercando di non fare rumore, consapevole che ormai, a quell’ora, Zoro e Law dovevano già essere non solo rientrati ma anche nel mondo dei sogni.
Non si era proprio reso conto di avere fatto tanto tardi, ridendo e scherzando con Boa, davanti a una pizza e due lattine di birra, consumate per terra usando il basso tavolino del suo salotto.
L’ex modella si era quasi messa a rotolare sul pavimento nel sentire il racconto fin troppo dettagliato della focosa accompagnatrice dell’amico e si era divertita a prenderlo in giro accennando appena un piedino in un momento in cui lo aveva trovato distratto.
Si irrigidì appena nel considerare che, però, quando lo aveva fatto lei, il suo corpo aveva reagito in modo lievemente diverso rispetto a quando lo aveva fatto Califa.
Scosse la testa per non pensarci e appese il cappotto all’appendiabiti a muro, prima di spostarsi in cucina per bere un bicchier d'acqua.
Mentre la versava nel bicchiere con un frizzare di bollicine, dei passi silenziosi ma perfettamente udibile per il suo udito sopraffino, che condivideva con i suoi due figli maschi, lo fecero voltare in tempo per vedere apparire Law sulla soglia della cucina.
Sollevò un sopracciglio con fare interrogativo e suo figlio rispose indicando con un cenno la bottiglia che il padre stringeva in mano.
Senza una parola, Drakul spinse il bicchiere già pieno verso di lui e ne estrasse un altro per se stesso.
Rimasero a bere uno accanto all’altro per un po’, finché Law non si girò a scrutare il padre, perso nei suoi pensieri, cogliendo una luce nei suoi occhi che non vedeva da tempo e gli scaldò il cuore.
Mantenendo il bicchiere accostato alle labbra, le piegò in un ghigno primo di chiedergli una cosa a metà  tra una domanda e un’affermazione.
-Bella serata?-
Drakul si voltò a guardarlo e lo fissò qualche istante, prima di ricambiare il sorriso storto del figlio.
-Sì, decisamente sì- 
  
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