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Autore: Chanel483    17/11/2014    2 recensioni
Sono passati pochi mesi dalla morte di Allison, Lydia e Stiles si sono lentamente allontanati, fino a diventare quasi degli sconosciuti. La situazione non va bene a nessuno dei due ma, per orgoglio o paura della reazione altrui, nessuno fa il primo passo. Inaspettatamente, sarà una festa di Halloween a rimettere tutto a posto.
Estratto dal primo capitolo:
"Ho l'impressione che Stiles ti stia guardando."
"Lo so."
"Solitamente non si balla con una ragazza e nel frattempo se ne guarda un'altra."
"Lo so."
"Sai che basterebbe una tua sola parola per far tornare tutto come prima, vero?"
Per un istante mi domando da quando Scott McCall sia diventato un così bravo osservatore, ma è una domanda fugace, che subito viene inglobato nel turbinio di pensieri che ho in mente:"Lo so."
"E allora cosa ci fai ancora qui? Perché lasci che balli con Malia mentre voi due neanche vi parlate da giorni?"
"Perché mi sembrava magnanimo, da parte mia, dare alla ragazza-coyote un piccolo vantaggio e io sono una persona molto magnanima, McCall."
La fanfiction è assolutamente una Stydia ma contiene qualche accenno Stalia, è ambientata dopo la terza stagione e non tiene conto degli avvenimenti della quarta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti!
Sì, lo so, sono pessima. Nell'ultimo periodo sono scomparsa e ricomparsa su efp a distanza di mesi e ho ancora una long in sospeso. Mi sento una persona orribile ma prometto che prima o poi finirò anche Born to Be Winners. ODIO l'idea di lasciare una fanfiction inconclusa!

Detto questo, passiamo alla storia. Si tratta di una Stydia divisa in tre capitoli, senza troppe pretese, ambientata dopo la terza stagione e non tiene conto degli avvenimenti della quarta (anche perché buona parte della storia è stata scritta prima dell'inizio dell'ultima stagione). Stiles si vede con Malia e la cosa infastidisce Lydia più di quanto la ragazza potesse immaginare. Ma non vi faccio altri spoiler! Ringrazio fin da subito chi vorrà spendere qualche minuto per leggere questa fanfiction spuntata nella mia testa dal nulla alle cinque di una notte di questa estate. Se voleste lasciarmi una recensione ne sarei felicissima, le critiche construttive sono come sempre ben accette.
Quindi niente, buona lettura.
                                           Get him back. 

Lydia
Se qualcuno me lo chiedesse, non saprei dirlo con esattezza. Non ricordo il momento preciso in cui Stiles è entrato a far parte della mia vita, né come abbia smesso di essere l'insignificante ragazzino seduto in panchina durante le partite di Jackson e sia diventato il mio più caro amico. So solo che un giorno mi sono ritrovata ad aver bisogno di qualcuno con cui parlare per sfogarmi un po' e... semplicemente ho chiamato lui. Non è stata una decisione volontaria o una scelta studiata, solo mi è venuto naturale, come respirare. Forse tutto ha avuto inizio con ciò che mi ha detto quella sera al ballo al quale abbiamo partecipato insieme – tutta colpa o merito, a questo punto, di Scott – o forse dopo che lui ha passato un intero weekend nella sala d'attesa di un ospedale solo per starmi vicino, o forse sono stati i piccoli gesti, i suoi occhi che cercavano i miei in mezzo alla folla, la mia mano che trovava la sua quando qualcosa mi preoccupava. Non lo so, tutto ciò che so è che ad un tratto, senza che lo chiedessi o anche solo lo desiderassi, quello strano ragazzo dalle battute pessime e le frasi sconnesse è entrato a far parte della mia vita, ne è diventato parte integrante, e non se ne è più andato.
Non tecnicamente almeno, perché dire che le cose tra di noi si sono fatte strane ultimamente è un eufemismo e so che questo, anche se magari solo in minima parte, è colpa di Malia.
Non è che stiano ufficialmente insieme o cose simili né che uno dei due si sia preso la briga di venirmi ad informare del... qualcosa che c'è tra di loro, lui parla di lei come di un'amica e lei... beh in realtà lei non parla più di tanto e basta, di sicuro non con me. Però nulla sfugge al mio sguardo attento e questo non c'entra nulla con i miei sovrannaturali poteri di Banshee, con le voci o le strane sensazioni che sento, semplicemente tra i requisiti fondamentali per essere la ragazza più popolare della scuola – anche se, dopo tutto quello che è successo, non sono più sicura di poter vantare questo titolo e in realtà non me ne importa neanche più di tanto – è quello di sapere sempre tutto di tutti ed io, modestamente, ho sempre avuto buon occhio per i pettegolezzi che, alla Beacon Hills Hight School corrono molto più veloce di qualsiasi licantropo ed i pettegolezzi li vedono rintanarsi da soli in qualsiasi momento libero nel primo luogo appartato disponibile, il che non lascia molto spazio all'immaginazione.
