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Autore: Sabren    16/11/2014    1 recensioni
“Woah woah woah! Che cos'è questo baccano?” una voce roca lo distrasse dalle parole che uscivano veloci dall'apparecchio al suo fianco e lo fece guardare attorno, ma vide nessuno.
Possibile che se lo fosse immaginato?
“Ehi, diavoletto guarda sopra di te!” e così fece.
Quasi urlò quando due occhi verdi gli sorrisero. Era un ragazzo ed era sistemato tra due rami, probabilmente abbastanza forti da poter sostenere quel peso. Il ragazzo tinto continuava a fissarlo, era... carino. Probabilmente non perfetto come Zayn Malik (il ragazzo di cui aveva una cotta), ma aveva dei bellissimi ricci, contenuti da alcuni fiori intrecciati, e delle belle labbra, distese in quel momento in un sorriso.
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Larry; con uno speciale e dolcioso Hippie!Harry.
2'267 parole.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Di lì a poco l'orologio che portava al polso avrebbe segnato le dieci e trentacinque. Non poteva ritardare nemmeno un minuto al suo appuntamento. Non era chissà che cosa ma da qualche anno, Louis, trovava quel luogo come unica valvola di sfogo.
Tutte le mattine si trovava in quel parco, quasi isolato, dietro casa sua. Era solito andarci a quell'ora per vari motivi, ma quello principale era perché lo avrebbe trovato, letteralmente, vuoto.
Non ci sarebbe stato nessuno: i bambini erano a scuola, stessa cosa per gli adolescenti e le persone che lo utilizzavano per fare fitness non consigliavano un orario del genere. E quindi quel luogo diventava suo, tutto suo.

Oltrepassò i cancelli neri arrugginiti andando direttamente verso il suo albero.
Louis non era un ragazzo abitudinario, anzi si sarebbe potuto dire il contrario; ma quel luogo era un qualcosa di magico per lui. Riusciva ad isolarlo dal mondo e, visto che ci sarebbe stato solo lui, avrebbe potuto ascoltare tutta la musica che voleva, alle tonalità che più preferiva.
Si passò una mano tra i capelli rossi, tinti color sangue, e torturò il piercing al labbro inferiore. Quel posto era vuoto, come si aspettava. Si poteva udire solo qualche uccellino, ma anche loro sarebbero fuggiti appena il ragazzo avrebbe fatto partire il suo iPod.
Poggiò pesantemente le spalle contro la corteccia dell'albero e si lasciò cadere lentamente, chiudendo gli occhi. Quando il suo sedere toccò l'erba fresca si lasciò uscire un sospiro.
Finalmente
.

Louis in quel posto scappava, scappava dai conoscenti, dagli sconosciuti, dalla famiglia e dalla madre (non scappava dagli amici perché, ormai da anni, non ne aveva). Scappava perché “punk e gay”.
Cosa strana ed in parte anche falsa, perché Louis non era un punk.
La sua vita era andata a rovinarsi in un colpo solo, per una stupida dimenticanza. Tutto era cominciato con una cotta per un suo compagno di classe e poi per dei componenti di band punk; fu così che cominciò a copiare il loro stile, partendo da qualche tatuaggio, continuando con qualche orecchino ed concludendo con alcune tinture sempre diverse di capelli.

Riuscì ad essere felice per circa tre anni, fino a quando la madre guardò nella cronologia del computer principale della famiglia. Per una volta che il più grande si era dimenticato di cancellarla, quella doveva controllarla. Ci furono urla per ore intere (all'inizio rivolte al computer), poi passi pesanti per le scale, la porta della sua stanza spalancata ed infine un piccolo ragazzo di soli diciotto anni girovago per le strade.
La madre lo aveva cacciato di casa per ben trentasette ore, le aveva contate grazie all'orologio che portava al polso (lo stesso che indossava in quel momento). Dopo quelle ore era andata a cercarlo e, dopo uno schiaffo in pieno volto davanti a dei semplici passanti, lo aveva fatto montare in auto e riportato a casa. Perché la signora Tomlinson non poteva avere un figlio gay punk che era anche scappato di casa.
Ma nessuno fuori dalle mura della sua casa conosceva quella storia.

