Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Harry123    16/11/2014    5 recensioni
Harry è un soldato nazista, Louis un ragazzo ebreo. La storia è ambientata nella seconda guerra mondiale, dove Berlino sarà la testimone di un amore incondizionato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come può una guerra rovinare tutto?
Come possono delle persone garantire il benessere civile tramite le armi?
Chiudete gli occhi e immaginate la città di Berlino.
Grande, moderna, giovanile, artistica, rumorosa, ma allo stesso tempo come icona di attrazione, divertimento, felicità e spenzieratezza.
Ecco, ora provate a immaginare una semplice piazza tedesca.
Una di quelle enormi costeggiate da panchine e aiuole verdi adornate con moltitudini di fiori colorati e alberi che si alzano per alcuni metri regalando ombra e del fresco, tipico per le giornate più calde, o semplicemente per una sera d'estate passata a parlare liberamente appoggiati ad un tronco, o a fissare le stelle.
Ebbene, tutto ciò che state immaginando e l'immagine che spero di esservi riuscita a trasmettere, nasconde un passato non tanto lontano.
Un trascorso dove la quiete era sovrastata dalla guerra.
Una guerra che segnerà per sempre la storia. 
Una battaglia che doveva finire subito, una 'guerra lampo' definita così dagli artefici, ma che invece raderà al suolo ogni cosa, porterà a lunghi periodi di vessazioni che dureranno fino allo sfinimento. 
Penso che un'idea del nostro ambiente storico vi sia già chiara perchè adesso vi trasporterò nella Berlino del 1942, esattamente l'opposto di quella descritta precedentemente.


<>
"Oggi non posso farcela, non ancora una volta" Sbuffò un certo ragazzo riccio, costretto ogni mattina a svegliarsi all'alba insieme ai suoi 'compagni' di lavoro indossando con rigore la sua divisa militare.
'Styles dovresti provare ad andare a dormire prima, invece di trasgredire sempre ogni regola'
"John lo faccio perchè queste regole sono sul serio troppo.. troppo pesanti. Odio tutto questo."
'ti lamenti troppo' replicò Sam. Il più 'vecchio' del gruppo.
'noi abbiamo un compito troppo importante, non trovi?'
"Servire il nostro dittatore per poi cosa?" rispose il nostro giovane riccio, mentre si sforzava di tenere inutilmente gli occhi aperti infilandosi la divisa.
'Oggi è un gran giorno.'
"Il giorno in cui dichiareranno la fine della guerra? Oh lo spero ogni santo secondo." Sbuffò, sistemandosi i capelli.
'oggi dobbiamo tutti stare a sentire il discorso del 
Führer per il suo esercito, cioè noi. E tu vuoi presentarti con questa faccia Harry?'
Harry sembrò non importarsene continuando a fare ciò che aveva sempre fatto. Vivere secondo le sue regole.
In famiglia avevano provato tante volte a 'raddrizzarlo', a fargli rispettare le leggi imposte dal loro padre, ma non c'era verso. Harry era un ragazzo particolarmente testardo, determinato, ma allo stesso tempo debole e insicuro, come però non faceva mai vedere all'esterno.
Anzi, c'era chi lo considerasse 'freddo' e 'spietato'. Infondo, nel ruolo che rivestiva, doveva comportarsi da tale, ma non era in grado di far male neanche ad una mosca.
<>
'Styles avanti, almeno rifatti il letto e scendi giù se non vuoi passare altri guai.'
Harry si alzò con naturalezza, lasciando cadere i ricci liberamente sul suo collo rivestito dal colletto della divisa.
Prese poi ad aggiustarsi la piccola giacchetta passando la mano sullo stemma in alto a sinistra.
Tremava ogni volta che lo sfiorava, sentendo ancora la ferita della sera prima bruciare sotto gli indumenti.
Lo avevano beccato ancora una volta scappare dalla caserma con alcuni suoi compagni, semplicemente per provare il gusto di trasgredire il coprifuoco, o per diverirsi. 
Ma il divertimento durò ben poco, infatti fu preso e frustato esattamente sul fianco, e gli era andata anche bene.
Un suo compagno una volta venne picchiato, un altro sparato.
Non c'era una punizione precisa, dipendeva dal giorno, dalla persona che la infliggeva, e soprattuto dalla fortuna personale.
Harry non si lamentava solo di quella situazione, ma soprattutto non sopportava il suo lavoro.
Non solo per le continue regole, ma perchè doveva sottostare per il volere della famiglia a persone che lui in realtà voleva combattere, non comportarsi da alleato.
Si era sempre inspirato ai valori americani, valori più democratici, mentre con quella dittatura, la sua città pareva essere diventata un inferno, specialmente quando iniziò la guerra.
Doveva essere una guerra lampo, ma invece più che parere ad un lampo, pareva un terremoto, una catastrofe per tutti.
E lui stava male in quella situazione, ma doveva viverci. 
'Styles sei pronto?' lo richiamò John, uno dei suoi compagni di stanza, poggiandosi contro la porta.
"Arrivo, sono pronto. Dì a tutti che sto per arrivare.. ho avuto solo un calo di zuccher.." Il suo discorso venne interrotto da un generale della caserma.
<>
Styles rimase girato di spalle guardandosi un'ultima volta allo specchio della sua stanza, calpestando il vecchio pavimento cigolante con i suoi stivali pesanti.
"Okay, sono pronto, possiamo andare." Sussurrò Harry tutto d'un fiato tornando ad avere il suo sguardo teso e freddo.
Il suo compagno prese a scendere in fretta le scale notando tutte le porte delle varie cuccette della caserma aperte.
"John aspetta. Ieri ti hanno preso vero?"
'Harry per favore non pensiamoci.'
"Rispondimi." Disse Harry con tono agghiacciante.
'Sì. ma non mi hanno fatto molto male, mi aspettavo peggio. A te?'
"Nulla di insopportabile." Mentì Harry. Il taglio bruciava costantemente, ma infondo se lo era cercato.

Quando scesero tutti di sotto, era difficile distinguere i vari volti per quanta gente fosse presente.
Harry alzò appena lo sguardo verso un piccolo palchetto dell'enorme stanza coperto da un telo che riportava lo stesso simbolo presente nella sua divisa.
A parlare fu il loro superiore. Teneva la schienda dritta, sguardo sicuro, distaccato persino dalle sue stesse parole nonostante ne portasse rispetto.
<>
Altri uomini sul palco accesero una piccola radio, una di quelle che noi oggi definiremo fuori moda o antiquate, ma per quell'epoca erano le uniche esistenti più pregiate al mondo.
Inizialmente il segnale radio faticò a prendere adeguatamente emettendo solo suoni confusi, poi urla provenienti dalla piazza principale da parte di tutto il popolo presente. 
Probabilmente avevano appena visto il loro dittatore che si preparava nel suo discorso ponendo le braccia sul grande davanzale del suo balcone che dava su tutta la piazza più famosa di Berlino.
In caserma regnava il silenzio più totale, e gli occhi di Harry guizzavano da una parte all'altra esaminando ogni volto.
Tutti i corpi erano rigidi e sull'attenti, tutti allineati in linee indistinte, altra cosa dettata dalle leggi militari.
Non appena la voce del Führer ruppe il silenzio della stanza, l'uomore di Harry prese ad avere sfumatore di stizza, come probabilmente avrebbe dimostrato il suo tono di voce se solo avesse potuto parlare lui al posto di quella radio.
<>
Ed ecco che la gente prendeva ad esultare.
Harry scosse il capo. Non era la prima volta che sentiva dire questa frase dal suo dittatore, ma non la appoggiava affatto. 
Nessuno ne conosceva veramente il significato. Nessuno sapeva di essere esattamente uguale all'altro, nessuno immaginava che tale ipotesi di 'razza ariana' avrebbe per sempre segnato la Storia.
<> Continuò la voce del Führer.
Harry strinse le mani in piccoli pugni tanto forti e potenti da far diventare le nocche completamente bianche.
Abbassò il capo cercando di scacciare quelle parole e forse tra tanti, quello a provare paura era lui. 
Tutti quanti invece non facevano altro che sottomettersi e ad esultare.
Harry questo non riusciva a sopportarlo.
Quella stanza stava diventando particolarmente soffocante per il nostro riccio che presto avrebbe dovuto affrontare la prova più difficile e importante della sua vita.
Uscì a quel punto di scatto, non curandosi del suo dovere di restare lì ad ascoltare tutto. No, a lui come abbiamo già detto, non importava stare a quelle regole che non condivideva. Come stare ad ascoltare quelle parole che mettevano nel suo animo uno stato di continui turbamenti.
Diede così alcune spinte agli altri suoi compagni per scappare via da quella situazione cercando di passare inosservato.
Riuscì a raggiungere l'esterno dell'edificio, sedendosi sulla brecciolina con le spalle contro il muro ormai ingirigito e cupo, come il cielo di Berlino.
Alzò gli occhi verso il cielo notando le nuvole coprire del tutto il Sole; anche questo servì a mettergli ancora più angoscia di quanta non ne avesse già in corpo.
Cominciò a torturarsi così le lunghe dita affusolate delle sue mani sentendo il cervello volare completamente nei suoi pensieri più confusi, perdendosi in essi.


