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Autore: maryred92    16/11/2014    2 recensioni
Tratto dalla storia:
Arrabbiata, alzai lo sguardo per mandarli a quel paese, ma le parole mi si bloccarono in gola; le risate avevano fatto voltare il ragazzo castano, cosicché mi ritrovai a fissare due occhi azzurri fin troppo familiari.
Ero come bloccata, ero ancora per terra sul marciapiede e fissavo le porte dell’autobus chiudersi; la mia testa era completamente vuota, o meglio, continuava a ripetere un unico nome.
Louis.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Never felt like this before
Are we friends or are we more
As I’m walking towards the door
I’m not sure



«Pronto?» rispose al quinto squillo una voce maschile impastata dal sonno.
«Lou mi devi aiutare!» esclamai senza perdere tempo a presentarmi.
«Nina! Ti sembra questa l’ora di chiamarmi … ti è successo qualcosa?» mi chiese preoccupato.
«No no, tranquillo! Solo che finalmente ho ideato un piano, anzi il Piano» gli rivelai con tono cospiratorio.
«Aspetta un minuto! Di cosa stai parlando?»
«Uffa Louis, a volte penso che le troppe testate al pallone ti abbiano danneggiato il cervello … ti ho spiegato stamattina che mi piace Lucas, solo che mi vergogno troppo per chiedergli di uscire!»
«Cioè, fammi capire bene … tu mi avresti svegliato alle 3, e dico alle 3 del mattino, per parlarmi di quel montato?»
«Smettila di chiamarlo così, è pur sempre il capitano della tua squadra!»
«Si, ma per quanto sia bravo a giocare a calcio, resta sempre un montato.»
«Vabbè, lasciamo perdere, non è il momento giusto per discutere di questo. Come ti stavo dicendo, ho ideato il Piano … te lo spiego subito. Ah, un’ultima cosa: tu giochi nella stessa squadra di Lucas e sei titolare, giusto?»
«Certo che sono titolare! Solo perché non sono un attaccante e gioco in difesa non vuol dire che sia scarso!» fece, offeso.
«Scusa, non volevo insinuare questo, era una semplice domanda, anche perché io non capisco nulla di calcio. Comunque, riprendendo il discorso, ho deciso di iniziare a venire a vedere le partite di calcio. So che tutte le sue ex ragazze, Lucas le ha conosciute dopo una partita di calcio o dopo un allenamento, quindi penso che farmi vedere nel suo ambiente sia un buon punto di partenza.»
«Mi stai forse dicendo che vorresti essere una sua ex?»
«Ma quanto sei cretino!» dissi seccata. «Vorrei solo avere una possibilità con lui, anche solo per conoscerlo meglio. Comunque, ritornando al Piano, mi serve il tuo aiuto perché io non so quando e dove giocate o come funziona il tutto.»
«Che bell’amica che sei!» esclamò allora Louis, ridendo. «Ti ho invitata tante volte alle partite e tu non sei mai voluta venire; ora, per Lucassonofigoemenevanto vuoi sfruttarmi! Brava brava, questo è il modo giusto di trattare gli amici, o meglio, il tuo migliore amico!»
«Devo forse elencarti le innumerevoli volte in cui ti ho dato una mano, ad esempio quando ti sei strappato i pantaloni e sono corsa a casa tua a prenderti un paio di ricambio perché non volevi uscire dal bagno?» gli dissi ridendo.
«Ok ok, mi arrendo! Però che ne dici se ne riparliamo meglio domani mattina all’università? Ho un sonno tremendo!»
«Va bene! Buonanotte Lou, ti voglio bene!»
«Buonanotte e sogni d’oro Nina, ti voglio bene anche io!»
Chiusi la conversazione … adoravo il suo modo di augurarmi la buonanotte, era così dolce … proprio come il mio migliore amico.
Pensando all’indomani e al fatto che forse finalmente avrei conosciuto Lucas, mi addormentai.
 