Da quel giorno Louis dovette mentire riguardo se stesso. La madre non gli negò di essere punk, anzi, doveva esserlo per i modi di pensare e non perché si sognava di poter scopare con qualche chitarrista, infatti non gli permetteva di avere poster e/o foto di uomini in camera. Lo obbligò ad uscire, frequentare e fidanzarsi con la figlia della sua migliore amica, Eleanor. La ragazza non era per nulla diversa dalla madre del povero ragazzo.
Per quanto riguardasse l'“evasione” si era detto nulla.

Erano ben cinque anni che Louis sopravviveva così.

Ogni volta che tornava a casa c'erano la madre ed “Elly” che lo guardavano quasi con disprezzo, come se avesse commesso un errore, anche se aveva fatto niente. E così curvava le spalle e saliva in fretta le scale diretto in stanza dove, la sua amatissima ragazza, lo avrebbe raggiunto e torturato con i suoi racconti e qualche bacio (e forse anche di più). Alle volte non la capiva, lo guardava con disgusto ma poi, da soli, si comportava come la perfetta fidanzatina.
A Louis veniva da vomitare, sempre.

L'ultimo anno di scuola era andato malissimo. Dopo il suo rientro a casa, a scuola, non poterono evitargli di domandare sulla chiazza rossa sul volto. “Quando sei un punk non ti regoli con il volume della musica ed ecco il risultato” si ritrovò a ripetere a tutte le persone che glielo chiedevano, e furono molte.
Per evitare la madre (e così anche i suoi sguardi omicidi) stette sempre di meno a casa e così anche il suo rendimento scolastico da ottimo passò ad essere appena sufficiente; le ore di studio erano limitatissime. Ma grazie a quelle ore sottratte allo studio che trovò quel luogo. Un piccolo parco sempre verde e ben frequentato; ben curato, con giostre e panchine da ogni parte dove potersi sedere tranquillamente sotto l'aria calda del sole.

Sospirò altre due volte ripensando a tutta la sua piccola vita, aveva solo ventitré anni ed ancora non aveva avuto una relazione (quella con la sua ragazza nemmeno si poteva contare come tale). Allungò le gambe difronte a lui e tirò fuori l'iPod bianco, regalatogli dalla madre per il compleanno del suo “Unico, bellissimo e perfetto figlio maschio”, unitile dire che lo disse perché erano presenti degli ospiti. Fece partire la riproduzione casuale e le prime note di Holidays In The Sun dei Sex Pistols lo circondarono.
Cominciò a canticchiare muovendo i piedi al ritmo della musica di sottofondo ed in un colpo solo si sentì più rilassato rispetto a qualche minuto prima.

“Woah woah woah! Che cos'è questo baccano?” una voce roca lo distrasse dalle parole che uscivano veloci dall'apparecchio al suo fianco e lo fece guardare attorno, ma vide nessuno.

Possibile che se lo fosse immaginato?

“Ehi, diavoletto guarda sopra di te!” e così fece.

Quasi urlò quando due occhi verdi gli sorrisero. Era un ragazzo ed era sistemato tra due rami, probabilmente abbastanza forti da poter sostenere quel peso. Il ragazzo tinto continuava a fissarlo, era... carino. Probabilmente non perfetto come Zayn Malik (il ragazzo di cui aveva una cotta), ma aveva dei bellissimi ricci, contenuti da alcuni fiori intrecciati, e delle belle labbra, distese in quel momento in un sorriso.

“Ciao” parlò ancora, “Posso sapere tu chi sei?” domandò.

Louis si riprese dai suoi raggi x e, sì, rispose: “Sono Louis Tomlinson e questo è il mio posto, ci vengo sempre, quindi magari la domanda la dovrei porre io a te”.

Il riccio storse le labbra e, muovendosi agilmente, scese dall'albero inginocchiandosi al suo fianco. Aveva detto che non era perfetto come Zayn Malik? Cavolo, ora si rimangiava tutto. Quegli occhi non erano solo verdi, erano verdi con diverse pagliuzze dorate e quei fiori che semplicemente contenevano quei perfetti ricci lo rendevano incredibilmente dolce ed innocuo. Louis si rilassò ancora di più vicino a lui.