Mancava solo un mese al capodanno che avrebbe dato inizio al 1943 e l'aria di Berlino cominciava a diventare più fredda e rigida.
In caserma poi, non si stava al massimo della comodità, ma i ragazzi trovavano sempre un modo per divertirsi nel tempo libero.
Dopo i soliti allenamenti e il pranzo delle due, potevano godersi un momento di riposo all'aperto.
C'era chi optava per bar e club serali, o chi come Harry, preferiva una passeggiata per il centro della città, anche se, con le ultime leggi dettate, nemmeno la passeggiata poteva più essere considerata tale.
Infatti, molto spesso inviavano alcuni ragazzi delle forze dell'ordine a controllare per le città che la gente interessata portasse il simbolo della stella di David, controllassero i negozi e si soffermassero nelle pubblicazioni della stampa della mattina. 
Se qualcosa non andava, a quel punto dovevano segnalarlo immediatamente, o intervenire se necessario.
Se c'era una cosa che Harry non riusciva a concepire, era girare per la città in divisa e beccarsi gli sguardi intimoriti e distaccati di tutta la gente.
Alcuni suoi compagni se ne apporofittavano, pensavano addirittura di poter comandare sull'altro solo per essere visti come componenti dell'esercito principale nazista.
Dopo il discorso di Hitler, anche gli animi delle persone cambiarono. Sembravano volessero sempre più sottomettersi, e la violenza sovrastava ogni situazione.
In uno di quei pomeriggi,Harry stava controllando con fare annoiato gli articoli del giorno sul giornale come da ordine, poggiato comodamente su una delle sedie in legno di uno dei bar principali del centro, con un gomito poggiato sul tavolino tenendo il palmo sotto il suo mento mentre con l'altra mano stringeva la sua giacca mimetica spostando gli occhi a destra e sinistra per leggere i vari articoli sul giornale, sbuffando di tanto in tanto.
La sua attenzione ben presto venne catturata dalla visione di un ragazzo che faceva esattamente le sue stesse azioni, leggeva come lui il giornale con la differenza che era sul serio interessato nel leggerne gli articoli.
Gli occhi verdi del riccio non tardarono a distaccarsi dalle piccole e nere parole ammassate sul foglio di carta e la sua visuale si focalizzò su un ragazzo più minuto di lui, con un accenno di barbetta appena sotto il mento, occhi azzurri, ciuffo all'insù e sguardo pacato e assennato quasi da infondere tranquillità. Non aveva nulla a che fare con la gente lì fuori che pareva aver dimenticato l'arte di sorridere.
I lati della bocca del ragazzo sconosciuto si incurvarono in un piccolo sorriso, emettendo poi un sospiro di sollievo mentre si lasciò cadere il giornale dalle mani come se si fosse tolto un peso.
'Menomale, nessun nuovo annuncio dal Führer , non trova anche lei che sia una vera e propria fortuna?'
Harry rimase per un secondo immobile balbettando qualcosa, non sapeva bene cosa rispondere. 
"Oh si, sicuramente una fortuna, lo penso anche io." Sorrise infine il riccio, cercando di ricomporsi.
La voce del ragazzo era dolce e delicata, mentre quella del riccio certamente più roca e profonda.
Ma lo sguardo di Harry non potè evitare l'incontro con lo stemma sulla giacca nera del ragazzo provocando un accenno di sorriso dal parte del riccio, stavolta più 'forzato'.
Non era sollevato nel vedere la stella di David, poichè ora sicuramente se il ragazzo avesse notato la giacca che teneva stretta tra le dita avrebbe visto in lui il 'nemico' e il potenziale pericolo da cui stare alla larga.
Era questo un altro lato negativo che riusciva a vedere Harry, certo, una fra molti, ma intanto dava il suo peso.
Strano a dirsi però, il giovane ragazzo non si accorse di chi aveva realmente davanti ed Harry ne fu sollevato, segnandosi di nascosto su un blocchettino, sempre per ordini dei suoi superiori, una tacchetta per tenere il conto di quanta gente portasse di norma il simbolo ebreo.
'Scusami, non ci siamo presentati! Io sono Louis, Louis Tomlinson per precisone!' Sorrise Louis, tenendo la mano in avanti per stirngere quella del riccio.
"Harry, sono Harry" Sorrise di rimando, stringendo a sua volta la mano di Louis, troppo piccola in confronto alla sua.
"Louis, che bel nome" Ripetè il riccio interrompendo il breve silenzio, quasi volesse assaporare quella parola.
'Anche il tuo nome mi piace, inglese giusto?' Sorrise Louis, scrutando gli occhi di Harry.
"Mmh si, mia madre è inglese.. Ma in realtà non so molto di quella lingua, solo le cose basiali! E tu francese eh?" Emise una piccola risata chiudendo finalmente il suo giornale.
'Già! Ma nemmeno io me ne intendo di francese! Anche se mi piacerebbe andare a vivere lì, sai, tutti dicono che si vive bene, tipo a Parigi o in zone più periferiche, non sarebbe male.. Qui c'è troppo caos! Giusto ieri sera non abbiamo dormito per niente per le campane che suonavano! Un nuovo bombardamento, ma poi sempre di notte!' Louis se ne accorse solo in seguito di star parlando troppo velocemente e scoppiò a ridere scusandosi con il riccio che lo guardava cercando di ricollegare e seguire tutti gli argomenti di cui stava parlando.
'Harry! Ti sto confondendo vero?' scoppiò in una fragorosa risata, senza riuscire a nascondere le guance particolarmente arrossate, probabilmente rendendosi conto della sua brutta figura nei confronti del riccio.
"Nah, qualcosa l'ho capito perchè beh lo condivido con te!" Rise di tutta risposta Harry, il quale richiamò l'attenzione di una cameriera.
'Cosa desidera? Signor Styles giusto?' Sorrise la bionda ragazza con un blocchetto in mano e una penna che si rigirava tra le dita distrattamente, leggendo poi il cognome sulla divisa del riccio.
"Louis, posso offrirti qualcosa?" Domandò Harry con tono più calmo e rilassato, girandosi verso l'altro ragazzo che scosse il capo ridacchiando tra se e se. 
'Non se ne parla, offro io, cosa ti va Harry?' Risuonò la voce quasi acuta di Louis.
"Due caffè, grazie" Rispose il riccio poco dopo rivolgendosi direttamente alla cameriera.
'Volete provare anche con dei cornetti? Sono con la marmellata, niente male ve li consiglio' Sorrise la cameriera guardando prima Harry e poi Louis.
'Si! Fantastico, allora due cornetti e due ceffè grazie' Sorrise Louis cordialmente tornando poi a guardare il ragazzo davanti a lui.
'Ma.. prendi sempre due caffè? Non ti fanno poi male tutti insieme?' Rise Louis, provocando una risata spontanea da parte di Harry.
"Uno è tuo! Non ti decidevi e così ho fatto da solo" Alzò le spalle mordendosi appena il labbro inferiore bloccando una seconda risata, continuando poi a parlare. "E tu con due cornetti? Proprio fame eh?" Domandò ironicamente Harry alzando le spalle riscoppiando a ridere non riuscendo a trattenersi.
'Poco spiritoso! Uno è tuo visto che ci penso?' Alzò anche Lou le spalle ridendo e scuotendo appena il capo.
"Oh si, lo vedo! Perspicace Tomlinson!" Esclamò Harry vedendo poco dopo la cameriera arrivare con le ordinazioni.
'Comunque Styles, mi piace il tuo cognome! mi sà di qualcosa di umh.. raffinato!' Ridacchiò Louis, dando un morso al suo cornetto.
Harry rimase a guardarlo non riuscendo a togliersi il sorriso dalle labbra scuotendo lievemente il capo con le guancie tutte arrossate menttendo in evidenzia le sue fossette che sembrarono immediatamente catturare l'attenzione dell'altro, il quale lo osservò a sua volta.
Consumarono tutto osservandosi ad ogni piccola occasione, e se uno se ne accorgeva, l'altro abbassava imbarazzato automaticamente lo sguardo, vivendo quel piccolo momento di felicità dentro quel che sarebbe diventato il loro bar mentre fuori non facevano altro che passare squadriglie di uomini armati come cani da guardia.
Ma a Louis ed Harry non sembrò mai importare.
Finita la loro piccola merenda, Harry si rialzò dalla sua sedia senza pensare che adesso sarebbe passato allo scoperto con Louis.
Si scompigliò e sistemò con un veloce gesto i suoi ricci spostando poi lo sguardo su Louis mentre infilava la giacca militare.
Louis fu quasi ipnotizzato dal gesto di Harry nel passarsi la mano tra i capelli castani da non notare subito la divisia militare.
Solo successivamente passò lo sguardo sulla divisa deglutendo appena nell'incontrare il tipisco simbolo nazista cucito sul tessuto della giacca.
"Louis, non voglio sembrarti quel che non sono. Io, io non c'entro con la gente che vedi lì fuori. Non mi piace portare questa divisa e.. mi dispiace." Balbettò quasi Harry, sentendosi chiaramente in difficoltà.
'Ehi Styles, non sto dicendo che siccome tu porti i loro stessi vestiti, allora tu sia come loro. Prima, mi sei sembrato anche molto simpatico e non voglio pregiudicarti. La mia reazione non è per colpa tua, ma per questo.' Indicò velocemente la divisa militare. 'non mi piace la guerra, non mi piace neanche vedere la gente star male. E' per questo che non mi piacciono i colori e simboli che me la ricordano. Tutto qui, non è per te, Harry' Sorrise Louis, avendo un effetto calmante per l'animo del riccio, il quale sembrò sollevato, ma allo stesso tempo stupito dalla reazione avuta da Louis.
"Sai mi chiedevo se.. magari ti andasse di beh, vederci qualche pomeriggio a quest'orario, così io sono un pò libero dal lavoro e tu.. beh insomma, sei qui quindi magari sarai libero anche tu..!" Rise Harry, non capendo neanche lui ciò che stava dicendo diventando chiaramente rosso, imbarazzandosi ancora di più.
'Sono stato bene con te, quindi perchè no? Magari qualche volta si potrebbe rifare.. non è male come idea, anzi a me farebbe molto piacere!' Sorrise Louis, apparendo stranamente più calmo rispetto ad Harry. E dico stranamente non per dire che non fosse almeno un pò agitato, perchè credetemi, lo era, ma riferito al fatto che l'indole di Harry era sempre parsa 'insensibile', quasi 'fredda' di fronte agli altri. Insomma, non era di lui avere quell'atteggiamento, ma con Louis era chiaramente diverso e questo forse lo spaventava, ma contemporaneamente lo stupiva ed è inutile nascondere che questa sensazione gli piaceva molto.
Forse perchè anche se aveva scambiato con lui solo un caffè ed una chiacchierata, era riuscito ad essere se stesso, a farsi vedere come ciò che è realmente, non sotto la maschera di servitore del dittatore tedesco.
Era felice. 
Quel giorno era diverso, solo per una manciata di minuti che avevano cambiato entrambe le loro giornate.
'Beh, allora alla prossima Harry!' Sorrise Louis interrompendo il silenzio che si era creato tra i due, alzandosi a sua volta e prendendo il suo berretto scuro che si mise sul capo con un gesto sicuro e veloce prendendo l'oggetto sotto braccio scostando via il ciuffo 'ribelle'.
Harry riuscì a rispondere solo con un sorriso, prima di uscire dal bar stringendosi nella sua giacca rabbrividendo dal freddo, rimpiangendo l'idea di non essere rimasto ancora lì dentro, magari continuando a parlare con il nuovo ragazzo che tanto pareva incuriosirlo.