Alle 7 in punto la mia sveglia cominciò a suonare. Mi alzai lentamente - ieri ero andata a dormire alle 3 e mezza e ne stavo subendo gli effetti - e mi diressi in bagno.
Mi feci una doccia veloce, mi vestii - una semplice maglietta azzurra a maniche corte, jeans e Lacoste nere - e scesi giù in mensa a fare colazione.
Da quando mi ero trasferita qui a Milano per l’università - sia io che Louis studiavamo ingegneria - vivevo in un campus con altri ragazzi … stare qui mi piaceva molto, l’atmosfera era molto calorosa, solo che c’erano degli orari assurdi, tipo il coprifuoco alle 23:30.
Mentre mi avviavo verso l’entrata della mensa, individuai la mia amica/vicina di stanza Cleo e insieme ci mettemmo in fila per prendere il cibo.
«Stamattina ti vedo alquanto sorridente!» esordì Cleo. «E’ successo qualcosa che non so?»
«Per ora no, ma potrebbe succedere …» le risposi enigmatica.
«Non puoi rispondermi con una frase del genere e aspettarti che mi basti … sputa il rospo!»
«Ahahahah» solo lei poteva uscirsene con frasi del genere. «Allora, ti ricordi di Lucas? Il ragazzo che mi piace, capitano della squadra di calcio della nostra università?»
«Chi, il figo assurdo al quale vai dietro da tempi remoti?»
«Ora non esageriamo, saranno circa 2 anni che mi piace! Però si, proprio lui. Ho ideato un piano per farmi notare!»
«Sentiamo.»
«Ho deciso di andare alle partite di calcio, con la scusa di guardare giocare Louis.»
«Beh, non nego che sia una bella idea … solo che sarete in tantissimi … come pretendi che noti proprio te?»
«In effetti non ci avevo pensato … vabbè, chiederò a Louis, lui sa come funzionano queste cose e mi saprà aiutare» dissi un po’ scoraggiata - il mio super Piano non era poi tanto super.
«A proposito, come sta Louis? E’ da tanto che non passa di qui.»
«Sta bene, solo che a Febbraio è tornato a casa per studiare e poi ha avuto da fare con gli allenamenti, quindi non è potuto passare. Però, ora che mi ci fai pensare, devo invitarlo perché è da tanto che non trascorriamo una serata tutti insieme.»
«Magari non è passato perché aveva di meglio da fare …»
«Cosa vorresti dire?» non capivo dove Cleo volesse andare a parare.
«Beh, Louis è pur sempre un ragazzo di 20 anni, forse ha conosciuto una ragazza e ultimamente sta trascorrendo più tempo con lei» ipotizzò la mia amica.
«Mmh, non credo! Penso che se si stesse frequentando con qualcuna me lo avrebbe detto.»
«Dici? Forse preferisce aspettare che la cosa si faccia più seria … però queste sono solo mie ipotesi, magari è veramente preso solo dagli allenamenti, anche perché finchè non imparerà a vestirsi come si deve, non sarà mai un buon partito!» concluse ridendo Cleo.
«A volte sei proprio cattiva! Anche se, in effetti, guardando a prima vista Louis, non lo si definirebbe proprio un bel ragazzo. Inutile spiegarti che io gli dico ogni giorno di rinnovare il suo guardaroba e di iniziare a usare le lenti a contatto, ma lui non ne vuole sapere! Credo che porti gli occhiali anche durante le partite!»
«E’ un peccato, perché è un bravissimo ragazzo … » disse dispiaciuta. «Magari, quando ti sarai fidanzata con il tuo bel Lucas, potresti trovare una ragazza anche a Louis, anche solo per ricambiare il suo aiuto.»
«Hai ragione!» esclamai, anche se c’era qualcosa di quest’idea che non mi convinceva.
Finito di mangiare, tornammo in camera per prendere le borse e poi, uscite dal campus, ci incamminammo verso la metro.
Fuori faceva ancora freddino, nonostante fossimo già a Marzo, perciò indossai una felpa, anche se in aula avrei dovuto sicuramente toglierla, viste le temperature caraibiche.
 
Giunta in università, dopo aver salutato Cleo, che studiava in un'altra facoltà e quindi in un’altra ala della struttura, mi avviai verso l’ingresso dell’aula e subito individuai Louis, che era intento a leggere un libro seduto al suo solito posto in prima fila.
«Ciao Lou!» lo salutai.
«Ciao Nina!» rispose, facendomi cenno di sedermi accanto a lui.
«Come va?» gli chiesi mentre mi sedevo e cominciavo a tirare fuori i quaderni dalla borsa.
«Potrebbe andare meglio se qualcuno ieri sera non mi avesse tenuto sveglio fino alle 3:30 del mattino»  disse, ridendo però.
«Lo so, scusami ancora, ma non potevo aspettare … comunque cosa ne pensi della mia idea?»
«Ci ho riflettuto … per me va bene, solo che a ogni partita assistono tantissime persone … sarà difficile farti notare in mezzo a quella folla» mi disse. «Per questo motivo ho pensato che potresti venire dopo negli spogliatoi a salutarmi, e lì potrei presentarti Lucas.»
«Davvero lo faresti?» gli chiesi speranzosa.
«Ma certo!» mi rispose sorridendo - aveva un sorriso bellissimo, lo avevo sempre pensato -.
«Grazie! Sei il miglior migliore amico che una ragazza possa avere!» esclamai abbracciandolo.
«Sono lusingato che tu abbia una così alta opinione di me» mi disse, sciogliendo l’abbraccio.
«E’ tutto meritato. Comunque, se poi anche tu un giorno avessi bisogno di una mano, non esitare a dirmelo.» gli dissi, non dando troppo peso al vero significato delle mie parole.
«Beh, in effetti ci sarebbe una ragazza che mi interessa …» sussurrò quasi con timore.
«Cosa?» esclamai sconvolta.
La sua affermazione mi lasciò un po’ turbata, probabilmente perché  era strano per me immaginare il mio migliore amico innamorato.
«Ti stavo spiegando che in effetti c’è una ragazza che mi interessa, scusami se non te l’ho detto prima ma avevo paura che questo potesse rovinare la nostra amicizia.»
«Certo che no! Noi resteremo sempre migliori amici e, anzi, sono felicissima per te! » esclamai con un entusiasmo che non provavo  completamente. «Posso sapere come si chiama?»
Per un momento lo vidi in difficoltà, ma alla fine mi rispose:
«Diane Jones.»
«La capo cheerleader?»
«Proprio lei» mi rispose sorridendo.
Oddio, tra tutte le ragazze proprio lei doveva piacere al mio amico! Non avevo nulla contro di lei, solo che non mi sembrava la ragazza giusta per Louis … in due parole, lui era un ragazzo dolce e gentile, lei una troia.
«Non sei d’accordo?» mi chiese, vedendo che non commentavo.
«No no, sono felice per te. Come ti ho detto prima, se ti serve aiuto chiedi pure!»
Louis si limitò a sorridermi, per poi iniziare ad ascoltare il professore che, nel frattempo, aveva cominciato a spiegare.
Invece io continuavo a pensare alle parole di Louis … proprio non riuscivo ad accettare che fosse interessato a Diane.
Mi imposi mentalmente di finirla perchè anche a Louis non piaceva Lucas, ma nonostante questo mi avrebbe aiutata. Louis era libero di interessarsi a chi voleva e poi, in fondo, chi poteva dire che tra lui e Diane sarebbe durata?
 
