Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: MartinaJ    16/11/2014    4 recensioni
"Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni" è questo quello che diceva quello stupido cartellone che mi ha incastrato. Ovviamente negli ultimi giorni la fortuna, non girava proprio intorno a me e in un aeroporto, con mille persone che ci sono, proprio di quella persona dovevo innamorarmi follemente. Tanto follemente che quando lo vedevo, mi comportavo come una undicenne con le crisi di panico.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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efp Ok sono scappata. Forse non dovevo ma la paura fa' brutti scherzi. L'amore fa' brutti scherzi. Ho sofferto fin troppo e non voglio stare ancora male. Si sà come sono gli attori; peggio dei calciatori. Cambiano ragazza una volta al mese e io non voglio essere tra quelle usate e scaricate. Non voglio ancora affezionarmi ad un ragazzo, non voglio di nuovo stare male per mesi. Ma ora la mia preoccupazione più grande è riuscire a rientrare in albergo. La sicurezza è stata moltiplicata e il coprifuoco è stato praticamente tolto a causa della ramanzina di mio padre. Potresti semplicemente rientrare dalla reception direte voi; ma no. Ovviamente mio padre deve piazzarsi alla sala dell'ingresso a parlare delle attività di domani. Mi da sui nervi; peggio di un'avvoltoio. Insomma devo vedere come rientrare altrimenti ne pagherò le conseguenze; conseguenze molto ma molto amare. La prima cosa che penso è chiamare Mario; forse mi darà una mano. Compongo il numero di Mario ma ovviamente quel deficiente non risponde. Ma dico io, quando serve non guarda il telefono e quando no ci sta appiccicato. Non è normale. Provo a chiamare Alaba l'unico affidabile, per modo di dire, del gruppo. Forse risponderà.

-Mila?- dice con una voce assonnata

-Ma Mario quel cazzo di telefono dove ce l'ha?- dico alquanto irritata

-Ma che ne so...sbadato com'è. Comunque è successo qualcosa?-

-Secondo te?! Semplicemente nulla- dico sarcastica

-Ah apposto allora-

-Ma allora sei coglione! Sono qua fuori e dovrei rientrare e come se non bastasse- cerco di respirare -Mio padre è alla reception tipo avvoltoio-

-Oh cazzo. Aspetta chiamo gli altri-

-Beh menomale; ti sei svegliato- dico quasi come una liberazione

Aspetto in linea che si muovono. Insomma quanto ci mette a chiamare gli altri? Giuro che la prossima volta, se alla fine devo affidarmi a loro, rimarrò in camera ad ammazzarmi con le caramelle e con un film straziante. Oddio romantico forse no; più una cosa tipo i film di guerra. Quelli si che mi fanno dimenticare tutto. Ad ogni modo dall'altro capo del telefono ancora nessuna risposta. Comincio a sospettare che Alaba si sia disperso da qualche parte. Pasticcione com'è sai quanto ci mette a perdersi? Neanche un secondo. 

-Mila ci sei ancora?- La voce di Bastian risuona come una salvezza

-Si si. Bastian dammi una mano per favore-

-Allora hai presente la parte dove ci sono i nostri balconi?-

-Si; dove c'è il giardino-dico con ovvietà

-No; dove ci sono le psicopatiche-

-C'è non mi dire che.....-

-Vuoi rientrare?-

-In teoria.....- ma non così!

-Bene allora sbrigati! Quando sei arrivata là, fatti spazio in mezzo a loro e trovi una porta di emergenza all'angolo; noi staremo là- dice risoluto

-Ok vado e cercherò di non morire là in mezzo- dico esasperata

-Eh su; non farla tragica- dice chiudendo la chiamata.

Bene; iniziamo. Cerco di passare inosservata cercando di farmi spazio tra le fan urlanti. Tra cartelloni e persone che urlano mi sembra di essere allo stadio. Insomma, i fan sono belli ma portano alla rovina in qualsiasi caso. Ad ogni persona piacerebbe essere amata ma così, è semplicemente esagerato. Ciò porta solo all'egocentrismo e molti di quelli che conosco lo sono. Lo so, sembrerò una palla ma la penso così. E con tutto quello che vedo credo di non sbagliarmi affatto. Continuo a fare a spallate con le ragazze che sono lì fin quando, finalmente, riesco ad arrivare alla famosa porta che potrebbe salvarmi. Loro sono lì dietro che cercano di aprire la porta. Merda; è come bloccata. Non ci voleva. Ed ora cosa faccio? Cerchiamo di aprirla ma nulla. Così decido di richiamare uno di loro.