'Styles stasera non te ne scappi da qualche parte eh?' Chiese Sam, stendendosi nel suo letto di fronte a quello di Harry, il quale era steso sopra il lenzuolo con le ginocchia piegate e il cuscino dietro il capo appuntando qualcosa su un taccuino.
"Sam, oggi faccio il bravo visto?" Rise Harry, non accorgendosi di star mettendo in luce il suo stato d'animo insolito.
'Per me, Harry oggi non è andato solo a controllare la città!' Scoppiò a ridere John dal suo letto posto sopra quello di Sam mentre sistemava un paio di carte ripiegandole accuratamente.
"Siete due idioti, non ho assolutamente nulla!" Replicò Harry nascondendo le guance arrossate.
'Harry non per qualcosa ma.. noi non abbiamo di certo insinuato qualcosa, bensì pensato, sei tu che hai il carbone bagnato e capisci subito eh?' Ridacchiò Patrick affacciandosi da sopra il letto di Harry dove si trovava il suo.
"Oggi è semplicemente una bella giornata!" 
'E da quando vivi così le tue serate? Insomma ci fosse una volta in cui non ti sentiamo replicare per qualcosa caro nostro bel compagno!' Esclamò Sam sposanto gli occhi sulla figura di Harry.
"Perchè oggi è stato un giorno diverso, tutto qui e poi non ho molta voglia di uscire, semplice!" Alzò le spalle Harry non riuscendo a nascondere le fossette andare a fuoco.
'Ragazzi sentite qui!' Urlò ridendo Patrick spiando dal taccuino di Harry leggendone una frase: 'Porti i loro stessi vestiti, ma non significa che tu sia come loro.'
"Patrick! Stai violando la privacy! Mai sentito parlarne?" Avrebbe voluto assumere un tono più serio, ma niente da fare, quel sorriso non osava scomparire dalle sue labbra riuscendo solo a chiudere per tutta risposta quel piccolo taccuino.
'ohoh! E questa dove l'hai sentita?'  Chiese con tono curioso John fiendo di sistemare le carte che parevano essere delle lettere.
"Da.. da un libro che mi ha colpito molto!" Alzò le spalle Harry cercando di apparire indifferente lasciandosi cadere all'indietro contro il materasso per poi portare le braccia incrociate dietro il capo.
'Ah e qual'è il titolo nostro bel lettore?' Lo sfidò Sam ridendo ancora più forte.
"Lasciatemi dormire! Sono stanco!" Replicò Harry di botta sbuffando.
'Ve lo dico io, si chiama: Miei cari compagni vi sto mentendo e oggi ho fatto un incontro molto interessante!' Rispose Patrick tornando al suo letto.
"O magari si chiama: fatevi i fatti vostri e lasciatemi dormire!" Scosse il capo Harry schiacciando una guancia contro il cuscino girandosi dall'altro lato.
Sicuramente quei suoi compagni di stanza continuarono a parlare tra di loro ipotizzando sulla fiamma di Harry, ma il riccio li lasciò fare addormentandosi quella notte con il sorriso sulle labbra. 

Ogni giorno ora era sempre un giorno diverso.
Ogni mattina Harry si svegliava con la consapevolezza che avrebbe aspettato Louis alla stessa ora nello stesso bar.
Non era più una cosa occasionale, ma era diventato un vero e proprio luogo d'incontro, come se fosse quella medicina che bastasse ad entrambi per regalarsi una giornata felice.
La 'felicità' è una bella parola.
Possiamo chiedere ad un passante casuale cosa sia per lui. 
E probabilmente ti dirà che la sta cercando. 
Ciascuno di noi è sempre alla ricerca di essa. Nelle piccole cose la si trova, ma non tutti riescono a vederla.
Harry e Louis però avevano trovato la propria.
Se si può attribuire un nome alla felicità?
Beh, allora per Harry si chiama Louis.
Non gliene importava che lui fosse ebreo, che dovesse per legge essere contro di lui, non gli importava assolutamente nulla, anzi lo ammirava.
Perchè tra tutti, Louis era quello che pareva vivere in modo diverso.
Non era un ragazzo che camminava con lo sguardo basso per le strade, ne tantomeno un ragazzo che trasgredisse le regole.
Lui era semplicemente se stesso. La cosa più bella e straordinaria per Harry era che la guerra non pareva cambiarlo come invece aveva fatto su di lui.
Più passavano i giorni, più si conoscevano sempre meglio.
Scoprirono di avere molti pensieri in comune, Louis regalò persino un libro ad Harry, il suo preferito, che egli leggeva ogni sera sotto lo sguardo curioso dei suoi compagni.
Durante il pranzo, a cena, dopo gli allenamenti, dopo i soliti discorsi dei superiori, durante la sera, Harry aveva sempre quel libro tra le mani, ne sfogliava accuratmanete le pagine, rileggeva le stesse frasi continuamente e sorrideva. Perchè gli ricordava tanto al voce di quel ragazzo che tanto gli migliorava le giornate.

'Styles! Ti hanno scelto!' Urlò la voce di John attirando l'attenzione del riccio che si trovava nel campo esterno della caserma esercitandosi a colpire il bersaglio con una pistola.
"Scelto per cosa?" chiese tenendo un occhio chiuso tirando un altro colpo. 
'Sono ordini completamente dall'alto, tu non ci crederai mai!' 
A quel punto Harry si girò togliendosi il paraorecchie tirando un sassolino con gli stivali.
'Insomma, andrai direttamente con le SS, ti ritengono abbastanza forte per darti un compito come quello di iniziare il piano di Hitler nel..' 
Harry sbiancò del tutto nel sentir nominare le SS.
"Riufiuto. Non faccio assolutamente nulla." Detto questo ritornò a riprendere gli allenamenti giornalieri.
Poco dopo furono raggiunti i due ragazzi dal loro vice-capo che spesso dirigeva gli allenamenti mattutini, guardando Harry con aria diversa.
'Hai delle grandi potenzialità, prova ad esercitarti con questo.' Disse la voce sicura del loro capo porgendo ad Harry una nuova arma. 'Prova con questa, ti potrebbe servire' A quella frase fece un sorriso di intesa con chi già sapeva il futuro del ragazzo, il quale a sua volta sgranò gli occhi.
' Ma è un Gewehr 43..' Esclamò John guardando poi Harry.
"Non ho mai provato con questo tipo di.. noi non le usiamo." Rispose con tono Harry alzando gli occhi verso i due.
'Vedi di rispettare gli ordini ragazzino.' Tuonò la voce fredda del loro capo, mentre Harry rabbrividì sentendo una scarica di freddo invadergli il corpo non appena afferrò l'arma puntandola nel bersaglio, togliendone poi la sicura e mirando al colpo.
'Harry se non vuoi essere arruolato ti conviene fingere di sbagliare i tuoi colpi' Sussurrò John al suo orecchio, mentre Harry abbassò piano le mani rimettendo la sicura del fucile.
"Pensi che funzionerebbe? Insomma, posso provarci sperando di non finire in ulteriori casini." Sospirò il riccio con un'alzata di spalle. "ma a proposito, che ore sono?"
'Le cinque, perchè?' Rispose John prendendo le sue armi iniziando il suo allenamento.
"Devo andare! Coprimi in qualche modo.. e se mi vengono a cercare, tu di che.. mi sentivo poco bene e sono tornato in stanza. Ti prego." Scongiurò Harry guardando negli occhi John.
'Amico sai bene che quando ci sono gli allenamenti devi rest..'
Harry lo bloccò subito preso da una gran fretta. "Lo so. Ma infondo neanche loro hanno rispettato gli orari. E' da stamattina che ci alleniamo e ora dovrebbe essere la nostra ora libera no? Quindi siamo pari!" Rispose con prontezza.
'Si ma..' 
"Grazie mille John a stasera!" 
'Harry!' Lo richiamò inutilmente l'altro soldato iniziando poi a ridere accorgendosi che anche quella volta il riccio aveva avuto la meglio.