«Per oggi la lezione è terminata. Ci vediamo domani alla stessa ora, buona giornata ragazzi.» disse il professore uscendo dall’aula.
«Pranzi in mensa e resti a studiare in biblioteca, o torni a casa?» chiesi a Louis,  mentre sistemavo gli appunti nella borsa.
«Mangio qui perché poi ho gli allenamenti di calcio … mi fai compagnia?»
«Certo! Mensa calda, fredda o fast food?»
«Mmh, direi mensa calda, non mi va di riempirmi di schifezze …»
«Mamma mia quanto sei esagerato! Un hamburger e patatine una tantum non fa mica male sai?» gli dissi ridendo. «Poi dovresti mangiare di più secondo me, sei troppo magrolino!»
«Ma che c’entra! Io voglio metter su muscoli, non grasso!» esclamò indignato.
«Va bene, va bene, ritiro tutto! Ora muoviamoci se vogliamo evitare la fila!»
Uscimmo dall’aula e ci incamminammo verso la mensa. Prima di entrare, però, fummo raggiunti da una Cleo su di giri che, senza darci neanche il tempo di chiederle cosa le fosse successo, esclamò:
«Nina, Louis! Avete sentito l’ultima? La prossima settimana hanno organizzato un Prom Party per   festeggiare l’ultima settimana di lezioni prima degli esami. Oddio, io adoro queste cose! Non vedo l’ora di andarci!»
«Davvero?» le domandai felice. «Con chi vorresti andarci?»
«Me lo ha appena chiesto Davide e gli ho detto di si!» mi disse eccitata - Davide era il ragazzo con cui si sentiva da un po’ -.
«Sono molto felice per te» le dissi. «Io però non so se venire, cioè, mi spiego meglio, non penso che qualcuno mi inviterà» aggiunsi triste.
«Ma cosa dici! Sei una bellissima ragazza, devi solo essere un po’ meno timida … poi, se Louis ti aiuterà, potresti anche finire per essere la dama di Lucas!» rispose Cleo, facendomi l’occhiolino.
A queste parole mi voltai verso Louis, che fino ad ora era rimasto in silenzio, guardandolo interrogativa.
«Certo, posso provare a parlargli, magari comincio chiedendogli se ha già scelto qualcuna e, se la risposta è negativa, potrei suggerirgli il tuo nome» mi disse Louis.
«Grazie mille Louis, sei il migliore amico del mondo! Ti voglio bene!» gli dissi mentre lo stringevo in un abbraccio fortissimo.
«Tu però dovrai aiutarmi con Diane allora» aggiunse dopo che ci fummo separati, guardandomi in modo strano.
Solo al sentir nominare quella ragazza cominciai ad innervosirmi, anche se non lo diedi a vedere.
«Ma certo! Non appena la vedo corro a parlarle» gli risposi con un falso sorriso.
«Ok ragazzi» ci interruppe Cleo. «Io torno a casa perché oggi vengono a trovarmi due mie amiche da Torino, ci vediamo domani!»
«Ciao Cleo!» la salutammo insieme io e Louis.
Senza parlare, poi, entrammo in mensa e, dopo aver preso da mangiare, ci sedemmo.
«Sei proprio sicura di voler andare al ballo con Lucas? Cioè, io penso che dovresti andarci con una persona speciale …» esordì Louis.
Questa sua uscita mi infastidì molto. Insomma, lui poteva portarci Diane e io non Lucas? Ma come ragionava? Irritata dalle sue parole, gli risposi abbastanza male:
«Parli proprio tu di persone speciali? Tu, che vuoi portare Diane? Trovami qualcosa di speciale in lei allora!» gli urlai. «Ah, giusto! Probabilmente, poiché la dà a tutti, voi maschi la considerate speciale!»
«Sei proprio una stronza! Ti permetti di giudicarmi quando anche il tuo Lucas è un puttaniere di prim’ordine! Fidati di me, se andrai al ballo insieme a lui, la prima cosa che farà, sarà porti a letto e diventerai una delle sue tante conquiste!»
«Non è che Diane sia tanto diversa! Cos’è, sei così disperato che hai deciso di andare a puttane?»
Ok, non appena questa frase uscì dalla mia bocca mi resi conto che avevo davvero esagerato. Sapevo che Louis soffriva per il fatto di venire considerato uno sfigato - anche se non lo dava a vedere - e non avrei dovuto offenderlo su questo fronte.
Mentre riflettevo, però, lo vidi alzarsi in piedi e gettare tutto a terra. Ciò che però mi stupì maggiormente fu la sua risposta, che arrivò inaspettata:
«E’ bello sapere che anche la mia migliore amica mi considera uno sfigato, ma devo deluderti. Se pensi che io sia ancora vergine, ti sbagli di grosso» mi disse guardandomi con compassione. «Ho avuto la mia prima volta due anni fa, e ti assicuro che è stata un’esperienza fantastica!»
Detto ciò, raccolse le sue cose e andò via, lasciandomi da sola e totalmente sconvolta.
 