E poi, a fugare ogni dubbio, quel giorno di qualche settimana fa è successo che sono andata a casa di Stiles, lo Sceriffo Stilinski mi ha aperto con un sorriso, per poi indicarmi con un cenno del mento la camera del figlio dove, una volta entrata, ho trovato con grande sorpresa lui in piedi a cercare qualcosa nell'armadio e Malia comodamente sdraiata sul suo letto, come se fosse la cosa più normale del mondo e lo avesse fatto altre mille volte, stretto in mano il telefono di Stiles. Il mio disegno, quello dell'albero, quello che un tempo lui teneva incorniciato sul comodino, era sparito, insieme a buona parte delle cianfrusaglie che si ostinava a tenere disordinatamente sparse per quella stanza un tempo così caotica che però tanto amavo – anche se ovviamente, non lo avrei ammesso neanche sotto tortura.
Chiudo con uno scatto lo sportello blu dell'armadietto davanti a me e mi ravvivo i capelli con un gesto secco della mano, prima di girare sui tacchi e percorrere i corridoi a passo deciso, stringendomi al petto i libri di inglese.
Mi manca Stiles, mi mancano le piccole cose che facevamo insieme, mi manca il suo sorriso e, per quanto impossibile, anche il suo sarcasmo. So che è almeno per metà colpa mia questa lontananza, ma con Malia che gli ronza costantemente intorno proprio non riesco a trovare un buon momento per sistemare le cose.
Ancora più di Stiles però, mi manca Allison.
È una cosa strana, il dolore. Quando ho visto il corpo senza vita di Allison stretto tra le braccia di Scott, mi sono sentita morire, è stato come ricevere un proiettile in pieno petto, no, non un proiettile, una delle frecce di Allison. Poi le ore sono passate ed io ho vissuto i giorni successivi in uno strano stato catatonico, sentivo le persone attorno a me, avvertivo ciò che succedeva ma non reagivo agli stimoli, non mangiavo, non dormivo, non parlavo, se non fosse stato un riflesso involontario, probabilmente mi sarei anche dimenticata di respirare. Il vero dolore però, contro ogni aspettativa, è venuto dopo. È venuto quando a due settimane di distanza dalla sua morte ho visto un vestito argentato nella vetrina di un negozio ed ho pensato che sarebbe stato benissimo, con la sua carnagione, prima di rendermi conto che, ovunque fosse, adesso lei non aveva più bisogno di abiti. O quando dopo un mese una mattina mi sono svegliata e come prima cosa, senza pensarci, le ho mandato un messaggio in cui le chiedevo se quel pomeriggio avesse voglia di accompagnarmi a fare shopping. O ancora tutte le volte che ho desiderato raccontarle un aneddoto divertente o mi sono aspettata di sentire la sua risata dopo una battuta o mi sono voltata in classe per dirle qualcosa durante una lezione, convinta che occupasse il banco affianco al mio.
Il tempo non guarisce le ferite, ci insegna solo a convivere con esse.
Arriccio le labbra e schivo una matricola che sta correndo per il corridoio, domandandomi se, bassa com'è, ha davvero l'età adatta per frequentare le superiori e proprio in quel momento mi affianca Scott.
È carino con me, molto più di quanto il comune senso dell'educazione imponga di esserlo con la migliore amica della tua ex-fidanzata morta. Non l'ho mai considerato un grande amico prima, certo mi piaceva, era simpatico, un ottimo leader, ma in realtà credevo di aver poco in comune con lui, se non appunto Allison. Ora però lei non c'è più ed io ho dovuto ricredermi alla grande, durante questi ultimi mesi.
<< Ehi Lydia, come stai? >> mi domanda interessato, come non si è mai dimenticato di fare un solo giorno dalla sua morte. È davvero gentile con me.
Gli rivolgo il sorriso più sincero che riesco a trovare nel mio repertorio, distendendo le labbra truccate di rosso scuro e socchiudendo appena gli occhi:<< A meraviglia. E tu invece? Stai bene? >>.