-Che cazzo di sfiga. Correte su nella mia camera e prendetemi una sciarpa ed un cappello e gettatemeli dalla camera di Alcantara-

Senza dire altro li vedo correre su per le scale. Non so ancora cosa fare sinceramente; ma mi verrà in mente. Cerco di confondermi tra la folla ma mi sembra solo di vivere un'incubo. Ma non per il fatto di stare qua in mezzo, ma semplicemente per il fatto che per colpa di dei deficienti, ora sono costretta a fare tutto ciò. Mi fa solo venire i nervi questa cosa ma devo abituarmi. Dovrò viverci per un bel po' per cui. Finalmente, dopo un po' di minuti, sento delle voci chiamarmi e lanciarmi qualcosa. Alleluia; ce l'hanno fatta. Urlo per andare verso il lato dove hanno lanciato le cose e prima che rientrano, dico di scendere in reception; dovranno pur aiutarmi. Metto il cappello e la sciarpa e corro, per quanto mi sia possibile, verso l'ingresso. Sono già lì che cercano di persuadere mio padre anche se forse, sono più bravi come giocatori che come oratori. Ad ogni modo cerco di entrare senza dare nell'occhio.

-Pss, pss. Lahm!- cerco di dire il più piano possibile

-Oh eccoti; vieni lì c'è Mario che cerca di salvarti-

-Mario?! Salvarmi?! Merda; sono ancora di più nei guai- dico alzando gli occhi al cielo.

-Invece di sbraitare muoviti; almeno lui ci sta provando- dice Boateng trascinandomi via

Cercano di farmi attraversare l'hole il più velocemente possibile ma sulle zeppe, è alquanto impossibile. Continuo a camminare velocemente ma la sfortuna non viene mai da sola. In meno di un secondo prendo una storta tale, che non riesco neanche ad alzarmi. Perfetto proprio. Che merda di serata.

-Mila ma che?-

-Jerome mi fa' male- dico toccandomi la caviglia

-Merda! Vieni- dice prendendomi in braccio -Cerchiamo di muoverci che credo che Mario abbia finito gli argomenti validi- dice cominciando a salire velocemente le scale

-Immagino- dico soffocando una risata

-Intanto- dice chiamando l'ascensore -Pensa solo che con la sua poca capacità di convincere una persona, è riuscita a salvarti il culo-

-Boateng contegno- dico rifacendo la voce di mio padre e scoppiamo a ridere all'unisono

Ovviamente il nostro piano è alquanto blindato quindi l'ascensore, era l'unica opzione possibile. Le guardie sono poste all'inizio delle scale quindi noi, dovremmo scamparcela ma non si sa mai. La caviglia continua a farmi male e non riesco neanche a stare in piedi. Non so cosa gli racconterò domani a mio padre ma qualcosa devo pur inventarmi. L'ascensore si apre e ritroviamo tutti fuori dalle camere per vedere se riuscivo a tornare sana e salva. 

-Cos'è eravate preoccupati?- dico con un sorrisino

-No guarda; stavamo prendendo il sole- Muller; sempre sarcastico

-Guarda che se ti succede qualcosa i cavoli sono i nostri per cui zitta e fila dentro- 

-Solo? Tu dici? Lo hai visto cosa ha fatto oggi e chi ci ha rimesso?- sono stanca e amareggiata

Boateng mi aiuta ad entrare in camera sostenendomi- Dai Mila tranquilla. Cercheremo di non fare più i cazzoni. Ora vado che tuo padre sta per passare. Notte- e baciandomi ad una guancia esce frettolosamente.