Due giorni dopo

Erano passati due giorni da quando io e Louis avevamo litigato, e non lo sentivo e  vedevo da allora perché non era venuto in università.
Non ero preparata ad affrontare una cosa del genere, nei due anni che ci conoscevamo non avevamo mai litigato così, né ci eravamo detti cose tanto brutte.
Giù di morale, decisi di provare a chiamarlo per chiarire una volta per tutte, ma mi rispose la sua segreteria, al che mi iniziai a preoccupare: se gli fosse successo qualcosa?
Guardai l’orologio sul comodino della mia camera: erano le 18 e 43. Senza pensarci due volte, indossai una giacca, presi la borsa e uscii per andare a casa di Louis per controllare che fosse tutto a posto.
Dopo circa una mezz’oretta, complice un ritardo della metro, arrivai davanti il suo condominio e suonai al citofono.
«Chi è?» rispose una voce che riconobbi subito essere quella di Louis.
«Sono io, Nina. Posso salire?»
«Nina che ci fai qui a quest’ora?» mi domandò quasi seccato - perché? -.
«Se mi fai salire te lo spiego … non mi vorrai tenere qui fuori fino a quando non rispondo a tutte le tue domande?» gli dissi ridendo.
«No no, sali» mi rispose senza ridere, aprendo il portone.
Ancora una volta mi chiesi cosa avesse Louis … non so, negli ultimi tempi era cambiato: se prima era un ragazzo sempre sorridente e solare, in questi ultimi giorni era sempre piuttosto giù di morale e sorrideva poco.
Giunsi davanti casa sua e suonai il campanello; subito Louis venne ad aprirmi ma, invece di salutarmi come sempre con un abbraccio, si limitò a farmi cenno di entrare.
Dopo che ci fummo accomodati in salotto, calò tra noi un silenzio imbarazzante che, alla fine, decisi di rompere.
«Louis, io devo scusarmi con te … non volevo dirti quelle cose, non so cosa mi sia preso! Tu sei libero di uscire con chi vuoi e inoltre non penso assolutamente che tu sia uno sfigato» esordii.
«Scuse accettate. Scusami anche tu e, sai, non sono stato completamente sincero con te. E’ vero, sono stato fidanzato per un po’ di tempo, ma lei mi ha usato solo per far ingelosire un suo ex e alla fine è tornata con lui. Così, quando mi hai definito “disperato”, hai usato le sue stesse parole della sera in cui mi ha lasciato: io provai a convincerla che io ero quello giusto, ma lei mi disse che “ero così disperato e sfigato, che le uniche ragazze che avrei mai potuto avere erano coloro che volevano far ingelosire qualcun altro come aveva fatto lei”. Puoi quindi capire il motivo per cui me la sono presa.»
«Oh, non me l’avevi mai detto. Mi dispiace tantissimo.»
«Tranquilla, l’ho superato! Amici come prima?» mi disse allora sorridendo, anche se il suo sorriso non arrivava agli occhi.
«Certo! Mi sei mancato!»
«Anche tu!»
Ci abbracciammo e, dopo aver riso su alcuni avvenimenti accaduti all’università quando lui non c’era - si giustificò di questo fatto dicendomi di essere stato poco bene -, tornai a casa dove mi addormentai felice di aver ritrovato il mio migliore amico.
 
Il giorni dopo, poiché era domenica, mi svegliai con comodo. Dopo aver acceso il cellulare, notai che avevo ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto.
Titubante ma curiosa, decisi di aprirlo: era Diane.
Cosa mai poteva volere lei da me? Non eravamo amiche, avevamo scambiato giusto una o due parole …
 
Devo parlarti, fatti trovare davanti Parco Sempione alle 11:30
- Diane
 
Controllai l’ora: erano le 9:30; decisi di rispondere:
 