Quel pomeriggio il cielo era più cupo del solito e in città non c'era stranamente quasi nessuno, così Harry ne approfittò per correre velocemente per le strade per arrivare il prima possibile al bar sperando di essere puntuale.
Si guardò un pò intorno poggiandosi poi con le spalle al muro sentendo qualcuno coprirgli gli occhi e sorrise riconoscendone le mani.
'Styles sei in ritardo oggi eh?' Ridacchiò Louis tirandogli giocosamente un riccio, per poi arricciare il suo naso.
"Giuro Lou, oggi volevo scappare il prima possibile da quella caserma!" Sbuffò il riccio sedendosi sul basso scalino del marciapiede, seguito subito dopo da Louis.
'Harry? E' successo qualcosa?' Inclinò appena il capo Louis stando ad ascoltarlo.
"Sono stanco di dover sempre fare ciò che mi dicono, come fossi un burattino. Ora vogliono addirittura arruolarmi nelle SS, di lì io non ci esco vivo, non voglio, sul serio."
Louis rimase in silenzio fissando la strada davanti a loro tirando un sospiro aspettando che il riccio continuasse.
"Non voglio questo mondo. Non voglio questa guerra." Continuò Harry, tirando un sassolino contro un albero vicino ai due.
'Nemmeno io voglio questa guerra, ma con te non voglio parlare della guerra..' Sospirò Louis, per poi spostare i suoi occhi azzurri verso quelli verdi del riccio facendoli incastrare perfettamente.
"Combatterò per mettere fine a questa guerra, te lo prometto." Sussurrò Harry accennando un sorriso.
Louis ricambiò il sorriso annuendo. 'Non ci fanno entrare nel mio ristorante preferito! E' un'ingiustizia!' Protestò Louis cercando di farlo ridere, ma senza volerlo creando l'effetto opposto.
Lo sguardo di Harry si incupì abbassando lo sguardo.
"E' ridicolo come si stanno comportando con voi e con tutti gli altri. Sul serio ridicolo." Strinse le mani a pugno tenendo tesa la mascella.
A quel punto Louis senza dire nulla lo strinse tra le sue braccia.
'Cambiamo discorso okay? mmh.. non so, dimmi un pò, ti piace il libro che ti ho prestato?' Sorrise il ragazzo cercando di distrarre il riccio.
Harry a quella frase subito annuì sorridendo amorevolmente.
"E' sul serio molto bello! In realtà l'ho finito già da una settimana, ma mi piace rileggerlo, ho segnato delle frasi che mi piacevano molto spero non ti dispiaccia!" Sorrise guardandolo.
'Dispiacermi? Assolutamente no!' Esclamò Louis quasi come fosse sorpreso da tale domanda da parte di Harry.
Styles a quel punto alzò le spalle ridendo. "Ovviamente basta dirmelo e te lo riporto il prima possibile!"
'Te lo regalo!' Sorrise di rimando Louis, sfiorando senza accorgersene la mano di Harry arrossendo di colpo, cercando subito di cambiare discorso per rompere l'imbarazzo.
'Non noti uno strano silenzio in città?'
"Hai ragione.. si ho notato. Non so perchè.. Probabilmente oggi tutti si saranno presi una pausa.." Rise appena gurdando anche lui le strade deserte di Berlino.
'Pensavo che stando lì in caserma sapessi qualcosa.. non so.. Mi preoccupa questa situazione, insomma.. Non hanno detto nulla e non fanno mai giornate di riposo da almeno tre anni.' Sospirò Louis poggiando il capo sulla spalla del riccio, il quale gli accarezzò dolcemente i capelli.
"Lou vorrei potertelo dire se solo lo sapessi. Ma non pensiamo negativo, sicuramente sarà solo una giornata stranamente tranquilla no?"
'E stranemente silenziosa aggiungerei.' sospirò per tutta risposa Louis.
"Facciamo così, pensiamo a qualcosa per distrarci tipo.. umh, facciamo qualche gioco" Scoppiò a ridere Harry approfittando dell'assenza delle macchine per sedersi a gambe incrociate sulla strada di fronte a louis che lo guardò ammiccando ad una risata.
'Ne conosci qualcuno? tipo non so... qualcuno che fate voi!'
"Conosci il gioco del 'vedo vedo..'?"
'Vedo un coglione, questo si!' Scoppiò a ridere Louis.
"no idiota! Non devi dire che vedi e grazie per il tuo bellissimo aggettivo!" Rise Harry scuotendo il capo.
'mmh allora spiega dai!'
"Allora, ad esempio io vedo un albero no?  E tido le caratteristiche dell'albero, tu devi capire da esse di cosa sto parlando, è semplice!" Rispose Harry scompigliando i capelli di Louis rimanendo seduto sulla strada.
'uh okay! Allora ehm.. vado io così imparo!'
"Vai Tomlinson!"
'Vedo Vedo.. qualcosa di molto verde!'
Harry si guardò intorno vedendo che di verde c'era solo l'albero il quale dato che era inverno non era neanche più di tanto verde.
"Di molto verde non c'è nulla.."
'Oh c'è! mmh.. Sono molto belli!'
"Sono? Allora sono due cose giusto?"
Louis annuì sorridendo, mentre Harry continuava a guardarsi intorno confuso.
"Tomlinson ma non vedo nulla! Non ne vedo uno figuriamoci due! Non valgono imbrogli eh!" Rise sonoramente Harry mettendo in mostra le sue fossette.
'Ti arrendi riccio?' disse sfidandolo non riuscendo a trattenere una risata.
Harry annuì mordendosi il labbro inferiore e alzando poi le spalle. "Mi arrendo!" alzò poi le mani in segno di difesa.
'Parlavo dei tuoi occhi!' Confessò Lou, gurdandolo arrossire.
Harry a quel punto rimase a guardarlo sorridendo diventando peggio di un peperone.
"I miei occhi?" Domandò ancora probabilmente arrossendo sempre di più, cosa assolutamente non da lui.
'Ho te davanti! Hai detto che dovevo descrivere qualcosa che vedevo e la prima cosa che vedo sei tu!' Ridacchiò Louis scompigliando i ricci di Harry.
Continuarono così per tutto il pomeriggio fino alla sera dimenticandosi completamente di qualsiasi sorta di problemi.


Quella notte Harry venne svegliato dalle urla dei suoi compagni di stanza e dei loro capi militari.
Nel cielo risuonavano solo i rumori rumorosi degli elicotteri, per le strade passavano solo carri armati e si sentivano colpi ovunque.
L'attenzione di tutti poi venne catturata dal suono della sirena di Berlino che sovrastò tutti gli altri rumori. 
A quel punto era chiaro. Berlino era stata attaccata da un bombardamento.
Harry a quel punto corse immediatamente giù dal letto prendendo le sue armi seguendo i suoi compagni sentendo il cuore battere a mille dalla paura, ansia e preoccupazione.
Dovevano essere abituati di norma ai bombardamenti,Harry poi non si faceva mai prendere dalla paura, ma quella volta era diverso.
Il mondo parve crollarli addosso non appena sentì la voce di Sam incombere nei corridoi della caserma.
'Non hanno attaccato Berlino, bensì Berlino ha attaccato gli ebrei. Hanno colpito con un bombardamento un quartiere ebraico.' Disse tutto d'un fiato Sam sistemandosi la sua divisa militare.
Harry a quel punto sbiancò di colpo non riuscendo a sentire più niente e nessuno, correndo giù per le scale affollate di soldati fino ad arrivare alla porta principale della caserma che dava sulla città.
Per le strade tutto era distrutto.
Donne, uomini e bambini urlavano correndo anche loro, nascondendosi sotto dei sottopassaggi da loro noti per ripararsi dai bombardamenti, altri soldati tentavano di fermare Harry, il quale non acconsentì neanche a pensarci due volte.
Doveva trovare Louis.
Sentiva le mani tremare, il suo cuore battere sempre più velocemente mentre nella sua mente volavano parole di orrore per tutto quel disastro.
In nessun volto riconosceva quello di Louis, non rivedeva in nessuno quegli occhi azzurri che tanto lo avrebbero distinto dagli altri.
Eppure per le strade c'erano soprattuto persone che indossavano maglioni neri e la stella di David, e quest'ultime non facevano altro che disperarsi per i quartieri andati a fuoco.
Prese poi persino a piovere quella notte, ed Harry era rimasto bloccato nel vedere uno dei quartieri ebrei raso al suolo.
Non sapeva quale fosse quello di Louis, non ne avevano mai parlato, ma ora si sentiva terribilmente in colpa.
Ciò che vide poi lo sconvolse ancora di più.
C'era gente a terra ovunque. 
Si sentiva dolore nelle loro urla, c'era persino chi tentava di rialzare i mattoni per cercare i propri cari e lo avrebbe fatto anche lui se solo avesse saputo dove cercare. 
Era come paralizzato dalla paura nel vedere tutto quel che era successo.
La sirena continuava a suonare, un altro attacco si stava verificando.
Harry capì a quel punto di essere nel luogo meno sicuro possibile, così cominciò a correre a passo svelto cercando di raggiungere qualsiasi sorta di sottopassaggio, qualsiasi via di fuga.
Non fece mai in tempo.
Una seconda bomba lanciata dagli aerei colpì il borgo di Berlino.
Harry venne spinto dall'altra parte per l'attrito riuscendo a tenersi però sempre cosciente.
Tentò di alzarsi notando la sua giacca tingersi di sangue, ma non dandoci molto peso.
Era lì per un motivo. Lui si sentiva terribilmente responsabile ora, non era riuscito a capire ciò che i suoi capi stavano complottando da tutto il giorno. 
E non si sarebbe mai perdonato se a Louis fosse mai successo qualcosa.
'Styles! Che ci fai qui? Stanno preparando attacchi e tu qui non puoi stare!'
'Harry alzati!' 
Riusciva a sentire le voci dei compagni tenendosi con la mano il fianco destro vedendo sfocato i loro volti.
"Andate via. Tornate in caserma, io resto qui per controllare.." Tossì Harry cercando di trovare una minima giustificazione.
I suoi compagni si guardarono per qualche secondo prima di acconsentire pensando si trattasse di un ordine datogli dai suoi superiori, in quel caso infatti loro non avrebbero potuto fare nulla.
Harry a quel punto si rialzò cercando di tornare indietro vedendo di nuovo tutto in fiamme, non riuscendo però a quel punto sentire o vedere nessuno.
Ed è lì che sentì un senso di angoscia incredibile.
Come potevano persone come lui volere tutto questo? Era orribile. Ogni cosa lo era. 
Eccetto per una.
Si trattarono di un cinque minuti quando finalmente riuscì a vederlo. 
Sgranò gli occhi cercando di mettere a fuoco la figura del giovane ragazzo, il quale nel vedere Harry, si fiondò tra le sue braccia prendendolo a stringere come fosse l'oro più prezioso del mondo.
"Mi hai fatto preoccupare! Lou stai bene? Sei tutto intero si?" Cominciò a dire Harry allarmato passando le sue mani su tutto il corpo del ragazzo quasi come per accertarsi che fosse ancora intero, vedendolo solo sporco di polvere con un piccolo taglietto sullo zigomo destro.
Louis non riuscì a rispondere continuando a stringerlo ed iniziando a tremare tra le sue braccia.
'Odio tutto questo, falli smettere' riuscì a balbettare solo successivamente Lou, ancora chiaramente sotto shock.
Un tuono superò il rumore della sirena di Berlino ed Harry riuscì a prendere il viso di Louis fra le sue mani cercando di medicargli lo zigomo ferito con la manica della sua giacca militare soffiando appena sulla sua pelle.
Louis chiuse gli occhi a quel contatto mentre le sue guance furono presto rigate da lacrime veloci ma cariche di terrore e dolore che furono presto asciugate dal pollice di Harry, il quale tentava di bloccare le sue.
"Prima o poi tutto questo finirà, te lo prometto Lou." Sussurrò con voce roca Harry, cercando di bloccare la sua voce ormai distrutta.
Louis non riusciva più a proferire parola, tremava soltanto, così Harry gli porse la sua giacca.
"So che forse non ti piace, ma tienila.." Sussurrò Harry, rimanendo solo con una maglia nera a maniche corte, non badando al freddo.
Louis alzò appena lo sguardo sfiorando con la punta del naso il collo del riccio, il quale gli prese delicatamente con due dita il mento portandolo alla sua altezza per guardarlo negli occhi. 
"Non avere paura, proverò a proteggerti io. Non ti accadrà nulla, ti aiuterò a ricostruire la casa, troveremo un posto per la tua famigl.." Non riuscì a terminare la frase che le labbra di Louis si premettero contro quelle di Harry, mentre il primo avvicinava il capo di harry sempre più a sè, per quel loro primo ed unico momento.
Harry tentò di richiamare l'attenzione di Louis cominciando completamente a distaccarsi dalla realtà, non prendendosi neanche il tempo per riprendere fiato per quanto stesse amando quel momento più di ogni altra cosa al mondo.
La pioggia continuava a scendere su di loro, le sierene suonare e il cielo a tuonare, ma nulla era percepibile per i due ragazzi.
Avevano trovato la loro casa e la loro forza.
Harry chiuse a quel punto gli occhi inclinando appena il capo lateralmente mentre le labbra di Louis pssavano con piccoli e veloci baci lungo tutta la sua mascella per poi tornare alle sue labbra tenendo il braccio dietro il suo collo e alzandosi appena in punta di piedi.
Quel loro bacio fu interrotto solo non appena Louis si staccò timidamente dalle labbra del riccio guardandolo perdere sangue lateralmente.
Harry abbassò lo sguardo verso la ferita coprendosela immediatamente.
"Lou non è niente, te lo garantisco" Sussurrò, guardandolo negli occhi, passando poi a riguardargli le labbra portandolo contro uno dei muretti ancora in piedi di uno dei quartieri tedeschi riunendosi a lui come se non ci fosse mai stato un domani.
Quella tragica notte del Dicembre 1942 si trasformò in una delle notti più belle di sempre.
Tutto questo solo grazie al loro amore, di cui Berlino potrà averne per sempre una testimonianza.