Conosco qual è la vera risposta a questa domanda e anche quella che lui mi fornirà e so perfettamente che le due non coincidono:<< Bene. Tu ci vai questa sera alla festa? >>.
So che a lui fa male tanto quanto a me. So che ogni respiro è una stillata al petto, ogni secondo vissuto con la consapevolezza di non avere più lei al nostro fianco un supplizio. Ma la vita va avanti, noi siamo vivi e dobbiamo vivere anche per lei.
Non ho bisogno di domandare nulla per sapere a quale festa si sta riferendo ovviamente, e poi gli addobbi di cattivo gusto malamente sparsi per la scuola parlano da sé. Non so esattamente di chi sia stata l'idea, forse di Danny o forse della sorella del suo nuovo ragazzo, fatto sta che questa sera è Halloween, il che in realtà è solo un pretesto per far festa, ubriacarsi e strusciarsi addosso a sconosciuti mascherati.
Mi volto con tutto il corpo verso Scott, costringendomi a fare un paio di passi all'indietro per guardarlo negli occhi mentre parlo:<< Sia mai che Lydia Martin manchi una festa! >> e così dicendo gli faccio l'occhiolino, prima di sparire dietro la porta dell'aula di inglese.
 
Kira non è male. Certo, non è Allison, nessuna è Allison, ma è una ragazza simpatica e solare e, anche se ha un'idea tutta sua dello stile, andare a fare shopping con lei si sta rivelando divertente.
<< Devo proprio farlo? >> la sua voce scocciata proviene da dietro la tenda del camerino davanti al quale sono pazientemente appostata e mi fa sfuggire un sorriso.
Annuisco con convinzione, per poi rendermi conto che non mi può vedere:<< Certo che devi. Le feste in maschera sono un rito di passaggio, una di quelle cose che ti fa dire “Sono una normalissima adolescente alla quale piace ubriacarsi alle feste e non uno strano essere soprannaturale con poteri ancora più strani”. >>
La sento sbuffare e tentare con pessimi risultati di trattenere una risata. È bello sentire ridere sinceramente qualcuno, ci sono stati momenti in cui ho pensato che nessuno di noi sarebbe mai più stato in grado di farlo, che io non ne sarei mai più stata in grado.
Alla fine Kira si decide ad uscire dal camerino con indosso questo carinissimo vestito viola chiaro da odalisca, che ovviamente ho scelto io, un completo due pezzi tutto veli e trasparenze che mostra il giusto, senza essere volgare. Le chiedo di fare un giro su se stessa e la osservo soddisfatta, un'altra prova che il mio intuito non sbaglia mai. Le sorrido, un sorriso vero che coinvolge anche gli occhi:<< Stai benissimo, sembri la principessa di una fiaba orientale. >>.
Anche se la vedo abbassare lo sguardo e tentare un'occhiata critica all'abito, le sue labbra si tendono in un sorrido e capisco dalla sua espressione che il costume l'ha conquistata:<< Sei sicura? Non è un po'... esagerato? >>.
<< Sono sicura. Tranquilla, sarai bellissima. >> dico rivolgendole un cenno di incoraggiamento.
A volte mi fa tenerezza Kira, è sempre così preoccupata all'idea di non piacere, sembra continuamente alla ricerca di conferme da parte di tutti ed io non posso fare altro che dargliene, perché è una brava ragazza, perché e dolce, perché ci ha aiutati a riportare indietro Stiles e perché, come tutti noi, non meritava nessuno dei casini che sono successi nella sua vita da quando... beh da quando ci ha incontrati, in realtà.
Alla fine Kira compra il vestito, non che avessi dubbi. Io l'abito ce l'ho già, sono andata a comprarlo da sola un paio di giorni fa perché è una di quelle cose che di solito facevo con Allison e farmi dare consigli, non che io ne abbia bisogno, da un'altra ragazza mi sarebbe sembrato un po' come tradirla. In ogni caso finiamo prima del previsto e poiché siamo in anticipo le propongo di andare a bere qualcosa, prima di rifugiarci ognuna a casa propria a prepararsi per questa sera. Lei accetta e così ci ritroviamo sedute ai tavolini esterni di un bar, le giacche allacciate e le sciarpe ben strette attorno alla gola perché il freddo inizia a farsi sentire.
Stiamo aspettando le bibite che abbiamo ordinato, quando lei mi domanda:<< Ci vai da sola alla festa? >>.