Ok
- Nina
 
Mi vestii e scesi a far colazione; alle 10:30 uscii di casa - Parco Sempione era abbastanza distante.
Arrivai a destinazione alle 11:30 e, non vedendo Diane da nessuna parte, cominciai a guardarmi intorno, fino a che non scorsi Louis: cosa ci faceva anche lui?
Mentre stavo per andare verso di lui, vidi Diane seguita dai suoi amici che avanzava verso di noi; dopo avermi raggiunta, fece cenno a Louis di avvicinarsi a noi.
«Vi starete chiedendo perché vi ho chiesto di venire qui» esordì. «Nina, sono venuta a conoscenza del fatto che vuoi che io vada al ballo con Louis … davvero non capisco una cosa: lui è innamorato di te ma è uno sfigato … perché dovrei uscire io con lui?» andò dritta al punto, sorridendo in modo derisorio.
«Innamorato di me? Ma cosa stai dicendo?» dissi ridendo. Mi aveva fatto venire qui per prendermi in giro? Che razza di battuta era mai questa?
Il problema è che nessun altro oltre me rise. Spostai dunque lo sguardo su Louis e vidi che aveva gli occhi abbassati e guardava per terra. Ad un tratto fui assalita dai dubbi … che fosse vero?
«Louis, possiamo parlare un attimo in privato?» gli chiesi toccandogli la spalla per chiamarlo.
Visto che non mi ripose, lo afferrai per un braccio e lo condussi dietro un albero, lontano dalle risate di quel gruppo di cretini.
«Louis, dimmi che stava scherzando!»
Lui non rispose, ostinandosi a guardare per terra.
«Dai Louis, non è divertente!» esclamai irrequieta - questa situazione non mi piaceva -. «Non puoi essere innamorato di me!» aggiunsi ridacchiando, ma era una risata nervosa.
A queste parole Louis alzò lo sguardo - stava piangendo - e, sfidandomi con gli occhi, disse:
«Invece è tutto vero!»
«Cosa?»
«E’ vero!» urlò quasi. «Sono due anni che sono innamorato di te e non te ne sei mai accorta! Ti sono rimasto vicino nei tuoi momenti migliori e in quelli peggiori! Cos'altro devo fare per farmi notare da te?»
«Io … io …» non sapevo cosa dire, ero confusa, sconvolta. Non volevo perderlo come amico …
Iniziai a provare una gran rabbia: non poteva dirmi queste cose dopo due anni, non poteva rovinare così la nostra amicizia, era troppo importante per me. Per questo gli risposi così:
«Mi dispiace Louis, ma io ti vedo solo come un amico …» in realtà non so come lo vedevo; se qualche settimana fa me lo avessero chiesto, avrei risposto in questo modo, ma ora non lo sapevo neppure io.
Però non volevo buttare al vento due anni di splendida amicizia.
«Ti prego, possiamo fare come se non mi avessi detto niente? Non voglio perdere il mio migliore amico!» gli chiesi.
«No, mi dispiace, non posso più farlo!» mi disse guardandomi male. «Sono due anni che sopporto il fatto di vederti mentre ti interessi ad altri ragazzi che non sono io. Sono stufo di questa situazione, sono stufo di star male per colpa tua! Se non provi i miei stessi sentimenti, mi dispiace ma voglio chiudere qualsiasi cosa ci sia tra di noi.»
«Ma perché rovinare un’amicizia così bella? Perché?» gli chiesi, quasi disperata.
«Perché sono stufo, maledizione!» urlò. «Non voglio più soffrire!»
«Dai Louis, magari è solo una cotta passeggera» cercai di minimizzare la cosa.
«Cosa ne sai tu di cosa provo?» mi urlò furente. «Sei esattamente uguale a Lia, ma questa volta non ci sto. Se non posso essere felice perché tu ti ostini a ignorare i miei sentimenti per te, neppure tu lo sarai perché io non voglio più essere tuo amico!»
Detto ciò, mi si avvicinò, mi prese la testa tra le mani e mi baciò sulle labbra; all’inizio rimasi paralizzata, non ricambiai neppure il bacio ma, dopo quest’attimo di confusione, lo allontanai con una spinta.
«Sei uno stronzo!» gli urlai piena di rabbia. «Non si trattano così i propri amici!»
«Hai detto bene» mi rispose sorridendo tristemente. «”I propri amici”. Io e te ormai non lo siamo più. Addio.»
Detto questo mi guardò un’ultima volta, poi si voltò e andò via, tra le risate e le battutine di Diane e dei suoi amici.
Fu allora che realizzai del tutto cosa fosse successo: Louis era innamorato di me e io lo avevo rifiutato. Avevo appena perso il mio migliore amico.
 
Da quel pomeriggio non ebbi più occasione di parlare con Louis, perché iniziò ad evitarmi. Inutile dire che non andai al ballo, non ne avevo nessuna voglia dopo ciò che era successo.

Così passarono 3 mesi ed arrivò l’estate e gli esami della sessione estiva, ma di Louis nessuna traccia. L’unico momento in cui lo vidi fu durante un esame, ma non mi rivolse proprio la parola, anzi fece finta di non conoscermi.
Dopodiché sparì del tutto, e venni a sapere da alcuni suoi compagni di squadra che era tornato a casa per le vacanze.
Io intanto stavo male, ma non capivo bene il perché. Certo, mi mancava enormemente il mio migliore amico, ma comunque avevo Cleo, alla quale potevo raccontare tutto.
Fu durante le vacanze estive, però, che mi resi conto di ciò che mi ero ostinata a ignorare per tanto tempo.
Mentre sistemavo la roba che mi ero portata da Milano, mi capitò tra le mani una foto che ritraeva me e Louis alla festa di compleanno per i miei 20 anni.
Quello era stato forse uno dei miei compleanni più belli: Louis e Cleo, infatti, mi avevano organizzato una festa a sorpresa e Louis mi aveva poi dedicato una canzone con la sua voce stupenda.
Mi ritrovai così a pensare a tutti i nostri momenti insieme capitati nel corso dei due anni che ci conoscevamo, alle sue battute, ai suoi sorrisi e, soprattutto, a quell’unico bacio che ci eravamo dati che, per quanto fosse dovuto alla rabbia, mi aveva fatto provare le cosiddette “farfalle nello stomaco”.
Così, ad un tratto, persa nei ricordi, tutto mi fu chiaro ed estremamente lapalissiano: ero innamorata di Louis.
Cercai perciò di contattarlo in tutti i modi ma, inutile dirlo, Louis non rispondeva alle mie chiamate, alle mie mail e, come ultima mossa, mi bloccò anche su Facebook.
Passai così il resto dell’estate in uno stato di depressione; l’unica cosa che mi tirava un po’ su erano delle lettere che avevo iniziato a scrivere a Louis giorno per giorno, in cui gli rivelavo i miei sentimenti e in cui fingevo di avere ancora vicino a me quello che non era più il mio migliore amico - perché mi ero resa conto che l’amicizia tra uomo e donna,  a meno che non lui non sia gay, non esiste - ma il mio grande amore.
 