Quel mede fu indimenticabile per entrambi, e per quel mese la guerra aveva smesso di esistere, per loro.
Passavano le giornate anche solo a fare i deficenti come se fossero tornati bambini insieme.
Amavano scappare persino di nascosto dal centro della città recandosi nelle zone più sconosciute e periferiche della stessa Berlino.
Le trattive per inserire Harry nelle SS purtroppo continuarono, le leggi razziste aumentavano sempre di più, ma adesso non avevano più effetto su di loro.
Due opposti, due ruoli completamente diversi nella società, eppure questo non pareva avere peso e importanza nel loro rapporto.
Bene, se si può definire il loro rapporto con una parola? Possiamo riutilizzare il termine 'felicità'.
Perchè loro insieme avevano già vinto la guerra, loro erano finalmente felici.


"Lou chiudi gli occhi" Sussurrò Harry con voce roca all'orecchio di Louis, tenendo le sue grandi mani sopra il suo viso minuto.
Era una notte del del 24 Dicembre 1942, anche quella volta Harry era scappato di nascosto dalla caserma per vedere Louis, e Lou era scappato da casa sua solo per correrli incontro. 
Inoltre Harry gli aveva garantito una sorpresa così il giovane ragazzo non stava più nella pelle di vederla.
'Okay ma fai presto che sto morendo dalla curiosità!' Esclamò Louis, provocando una risata da parte del riccio.
"Ogni cosa ha il suo tempo caro nanetto!" 
'Ehi, non sono basso! Sono solo diversamente alto rispetto a te!' Replicò Louis continuando a tenere gli occhi chiusi mentre seguiva a passo incerto nel buio Harry che lo guidava per mano.
"Appunto!" Risuonò la risata di Harry provocando anche quella di Louis che non riusciva a rimanere con un tono di sfida neanche a provarci.
'Siamo arrivati?' chiese impaziente Louis, continuando a seguire e stringere la mano del riccio.
"Eccoci qui!" Lo aiutò con dei gradini e sorrise guardando tutto ciò che aveva preparato per lui.
Lo aveva portato nella terrazza più alta e grande di tutta Berlino che dava direttamente sulla città regalando una vista stupenda direttamente sotto il cielo ricoperto di stelle.
C'erano posti sopra una grande tovaglia tutti i cibi possibili che Harry era riuscito a procurare o che aveva preparato direttamente lui con l'aiuto dei suoi compagni.
Ebbene si, alla fine aveva raccontato a Sam e agli altri la verità su Louis, a costo ovviamente di non dire nulla a nessuno.
Se solo fossero venuti a sapere che Harry aveva legato con un nemico degli stessi tedeschi e stava avendo una relazione con una persona dello stesso sesso, lui avrebbe passato solo guai su guai, ammesso che ne sarebbe uscito vivo.
Ma di questo Harry non se ne preoccupò affatto.
Aveva trovato tutto ciò che cercava in Louis e andava bene così.
Niente, ne la guerra, ne i pregiudizi, ne altre regole avrebbero potuto dividerli.
Quando tolse piano le mani dagli occhi di Louis, egli a sua volta spalancò gli occhi mostrando uno dei più belli e sinceri sorrisi di sempre.
Gli occhi azzurri del ragazzo presero a brillare più delle stesse stelle in cielo, le loro mani continuavano a stringersi più di prima mentre il cuore di Louis pareva volesse scappare dal suo stesso petto per quanto batteva veloce.
"Buon compleanno amore mio." Sussurrò Harry facendo voltare Louis verso di sè notando i suoi occhi pieni di lacrime di gioia.
Le sue labbra piene si incurvarono in un dolce sorriso mentre avvolse le sue braccia nei fianchi dell'altro eliminando qualsiasi sorta di distanza tra i due.
'Harry credo di.. anzi ne sono sicuro. Ti amo. Ti amo con tutto me stesso, ti amo come non ho mai avuto nessuno in vita mia. Ti amo come non avrei mai pensato di amare.' Disse tutto d'un fiato Louis mentre le labbra di Harry passavano lungo il collo dell'altro inumidendo la pelle con gesti leggeri passando poi alle labbra del ragazzo, chiudendo gli occhi, intrecciando le loro dita e sussurrando un: "Ti amo anche io Lou, e giuro che ti amo più di me stesso."

Dal 24 dicembre in poi divennero ancora più inseparabili, spesso passavano anche la notte fuori tornando in quella loro terrazza restando semplicemente abbracciati l'uno all'altro a fissare le stelle sopra di loro come se finalmente il mondo avesse preso a girare per il verso giusto e loro si fossero persi in quell'infinito che tutti chiamiamo amore.

Con l'entrata del 1943 però il mondo prese a girare dal verso opposto rispetto quella notte.
Harry fu arruolato definitivamente nelle SS contro la sua volontà e venne trasferito dalla sua caserma di origine; Sam, il suo compagno di stanza, venne condotto in misteriosi campi da poco costruiti sconsociuti ancora a tutti.
'Harry come farete? Avete già dei piani?' Domandò Sam mettendosi la sua divisa per lasciare la caserma.
Harry scosse il capo.
Da quando gli fu arrivata la notizia pareva aver perso quel sorriso che tanto aveva fatto innamorare Louis e sconvolto quelle persone che lo avevano conosciuto per il suo opposto.
'Harry, proteggilo. Non mi piace per niente la storia di questi campi. Hitler ha organizzato qualcosa che mi sa sul serio di pericoloso, non so cosa siano, non lo so, ma non mi piace per niente.'
"Farò tutto per proteggerlo Sam. Ma ti prego, sta attento anche tu." Sussurrò Harry con voce debole, insolita.
'Promesso. E tu anche. Le SS sono sul un organo potente lo sai.'
"Non volevo aver a che fare con loro, non mi sento pronto. Ma tu cosa farai precisamente lì? Insomma sempre una carica militare rivesti?" Domandò Harry allacciandosi i pensanti stivali scuri.
'Consigliere, sorvegliatore e mi occuperò delle comunicazioni tra i capitani tedeschi del campo con il Furher.' Rispose con tono più freddo Sam aggiustandosi il colletto della divisa, spostando gli occhi su quella di Harry. 'Vedo che te l'hanno cambiata, è nera, del tutto.' Harry abbassò lo sguardo sulle maniche, annuendo poco contento del cambiamento.
"Già, del tutto. Sam quando pensi che finirà tutto questo?" Domandò sospsirando, guardandosi attraverso un piccolo specchio della camera notando i suoi occhi più scuri del solito, quasi come se quella divisa lo stesse influenzando del tutto.
Passò poi una mano sui suoi capelli infilandosi il berretto unito alla divisa, sfiorando con due dita lo stesso simbolo presente anche nella vecchia divisa. 
'Harry non lo so, spero presto, sul serio. Fatti sentire però.' Sospirò Sam voltandosi verso il riccio.
"Come farò?"
'Tu che fai parte delle SS puoi scrivermi. Infondo io devo essere in comunicazione con voi. Il mio campo di appartenenza è lo Sachsenhausen, crica a trentacinque chilometri dal nord di Berlino.' 
"Lo farò." Rispose Harry.
La loro breve conversazione fu interrotta dai loro capi, i quali entrarono velocemente in stanza.
<>
Harry annuì salutando l'amico un'ultima volta, afferrando poi di nascosto il suo libro che gli aveva regalato Louis e mettendoselo sotto la giacca nera.
Sam sorrise notandolo e gli sussurrò poco prima di vedere Harry scomparire via:' Tifo per voi, sappiatelo.'

