Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Berry Depp    16/11/2014    1 recensioni
"È così che funziona, pensi alla morosa, alla casa, eccetera, e sei morto. Quindi dammi retta, mister, pensa solo a ciò che vuoi veramente: farla finita con quei bastardi che stanno nascosti là dietro come conigli eunuchi, così puoi tornare a casuccia. Semplice, non trovi?"
Quella che prima era una semplice rivolta a Shamar si è trasformata in una vera e propria guerra mondiale su Mobius. Tutti voglio aggiudicarsi lo Smeraldo Gigante per poter conquistare l'intero pianeta. Un tempo un po' indeterminato, visto che ci sono ancora le carrozze, ma le armi sono all'avanguardia.
Qualcosa venutami in mente oggi pomeriggio e che ho subito sviluppato, la considero più una sfida contro me stessa, per mettermi alla prova, credo sarà la cosa più grande che abbia fatto finora, con i suoi (non calcolati, solo immaginati) 30 capitoli. Spetterà a voi dire cosa ne pensate ;)
[Sonic x Amy] [Silver x Blaze] [Shadow x Maria] [Knuckles x Rouge] [Vector x Vanilla] [Jet x Wave]
Genere: Comico, Guerra, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il giorno dopo Shadow e Sonic furono chiamati nell’ufficio di Vector per un motivo a loro sconosciuto. O almeno, a Shadow: Sonic sapeva cosa lo aspettava.
Arrivarono nell’ufficio e vi trovarono Vector e, con loro grande sorpresa, Fang, il mercenario che li aveva aiutati nella missione per salvare Silver tempo addietro.
  -Salve, colleghi- li salutò la donnola portando due dita alla fronte e allontanandole velocemente.
  -Non siamo tuoi colleghi- quasi grugnì Shadow, ricevendo un’alzata di spalle per tutta risposta.
  -Accomodatevi, soldati- li esortò Vector, mostrandogli delle poltroncine e andando a sedersi alla sua, dietro la scrivania.
Visto che Sonic stava a testa bassa, fu Shadow a parlare: -Ci dispiace per quello che è successo ieri, ma non capisco perché ci avete chiamati entrambi. E perché Fang è qui, pensavo fosse solo un mercenario.
  -Loquace, oggi, eh?- lo schernì Fang con un sorriso beffardo, che mantenne anche quando il nero lo fulminò con lo sguardo.
  -Fang non è un semplice mercenario, Shadow- disse Vector –Ragazzi, vi presento il generale delle forze armate di Mobius.
 Ci furono alcuni secondi di silenzio, in cui Vector aspettava una qualche reazione da parte dei due ricci che invece rimasero immobili cercando di assimilare le parole “Fang” e “generale delle forze armate di Mobius”.
  -Che?- fece di colpo Sonic rivolgendo una smorfia di incomprensione alla donnola, che rimase impassibile.
  -Era sotto copertura, in realtà è un pezzo grosso, di quelli che controllano la situazione nelle guerre, uno dei boss, insomma- spiegò Vector.
  -Oh, mi lusinghi, Vector!- fece allora Fang fintamente imbarazzato –Ma non posso dire che non hai ragione. Per l’esattezza sono dell’associazione militare che parteggia per Apotos. Io e i miei colleghi controlliamo la guerra che combattete voi e decidiamo se inviare rinforzi, che siano altri soldati o medicinali o armi.
  -Devo ammettere che avete proprio un gran bel tempismo!- lo interruppe Shadow con tono ironico.
  Fang lo ignorò e continuò: -Ma oggi non sono qua per spedirvi qualche uomo di riserva. Bensì per levarvelo.
  Sonic sentì un brivido lungo la schiena, come se delle fredde dita appuntite gli avessero percorso tutta la spina dorsale e abbassò la testa.
  Shadow, dal canto suo, non capiva ancora cosa volesse dire Fang e guardò Sonic interrogativo, non trovando il suo sguardo, ma solo le sue orecchie piegate all’indietro, in una posizione di sottomissione.
  -Sono venuto a conoscenza del tragico fatto che ha trovato vittime due bambini a causa delle vostre bombe, delle bombe che noi vi abbiamo mandato dopo aver contrattato con il dittatore Robotnik- spiegò Fang, diventando di colpo serio, il volto cupo, il tono di voce abbassato di almeno un’ottava –Il punto è che il capo dell’operazione, nonché capitano dello squadrone che l’ha messa in atto- si fermò un istante, come per dare più drammaticità alla scena –è Sonic.
 Adesso anche Shadow aveva abbassato lo sguardo.
 Sonic sapeva che non era stato veramente lui il capo dell’operazione, ma suo fratello, ma non poteva certo dire che un dottore, non un militare, era il vero “colpevole”. E poi non avrebbe mai accusato suo fratello, era l’unica persona rimastagli, oltre Amy e Jackie, sempre che la guerra non si fosse portati via anche loro e la notizia non gli era ancora arrivata. Scosse leggermente la testa per scacciare quei pensieri pessimisti.
 -Abbiamo quindi deciso- continuò Fang –non di sollevarlo dall’incarico e rispedirlo a casa con l’ordine di non farsi mai più vedere, ma di declassarlo.