Sta per passare mio padre? Cioè adesso si mette a fare la sentinella? Credo che se entravo nell'esercito sarei stata meglio. Non ce la faccio più; giuro che a 20 anni non ci arrivo così. Decido di farmi una doccia giusto per dimenticare tutto questo e per riflettere sulle mille cose e sui mille pasticci che sono riuscita a combinare, in un solo pomeriggio. Riuscire a capire tutto è difficile figuriamoci riuscire a spiegarlo. Non so se avrò il coraggio di guardare di nuovo in faccia Josh; non dopo ciò che ho fatto. Lui, beh lui voleva semplicemente essere carino ed io invece? Io ho fatto la solita codarda e sono scappata. E' l'unica cosa che so fare ultimamente.  E' l'unica cosa che io riesco a fare ultimamente e sinceramente, non so spiegarmi il perchè. Non sono mai stata così codarda ma forse è proprio per questo il motivo per cui fuggo e preferisco nascondermi dietro una corazza, costruita apposta per non mostrare la mia vulnerabilità. Perchè si; ultimamente son diventata molto vulnerabile. Ho paura di qualsiasi cosa che mi circonda, di qualsiasi cosa che abbia il potere di ferirmi. Forse non c'entra nulla il fatto che io sia stata già ferita in passato. Insomma, chi non lo è stato? Chi non ha mai avuto una di quelle storie che si pensi durino a vita e invece scoppiano così, come niente? E' successo a tutti e forse devo togliermi di dosso questa ancora che mi tiene aggrappata ad un qualcosa che non mi fa' di certo bene. Forse per una volta devo lasciarmi andare alle emozioni e abbandonare la razionalità che in gran parte del tempo, mi impedisce di fare azioni che vorrei fare. Forse dovrei parlargli? Forse dovrei spiegargli il perchè del mio gesto? No; di sicuro non vorrà vedermi. Anche se credo che alla fine, a lui non gliene frega nulla. In fondo, può avere qualsiasi donna. Nel mondo ci sono migliaia di fan urlanti e speranzosi che pagherebbero, per passare anche solo un'ora con lui. Esco solo perchè è da quasi un'ora che son dentro e mi avvolgo ad uno dei morbidi grandi asciugamani forniti dall'hotel. Dato che sono da sola mi metterò a guardare un po' di tv o un qualsiasi film con le mie adorate caramelle. Almeno quelle riescono a consolarmi.

Esco dal bagno e mi ritrovo Mario sdraiato sul letto con le MIE caramelle-Oh cazzo!-

-Ah sei uscita- dice continuando ad assaporare uno dei miei amati orsetti colorati

-Tu, le mie caramelle!- dico cercando di non urlare

-C'è tu ti preoccupi delle tue caramelle quando sei davanti a me, con un solo asciugamano addosso?-

Mi guardo e arrossisco -Ma non è questa la cosa principale- dico togliendogli da sotto il naso le caramelle -La cosa principale è il perchè ti sei intrufolato in camera mia-

-Attenta Mila; l'asciugamano potrebbe scivolare-

Mi dirigo in bagno -Il solito coglione. Come hai fatto ad entrare?-

-Chiamasi carta scema-

-Come scusa?- dico facendo capolino dal bagno -Cioè vuoi dire che-

-Hanno dato a tutti noi delle carte uguali-

-Ma questo non ti da il diritto di entrare come un maniaco nella mia stanza- dico buttandomi sul letto e addentando un'orsacchiotto verde

-Non farla tragica- dice facendomi uno di quei soliti sorrisi

-Ah no? Hai fatto irruzione nella mia stanza e non dovrei farla tragica?-

-Ma mica eri nuda; su-

-Ci mancava poco. E lui è quello fedele poi- dico agitando le braccia esasperata

-Dobbiamo proprio parlare di Ann o potremmo sorvolare?- dice con un velo di amarezza

Mi sento in colpa- Ma è successo.....qualcosa?-

-Niente; lasciamo stare. Ma tu- dice indicandomi con curiosità -Com'è andata?-

Sinceramente non so cosa dire ma cerco di impiastricciare qualche parola per spiegarmi

-Beh, è andata- dico cercando di non dire altro

-Come è andata? Tutto qua?-

-Più o meno- dico continuando a mangiare caramelle

-Smettila di mangiare- dice togliendomi le caramelle -E spiegami cos'è successo-

Decido di vuotare il sacco e gli racconto tutto. Della pizza, della terrazza, del bacio e della fuga. E' come se raccontando, rivivessi quelle mille emozioni. E' come se tramite le parole riuscissi a rivivere quegli attimi e quelle sensazioni che ho provato. Paura, emozione; cose che a parole non riuscirei mai a spiegare.

-Te l'hanno mai detto che sei una cogliona?-

Il suo tono è un misto di delusione. Forse si aspettava che avrei fatto qualcosa ma non l'ho fatto. Per una volta è la bocca della verità.

-No. Tu sei il primo- dico con franchezza

-Non so se hai sempre fatto così ma in questo caso sei stata proprio stupida-

-Mario lo so- dico alzando le braccia- Lo so-

-E allora perchè lo hai fatto?-

-Ho paura Mario, ho paura-

-Ma di cosa Mila? Lui ti piace-

-Non mi piace- giro nella stanza come una pazza

-No guarda; ci vedo bene. E a te piace e anche molto-

Sto per controbattere quando la voce di mio padre mi blocca.

