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Autore: Emmy_Cr_    16/11/2014    3 recensioni
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Arthur Kirkland usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Alfred a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Francis Bonnefoy usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Matthew a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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FRUK. FRUK EVERYWERE.
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ATTENZIONE: Il rating diventa rosso nel capitolo 6!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie ''cause FACE family is the rule'
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Ludwig, ormai ventiduenne, suonò alla porta di casa Edelstein e attese che, come ogni venerdì sera, un diciottenne Feliciano gli venisse ad aprire. 
 
Come ogni venerdì sera, dopo gli allenamenti di hockey con i fratelli Bonnefoy-Kirkland che, ormai, andavano a casa con la macchina di Alfred, lui si faceva la doccia, si vestiva con tranquillità, chiamava sua madre in Germania e avvisava Ivan e Gilbert che sarebbe tornato tardi. 
 
Come ogni venerdì sera, il suo cuore, iniziava a palpitare violentemente e sembrava pronto a uscirgli dal petto.
 
Come ogni venerdì sera, da sei mesi a quella parte, era pronto per portare a cena fuori il suo fidanzato. 
 
Era capitato tutto in fretta. 
 
Prima erano lui e Feliciano stravaccati, come due amici, sul divano di casa Braginski-Beilshmidt, dopo erano sempre loro due, rossi come pomodori maturi, che se ne stavano stravaccati l'uno sull'altro, con le labbra attaccate e le mani che elargivano dolcissime carezze al compagno. 
 
Da allora gli sembrava di camminare sempre un metro per aria. 
Aveva la testa, e il cuore libero, andava all'università, ad hockey e al piccolo pub di Antonio a lavorare, e nei suoi pensieri c'erano sempre gli occhioni verdi di Feliciano, la sua voce, la chiara consistenza della sua pelle, liscia come il velluto, il profumo dei suoi capelli. 
 
I suoi abbracci, i suoi baci, le sue gambe che si chiudevano, con spasmi intorno al suo bacino quando facevano l'amore. 
 
I suoi timidi e precoci -ti amo. I suoi chiari sorrisi che gli illuminavano la giornata. 
 
Neanche i modi bruschi di Lovino, geloso del suo fratellino, lo scalfivano. 
 
Si sentiva una roccia. 
 
E quando la porta si spalancò e vide gli occhi di giada illuminarsi, gli venne spontaneo lasciare la facciata da duro e sorridere mentre lo prendeva in braccio e lo baciava dolcemente sulla porta. 
 
- Gute-
- Ciao Lud! Che facciamo stasera? Lo sai che Lovi è dallo zio Antonio? Abbiamo la casa libera.. se... vuoi... 
 
Il tono e l'entusiasmo del più giovane si andarono ad affievolire nel finire la frase, rimpiazzati ben presto dall'imbarazzo. 
Con dolcezza infinita sollevò gli occhioni su di lui e sorrise timidamente. 
 
Ludwig non potè non cedere. 
 
Sorrise, come mai aveva fatto, e lo spinse dolcemente dentro casa. 
 
 
- Oi chico? Che vuoi mangiare? 
 
Antonio osservò Lovino che guardava, con aria molto incazzata, dalla finestra.  
 
- Il cuore di quel bastardo. 
 
Antonio sorrise leggermente e lo andò ad abbracciare, ottenendo un verso infastidito. 
 
- Stanno insieme Lovi, è ovvio che facciano... quelle cose! Anche noi dopotut-AHIA!
 
Il ragazzo guardò male il corpo dello spagnolo che si contorceva a terra tenendosi lo stomaco. 
 
- Zitto o dico ai miei che stiamo insieme. 
 
Antonio ammutolì. 
 
Nella sua mente molte immagini di cosa avrebbe potuto fargli Rod... no Elizaveta. 
 
Se avesse scoperto che lui, Antonio Fernandez Carriedo, trentasette anni da compiere, stava con il suo piccolo Lovino, diciannove anni da compiere... Una padella non sarebbe bastata. 
 