 Un leggero sospiro di sollievo scappò dalla bocca di Sonic, impercettibile. Almeno non avrebbe dovuto dire addio alla vita militare, quella per cui aveva sempre dato tutto sé stesso fin dalla morte di suo zio. Questo non era poi una tragedia.
 -Di conseguenza abbiamo scelto Shadow come capitano dello squadrone- terminò allora Fang.
 Shadow alzò la testa di scatto e sgranò gli occhi.
 -Sei uno dei più competenti, oltre Sonic, per questo abbiamo pensato che sei il più adatto. Certo, non è una cerimonia ufficiale, ma possiamo promuoverti a questo nuovo incarico anche in situazioni di grande bisogno, come questa.
 Una punizione è una situazione di grande bisogno? Si chiese Sonic, pensando che avrebbero potuto fargli almeno finire la guerra da capitano, se non fosse morto prima. Ma ormai era fatta. Shadow era capitano del terzo squadrone e lui un soldato al livello di Knuckles o di Silver. Non che si fosse mai sentito tanto diverso, lui era più quello che faceva da tramite tra i pezzi grossi e lo squadrone e decideva sul da farsi in situazioni critiche, eppure quello che sentiva ora era solo umiliazione. Aveva perso il suo onore. Ciò per cui avrebbe fatto di tutto, nella sua vita da militare.
 Furono congedati e camminarono verso la loro trincea in silenzio, uno di fianco all’altro.
 In quel momento un rimbombo fece tremare il terreno sotto i  loro piedi e quasi persero l’equilibrio.
 -Che succede?- gridò Sonic.
 Shadow si guardò intorno, diversi soldati imbracciarono le loro armi e cominciarono a correre.
 -Non ne ho idea!- fermò un soldato e gli chiese: -Sai cosa sta succedendo?
 Quello scosse la testa: -No, sembrerebbe un attacco, ma non ha suonato nessun allarme.
 I due ricci si scambiarono uno sguardo d’intesa e cominciarono a correre a tutta velocità alla loro trincea, dove trovarono Knuckles, Jet e Silver che imbracciavano i loro fucili per partire.
 A Sonic mancò il respiro, quando vide che ce n’erano così pochi. Erano rimasti solo in cinque. In pochi mesi di guerra.
 Quando si accorsero del loro arrivo, Silver esclamò, rivolto a Sonic: -Capitano, ordini?- ma fu Shadow a rispondere, attirando l’attenzione e la sorpresa su di lui: -Knuckles, Jet, ultima fila, non vogliamo avere altri morti. Sparati a chiunque vi trovate davanti. Se sopraggiungono complicazioni, ritiratevi in trincea. Silver, prime trincee. Fai il cecchino. Caschetto e fucile di precisione sottobraccio. Ecco, prendi il mio- e glielo lanciò –Io e Sonic saremo in prima fila.
 -Non avevi detto che non vogliamo avere altri mor...- fece Knuckles, ma Shadow lo interruppe: -Avete chiesto gli ordini? Li avete avuti. Ora andiamo. Via, via, via!
 E gli ordini li eseguirono. O almeno fu quello che avrebbero fatto, se non si fossero trovati davanti una nube nera e viola che stendeva chiunque toccasse.
 
Scappare.
 Sarebbe stato il primo pensiero di chiunque altro, purché avesse avuto un minimo di buonsenso.
 In quel momento l’unica cosa che mancava a Mar era proprio il buonsenso, oltre Manic, Kem e Torelay.
 Il suo primo pensiero furono loro tre. Suo fratello e la sua migliore amica, feriti e indifesi, avrebbero trovato difficoltà enormi a fuggire. In quanto a Manic, quello nemmeno si trovava.
 Aveva corso ovunque senza nemmeno aprire un portale per non perderselo se si fosse trovato per strada e non in un tendone, ma non riusciva ancora a vederlo da nessuna parte. Finalmente arrivò in quello dove era stato ricoverato suo fratello, ma anche quello era stato evacuato. Allora corse in quello di Torelay, sperando di trovarla e si trovò davanti tre infermiere che non ricordava di aver mai visto che facevano uscire gli infortunati.
 -Scusate, dovrebbe esserci una certa Kitty qui e...- provò, ma quelle le lanciarono un’occhiata di acido disprezzo.
 -Non puoi entrare- la informò una di loro –è vietato ai non addetti.
 Mar aggrottò le sopracciglia.
 -Scusi?- fece –Qui le uniche non addette sono le vostre belle facce di culo!
 Due infermiere le si avvicinarono mentre l’altra continuava il suo lavoro e si misero in posizione d’attacco. Da due portali vicino alle sue mani Mar evocò i suoi Tagliagole.
 -Beh? Vi ho offeso? Eppure al giorno d’oggi gli specchi esistono!- le provocò.