-Milagros sei lì?- oh merda

Mario mi guarda sconvolto ed io non so come fare. Gli faccio cenno di calarsi sotto il letto ma lui non mi capisce e così lo trascino giù, producendo un tonfo non indifferente

-Cos'è successo?-

-Ehm papà- dico mentre continuo a far cenno a Mario di mettersi li sotto -Nulla di preoccupante-

-Posso entrare?- sembra così convinto ma io non lo sono per niente

-Ehm...-

Non faccio in tempo a rispondere che me lo ritrovo in stanza. Mi piazzo davanti il punto in cui Mario si è nascosto cercando di fare ombra.

-Come stai?-

-Meglio papà- dico continuando a strattonare la mano di Mario che tenta di afferrarmi la caviglia

-Mi dispiace ma...-

-Papà fa' nulla. Non preoccuparti. Sono solo un po stanca- dico cercando di farlo andare verso la porta ma inciampo a causa di quella dannata mano

-Cos'è successo?- dice voltandosi e vedendomi a terra

-Nulla sono solo inciampata; stupida moquette. Ora va e sta tranquillo. Notte- dico chiudendolo finalmente dietro la porta -Tu! Che infame!- dico voltandomi verso Mario che si sta rialzando

-Io? Tu vuoi farmi morire- dice tossendo

-Ma zitto; è solo un po' di polvere- dico spalmandomi sul letto

-Mi devi un favore- dice accomodandosi vicino a me

-E per cosa? Esserti nascosto sotto al letto altrimenti mio padre ti avrebbe ammazzato?-

-Esatto- dice sorridendo -Un film-

-Che palla al piede che sei Gotze- dico esasperata

***

Alla fine ieri sera mi sono addormentata come un sasso guardando uno di quei film che piacciono tanto a lui. Sinceramente non ricordo neanche qual'era la trama tanto ero disinteressata. Questa mattina, quando mi sono svegliata, lui già era sgattaiolato nella sua amata stanza che pare ieri sera aver snobbato. Ho passato tutta la giornata in campo ed ora sono stanchissima. Dire che mi ha distrutta è dire poco. La figlia dell'allenatore mica può oziare? Ma no; fa' male. Lei deve lavorare quanto, se non di più, dei suoi stessi allievi. Una tortura praticamente. Sono persino uscita di tutta fretta dagli spogliatoi per venire qua sotto consiglio di tutta la squadra. Ovviamente tutti volevano sapere il perchè ieri sera si fosse attinto a tutto quel casino e Mario, come sempre, non si sa stare zitto. In meno di mezz'ora tutti hanno saputo la cosa e spero che non sia andata a finire alle orecchie di mio padre e dei collaboratori. Ed ora sto facendo la cazzata; sono qui, sul terrazzo, aspettando che forse  lui si presenti. Sono seduta a terra guardando un punto fisso, non ancora decifrabile. E' strano come ora, dopo mille consigli, io mi sia convinta ad arrivare qui e a decidere di parlargli; di spiegarmi cosa non facile. Spero solo che si presenti perchè non credo che il coraggio e la voglia tornerà facilmente. Continuo a perdermi nei pensieri ma sento dei passi e mi volto; è lui.

-E tu cosa ci fai qui?- sembra sorpreso ma anche abbastanza deluso

-Prima che cominci a fare premesse vorrei spiegarti perchè io ieri, ho reagito in quel modo. E' stato strano, avventato. Insomma è stato come la bufera in un momento di pace. Mi ha spiazzato; ho avuto paura. Paura di tutto e non sapevo cosa fare. So che sono stata una scema, so che non avrei dovuto. Ma non sono riuscita a ragionare e ho preferito scappare-

Le parole sono uscite così, senza un'ordine preciso. Non so neanche cosa ho detto alla fine. Ho paura di una sua risposta ma sono venuta qui per questo. E' rimasto impassibile. Continua a fissarmi con quello sguardo che mi incute timore. Non so cosa dirà e questo mi spaventa ma finalmente, lo sento parlare.

-E ora cosa ti dovrei dire eh? Che va tutto bene?-

Il suo tono è duro e io rimango li davanti impotente e senza parole.


NOTE AUTRICE.

Scusate davvero se sono mancata molto tempo. Lo so, dovrei aggiornare spesso. Ma il problema è che non ho avuto mai tempo e ci si è messo un blocco per il quale, non riuscivo ad andare avanti. Ogni idea ed ogni parola mi sembrava così sciocca, che cancellavo e riscrivevo e sinceramente, neanche questo capitolo mi convince. Spero che mi farete sapere come vi sembra e le critiche sono sempre ben accette. Cercherò di aggiornare per domenica prossima e fatemi sapere.
Un bacio!



  
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