L’estate finì e arrivò ottobre, e con esso ricominciarono i corsi. Quest’anno, almeno per me, si prefigurava molto duro: mi sarei laureata, non avevo più Cleo, che si era laureata a settembre ed era andata a fare uno stage a Parigi, e, soprattutto, non avevo più Louis.
L’università era ricominciata da due settimane, ma di Louis non c’era nessuna traccia; decisi, perciò, di andare a guardare una partita di calcio, nella speranza di trovarlo lì.
Speranza vana, perché Louis non era né tra i giocatori in campo, né tra i giocatori in panchina; rassegnata ad aver perso la mia occasione, uscii dallo stadio e mi diressi verso la fermata dell’autobus.
Purtroppo avevo dimenticato che quel giorno c’era sciopero dei mezzi, perciò, giunta alla fermata, vidi che mi sarebbe toccato aspettare ben 15 min.
Rassegnata, mi sedetti ed infilai le cuffie, decisa a passare il tempo ascoltando un po’ di musica.
Ero così presa dai miei pensieri, che non mi resi conto che nel frattempo si era radunata molta gente alla fermata, tra cui molti componenti della squadra di calcio.
Notai Lucas fare lo sbruffone con tre ochette che gli stavano intorno - come cavolo faceva a piacermi? Boh, devo aver attraversato un periodo oscuro - e poi quella zoccola di Diane limonare con un ragazzo castano.
Mi sembrava familiare, ma non potevo esserne sicura, perché mi dava le spalle; inoltre, aveva le braccia piene di tatuaggi ed era abbastanza muscoloso.
Dalla divisa che indossava, dedussi che doveva far parte della squadra di calcio, probabilmente non lo avevo notato prima in campo perché ero troppo presa a cercare Louis, che era fisicamente molto diverso da lui.
Probabilmente era una matricola, oppure qualcuno trasferitosi alla nostra università … chissà.
Tornai a concentrarmi sulla strada, anche se ogni tanto lanciavo delle brevi occhiate alla mia destra; certo che Diane era proprio una puttana, un ragazzo non faceva in tempo ad iscriversi alla nostra università che lei gli saltava addosso.
Finalmente l’autobus arrivò, così mi alzai e mi avvicinai al bordo del marciapiede; mentre mi accingevo a salire, però, venni spintonata giù da alcuni ragazzi che iniziarono a ridere.
Arrabbiata, alzai lo sguardo per mandarli a quel paese, ma le parole mi si bloccarono in gola; le risate avevano fatto voltare il ragazzo castano, cosicché mi ritrovai a fissare due occhi azzurri fin troppo familiari.
Ero come bloccata, ero ancora per terra sul marciapiede e fissavo le porte dell’autobus chiudersi; la mia testa era completamente vuota, o meglio, continuava a ripetere un unico nome.
Louis.
Non so quanto tempo rimasi lì a terra su quel marciapiede a piangere, fatto sta che quando rientrai nel mio collegio, fuori era già buio.
Decisi di saltare la cena - non volevo vedere nessuno - e mi rintanai in camera. Piansi tutta la notte, piansi perché Louis aveva finto di non conoscermi, perché era cambiato - cos’erano tutti quei tatuaggi? - e, soprattutto, perché a quanto pare mi aveva già dimenticata se ora limonava tranquillamente con Diane.
Diane, proprio quella puttana tra tutte, quella che l’anno scorso lo aveva umiliato, quella che alla fine andava con qualsiasi ragazzo solo per divertimento.
Esausta, dopo essermi sfogata, riuscii ad addormentarmi ma, il giorno dopo, mi sentii peggio di prima perché probabilmente lo avrei rincontrato all’università.
Giunta in classe ringraziai Dio per aver avuto pietà di me, perché scoprii che Louis, in quanto membro della squadra di calcio, non aveva l’obbligo di frequenza, perciò non avrebbe seguito le lezioni, ma si sarebbe limitato a sostenere gli esami.
 

Così passarono ottobre e novembre, e arrivarono dicembre e le feste natalizie: non che fosse cambiato molto, io ero ancora più sfigata di prima, avevo pochi amici, la maggior parte non del mio corso, mentre Louis ormai era diventato una specie di celebrità.
Aveva infatti ottenuto il ruolo di capitano dopo che Lucas era stato cacciato dall’università e quindi dalla squadra per spaccio di droga, e ora che aveva mollato quella sgualdrina di Diane, era il ragazzo più ambito dell’università e lui ne approfittava senza dubbio.
Tutto ciò mi faceva stare male, soprattutto perché sapevo che questa situazione era in parte dovuta alla mia codardia: non fraintendetemi, ero felice che Louis non fosse più uno sfigato, ma ero ancora innamorata di lui, e mi mancava molto il vecchio Louis, quello a cui non importavano le apparenze ed era di una dolcezza unica.
Purtroppo, potevo biasimare solo me stessa, perciò decisi di osservarlo da lontano - lui non mi rivolgeva mai la parola, anzi, fingeva che non esistessi - e di continuare a sfogarmi solo attraverso delle lettere che nessun altro doveva vedere.
 
