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Autore: Giulij    16/11/2014    2 recensioni
Due donne totalmente diverse, ma uguali. Una madre e una figlia, due generazioni, due storie, due rotaie parallele.
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter  -1

 

« Io… Io devo dirti una cosa, Alex... »
Poche parole concitate perché a entrambi gelasse il sangue nelle vene. Mai nessuna buona notizia iniziava con “devo dirti qualcosa”. Joan prende una pausa, esita, non sa come dirlo e, adesso, non sa nemmeno se è una buona idea. Magari potrebbe tenerlo per sé e fare finta di nulla, non sarebbe una bugia, sarebbe solo un’omissione fatta in una buona fede.
Alexander Knight si sposta di lato, invitandola così ad entrare nel suo studio per accomodarsi. Come al solito lui è impeccabilmente vestito di tutto punto, il completo grigio comunica a tutti che è stato sicuramente fatto da una stilista che lo ha tagliato e cucito a mano mentre la cravatta è abbinata al fazzolettino che fuoriesce dal taschino.
Una netta differenza vi è tra lei e Alexander Knight: lui è elegante e compatto, è un uomo adulto, tutto d’un pezzo, affascinante ed avvincente. È  la tipica persona che riesce ad importi  la sua volontà; Joan, invece, accanto a lui sembra una ragazzetta insignificante. La camicia scorre diritta sulle forme acerbe, la gonna a tubino non riesce a sottolineare nemmeno una curva e i piedi costretti dentro un paio di tacchi alti sono altamente sgraziati, come se non si sentissero al loro posto. Quell’abbigliamento è inusuale per Joan, la quale preferisce di gran lunga le lunghe gonne di lino e i sandali bassi che si legano intorno alle caviglie.
Con un leggero colpo di tosse, Joan riporta l’attenzione di Alexander su di sé che si era momentaneamente distratto a guardare il suo strano abbigliamento.
Joan crede di conoscere quell’uomo come le sue tasche, crede che non appena lei gli dirà quello che la logora da tre giorni lui la abbraccerà e le dirà che è tutto okay. Lei non lo crede, lei ne è sicura. Così tanto che potrebbe mettere una mano sul fuoco e non bruciarsi.
«  Sono incinta, Alex. Ho fatto il test, è sicuro, due piccole lineette ed il bambino è tuo. »
Joan è un fiume in piena come al solito, parla veloce, così veloce da dover costringere Alex a registrare le parole nella sua mente e a risentirle a rallentatore. Lui, uomo così arguto, analizza ogni singola congiunzione e verbo per capire bene quelle parole. A significato compreso, una smorfia gli altera i lineamenti del volto.
« Non è possibile, non è mio. Sono stato attento, non cercare di rifilarmi il bambino di qualcun altro, Joanne. Non ne voglio sapere nulla. –Una pausa relativamente lunga – Puoi anche andare adesso. »
Uno scatto e la porta viene chiusa, sbattuta brutalmente contro la ragazza di appena ventuno anni.
Tutti i suoi sogni, le sue ambizioni e le sue speranze si frantumano come in una tritacarne azionato proprio da Alexander Knight, l’uomo che credeva l’amasse.
Fuori dalla porta, Joan si guarda intorno: la tinta grigiastra della scala e quel marmo della stessa tinta le da un senso di frigidità. Si sente sola, illusa, presa in giro, ingannata. Due lacrime silenziose le rigano il viso, lentamente, ma a testa alta, Joan lascia il palazzo di Knight e ritorna a casa.

17 anni dopo…
Disorientata e spaventata, Cassandra si rigira nel letto. Si tira a su a sedere con un scatto veloce, la fronte madida di sudore e il respiro affannato, la gola secca per il lungo incubo appena superato.
Joan si sveglia nel cuore della notte per le urla lancinanti della figlia e, subito, accorre in camera sua. Accende la luce e le versa un bicchiere d’acqua fresca. L’abbraccia e la tranquillizza, unico modo di calmarla dopo un brutto incubo. I capelli biondi, anch’essi madidi, sono appiccicaticci sulle tempie della ragazza e Joan li sposta delicatamente.
Singhiozzi silenziosi contro il petto della madre, sussurri strozzati e sospiri stanchi: solita routine sia per Joan che per Cassandra.
La sveglia sul comodino segna come ora le 2 del mattino, Cassandra si riaddormenta e Joan ritorna nella sua stanza con un pensiero in testa. Sua figlia ha decisamente bisogno di cambiare aria, non può più tollerare i continui incubi, gli spasmi e la sorda paura con cui Cassie convive ogni giorno da quattro mesi a questa parte.
Oliver è morto, stroncato via a soli 17 anni da quello che le persone chiamano il male del secolo, un carcinoma al cervello e a Joan sembra che insieme al ragazzo sia morta anche una parte di sua figlia.
Come può biasimarla, d’altra parte? Anche lei sente gli occhi pungere quando ripensa al calvario sostenuto da Oliver: un percorso ripido durato sei mesi, una lunga galleria senza fine che se l’è portato via. Un ragazzo solare e allegro, in grado di riportare il buon’umore anche in una pessima giornata. Un  ragazzo pronto ad ascoltarti e a consolarti, anche se la sua vita fa schifo e un tumore sta mangiando il suo cervello a soli 17 anni. Inevitabilmente, due lacrime zampillano giù anche dal viso pallido di Joan.
Oliver era il migliore amico di Cassandra, come un secondo figlio per lei ed un fratello maggiore per la ragazza. Erano cresciuti insieme dall’età di nove anni, quando Joan e Cassie si erano trasferite in quella graziosa cittadina del North Caroline.  Joan ricordava bene come Oliver si prendeva cura di Cassandra, come inizialmente se la portava in giro per New Bern, facendole conoscere i luoghi che solo chi trascorre tutti i pomeriggi d’estate a scorrazzare libero con la bicicletta può conoscere. Tutti in quella graziosa cittadina situata tra i fiumi Neuse e Trent conoscevano e volevano bene a Oliver Granger e, presto, si erano affezionati anche a Cassandra Lexie Gilmour.
Oliver Granger era uno di quei bambini allegri e infermabili, spesso passava i pomeriggi a casa dei suoi vicini a mangiare i biscotti alla marmellata ricoperti di cioccolato che Myrtle Bayton, l’anziana vicina, acquistava giornalmente dal fornaio solo per lui. Presto, anche Cassandra era entrata a far parte di quella routine quotidiana e Mrs Bayton aveva iniziato ad acquistare qualche biscotto in più.
Gli abitanti del piccolo quartiere, così, erano diventati come dei nonni per quei due bambini troppo curiosi.

Joan Gilmour spegne tutte le luci di casa, lasciando solo la piccola lucetta di emergenza attaccata alla spina e si dirige in camera sua dove, con un sospiro stanco, si corica. La decisione è stata presa, quanto prima Cassandra partirà e si trasferirà da un suo vecchio zio nello stato di Washington, un piccola e graziosa cittadina ridarà la serenità e la stabilità a sua figlia; proprio come New Bern ha fatto con lei. 


|| Scusatemi se l'impaginazione non è delle migliori, migliorerò. Spero appreziate la storia e che la recensiate.

   
 
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