Lo avrebbe picchiato con l'utensile e poi, una volta rotto, l'avrebbe spedito a comprarne un altro, con cui l'avrebbe ripicchiato. 
 
Si.. L'avrebbe fatto. 
 
D'un tratto si girò a vedere il suo chico, in boxer e con una sua camicia addosso, mentre giocava con la playstation, sdraiato sul suo divano. 
 
Un pensiero lo colpì con la forza di un tuono: poteva essere suo figlio. 
 
Il viso del bel spagnolo si adombrò e sentì chiaramente il suo cuore sanguinare. 
 
- Lovino.
 
Il ragazzo alzò la testa spaventato. 
Raramente aveva sentito la voce del fidanzato così ombrosa e pregna di dispiacere. 
 
- Che succede? 
 
Antonio si avvicinò a lui, si chinò sul divano e sorrise radioso al giovane, con le lacrime agli occhi. 
 
- Ti riporto a casa. Questa cosa... che c'è tra noi... 
non può andare avanti. 
 
Lovino sentì il cuore fermarsi e un senso di vuoto impossessarsi di lui. 
 
- Cosa...? 
 
Antonio sospirò e si sedette vicino a lui, tenendogli una mano. 
 
- Lovino... guardiamo in faccia la realtà. Io ho 
trentasette anni, 
tu ne hai diciannove... Ci sono diciotto anni di differenza! Potresti essere mio figlio!
Lovino si alzò e lo fronteggiò. 
 
- Allora mi hai preso in giro? Mi hai mentito quando mi hai detto che mi amavi? Tutte le volte che abbiamo fatto l'amore mi hai preso in giro?
 
Così, gli occhi inondati di lacrime e gli zigomi rossi. 
 
Il respiro ansante che gli graffiava lo sterno. 
 
- Lovi... ti prego!
- No! No! NO! 
 
Impotente lo spagnolo osservò il ragazzo sparire in camera e raccogliere i vestiti. 
 
- Non... Lovino, per favore, cerca di capirmi! Non posso proibirti il tuo futuro! Non capisci che io sono solo un blocco alla tua vita! 
 
Lovino si fermò con la mano ancora sulla maniglia. 
 
- Non capisco? Non... Non pensi che sia abbastanza grande da capire cosa farne del mio futuro da solo? Non pensi che magari il mio futuro lo vedo con te? Non ci pensi?! 
 
Antonio fece un passo indietro, trattenendo il fiato. 
 
- Lovi... 
 
Lovino, con un ultimo sguardo ferito, aprì la porta e uscì in strada, senza guardarsi indietro, salì sull'autobus. 
Mentre osservava le strade innevate di Montrèal sfrecciare accanto a lui, Lovino pianse. 
Senza singhiozzi o sospiri pesanti. 
Semplicemente lasciò che le lacrime scorressero sui suoi zigomi, facendo la dolce curva sulla pelle liscia e avviandosi verso le labbra. 
 
Una goccia rimase imprigionata sulla sporgenza superiore, mentre un'altra continuò il percorso fino al mento. 
 
Non si curava di nulla da quando era salito sull'autobus. 
 
Non gliene fregava nulla della gente che saliva e scendeva, delle risate di tre ragazzine in fondo che ridevano, della signora davanti che parlava al telefono a voce alta. 
L'unica cosa che sentiva era il suono del suo cuore che rombava sordo nel petto. 
 
Non seppe perchè alzò la testa alla fermata. 
 
Seppe solo che gli occhi di Antonio lo fissavano dal sedile accanto a lui. 
 
- Scusa. Scusami se puoi, ti prego... Io- 
 
Si interruppe, un singhiozzo gli scosse il petto e la testa ricadde sul petto del ragazzo. 
 