Era l’ultimo giorno di corsi prima delle vacanze natalizie e mi stavo recando ad una festa organizzata dai festaioli della mia università, dei quali faceva parte anche Lia, una ragazza che studiava architettura e viveva nel mio stesso collegio, con la quale avevo legato abbastanza.
Non che avessi molta voglia di andarci, semplicemente mi ci aveva costretto lei, perché per dirla con parole sue “avevo 20 anni e non potevo iniziare a fare l’eremita fin da ora”.
Proprio per dimostrarle la mia ritrosia, però, mi ero vestita in modo molto semplice: un paio di jeans scuri, abbinati a una canotta nera con sopra una camicia sbottonata blu, e ai piedi converse nere.
Inoltre, non mi ero neppure truccata … non mi interessava, soprattutto perché alla festa ci sarebbe stato Louis e non volevo che pensasse che mi fossi messa in tiro per lui (ok, magari lo avrei fatto, ma lui mi aveva fatto capire che ormai non gli interessavo più, dunque non volevo umiliarmi).
Giunta al locale in cui si teneva la festa, però, mi pentii della mia decisione: tutti erano in tiro, e io sembravo fuori luogo vestita casual.
Sconsolata, adocchiai un divanetto libero e corsi a sedermi - odiavo ballare, infatti durante questo genere di feste passavo il mio tempo a chiacchierare.
Mentre guardavo la gente ballare e divertirsi - mi ero rassegnata a passare una serata molto molto noiosa - si avvicinò un ragazzo biondo con gli occhi nocciola e si sedette accanto a me.
Lo guardai interrogativa - non avevo molta voglia di fare conversazione in realtà, soprattutto perché sulla pista c’era un Louis probabilmente ubriaco che stava ballando con una rossa più nuda che vestita.
«Ciao! Io sono Chad … tu come ti chiami? Non ti ho mai vista ad una festa prima!»
«Io sono Nina! Non mi hai mai visto prima perché questa è la prima festa a cui partecipo.»
«Beh, meglio tardi che mai! Cosa studi? Io sono al quarto anno di giurisprudenza.»
«Terzo anno di Ingegneria Aerospaziale.»
«Wow sei davvero coraggiosa allora!»
Così iniziammo a chiacchierare … devo dire che avevo giudicato male Chad, era davvero simpatico e forse la serata non era del tutto rovinata.
Ma, come si suol dire, queste furono le ultime parole famose.
Mentre Chad mi stava raccontando di una volta in cui era rimasto chiuso fuori dalla sua stanza in accappatoio per colpa del coinquilino che gli aveva rubato le chiavi, un bicchiere pieno di qualche drink non meglio identificato si rovesciò sulla sua testa, bagnandolo completamente.
Shockata, alzai lo sguardo fino a incontrare un paio di occhi blu che mi fissavano arrabbiati. Non feci in tempo ad aprire bocca che Chad si alzò, prese Louis per la camicia e iniziarono a picchiarsi.
Chiaramente, ebbe la meglio Louis, che riuscì a stendere Chad con un pugno; sconvolta aiutai Chad a rimettersi in piedi, aveva probabilmente il naso rotto visto che continuava a perdere sangue, e lo accompagnai a sedersi.
Con la coda dell’occhio, però vidi Louis afferrare Diane che era accanto a lui, e iniziare a baciarla tra fischi e incoraggiamenti.
Non riuscendo più a sopportare questa situazione, allora, salutai Chad, scusandomi per tutto ciò che era successo, e fuggii via.
 
Mentre stavo ritornando a piedi al collegio, mi sentii afferrare per un braccio e, voltandomi, vidi Louis che mi fissava furioso.
«Perché sei andata via così?» mi domandò arrabbiato.
Era la prima volta che mi rivolgeva la parola dopo quasi un anno.
«Cosa avrei dovuto fare? Mi hai rovinato la serata!» ribattei.
«Io te l’avrei rovinata? Ti ho solo fatto un favore togliendoti di torno quel fighetto di Chad!»
«Si da il caso che mi stessi divertendo con “quel fighetto di Chad”! Poi certo, appena hai fatto il tuo “dovere”, hai pensato bene di limonarti quella zoccola di Diane!»
«Allora è questo il problema!» mi disse iniziando a sorridere. «Sei gelosa?»
«Io gelosa? Ma vai a cagare!» gli risposi. Eppure aveva indovinato, ero gelosa marcia. «Sono solo triste per come sei diventato, non ti riconosco più.»
«E certo! Ora che non sono più il tuo schiavetto non mi riconosci più! Hai idea di quanto sia stato male per il tuo rifiuto?»
Aprii la bocca per rispondere ma mi fermò con un cenno di mano.
«Fammi finire per favore, poi potrai dire tutto quello che vorrai» mi disse. «Ho impiegato 3 mesi di duro lavoro per diventare quello che sono adesso, e tu hai il coraggio di dirmi che ti manca il vecchio me? Secondo me è tutta una scusa! Ora che non hai più l’esclusiva su di me, ti sei resa conto che ti manco e che rivuoi il vecchio Louis! Ma sai una cosa? Ormai e troppo tardi, il vecchio Louis non tornerà più e tu devi fartene una ragione!»
Nell’udire queste sue parole il mio cuore andò in frantumi e sentii i miei occhi riempirsi di lacrime; senza rispondergli, mi girai e scappai via ma, essendo buio, non notai una pozzanghera, perciò scivolai e persi l’equilibrio, finendo a terra.
Piena di fango, mi rialzai immediatamente nel timore che Louis potesse raggiungermi, ma nel farlo non notai che la mia borsa si era aperta e che molti oggetti, tra cui il mio bloc-notes, erano scivolati per terra.
 
Raggiunto il collegio, corsi in camera a farmi una doccia, lasciando che l’acqua calda lavasse via il fango e, soprattutto, le lacrime che continuavano a scorrermi sul viso.
Dopo essere rimasta per mezz’ora sotto il getto, mi costrinsi a uscire per infilarmi sotto le coperte ad ascoltare musica.
Selezionai nella playlist “Where do broken hearts go”, una canzone che rispecchiava il mio stato d’animo attuale.
 
Counted all my mistakes and there’s only one
Standing up on a list of the things I’ve done
All the rest of my crimes don’t come close
To the look on your face when I let you go

 
Era tutta colpa mia, ero stata una stupida e ora ne stavo pagando le conseguenze. Tutto quello che Louis aveva detto era vero, tranne una cosa … non ero gelosa del mio migliore amico, ma del ragazzo del quale mi ero innamorata perdutamente.
 
Now I’m searching every lonely place
Every corner calling out your name
Trying to find you but I just don’t know
Where do broken hearts go?

 
Mentre ascoltavo queste parole, le lacrime non ne volevano sapere di smettere di uscire; mi rannicchiai sotto le coperte sentendomi uno schifo e pregai Dio di avere un’altra possibilità con Louis, perché ormai avevo capito che non avrei potuto amare nessun altro quanto amavo lui.
 