 Le saltarono addosso inferocite, ma prime che potessero toccarla lei mise davanti i Tagliagole e riuscì a squarciare il torace di una. Non era stata sua intenzione, di certo non era arrivata lì con lì intenzione di uccidere qualcuno, ma quelle non erano sembrate affatto intimorite. La seconda, che aveva fatto un balzo all’indietro vedendo la sua compagna venire tagliata in due, saltò sopra il braccio di Mar che si era sporta con l’intenzione di ferirle le gambe, ma non fu abbastanza veloce perché quello che venne tagliato al posto dei piedi fu la testa. Sotto le lame affilate del Tagliagole di Mar si aprì uno squarcio che le bagnò il viso di sangue come in un film di Quentin Tarantino,mentre la testa volava sopra le sue orecchie appuntite. La terza infermiera, rimasta a svolgere il suo lavoro, le si lanciò addosso puntandola con la pianta del piede. Sconvolta com’era per l’accaduto, Mar non se ne accorse in tempo e il calcio le arrivò dritto sullo sterno, levandole il fiato. Riuscì a mantenere l’equilibrio per miracolo mulinando con le braccia, ma i Tagliagole le caddero dalle mani, mentre l’infermiera le andava contro agguerrita.
 Fu allora che vide suo fratello. Era in piedi dietro l’infermiera, ancora dentro il tendone insieme ad alcuni feriti increduli. Mar si concentrò, per quanto le permettesse lo stordimento, e riuscì a intercettare i pensieri di Kem.
 Mar! Riesco a sentirti!
 Kem. Spada o arco?
 Vide il riccio sorridere compiaciuto.
 Spada. Lo sentì rispondere.
 Con un leggero movimento delle dita, aprì un piccolo portale accanto a Kem, che ne estrasse una lunga spada affilata. Con un urlo Kem superò i presenti e si gettò contro l’infermiera ignara del loro discorso che gli dava le spalle e le conficcò la lama tra il collo e la spalla di taglio.
 Altro sangue schizzò addosso a Mar, ma non ci fece nemmeno tanto caso.
 -Cosa succede, Mar?- le chiese passandosi un braccio ancora nudo sulla faccia, sporcandoselo di sangue.
 -Nebbia... nera- rispose Mar col fiato corto, riferendosi a quella partita dal campo di Spagonia e che stava decimando i soldati e che si stava dirigendo anche alle loro trincee –le abbiamo... uccise?
 -Sembrerebbe di sì...- rispose Torelay ora che si era avvicinata –No, aspetta. Guardate!
 Si voltarono e videro i copri squarciati delle tre infermiere dissolversi in una nebbiolina violacea simile a quella di Spagonia.
 -Ma cosa...?- cominciò Mar, ma fu interrotta da Manic, arrivato in quel momento.
 -Che cazzo è successo?- chiese allarmato. Mar lo guardò con gli occhi sbarrati ancora sconvolta e lui la prese tra le braccia e la strinse forte –La tua faccia! Sei ferita?
 -No- rispose lei secca –Sto bene. Dobbiamo scappare.
 Manic annuì, la prese per mano e urlò ai feriti: -Verso la fine delle trincee, raggiungete il fiume e poi il bosco. Correte il più lontano possibile, quella roba li sta uccidendo tutti!
 Mar lanciò un’occhiata a Kem, che prese per mano Torelay e cominciarono tutti e quattro a correre verso quella che sarebbe dovuta essere la loro salvezza, se la nebbia si fosse dissolta.
 Se la nebbia non si fosse dissolta, la soluzione era una sola.
 Continuare a correre.
 

_______________________________________________

Cabina del Capitano, Mar e un vecchietto che all'epoca della caccia all'oro fu un baldo giovine (?):
 
LO SO! 
Lo so... Non aggiorno da troppo tempo...
Vecchietto che all'epoca della caccia all'oro fu un baldo giovine: Dalla lontana estate del sessantaquattro!
Che ci fa lui qui?
Mar: Che ci fa lui qui?
Che ci fate voi qui?
Vecchietto che all'epoca del vabbè, avete capito: Che ci faccio io qui?
Mar: Marta, che ci fai tu qui??
Si, avrete perso l'abitudine a trovarmi scorazzare liberamente come un cucciolo di dugongo appena svezzato (?) Eppure non mi sono dimenticata di voi! Ne' tanto meno della storia, sia chiaro u.u è che ho cominciato il primo anno al liceo, ho imparato ad odiare i miei compagni di classe, i professori, il latino e il greco, le macchinette impallate, la sveglia, i cacciatori d'oro...
Vecchietto: Ehi!
Ma sono sempre qui! E per farmi perdonare pubblicherò una one-shot fra poco. Una one-shot triste. E deprimente. Di quelle che mi vengono in mente la notte e che non mi fanno dormire.
Mar: Bel modo che hai di farti perdonare, tu...
Riassunto delle puntate precedenti: Tails e Charmy so' morti e per Sonic so' cazzi. Così, per farla breve.
Vecchietto: Ai miei tempi queste parole nemmeno esistevano!
Mar: Ai miei tempi la gente non si faceva perdonare istigando al suicidio...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vedrò di fare prima col prossimo che ho già iniziato, ma non so dirvi quando lo pubblicherò. Ci sentiamo!
Don't touch the...
Vecchietto: ORO!!
No, me l'hai rovinata!! T-T
BD, Mar & Vecchietto (?)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Berry Depp