Non sembrava male quel... “Mi chiamo Harry! Sono Harry Styles” ecco.

Louis sorrise, sorrise davvero. Sorriso che venne ricambiato dal riccio con tanto di fossette.
Subito si sedette al suo fianco tirando fuori dalla tasca una bustina trasparente. La fece vedere al “punk” e senza pronunciare parola chiese se la volesse e Louis annuì, sorridendo. Non fumava canne regolarmente, ma quando lo faceva si trovava in quel parco e rimaneva sulle sue ancora di più, abbassando la testa e chiudendo gli occhi, come se dormisse.

“Mi hanno detto che è buona” confermò sussurrando il riccio e cominciando a rollare.

Quando finì portò l'oggetto tra le labbra e fissò il ragazzo al suo fianco con l'accendino nell'altra mano. Alzò le sopracciglia ed il castano capì subito dopo. Gli accese la canna e gli occhi del riccio, se possibile, s'illuminarono ancora di più difronte quella fiamma.

“Così è più eccitante” disse muovendo la canna accesa tra le labbra.

Louis non lo poté negare. Non solo le ragazze etero potevano trovare un ragazzo con un sigaretta/canna in bocca eccitante. Sorrise e lo ringraziò quando, con mani tremanti, prese la canna e fece subito due tiri, rilasciando una nube bianca tra loro.
Poggiò la testa contro l'albero dietro di lui e sospirò nuovamente.

“Non hai fatto altro”

“Cosa?” domandò non spostandosi da quella posizione.

“Sospirare... è tipo la terza, o forse quarta, volta che lo fai” il riccio fece il labbruccio sporgendosi verso le sue dita e catturando la canna, aspirando (Louis rabbrividì a quel contatto ma non lo diede a vedere).

“E' che sono rilassato, non mi capita se non sono da solo” ammise alzando leggermente le sopracciglia e sospirando un'altra volta.

“Sono felice di essere un privilegiato, allora” rise l'altro mentre lo osservava fare un altro tiro.

Passarono probabilmente solo trenta minuti ed in quel momento il riccio si trovava con la quarta canna tra le mani e l'altro era sdraiato a terra con la testa sulle sue cosce. Erano davvero morbide, come il suo nuovo amico aveva detto. Avevano parlato un bel po' e si erano anche confessati diversi avvenimenti. Harry era un hippie, meglio conosciuti come figli dei fiori, e Louis non sapeva come non avesse fatto ad arrivarci prima; il suo abbigliamento diceva tutto ed anche il suo modo di pensare sull'essere liberi, cosa che il più grande (perché Harry aveva anche detto di avere solo vent'anni) voleva essere.
E con lui si sentiva così, si sentiva felice, rilassato (molto più spesso delle altre volte) e libero. Era strano ma anche incredibilmente bello, tanto da dirglielo. Il riccio tremò leggermente a quella confessione e, dolcemente, gli accarezzò i capelli.

Si dimenticò della sua situazione orribile a casa, delle sue sorelle, della sua fidanzata, di tutto. In quel momento c'era solo lui, libero assieme ad Harry.

“Ma quindi sei un punk?”

“Naaaaaah” disse osservando un filo d'erba che aveva tra le dita delle mani, “In realtà avevo una cotta per un figone di cantante punk-rock, di cui ora non ricordo nemmeno più il nome, e... beh... trovavo le giacche di pelle altamente eccitanti. Così li ho cominciati a seguire e tutto il resto. Poi sai con mia madre, bla bla bla! Queste cose già te le ho raccontate... Haz!”

“Wow, con sole tre canne cedi, prima non spiaccicavi nemmeno mezza parola, bello mio!” rise e Louis lo trovò davvero bellissimo.

Aveva una risata bassa e lenta che, come tutto il resto di lui, lo rilassava. Aveva riso spesso durante quella mezz'ora e Louis non poteva immaginare come sarebbe stato quando si sarebbero dovuti lasciare. Diamine l'avrebbe voluta registrare, così da continuare a rimanere così felice per almeno una settimana.
Non voleva lasciarlo.

