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Autore: elle490    17/11/2014    0 recensioni
[Blood Ties]
“Beh – rispose la detective stizzita –, magari si. Magari si fermerà due giorni e farà di tutto per evitarmi perché delle stupide leggi scritte in non so dove dicono che non possiamo coesistere sullo stesso territorio. Magari non ci vediamo da due anni e continueremo a non farlo perché si è dimenticato di me e non gliene frega un accidente mentre io continuo come una stupida a farti seguire le sue tracce. Magari sono stupida e basta”
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La detective chiuse la telefonata e scoppiò a piangere.

<>.

Si girò bruscamente facendo cadere gli occhiali sul pianale dell'auto, da quando era stata trasformata non ne aveva più realmente bisogno ma continuava a portarli per abitudine e perché Henry, prima di andarsene, le aveva detto che lei era la detective testarda con gli occhiali e che non doveva dimenticarlo.

Si chinò per raccoglierli, mentre li prendeva sentì una brezza fresca sulla nuca, si rialzò rapidamente ma non c'era nessuno. Poi lo notò, un foglio sul parabrezza.

C'era scritto <>.

“Ma che diavolo ?! Cosa ho perso ?! E quale prima volta ?! … Non siamo mai, cioè noi non abbiamo mai … magari, però prima ero troppo umana ed indecisa, poi troppo vampira e stronza … Era qui davanti dannazione, maledetti occhiali … aspetta … certo! Gli occhiali, la prima volta che ci siamo incontrati … lui mi ha colpito, mi ha portata via e ha lasciato gli occhiali al parco. Ma certo, il parco!”

Prese il palmare e digitò rapidamente <>.

 

Vicki inserì le chiavi nel quadro dell'auto più velocemente possibile, mise in moto e partì in quarta infilandosi nel traffico.

Inveì contro ogni singolo individuo che incontrò lungo la strada, pedone o autista che fosse, fino al parco; parcheggiò in divieto di sosta e si precipitò verso il luogo in cui aveva incontrato Henry per la prima volta.

Arrivata lì trovò una giacca buttata per terra e l'odore di sangue le invase le narici, la prese in mano trovandola umida all'altezza di una spalla, la portò al volto e riconobbe l'odore di Henry.

Tese l'udito ed aguzzò la vista ma non trovò niente, non c'era.

“Dannazione – gridò Vicki –, dannazione Fitzroy …”

Guardò di nuovo la giacca e le sue mani sporche di sangue e crollò al suolo in ginocchio.

“Dove diavolo sei?! Cos'è successo?! Perché non faccio in tempo a trovarti che te ne vai di nuovo?! Cosa devo fare per riaverti?” strillò la donna disperata

“Forse dovresti chiedermi di uscire per cominciare”

Vicki trasalì e reagì voltandosi di scatto e ringhiando; quello che videro i suoi occhi fu una figura maschile con i capelli lunghi, un sorriso smagliante ed una spalla ammaccata.

“Oppure puoi ringhiarmi, effettivamente ti si addice maggiormente”

“Henry …” farfugliò lei

“Ciao Vicki”

“Henry ...” ripeté la donna un po' più convinta

“Si, sono io”

“Henry!” strillò infine saltando addosso all'uomo

“Piano! La mia spalla ha bisogno di assistenza, frena l'entusiasmo!” commentò divertito

“Si, scusami – disse la donna ricomponendosi –, o santo cielo Henry”

“Come stai Vicki?”

“Come … Come sto?! Chi se ne frega di come sto io Henry, come stai tu, cosa hai fatto, che ci fai qui, ti sono mancata almeno un quindicesimo di quanto te sei mancato a me, dove sei stato. Forza dimmi …” disse Vicki tutto d'un fiato

“Ti sono mancato?” chiese il ragazzo sorpreso

Henry si aspettava che la donna facesse una battuta, che gli rispondesse male, che si comportasse come si era sempre comportata quando si trattava di loro due a livello personale.

“Come l'aria” rispose lei tirando indietro i capelli nervosamente

“Come l'aria” ripeté lui

“Già, forse anche qualcosina in più”

“Mi accompagni a casa?” chiese Henry

Vicki annuì ed insieme si diressero all'auto che incredibilmente non era stata rimossa nonostante il parcheggio artistico della donna.

 

“Quindi ti sei impossessata di casa mia” commentò Henry passando una mano sui vestiti di Vicki ammassati sul sofà della stanza armadi

“Non ho mai attrezzato la mia per il giorno e … pensavo che non ti dispiacesse”

“Non mi dispiace infatti. Dove hai riposto la mia roba?” chiese il ragazzo

“No no – si giustificò la donna –, non ho spostato nulla tranquillo”

Henry corse ad aprire i suoi armadi e ad annusare le lenzuola ed i teli da bagno.

“Sono i miei ...” commentò sorpreso

“Mmh, si, te l'ho detto, non ho spostato niente, ho solo portato qualcosa di mio e ci dormo durante il giorno”

“Come hai fatto a conviverci?” domandò sorpreso

“Ammetto che l'arredamento è un po' pacchiano e vecchio stile ma ehi, non è casa mia”

“L'odore Vicki! Come hai fatto a convivere con il mio odore?”

“A me piace il tuo odore!” rispose d'istinto lei

“Vicki … è così dannatamente strano. Non ci avevo ancora prestato attenzione fino ad ora” aggiunse Henry avvicinandosi a lei

“Cosa?” chiese la donna

“Tu non puzzi!”

“Beh grazie, sono molto impegnata in effetti ma faccio il possibile per prendermi cura della mia igiene personale”

“Un vampiro sul tuo territorio Vicki puzza, ha un odore sgradevole per il titolare del territorio in questione, puzza di rabbia, di sfida, di guerra e di morte, inizialmente si avverte un odore fastidioso che si intensifica sempre di più fino a che non si scatena la lotta per la supremazia. Accanto a te dovrei sentirmi irrequieto ed aggressivo e te dovresti sentirti minacciata ed aggressiva a tua volta … dovresti aver voglia di uccidermi ed io dovrei aver voglia di uccidere te” concluse Henry

“Ma io non ho assolutamente voglia di ucciderti”

“Nemmeno io, per nulla” ribatté il ragazzo facendosi pensieroso

“Dove sei stato Henry?”

“In giro per il mondo … il più lontano possibile da te”

“Oh si, me ne sono accorta, Coreen ha perso intere giornate a localizzarti” commentò Vicki sedendosi sul letto

“Tu mi hai fatto tenere sotto controllo da Coreen?”

“Giusto un pochino” si giustificò lei

“Sono sorpreso Nelson, sempre sempre?”

“A parte la settimana in Antartide e l'ultima dopo San Pietroburgo”

“Wow, ed io che pensavo di essere stato bravo a nascondere le mie tracce”

“Noi siamo più brave di te” rispose Vicki sorridendo

“A quanto pare si”

“Già, beh, immagino tu abbia bisogno di mangiare vista la ferita, in frigo ci sono delle sacche”

“Efficiente” commentò Henry analizzando il contenuto del freezer

“Eh si, ding dong, il Medioevo è finito. Comunque, è quasi giorno, prendo un paio di cuscini e mi sistemo sul divano. Ci vediamo stasera”

“Vicki andiamo, non mi vedi da due anni e vuoi negarmi il piacere di dormire insieme ? Mal che vada ci sgozzeremo nottetempo”

“Se la metti così, non posso rifiutare”

 

  
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