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Autore: Artemisia89    27/10/2008    5 recensioni
Non cadevano petali dalle rose che Sakura metteva a seccare.
Da piccola, la madre le diceva che quello era il potere di mantenere intatta la vita.
Quello era vivere per sempre.
[Quarta classificata ex aequo al concorso sulla Menzogna di Mela e Hipatya]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara

 

La menzogna non è nel discorso, è nelle cose.

Italo Calvino

 

 

 

 

 

all your fears

that just like an ancient rose’s petals will never fall down down down

 

 

 

Era stata sua madre ad insegnarle il metodo per seccare le rose. Poteva sembrare un’azione così semplice da compiere – scarta le rose, raccoglile, mettile a testa in giù, legale ad un filo e lascia passare il tempo -, qualcosa che anche lei, nella sua infinita goffaggine poteva fare. E fare anche bene, senza troppa fatica.

Sua madre l’aveva sempre incitata a togliere le rose dall’acqua subito dopo averle colte. Non serviva a niente protestare: le rose andavano messe subito a seccare. Allora Sakura quando tornava dai campi o dal negozio di Ino entrava silenziosamente in cucina, prendeva un vaso dalla credenza e se la svignava.

Correre con un vaso di vetro era impossibile per lei  - che era così goffa e disattenta – quindi il più delle volte era costretta ad uscire nelle ore più calde quando i suoi sonnecchiavano nelle rispettive stanze da letto: la porta cigolava ed i suoi nervi si tendevano fino allo spasimo. Poi scappava, per quanto il peso del vaso glielo potesse permettere e correva alla fontana appena fuori dal quartiere, nella strada che portava fuori, alla periferia.

<< Sono delle rose molto belle, Sakura. Non essere egoista. Che senso ha vederle sbocciare? Vieni, prendile. Leghiamole e mettiamole a testa in giù. Non sfioriranno mai. >> E Sakura annuiva, prendeva i fiori e guardava sua madre dispensare la vita eterna.

 

Mentre si arrampicava sulla pietra, sentiva già l’umidità dell’acqua scivolarle sui capelli e sulle gambe: la fontana era vecchia e rovinata dal tempo, ma l’acqua fresca sapeva sempre di buono. Sakura ci andava spesso con le cugine. Riempivano intere bottiglie d’acqua fredda per le sere d’estate, che poi, bevevano nel pergolato fino a sentirsi male. Sua madre – lei, sempre – usciva dalla cucina per rimproverarle (Sakura non sarebbe mai riuscita a dimenticare il gesto che faceva quando spostava la tenda) e mentre lo faceva, staccava dalle loro labbra le bottiglie mezze vuote. Provò a mimare quel gesto con la bocca, mentre avvicinava il vaso rosso alla fontana. Quel –pop! Sonoro, simile ad un risucchio che sapeva di desideri interrotti. Ma poi, non avevano nemmeno abbastanza forza per protestare, lei e le cugine, e si lasciavano prendere in braccio e portare a letto.

 

Quando l’acqua raggiunse una spanna sotto l’orlo, Sakura si sporse per chiudere il rubinetto. Cigolò, poche gocce d’acqua caddero ancora in fondo alla fontana e lo fecero con un rumore ovattato per via del muschio. Sakura prese le rose, spogliandole della carta. Si sentiva in colpa, come sempre, ma come sempre era ancora . Non si sfugge alla volontà di una madre, mai. E lo sapeva lei, e lo sapevano le rose e sapevano entrambe che…

<< Vivrete per sempre. Lo dice la mamma. E poi..e poi sarà come dormire, davvero. Dormirete sveglie, per sempre. >> e mentre lo diceva, una ad una, immergeva le rose nell’acqua lasciando fuori pochissimo del gambo. L’acqua sembrava risucchiarle (l’acqua è vita, ma anche l’aria è vita e vivrete per sempre per sempre per) e cullarle. Si spostavano e si riorganizzavano. Respiravano quell’acqua. E a Sakura fece male, perché anche così erano bellissime, anche così avrebbero potuto vivere per sempre. Ma mamma diceva di no. Era l’unico modo quello, l’unico modo, e l’acqua scorreva, scorreva ancora mentre Sakura rimetteva il vaso sotto il getto della fontana. L’acqua traboccava dove poi ci sarebbe stata solo aria e polvere.

E forse qualche moscerino, anche lui a testa in giù.

 

 

Tornò a casa che era sera fatta. La madre, china sui fornelli, stava preparando la cena. Sentendola arrivare, non giudicò necessario voltarsi per salutarla. Dunque non vide la pelle del viso tirata, né gli occhi verdi della figlia farsi lucidi, ma sentì il rumore del vaso sul tavolo.

<< Oh, Sakura. Hai di nuovo sporcato il vaso con l’acqua? Guarda, hai lasciato il cerchio sul tavolo, ora dovrò svuotarlo, pulirlo, metterlo ad asciugare. Quante volte devo dirti che non vale la pena mettere le rose nell’acqua? Coraggio, tirale fuori, mettile a testa in giù, sul filo dei panni, in giardino. >>

E Sakura credette di avere abbastanza forza per resistere e dire no, non voglio! Non vivranno per sempre, moriranno moriranno moriranno! Sei solo una bugiarda!. Ma con orrore si rese conto che durante le ore in cui le aveva portate con lei, le rose avevano già cominciato ad aprirsi e a sgualcirsi.

Allora chiuse gli occhi, e si arrese alla verità di sua madre.

Si arrese a lei, ancora una volta.

 

~

 

 

 

Non cadevano petali dalle rose che Sakura metteva a seccare. Da piccola, la madre le diceva che quello era il potere di mantenere intatta la vita. Quello era vivere per sempre. Ma Sakura sapeva che, in fin dei conti, quelle rose che curava e controllava ogni giorno, non facevano altro che morire lentamente, nel tempo che – sempre - passava.

 

 

 

Fine

 

 

 

A mia madre: io avrei voluto farle sbocciare quelle rose, sai?

 

Storia classificatasi al Quarto Posto al concorso indetto da Mela e Hipatya su Naruto.

Tema: la menzogna.

E qui, c'è la menzogna della vita, signori.

 

Complimenti ai tre vincitori, e a Tinebrella che divide, insieme a me, il quarto posto.

Era il nostro addio, tesoro, ed è stato bello farlo insieme.

 

Artemisia

 

  
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