Harry non avrebbe mai immaginato quale sarebbe stato uno dei prinicipali compiti ora che era ufficialmente entrato nelle SS.
Era passata una settimana da quando Harry aveva lasciato la caserma e si era trasferito dall'altro lato della città, una settimana senza aver rivisto più Louis.
Così per abbattere la nostalgia o qualsiasi sorta di paura, il soldato riusciva sempre a trovare un momento per risfogliare le pagine di quel libro, e leggerne le frasi era come se risentisse la voce di Louis.
Durante il mese di Dicembre, proprio su quella loro terrazza, Louis aveva chiesto del libro così Harry glielo portò e iniziarono a leggerlo insieme.
Harry allora ne approfittò per farselo leggere da Louis restando accovacciato tra le sue braccia, rilassandosi nel sentire la sua voce ripetere quelle frasi che lui ormai sapeva già a memoria.
Così adesso che rileggeva di nuovo tutto da capo, poteva risentire la voce di Louis rileggere esattamente le stesse frasi, ed era un modo per sentirselo vicino.
Spesso prendeva quello stesso libro e senza neanche rileggerlo se lo stringeva a se, vicino al petto per poi chiudere gli occhi risentendo ancora le carezze, i baci, tutto ciò che lo riportasse a lui.
Vivevano entrambi di ricordi, per quella settimana almeno, fu così.

Hitler fece di lì a poco un altro discorso. 
Diede inizio a quella che sarà ricordata per sempre nella storia come olocausto o persecuzione ebraica.
Harry si sentì raggelare.
Non poteva succedere.
Fu incaricato dopo quel discorso di andare con la squadra delle SS a perlustrare ogni zona, a catturare gli ebrei e portarli ai superiori che li conducevano presso treni che dalla vista parevano essere fin troppo piccoli per tutte quelle persone.
Harry non accettò mai questo compito.
Non riusciva a guardare negli occhi tutte quelle persone che era costretto a cercare, faceva troppo male.
E aveva adesso la costante paura che venisse preso anche Louis.
Così questi pensieri lo portarono a fare una pazzia.
Scappò dall'accampamento provvisorio delle SS solo per tornare nella loro terrazza, sperando di rivederlo lì, o di nuovo in quel quartiere ebreo con la speranza di ricevere sue notizie. 
Voleva solo sapere che Louis era salvo e che era riuscito a scappare.
Ma in quel caso, quello che non riuscì a scappare fu lo stesso Harry, il quale venne ripreso dai suoi superiori e punito ancora una volta severemente.
Non uscì per almeno due giorni, sconvolto da tutto quello che li stava capitando.
Veniva però considerato come un ragazzo forte, in grado di essere d'aiuto per la squadra ed è questo che lo salvò dal non essere portato sotto denuncia direttamente dai capi di governo.
Fu solo la sua forza, la sua stessa salvezza, come la sua forza di resistere all'assenza di Louis per quanto gli mancasse teribbilmente dato che ormai passavano sempre più giorni fino ad arrivare ai mesi.
Non era riuscito neanche a salutarlo come avrebbe voluto.
Fu costretto ad ogni modo nel suo lavoro a seguire le SS, come accadde durante un dei pomeriggi del 1943.
Era in serviso con la sua squadra e si trovavano a perlustrare la Berlino centrale, entrando in alcuni ultimi palazzi rimasti ancora incontrollati.
La notizia che gli ebrei si erano andati a rifugiare nelle altre case era giunta anche alle stesse SS, e questo spiegava il silenzio in quei quartieri ormai disabitati.
Fu questa la speranza su cui si aggrappava Harry.
Ogni volta che trovavano un ebreo però le speranze crollavano perchè sapeva che c'era anche l'altra opposta possibilità. E questo Harry non riusciva neanche a pensarlo.

'comandante qui è tutto vuoto.'
'Avete controllato i sottopassaggi?' 'dietro le librerie? Possono essere ovunque.' Harry rimaneva ad ascoltare in silenzio eseguendo solo i vari controlli.
'Harry sposta quella libreria, alza tutti i tappeti che trovi, svelto.' Il riccio a quel punto senza ribattere, dato che ormai ne sapeva l'inutilità, fece ciò che gli venne richiesto.
Spostò con facilità la vecchia libreria di legno non riuscendo a trovare nulla, così alzò un paio di tappeti sentendo il pavimento cigolare sotto i suoi stessi pesanti stivali.
Si guardò indietro per avvisare i suoi compagni di aver trovato un sottopassaggio, ma si rese conto che erano già via in un'altra stanza della casa così fu costretto ad agire da solo.
Riuscì ad alzare come aveva previsto alcune mattonelle riuscendo a percepire una voce a lui molto famigliare.
Forse si trattava di aver sentito male qualcosa, ma ad ogni modo, scostò via le mattonelle ancora più velocemente calandosi nel sottopassaggio trovando Louis insieme ad una donna ed un uomo seduti a terra che si coprivano con le braccia il viso sapendo di essere stati scoperti.
Harry non esitò neanche per un momento a fiondarsi tra le braccia di louis dimenticandosi che avrebbe dovuto catturarli come suoi ordine.
Louis riconobbe subito Harry stringendolo più forte che poteva entrando in uno stato apparente di shock, tremando tra le sue braccia.
"Lou sono io, dobbiamo scappare da qui o sarò costretto a consegnarvi.. vi prego, mostratemi l'uscita del passaggio, non è una trappola." Cercò di dire Harry guardando poi i due adulti sulla sessantina che si scambiarono occhiate con il figlio, il quale annuì ai due.
'Seguiteci' Sussurrò l'uomo. Harry annuì continuando a tenere Louis stretto tra le sue braccia sentendo in quel momento solo un grande sollievo e felicità nell'averlo visto e salvato. 
'Non posso crederci, non posso ancora crederci.' Riuscì a dire finalmente Louis riuscendo ad uscire da quel suo stato di shock stringendo la mano di Harry come non avesse voluto lasciarla più.
Quando finalmente uscirono di lì, si ritrovarono nel retro della casa ed Harry ordinò a tutti e tre di fuggire il più lontano possibile.
Mostrò loro un rifugio che aveva notato in precedenza, prima di tornare velocemente dalle SS nascondendo il passaggio e facendo finta di non aver trovato nulla.
Inutile a dire che stava correndo il rischio più grosso di sempre, ma a lui non importava.
Importava solamente l'idea di averlo visto di nuovo, e soprattutto, di averlo salvato.
Quella notte la città di Berlino fu colpita da una forte tempesta che impedì alla squadra di ripartire verso il loro accampamento abituale, così furono costretti a rimanere in una caserma provvisoria non lontana da lì che gli aveva ospitati.