E quasi mi viene da ridere perché, a memoria d'uomo, Lydia Martin non è mai andata da sola ad una festa, anche nei periodi in cui non ero fidanzata, avevo sempre avuto una fila di pretendenti tra cui scegliere per farmi accompagnare, mentre adesso... beh magari i pretendenti ci sono ancora ma io non li vedo. E mi sento sola, più sola che mai.
<< Assolutamente sì. E tu? Scott ti ha invitata? >>.
Distoglie lo sguardo ed abbassa la testa, in imbarazzo, probabilmente non è abituata ad avere un'amica con cui parlare di problemi di cuore:<< No, ha detto che ci vediamo là. Ma sai, io non voglio... mettergli pressione, con la questione di Allison e il resto... >> so che è sincera, è sinceramente dispiaciuta per la morte della mia migliore amica, ma questo non basta per farmi credere che davvero non avrebbe preferito un invito da parte di Scott.
<< Io, fossi in te, gli scriverei e gli chiederei di andarci insieme. >>.
A questo punto, Kira arrossisce anche:<< Ma no! Ma cosa...? >>.
Alzo un istante gli occhi al cielo prima di sporgermi appena in avanti e fissarli nei suoi:<< Non siamo nell'ottocento. Certo, un po' di galanteria fa sempre piacere, ma ci sono delle cose a cui gli uomini proprio non arrivano e a quel punto tocca a noi fare il primo passo e spesso anche il secondo. >>.
<< Ma Allison... >>.
<< Allison è morta mentre Scott è vivo e merita di rifarsi una vita, come tutti noi. >> e con questa delicata perla, chiudo l'argomento.
 
Sono praticamente le nove e trenta quando stendo l'ennesima passata di rossetto bordeaux sulle mie labbra carnose. Inizialmente ho provato con il viola ma proprio non è il mio colore ed il risultato è stato pessimo.
Sono vestita da strega, per la cronaca. So che è terribilmente banale come travestimento per Halloween, ma proprio non avevo fantasia quest'anno. In realtà non avevo neanche voglia di impegnarmi più di tanto. E poi lo so che non ho bisogno di impegnarmi troppo per essere la ragazza più sexy della serata, farò colpo con qualsiasi cosa indossi. Non sono vanitosa, solo sono pienamente consapevole della mia bellezza e so come valorizzarla.
Controllo che il corpetto, legato sulla schiena da tanti lacci intrecciati, sia a posto e mi chino per recuperare dall'armadio un paio di scarpe dal tacco altro in vernice nera. Non penso a quanto mi piacerebbe domandare ad Allison cosa ne pensa del mio vestito e, dopo un veloce saluto a mia madre e una carezza a Prada, esco di casa e salgo in macchina.
La festa è in un locale poco distante da casa mia, tecnicamente iniziava alle nove ma Lydia Martin non può presentarsi puntuale ad una festa, quaranta minuti di ritardo per un evento simile sono perfetti, non troppo da risultare maleducati, abbastanza per farsi attendere ed avere una delle entrate in scena teatrali che tanto amo.
Conosco il locale quindi ci arrivo subito senza troppi problemi. Parcheggio la macchina poco lontano e, dopo essermi data un'ultima occhiata nello specchietto e una sistemata ai capelli, entro a passo deciso, ancheggiando appena sui fianchi, la testa alta.
Guardando i volti e i movimenti dei presenti, l'alcool deve aver iniziato a girare da un bel pezzo e la musica rimbomba ovunque nella sala gremita, le luci psichedeliche e il fumo finto mi rendono difficile riconoscere chi mi circonda. Riesco appena a vedere una massa di ricci castani lì, un cappello a punta là, dei canini finti poco distanti da me.
In ogni caso la mia entrata richiama l'attenzione di diverse persone come in effetti desideravo. I più vicini alla porta si voltano a guardarmi ed i loro sguardi mi stupiscono non poco. I più, come mi aspettavo, mi guardano con ammirazione o desiderio perché, ammettiamolo, l'abito che indosso è davvero stupendo e mi sta benissimo. Ma tra i tanti, qualcuno sembra osservarmi con... disapprovazione? Quasi come se, a causa della morte di Allison, non meritassi di starmene lì nel mio abitino sexy a festeggiare Halloween, quasi come se una persona che ha subito una perdita non dovesse mai più essere felice. E fa male vederli, vedere il giudizio impresso a chiare lettere sul loro volto mentre non passa secondo in cui io non pensi ad Allison, in cui io non senta la sua mancanza e la desideri vicino, anche solo per un attimo, anche solo per dirle le cose che non lo ho mai detto e ricordarle quanto le voglio bene e scusarmi per non essere riuscita a salvarla anche se avrei voluto, avrei voluto davvero tanto.