Ad un tratto, mi parve di sentire dei colpi alla porta, perciò mi tolsi gli auricolari e restai in silenzio … probabilmente era qualcuno che si divertiva a bussare alle porte altrui.
Quando stavo per rimettermi le cuffiette, sentii bussare di nuovo, perciò mi alzai dal letto ed andai ad aprire, incurante delle condizioni in cui versava il mio viso.
L’espressione triste sul mio viso lasciò il posto alla sorpresa quando mi ritrovai davanti un Louis tutto bagnato e con il fiatone che mi guardava come se da me dipendesse tutto.
Senza darmi il tempo di parlare, entrò nella mia stanza e mi disse:
«E’ vero quello che hai scritto qui?»
Con orrore vidi che mi stava mostrando il bloc-notes che conteneva tutte le lettere che gli avevo scritto in questi mesi.
Vedendo che non rispondevo, ripeté la domanda.
Fu la sua espressione supplichevole, che lo faceva sembrare così tanto al vecchio Louis ad indurmi a rispondere.
«Si, è tutto vero» dissi in un soffio. «Ti amo da tantissimo tempo, ma sono stata così stupida da essermene resa conto solo quando ti ho perso. Le parole che hai detto prima erano tutte vere … in questi due anni ti ho sempre dato per scontato, ti ho addirittura usato, quando alla fine eri tutto ciò che mi bastava …»
Non riuscii a completare la frase perché scoppiai a piangere. Ad un tratto sentii un paio di braccia forti circondarmi e cingermi in un abbraccio.
«Ti amo così tanto Louis, e mi spezza il cuore sapere che ti ho perso.»
«Quando prima ti ho detto che il vecchio Louis non sarebbe più tornato, ho omesso una cosa» disse lui accarezzandomi la testa. «Il vecchio Louis non è mai andato via. Potrò anche essere cambiato fisicamente, ma dentro sono sempre lo stesso, anche se ho cercato di nasconderlo.»
A queste sue parole sentii una sensazione bellissima farsi strada dentro di me ed iniziare a ricucire il mio cuore spezzato, e capii che era la speranza.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi, occhi di un colore così raro e speciale, che ora mi guardavano come se fossi la cosa più bella al mondo.
«Ti amo Nina» mi sussurrò guardandomi intensamente. «Nonostante tutti i mesi passati a cercare di autoconvincermi del contrario, mi è bastato vederti sorridere a un ragazzo che non fossi io per capire che ti amo ancora.»
Dai miei occhi cominciarono a scendere delle lacrime, questa volta però di gioia.
«Fà l’amore con me» sussurrai piano contro il suo petto.
«Sei sicura?»
«Si … solo, ti prego sii gentile perché è la mia prima volta.»
A queste parole mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a incontrare  il suo sguardo.
«Davvero? Perché hai aspettato così tanto?» mi domandò sorridendo.
«Perché aspettavo te» gli risposi, sorridendogli di rimando e appoggiando le mie labbra sulle sue.
Fu un bacio completamente diverso dal primo che ci eravamo scambiati, un bacio che all’inizio fu timido e incerto, ma che poi divenne pieno di passione.
Nel frattempo Louis mi tolse la maglia del pigiama, facendomi rimanere in cannottiera e mi fece stendere sul letto.
Lo osservai spogliarsi senza mai lasciare il mio sguardo neppure una volta, e poi avvicinarsi a me per sfilarmi il resto degli indumenti.
Quando fummo entrambi nudi, mi prese il viso tra le mani e mi baciò ancora una volta, sussurrandomi sulle labbra quanto mi amasse.
Fu un’esperienza stupenda, anche se all’inizio provai dolore, Louis fu dolcissimo e il più delicato possibile: per la prima volta lo sentii davvero parte di me e ciò mi fece sentire finalmente completa.
 
Il mattino dopo mi svegliai avvolta dal corpo di Louis, che dormiva ancora. Mi girai tra le sue braccia e lo osservai: era così bello, non potevo credere che fosse finalmente mio.
Piano piano, Louis aprì gli occhi e mi sorrise.
«Ti amo così tanto» gli dissi.
«Ti amo anche io» mi rispose.
E così, avvolta dalle braccia di Louis, capii che le mie preghiere erano state esaudite e che avevo trovato qualcosa di estremamente raro e prezioso.
Avevo trovato un ragazzo che mi faceva ridere, che mi consolava quando ero giù, che mi conosceva meglio di me stessa e che mi amava. Avevo trovato un ragazzo che non era solo il mio ragazzo, ma il mio migliore amico, il mio amore, il mio tutto.
 
I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved, to be in love
All I can do is say that these arms were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were 18




Spazio autrice
Ciao a tutti voi che siete arrivati fin qui :)
Avevo già iniziato a pubblicare questa storia come fan fiction, ma poi mi sono resa conto che scrivere una storia con più di un capitolo non fa per me e l'ho abbandonata. Poi oggi, costretta a casa poichè raffreddata e senza nulla da fare avendo dato un esame venerdì, ho deciso di concluderla come os.
Devo dire che il nuovo cd dei ragazzi è stato molto di ispirazione, e ci tengo a dire che ho scelto Louis come protagonista, seppure non sono più una Louis' girl, perchè è stato il primo a colpirmi tra i ragazzi 4 anni fa, quando non ero ancora una Directioner.
Detto ciò, potreste lasciarmi una recensione? Mi farebbe tanto felice sapere che il mio lavoro è stato apprezzato da qualcuno :)
Ok, ora vado via! Baci baci xx
Maria :)

 
  
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