Quella notte Harry ne aveva aproffitato per tornare in quella terrazza che tanto gli era mancata, senza sapere che la stessa idea colpì la mente di Louis.
'Ogni sera vengo qui con la speranza di trovarti' 
A sentire quelle parole e quella voce Harry fece un sussulto per poi voltarsi di scatto mostrando uno dei suoi più grandi sorrisi.
"Lou! Lou mi sei mancato terribilmente" Lo strinse più che potè a se facendolo alzare un poco da terra mentre il ragazzo strinse le sue gambe intrno ai fianchi del riccio affondando il capo nell'incavo del suo collo.
'Oggi ci hai salvato la vita, non immagini quanto te ne siamo grati.. ma tu rischi per colpa mia, e non va bene.." Sussurrò poi Louis, provocando un leggera tristezza improvvisa in Harry.
"Non mi importa dei pericoli, io ti avrei salvato sempre e comunque. Pensavi che ti avrei sul serio condotto in quel posto?"
'Non sappiamo neanche che posto sia, non sappiamo dove ci avreste potuti condurre, ma so che tu hai corso una grande rischio a causa mia.' A quella frase Louis indietreggiò ed Harry in un primo momento incerto sul da farsi, lo seguì fino a farlo scontrare contro il muro della terrazza portando i suoi occhi ad incastrarsi perfettamente nelle iridi azzurre del ragazzo.
"Non pensarlo neanche, pensa solo a salvarti, ed io ti aiuterò per quanto mi è possibile."
'Vorrei solo che tutto questo finisse.'
"Io vorrei poterti stare ogni giorno accanto come prima"
'Ed io vorrei essere libero di amarti'
"Avere la certezza che tu stia bene"
'Essere sicuro che non te ne andrai mai più'
"Non lo farò"
'Haz, sai benissimo che sarai costretto'
"Non pensiamoci per questa sera, questa volta il mondo gira a nostro favore no?" Sorrise Harry, e Louis di tutta risposta lo portò più vicino a se baciandolo, fino a far scontrare le loro lingue e sfiorare i nasi, fino a sentire i cuori battere in contemporanea come fossero sincronizzati.
Come se, tutto avesse smesso di far rumore, i cannoni avessero smesso di sparare, la gente di catturare, e finalmente tutto, anche solo per quei pochi secondi, era come se fosse svanito nel nulla.
'Promettimi che urleremo al mondo di aver vinto.' Sussurrò Louis staccandosi appena dalle sue labbra, mentre Harry lo prese in bracio con se trascinandosi all'interno di quel loro piccolo rifugio.
"Lo diremo, insieme. Diremo di aver vinto. Io lo dirò non appena la mia squadra smetterà di combattere insieme a quelle avversarie. Lo diremo Lou, te lo prometto."
A quelle parole Harry notò una lacrima rigare il volto del ragazzo, che asciugò subito con un movimento delicato del suo pollice.
'vorrei solo dirti che rifarei tutto da capo, con te.'
"Ringrazio ancora quel giorno, quel luogo, tutto."
'Ti riferisci al nostro primo incontro?' Chiese dolcemente Louis accarezzando il viso del riccio con un piccolo sorriso come se lo stesse ammirando in ogni suo piccolo dettaglio.
Harry annuì iniziando a lasciare baci umidi sul collo dell'altro, passando le mani lentamente sui suoi fianchi fino ad afferare i lembi della sua maglia scrutando ogni piccolo dettaglio del suo corpo innamorandosi ad ogni suo gesto sempre di più.
Louis fece lo stesso con Harry lasciando cadere la sua pesante giacca scura fino a sfilargli la divisa che nascondeva tutto ciò che era in realtà.
'I colori scuri non ti si addicono' Sussurrò Louis sorridendo mentre continuava a baciarlo lungo la sua mascella.
Harry sorrise contro la sua pelle passando poi le sue labbra lungo tutto il suo corpo fino a lasciargli un leggero segno sulla spalla e sul fianco, non riuscendo neanche per un secondo a smettere di sorridere mettendo sempre più in mostra le sue piccole fossette.
Non si dissero nulla, era come se si parlassero ad ogni singolo bacio e sguardo.
Le loro mani conitnuavano ad intrecciarsi, i loro corpi unirsi perfettamente tra di loro, i loro cuori e respiri parevano essere un tutt'uno, per quella notte loro sarebbero stati come una singola persona.
Un singolo amore, ed una singola vita.
Per quella notte loro si sarebbero promessi per sempre il loro amore.
Un amore eterno destinato a durare nonostante tutto.
Un amore che non sarebbe morto in nessun caso.
Loro aspettavano di dire 'abbiamo vinto', ma non si accorsero che avevano già ottenuto la loro vittoria.
Il loro 'vincere' era il loro 'amare'.
Il loro 'lottare' era il loro 'cercarsi'.
E la loro forza era la loro unione.

Quella mattina Harry si svegliò prima di Louis,e notando che si era addormentanto con il capo poggiato sul petto, gli sorrise scuotendolo appena per svegliarlo.
'Giorno Styles' Sussurrò Louis con voce debole di chi è ancora assonnato.
"Giorno Tomlinson" Sorrise harry baciandolo a stampo sulle labbra prima alzarsi controvoglia.
"Sarà meglio andare prima che la squadra si accorga della mia assenza" Sospirò Harry mentre Louis si rivestiva velocemente.
'Posso accompagnarti?' 
"Lou, meglio se resti qui per un pò.. non è sicuro, se poi ti vedono che facciamo?" Sospirò Harry, prendendo poi il ragazzo per mano facendolo alzare.
"Troverò il modo per tornare, facciamo così. Ogni sera ci aspetteremo qui, come è successo ieri" Sorrise Harry vedendo Louis accennare finalmente un sorriso eliminando l'angoscia per il loro nuovo addio che non sapevano in realtà quanto sarebbe realmente durato.
'So che tornerai presto, io verrò sempre qui' Sorrise Louis giocando distrattamente con le sue dita prima che Harry si chinasse verso di lui per baciarlo ancora una volta.
Ma il destino volle che i due venissero presto scoperti.
Harry si alzò di scatto sentendo dei passi provenire dalle scale, probabilmente lo erano venuto a cercare.
Louis sgranò gli occhi impallidendosi di colpo sentendosi come pietrificato.
"Louis dobbiamo correre, svelto!" Risucì a dire Harry prendendo Louis per il polso trascinandolo verso le scale posteriori dell'edificio fino a raggiungere la piccola stradina quasi deserta di Berlino.
Erano stretti mano nella mano mentre si trascinavano a vicenda correndo più veloci che potevano in cerca di un qualsiasi nascondiglio, ciò che però Harry sapeva, era che si trattava sicuramente di un componente delle SS. Lo avevano riconosciuto.
Louis si bloccò di scatto nel vedere che erano ormai accerchiati.
Si strinse così ancora di più alla mano di Harry cercando di regolarizzare i propri respiri.
Harry chiuse appena gli occhi aspettando che avenisse ciò che sarebbe dovuto succedere ricambiando la stretta di Louis, la quale divenne gradualmente sempre meno forte e stabile dopo quel secondo che distrusse tutta la magia che si erano creati.
Un colpo di fucile.
Un secondo solo per far sì che Harry cadesse a terra, lasciando la mano di Louis la quale tentava di riafferrarlo cominciando a urlare con tutta la sua forza contro le stesse SS, che a loro volta lo presero di spalle.
Harry rimase steso a terra riuscendo solo a vedere in modo sfocato Louis essere portato via dai suoi stessi compagni. Anche lui emise un urlo, o almeno quello che riuscì, sentendo tutto il mondo crollarli addosso, come la mano di Louis scivolare dalla sua. Ed era bastato solo un secondo per far crollare ogni cosa.
Un secondo per distruggere due esseri umani.
"Ti amo Lou" Riuscì a dire un'ultima volta, e probabilmente Louis lo sentì poichè si girò di scatto pregando di essere riportato un'ultima volta dal suo riccio, ma invece non gli fu concesso.
Venne portato di forza in quei campi da tutti gli esterni noti come 'misteriosi', mentre Harry se avesse potuto, si sarebbe offerto lui di andare pur di salvare il suo Louis, che gli era stato portato via in modo talmente brutale da avergli per sempre lacerato ogni brandello di ciò che gli rimaneva della sua felicità.
Rimase steso  dal dolore fissandolo andare via, mentre vedeva i soldati condurlo presso le lunghe file di altri ragazzi che portavano lo stesso simbolo della stella di David.
Harry solo in quel momento forse riuscì a capire tutto ciò che era accaduto, così tento di alzarsi con tutte le forze che aveva nonostante la ferita da arma da fuoco.
Si sentì però fermare bruscamente dagli altri compagni della squadra delle SS, i quali lo trattennero dalle braccia, prima di lasciarlo cadere inerte ai loro piedi.
"Non fategli del male, vi chiedo solo questo" Cominciò a cercare della pietà a degli uomini che non dimostravano di averne, da lì non si ricordò più nulla.

Nel pomeriggio del giorno stesso si risvegliò su un lettino di un ospedale militare, vedendo solo medici andare avanti e indietro, ma rivivendo nella mente il momento della sparatoia ma soprattutto della cattura di Louis.
Si morse il labbro gettando la testa indietro sentendosi ancora immobilizzato e distrutto, soprattutto dentro.
Non era riuscito a salvarlo, e si sentiva soprattutto terribilmente in colpa.

Passarono tre giorni prima che Harry fu dimesso e ricondotto direttamente sul campo di guerra.
NOn riuscì più ad eseguire i suoi compiti originari, ne a riaprire quel libro.
Si sentiva quasi esplodere, e lo avrebbe fatto se solo avesse potuto. Non ne poteva più, questo era certo. Decise però di scrivere una lettera a Sam ricordandosi di ciò che gli aveva detto.
Magari Louis era in quello stesso campo, forse avrebbe potuto parlargli, scusarsi personalmente con lui, accertarsi che fosse ancora vivo e soprattuto che stesse bene. A lui questo importava.
Odiava il silenzio.

A: Sam
Caro Sam, sono Harry. Il tuo compagno di stanza della caserma militare.
Non so se hai saputo, ma hanno catturato Louis.
Non volevo accadesse, io ho cercato di liberarlo, ma lo hanno preso ed io non ho potuto difenderlo come mi avevi detto anche tu. Non me lo perdonerò mai.
Sono stato sparato dalle SS quando mi hanno visto mano nella mano con Louis durante la nostra fuga, e so che uscire con lui in quel mondo allo scoeprto resterà per sempre l'errore per cui più mi rimpiangerò. Ti prego dimmi che è lì con te, che lo hai visto. Se è così, digli che mi manca e che gli chiedo scusa, mi sento terribilmente in colpa.
Tienilo d'occhio se puoi, difendilo se ne hai la possibilità. Te ne sarò per sempre grato.
-Harry Styles.


Spedì la lettera secondo l'indirizzo del campo datogli dallo stesso Sam e attese per altri giorni una risposta.
Ormai sentiva di aver perso persino la sparanza dopo l'accaduto, quindi non sperava neanche in una risposta.
Forse era stato trasferito anche lui, e forse non avrebbe mai ricevuto la sua lettera, ma almeno sapeva di averci provato.
In quei giorni Harry pareva essersi disconnesso da tutto e tutti.
Ogni mattina restava in silenzio mentre i vari uomini consegnavano le lettere ai suoi compagni non vedendo mai la sua, eppure non perdeva mai occasione di chiedere notizie.
Incominciarono ad arruolarlo nelle difese militari, quindi spesso scendeva nel campo di battaglia, cercava di fare tutto pur di non pensare a Louis. Ma era inevitabile. Ogni cosa lo riconduceva a lui, ogni ricordo, come quello dell'utima notte insieme.
Non riusciva a togliersi il suo sorriso dalla testa, non che questo gli dispiacesse, ma poi quel sorriso lo riconduceva alle sue urla mentre cercava un aiuto che Harry non riuscì mai a dargli. 
La cosa più brutta era risvegliarsi sempre con quel peso sulla coscienza, ma soprattutto con l'idea che in quella mattina entrambi si sarebbero ritrovati a lottare tra la vita e la morte. Harry però tifava sempre per lui, mentre egli stesso si impegnava unicamente a sopravvivere con quelle ultime forze a lui rimaste.