Sollevo la mano e mi sistemo il ciuffo di capelli rossi mentre mi volto con noncuranza, il sorriso più finto di sempre stampato sulle labbra. Ho bisogno di bere, decisamente. Ed è strano anche solo il pensarlo, perché io non sono proprio una che beve, neanche alle feste, tra me ed Allison quella che rischiava di finire per ubriacarsi durante serate come quella era lei, il che è tutto dire.
Mi avvicino al bancone posizionato su un lato della grande sala, dietro il quale tre ragazzi a petto nudo con le corna da diavolo in testa ed un farfallino rosso appuntato attorno al collo preparano dei cocktail.
Mi avvicino a quello di destra e ordino:<< Preparami qualcosa, non mi importa cosa, basta che sia forte. >> lo dico un po' perché fa scena ed un po' perché in realtà non avrei idea di cosa potrei ordinare.
<< Offre la casa. >> mi informa il barista, prima di porgermi il bicchiere e farmi un occhiolino.
So come avrebbe reagito la Lydia di tre, quattro mesi fa, ma al momento non ce la faccio, non ho voglia di flirtare né tanto meno di portarmi a letto uno sconosciuto, per quanto questo possa essere attraente. Così mi limito a rivolgergli un altro dei finti sorrisi che probabilmente elargirò per tutta la serata e prendo il bicchiere di plastica.
Muovendo la testa a ritmo di musica mi allontano un po' dalla folla, cercando un punto tranquillo con una visuale migliore, nella speranza di trovare Scott e Kira, anche solo per salutarli e scoprire se alla fine la ragazza si è data una svegliata e lo ha invitato. I miei occhi sondano la pista da ballo con attenzione e si scontrano con una coppia che balla a diversi metri da me, una coppia che conosco fin troppo bene ma che non ha nulla a che fare con Kira e Scott.
Malia indossa un'aderente tutina tigrata che le fascia il corpo dalle caviglie ai polsi, lasciando considerevoli porzioni di pelle scoperta tra spalle, schiena e decolté, il viso è quasi interamente dipinto con pennellate decise di nero ed arancione ad emulare il muso del grande felino.
Vedere come si è conciato Stiles invece mi fa venire voglia di ridere, indossa un paio di normalissimi pantaloni scuri, una maglietta nera con su stampato il disegno stilizzato di quello che dovrebbe essere un frac ed un mantello rosso da vampiro, il tutto arricchito dall'innaturale cerone bianco, i capelli pettinati malamente all'indietro ed una goccia di sangue finto che gli cola dall'angolo delle labbra.
Solitamente sono brava ad intuire le dinamiche di coppia, ma con loro proprio non ci riesco. Malia, devo ammetterlo, si muove aggraziatamente a ritmo di musica e, con ogni minima scusa, cerca il contatto con il corpo di Stiles che però, anche se non la respinge, se ne sta leggermente distaccato da lei, a ballare nel suo solito modo goffo e scoordinato.
Un sorriso, forse il secondo sincero di tutta la giornata distende le mie labbra carnose e scuoto leggermente la testa, pensando al fatto che, nonostante tutto, il comportamento di Stiles, Stiles stesso, pare proprio l'unico punto fisso nel mio universo che va a rotoli.
Mi fa male vederlo con Malia? Sì, almeno a me stessa posso ammetterlo, vederla che cerca di strusciarglisi addosso mi fa quasi venire il mal di stomaco. Noi avevamo creato qualcosa di speciale insieme, avevamo un bel rapporto, un rapporto che era solo nostro. E quella ragazzina saltata fuori da chissà dove, stretta nella sua tutina aderente, me lo sta portando via. Non c'entra nulla con il sesso questa volta, o almeno credo. È una questione di... sentimenti, immagino. Io e Stiles avevamo – abbiamo – questa strana connessione silenziosa, grazie alla quale lui riesce sempre in qualche modo a capire come mi sento o di cosa ho bisogno, riesce anche a dire le parole giuste al momento giusto quando mi vede star male, nonostante i suoi soliti ed ormai famosi disastri. Fatto sta che lo rivoglio indietro. Rivoglio indietro i suoi modi impacciati, l'espressione da ebete con la quale lo coglievo intento a fissarmi, le sue battute ridicole, le sue mani strette alle mie e tutto il resto. Voglio indietro Stiles Stilinski, pacchetto completo.