“Ehi! Ti va di venire in un pub con me, questa sera? Suono io, dai dai dai dai dai!”

Si era alzato sulle ginocchia poggiando le mani sulle spalle del più piccolo, che aveva spalancato gli occhi dalla sorpresa. Louis sperava di esser riuscito a mettere su la faccia più cucciolosa che potesse fare, in modo da riuscire a convincerlo. Eppure Harry sembrava triste e pensieroso. Tutte le speranze del più grande crollarono quando gli tolse le mani dalle spalle e parlò.

“Non posso... quando ti parlavo del fuggire sempre dalle città non scherzavo. Non sono l'unico in famiglia, anche mio zio è così e molto spesso ci uniamo assieme ad altri ragazzi... Lou, io sto in viaggio e questa sera ripartiamo...”

Ed il cuore del, ormai passato, castano si ruppe. Non avrebbe più rivisto Harry perché in viaggio. Stupidi hippies ed i loro pensieri strambi. Non poteva rimanere un'altra sera con lui? Per lui? Gli aveva anche fatto la faccia dolce, per diamine!
Ma non si mosse; continuò a guardarlo negli occhi con la speranza che cominciasse, di nuovo, a ridere e che gli dicesse che fosse tutto uno scherzo e che, sì, lo avrebbe rivisto quella sera.
Ma non accadde. Harry continuò ad esser serio e triste, perché lo vedeva dalla piccola corruzione delle labbra.

Labbra
.

“Posso bacia-”

“Sì”

“Cosa?” aspetta... non lo aveva nemmeno fatto finire.

Ora il più grande era abbastanza curioso, quindi non solo lui lo trovava interessante? Era un qualcosa ricambiato? Avrebbe finalmente, dopo anni, fatto quello che gli piaceva. Lo pensò in pochi secondi e subito dopo si sporse e lo fece.
Non attese che Harry ridicesse la parola precedente, anche perché lo baciò proprio mentre questo aveva la bocca mezza aperte.

Sospirò.

Le labbra del riccio erano morbide e sapevano incredibilmente tanto di ciliegia ed erba; un qualcosa che scosse Louis dalla testa fino alla punta dei piedi, dove indossava le sue amate Vans. Portò le sue piccole mani sul collo del riccio, dove le punte delle ciocche ricce solleticarono le sue nocche sporgenti.

Sospirò.

“Sospiri anche nei baci, non ci credo” disse strascicando le parole il riccio mentre l'altro gli mordeva il labbro inferiore.

“Zitto”

E continuarono a baciarsi. Erano presi, troppo presi da tutto ciò che sentivano, così tanto che tutto attorno a loro scomparve. E l'ex-castano si sentì più libero che mai; dove era stato quel ragazzo fino ad allora?
Non poteva farselo scappare. Non poteva.
Non gli fregava se Harry potesse essere un assassino e se si era inventato tutto; lui non aveva nulla da perdere, avrebbe potuto perdere la vita, ma essa l'aveva persa cinque anni prima a causa di sua madre. Aveva giusto un auto ma non ci era affezionato come con quel ragazzo che stava baciando ad occhi chiusi.
Quasi si maledisse per essersi staccato dalle sue labbra così precocemente, ma doveva chiederlo in quel momento sennò non l'avrebbe più fatto.

“Posso venire con voi?”


Eccoooooomi!
Dopo quanto? Mesi? Wow.
In questo ultimo periodo mi chiudo di più a leggerle queste bellissime slash ma, dopo quest'idea che ho avuto, non potevo non metterla.
Non so che dire, ups, spero solo che vi sia piaciuta leggerla come a me è piaciuta scriverla e buh.
(Amate la gif a fine os, baci baci)
AH AVVISO IMPORTANTE: probabilmente pubblicherò una miniloooooong (esulta come un ragazzo quando segna la sua squadra del cuore); devo solo sistemarla per bene bene, gnaw.
Baci, Sabren (o Nemi!).
   
 
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