- Antonio... 
- Non ti ho preso in giro, non l'ho fatto. Non l'ho mai fatto, ti amo! Ti amo, ti amo... ti prego, ti amo, non... Lov-
 
Le labbra di Lovino interruppero quel fiume in piena. 
Dolcemente si sfregarono su quelle dello spagnolo e le riscaldarono. 
 
- Antonio... Anche io. 
Con un sospiro tremulo lo spagnolo lo strinse a se. 
 
- Tonio...? Come diamine hai fatto ad essere qui? 
 
Lo spagnolo si irrigidì e sorrise dolcemente. 
 
- Francis e Gilbert sono in macchina... ho superato l'autobus venti minuti fa e ho aspettato che ci distanziassimo un po'... poi sono salito... 
 
Lovino lo fissava a bocca aperta. 
 
- C-cioè tu... tu hai.. hai sorpassato un autobus,  in città, su una strada a doppia striscia continua, completamente nell'altra corsia, con possibile attraversamento di bambini e su un'auto che è un insulto alle altre auto? 
 
Antonio sorrise dolcemente e lo baciò con passione. 
 
- Fammi la parte di merda dopo, chico, ora dobbiamo scendere. 
 
Con un sospiro seccatissimo, il ragazzo si alzò e lo seguì giù per le scalette fino in macchina, dove un divertito tedesco e un ancor più divertito francese, li aspettavano, con dei ghigni malvagi sulle labbra.
 
Dopo un momento di silenzio il tedesco, alla guida del trabiccolo arrugginito, parlò. 
 
- Allora... Tua madre lo sa che stai con un uomo più grande di te di diciotto anni?
 
Antonio non aveva mai visto il viso del ragazzo così pallido. 
 
 
 
- Al-fred! Ah! 
 
Il biondo sorrise e, con uno sguardo a metà tra il maligno e il malizioso, riprese a muovere la mano a ritmo alterno sul membro di Matthew. 
 
Nella solitudine del loro appartamento avevano capito ormai cos'era quel sentimento che li muoveva da quando erano piccoli e ancora non vivevano insieme. 
 
A venticinque anni, ormai, vivevano da soli in un piccolo appartamento vicino a quello dei genitori, ma abbastanza lontano da lasciar loro la privacy e da averne una da tenere relegata non più alla porta della cameretta ma a quella di casa. 
 
Adesso frequentavano l'università. 
 
Matthew con l'intenzione di diventare un medico e Alfred con quella di diventare ambasciatore. 
 
Per adesso, comunque, l'unica intenzione di Matthew era quella di venire. 
 
Strinse la presa sulle braccia del fidanzato, fratellastro, e gemette forte, non appena questi si introdusse in lui. 
 
- Matthew... ti.. ti amo Matthew..
- Anche io... anche io!
 
Alfred iniziò a spingere forte ma con dolcezza infinita. 
 
Gli tenne le gambe spalancate e spinse, facendogli inarcare la schiena e facendolo donare a lui. 
 
Alfred amava quella cosina bionda tra le sue braccia, amava quando lo baciava e lo abbracciava dolcemente, in qualsiasi momento. 
 
Amava, più di tutto, però, il suo accento francese quando facevano l'amore. 
 
Era qualcosa di oscenamente eccitante anche solo quando chiamava il suo nome, accentuandolo e arrotolando la r in quel modo così adorabile che...
 
- Ah! Alfred! 
 
Lo faceva venire ogni volta, trascinando con se Matthew.
 
E poi, amava quando, ancora ansimanti si sdraiavano sul letto, dolcemente abbracciati e Matthew iniziava a grattare dolcemente la cute di Alfred. 
 
- Ti amo...
- Moi aussi...
 
E sorridendo leggermente, si addormentarono scomposti.
 
 
 
 
SPAMANO, AMERICEST E GERITA. SBEO!
Ho fatto Jackpot!
Scusate se fa schifo ma io li amo così!
Bacioni a tutti!! 
EMMY!
  
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