A ricordarmi il perfetto tempismo che sembra accomunare perfettamente tutti gli abitanti di Beacon Hills, Kira e Scott scelgono proprio quel momento per materializzarsi al mio fianco. Lei indossa il vestito da odalisca che abbiamo comprato insieme quel pomeriggio e lui... lui sembra essere avvolto dalla testa ai piedi di carta igienica.
<< Lydia! Bella festa vero? >> mi domanda Kira, palesemente eccitata.
Prima di risponderle, butto giù un lungo sorso della bevanda che ho nel bicchiere, è molto forte, non sono ancora riuscita a capire se mi piace o meno:<< Sì, non male. Scott, vuoi spiegarmi cosa diavolo hai addosso!? >> ok che è triste, in lutto eccetera, ma queste non sono scuse valide per andare in giro conciati a quel modo.
Scott si gratta la testa e schiude appena le labbra, visibilmente in imbarazzo:<< Sono arrivato tardi, mi sono mosso oggi pomeriggio per cercare il vestito e non avevo molti soldi, non ho trovato nulla così... insomma, mi sono dovuto arrangiare. >>.
Inarco un sopracciglio e caccio via una ciocca di capelli dal mio viso con un movimento deciso della mano:<< Otto per la creatività ma due per l'abbigliamento, McCall! >>.
E lui scoppia a ridere ed io ho l'impressione di sentirmi male. Perché è la prima volta che lo sento ridere di gusto da settimane e nella mia testa alla sua risata se ne somma un'altra, che non le somiglia neanche lontanamente, ma che era solita accompagnarla. La risata di Allison era alta e cristallina, un po' come il suono di decine di campanellini mossi dal vento. La risata di Allison era una folata di aria primaverile e mi manca, mi manca da impazzire.
Senza che io lo desideri, il mio sguardo corre in completa autonomia, quasi mosso da una forza a me sconosciuta, a cercare nuovamente la figura di Stiles tra la folla. È esattamente dove l'ho visto l'ultima volta, solo che ora le sue mani sono posate suoi fianchi di Malia e quelle di lei allacciate intorno al suo collo. Assottiglio lo sguardo e lui si volta di scatto nella mia direzione, quasi avesse in qualche modo percepito che lo sto guardando, strano, solitamente sono io quella che sente le cose che gli altri non possono sentire...
E allora penso che nulla di tutto questo ha senso, perché Allison non c'è più e non posso farci nulla, non posso riportarla da me in nessun modo, per quanto lo desideri, mentre Stiles è lì, a pochi metri da me, mi basterebbe allungare una mano per trovarlo, eppure non lo faccio. E allora se non ho neanche la forza per risolvere il risolvibile, che senso ha tutto questo? Che senso ha tutto questo dolore?
Scott mi si avvicina da dietro e si accosta al mio orecchio per parlarmi, anche i suoi occhi ora sono fissi sulla coppia:<< Ho l'impressione che Stiles ti stia guardando. >>.
<< Lo so. >>.
<< Solitamente non si balla con una ragazza e nel frattempo se ne guarda un'altra. >>.
<< Lo so. >>.
<< Sai che basterebbe una tua sola parola per far tornare tutto come prima, vero? >>.
Per un istante mi domando da quando Scott McCall sia diventato un così bravo osservatore, ma è una domanda fugace, che subito viene inglobato nel turbinio di pensieri che ho in mente:<< Lo so. >>.
<< E allora cosa ci fai ancora qui? Perché lascia che balli con Malia mentre voi due neanche vi parlate da giorni? >>.
<< Perché mi sembrava magnanimo, da parte mia, dare alla ragazza-coyote un piccolo vantaggio e io sono una persona molto magnanima, McCall. >>.
Un angolo delle mia labbra si solleva mentre faccio lentamente roteare i miei occhi da Stiles – che continua a fissarmi – a Scott, immobile al mio fianco con un sorriso scemo disegnato in viso. Gli porgo il bicchiere di plastica che lui subito prende, senza dire una sola parola.
<< Con permesso >> dico, ravvivandomi i capelli rossi, no biondo fragola, con un gesto secco della mano, prima di tornare a fissare lo sguardo negli occhi di Stiles ed iniziare a camminare decisa nella sua direzione.

 
 
Continua...
 

Grazie a tutti per aver letto, tra pochi giorni arriverà il secondo capitolo, scritto dal punto di vista di Stiles.
 
  
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