'Harry! Notizie per te!' Quel giorno Harry si alzò di scatto lasciando perdere una mela che sarebbe satata la sua merenda su una panchina, fiondandosi fuori verso l'uomo delle consegne.
"E' arrivata la lettera?" Chiese speranzoso mentre il suo cuore prese a battere a mille.
'Ecco a te! Ecco perchè mai perdere le speranze giovanotto!' Esclamò il signore scompigliandogli i ricci.
Harry accennò un sorriso e si sedette con le spalle contro un muretto aprendo velocemente la lettera.

A: Harry
Ciao Haz, sono personalmente io! Louis!
Sam mi ha portato la tua lettera e non so se riceverai mai la mia perchè mi stanno dicendo che le consegne in tempi di guerra non sono esattamente buone, ma tu mi hai insegnato di provarci sempre no?
Non devi assolutamente sentirti in colpa, ed io sto bene, sul serio.
Sam mi tiene da adesso sempre sotto controllo, e mi ha dato anche una tua foto che aveva sul suo portafogli, ora la tengo nella mia 'camera'. Qui ci fanno lavorare molto, ma non vedo l'ora di uscire in fretta di qui e tornare nella nostra terrazza ad aspettarti! Ogni sera ne uscivo con un raffreddore, ma alla fine ne è valsa assolutamente la pena.
Mi manchi anche tu.
-Tuo Lou.


Leggendo quella lettera Harry se la strinse al petto proprio come faceva con il libro, la tenne stretta a lui cominciando a piangere silenziosamente. Stava bene, sapeva che stava bene finalmente. 
Grazie a quella lettera rimase sorridente per tutti i giorni a  venire. Era pazzesco l'effetto che si facevano a vicenda.
Successivamente fu trasferito fuori da Berlino andando verso la Francia per combattere contro i nemici di guerra, non perdendo mai occasione per continuare a scrivere le lettere che si scambiavano ormai ogni settimana.

A: Louis
Ciao Nanetto! Oggi è andato tutto bene qui, e ricevere le tue lettere mi tira sempre su il morale!
Come sta Sam? Tu soprattutto?
Sai a cosa ho pensato? Che quando ti riporteremo fuori di lì (sto lavorando un piano!) Oh.. ieri ho sporcato la mia giacchetta, per fortuna che qua ci sta gente brava a fare il bucato!
Stavo semplicemente mangiando qualcosa e puf! Una macchia proprio sul tessuto! Che nervi! Cioè soprattutto non volevo prendermi sgridate, prega per me!
-Tuo Harry

-

'Styles posta per te! Ma chi hai l'amante?' Scoppiò a ridere l'incaricato delle consegne dando la lettera imbustata nelle mani di Harry.
"Shh! Grazie per le lettere! Ricorda, ogni giorno consegna sempre tutto!"
'Contaci!' 
Rise scuotendo il capo aprendo velocemente la sua lettera.

A:Harry
Non sono nano! Sono semplicemente diversamente alto! 
Comunque, adesso che ti scrivo sono accucciolato tra le coperte, fa un freddo bestiale, e persino le coperte sono leggere.
Cerco i tuoi abbracci, mi mancano sul serio tanto.
Ho conosciuto oggi un ragazzo che ha il suo fidanzato fuori dal campo quindi grazie a Sam riescono a comunicare clandestinamente, è stato bello conoscerlo perchè ci siamo potuti scambiare delle idee e sfogarci entrambi, mi ha fatto bene parlare di te.
Dice che ogni volta che ti nomino mi brillano gli occhi, e mi fa venire in mente una tua frase.
Ti ricordi quando eravamo sulla terrazza dopo il giorno di Natale e mi hai detto che quelle stelle facevano risaltare i miei occhi? Arrossisco ancora se ci penso, comunque sia, quella frase mi ha fatto venire in mente quel momento e così ho lavorato per tutto il giorno con il sorriso sulle labbra.
Qui le persone sembra che abbiano dimenticato cosa significhi sorridere, è triste. Così ho iniziato a dire qualche battuta squallida o a raccontare delle nostre figuracce, ho strappato loro almeno un sorriso no?
So che usciremo presto da qui. 
P.s. sul braccio mi hanno stampato un numero indecifrabile, non mi piace!
-Tuo Louis.

Continuarono così a mandarsi sempre lettere che Harry raccoglieva tutte insieme dentro il loro libro, portandoselo sempre con sè.

A:Louis
Qui comincia a far caldo! Finalmente addio inverno!
Cioè non che l'inverno non mi piaccia, ma hai ragione tu, mi mancano i nostri abbracci, faceva e fa troppo freddo nonostante le temperature stiano aumentando.
Oggi siamo ritornati a Berlino dalla Francia e sono ripassato per il nostro bar, mi manca quel giorno e pagherei oro solo per riviverlo!
Eri così diverso da tutti! E guarda ora come mi stai riducendo! Anche se devo ringraziarti per tutto.
Ho pensato che magari potrei scavare sulla terra, passare sotto la rete e prenderti. Non so fino a che punto la mia idea sia ragionevole, ma non importa!
Non vedo l'ora di riabbracciarti.
-Tuo Harry.

-

A:Harry
Ho bisogno sul serio di te in questo periodo.
Ci fanno sul serio faticare tanto, Sam a volte mi porta di nascosto delle pagnotte in più di pane che divido sempre con i miei compagni, e qualche volta gli chiedo di fermarsi e di parlarmi di te.
MI racconta allora delle vostre giornate passate in caserma quando lavoravate insieme, è bellissimo quando mi parla di te, perchè è come se ti sentissi vicino a me.
Spesso mentre aspetto le tue lettere, passo il tempo a rileggere quelle vecchie, mi fa bene, è come se mi dessero la giusta forza per continuare ad affrontare le giornate. 
Ho perso di vista molte persone che avevo conosciuto, non so dove siano andate. Harry non vedo l'ora di uscire di qui.
Ma non perdo le speranze. So che usciremo tutti presto e riabbracciaremo chi amiamo, e tu sarai il primo che stirngerò forte tra le mie braccia.
-Tuo Lou.

-
A:Louis 
Vedi che il metodo di scavare non era male!
Sta tranquillo, resisti, manca poco ne sono sicuro.
Abbiamo sconfitto alcuni nemici, ma francamente spero in un arrivo da parte degli Americani. Loro sono forti, anche se non dovrei dirlo perchè sappiamo che poi sconfigeranno la Germania e tutto. Solo, spero di poterti stringere tra le mie braccia.
Rimani solo forte, anche io sto cercando di esserlo. Fallo per me.
Ti libereremo e ricorda, urleremo di aver vinto!
-Tuo Harry.

-
Continuarono ad inviarsi lettere sempre più di repente, almeno per quanto era a loro possibile viste le poce svillupate tecnologie di quel tempo, fino agli inizi del 1945.
Finalmente in quell'anno si vedeva uno spiraglio di salvezza, un termine della guerra.
L'impero stava iniziando a notare sempre di più i campi, Harry e l'esercito cominciavano ad indebolirsi sotto le potenze americane, ma lui aveva chiaro il desiderio nella mente di poterlo solo riabbracciare ancora.

A:Louis
Lou mi manchi. Sono due settimane che non ricevo più tue notizie. Dimmi che stai bene. Ho bisogno di saperlo.
Dimmi anche solo che va tutto bene, che stai continuando a lottare. Stiamo sul serio finendo questa lotta, me lo sento, questo è l'anno buono.


Harry continuava ad inviare lettere al suo Lou, ma da un periodo non riceveva più una risposta.

'Niente per te Harry, mi dispiace.' Continuava a dire l'uomo delle consegne, dando solo lettere agli altri.
Harry però continuava sempre a cercarlo, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata una sua lettera, insomma, si trattatava sicuramente di un riatrdo, così continuava a scrivergli. Aveva bisogno di parlargli.

A:Louis
Nanetto ma dove sei finito? Qui è tutto uno schifo senza di te. 
Inutile dire che mi manchi sempre di più.
Stavo rileggendo le tue lettere, sorrido ogni volta che lo faccio, ma adesso ho sempre più paura. 
Ti prego rispondimi.
Anche solo una volta. Ma dimmi che stai bene. 
Lo so, sembrerò palloso, ma ho bisogno di saperlo.
Ieri ho riguardato le stelle, sono tornato nella nostra terrazza, e ho pensato a te. Ai tuoi occhi, alle tue labbra ed al tuo sorriso.
Ho bisogno te qui con me.
-Tuo Harry
-

A:Louis 
Siamo vicini alla fine. Gli americani sono entrati nella nostra nazione Lou. Stanno venendo a liberarti, continua a resistere. Voglio credere che tu stia lottando ancora. E' vero? è vero che stai lottando ancora? Ti prego.
-Tuo Harry.


'Harry so che ti manca, ma sai come funziona nei campi.. lui potrebbe.. insomma..' 
"NO! Lui continua a lottare, io lo so. Lui sta bene, ne sono certo. Continua ad inviare le mie lettere, ho bisogno di lui" Balbettò Harry in una delle mattine del 1945 dopo aver consegnato all'uomo l'ennesima lettera che non avrebbe avuto una risposta.
"La prego." 
'Lo farò.' Sussurrò l'uomo riprendendo la lettera.

Harry continuò ad inviare lettere ancora per alcuni mesi, questa è l'ultima che spendì da Berlino fino al campo.
E risale esattamente alla data della liberazione dei campi di concentramento da parte degli americani.

A:Louis
Sono entrati ufficialmente gli americani.
Louis sarai libero a momenti, ce l'abbiamo fatta.
Ti stringerò ancora tra le mie braccia.
Possiamo urlare ancora al mondo di avere vinto.
Ricordi la nostra promessa?
Ti amo, ti amo con tutto me stesso nanetto.
Ce l'abbiamo fatta.
Abbiamo vinto.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Harry123