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Autore: Mia4ever_TheBest    17/11/2014    0 recensioni
Siamo costretti spesso ad essere persone diverse da quelle che veramente siamo. E spesso questo ci fa stare male, facendoci isolare dal resto del mondo, chiedendoci se veramente ne valga la pena. La causa di tutto questo è la stessa verità che ci fa crescere, e per cui non smettiamo mai per tutto resto della nostra vita. E’ a causa loro se dobbiamo rifiutare noi stessi, se dobbiamo essere ciò che non siamo. Perché nessuno può essere lì con noi, mentre ci sentiamo soli rispetto al resto del mondo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resto qui, con le gambe tra le ginocchia appoggiata al muro in un angolo nella mia camera, con la porta chiusa a chiave, nella posizione più sicura al mondo che io possa avere. Nella posizione più sicura che mi sia permessa, dove sono sicura di non sbagliare, di non ferire nessuno, di non essere sgridata sempre per i miei continui errori. Eppure cosa ho sbagliato, in realtà? Me lo chiedo continuamente.
Nulla, vorrei,  ma tutto, sicuramente.
Il mio cervello divaga, cerca di trovare una soluzione, ma è bloccato in un loop infinito da cui non vi è uscita. Il mio cuore è un precipizio senza fine, svuotato di ogni emozione. Incapace di provare un qualunque tipo di amore verso la vita, ma riempito di dolore che rimbalza su tutte le sue pareti ed immerso in un vuoto profondo. Il respiro è cadenzato dai singhiozzi che alimentano le mie lacrime, che non smettono di uscire, che non vogliono fermarsi e che sono l’unica prova di questo malessere. Quando piango, piango per tutto e ripenso alla mia lunga ed insignificante vita, dove ho cercato espedienti per stare bene, invano. Ma, eccomi, essi hanno avuto quest’effetto, di farmi trovare sempre al solito punto, dove ora mi ritrovo a piangere, in questo angolo disperso del mondo ed parte di una dimensione dove la solitudine regna sovrana.
Ma perché sto male? Sono le persone, mi rispondo. Quelle stesse persone che dicono di voler vivere in un mondo migliore di pace e fratellanza, ma in realtà non sono altro che degli ipocriti, che non hanno altro come unico scopo nella vita di schiacciare i più deboli, chi resta indietro e non ce la fa. Quelle persone che ti dicono di essere tue amiche, ma poi non fanno altro organizzare piani di battaglia su di te, sferrando il colpo decisivo quando meno te lo aspetti, per avere l’effetto migliore. Non fanno altro che schiacciarti.  Ed è quello l’effetto desiderato.
Sono quelle stesse persone che non sbagliano mai e che al minimo errore si dicono che la prossima volta faranno meglio, ma se lo faccio io, è imperdonabile e me lo rinfacciano ogni volta. Loro sono perfetti, io sono sbagliata, fino all’ultimo atomo della mia essenza.
Esse sono il fulcro di tutto. Innescano il demone che c’è in me, quello che detiene il potere sul mio mondo che costituisce il mio essere e mi fa fare gli incubi la notte. Esso prende a governare quella vocina, che mi ripete che sono una nullità, che non faccio nient’altro che schifo e che su quelle quasi 7 miliardi di persone se scomparissi non farei la differenza, dopotutto i bambini in Africa muoiono nello stesso silenzio da cui sono nati.
Sbagliare è umano, lo so. Ma io sono stanca di sbagliare anche dopo aver provato ad esistere solo per andare bene agli altri. Anche dopo aver provato ad annullarmi, completamente, per seguire quella strada che fosse completamente opposta a quella che credevo giusta, per autopunirmi. La mia cognizione del giusto e del sbagliato è sbagliata, anche quella, o solo semplicemente andata in tilt. Mi servirebbe qualcuno o qualcosa per ripararla, ma non c’è nessuno che sia in grado di capire, o nessuno che sia in grado di aggiustarmi.
Cado nel baratro ma non vedo nessun fondo e forse, non lo vedrò mai.
Ogni mattina sono costretta ad indossare maschere che non mi appartengono, che vestano il mio volto per coprire ciò che veramente sono. Ogni mattina questi occhi, devono aprirsi ad un mondo che non hanno voglia di vedere, né di scoprire, perché non fa altro che annientarmi nel modo peggiore, a partire da dentro. Mi sento un’estranea venuta da un altro pianeta, perché questo è l’ultimo da cui vorrei provenire. Vedere le persone ridere mentre sto male, non fa altro che alimentare rabbia che mi brucia dentro. La rabbia verso me stessa, di non poter essere come loro, uguale a loro, nella loro perfezione.
Mi hanno chiesto il perché di tutto ciò, perché sto male quando in realtà va tutto bene e la mia è solo un illusione, un castello di carta che si è creato intorno a me, per isolarmi da tutto il resto e per rendermi egoisticamente estraniata da tutto. Come posso reagire se proprio le persone mi tolgono la forza per farlo? Ma forse sono proprio io, chiusa in un palla di vetro di convinzioni false alimentate dalle persone.
Ho pensato al suicidio, svariate volte ma in maniera lontana e distante. Dopotutto, il suicidio è per chi la vita la disprezza completamente e che rifiuta egoisticamente coloro che lo amano e che l’hanno messo al mondo. Questo è l’unico pensiero che mi fa pensare se ne valga davvero la pena essere schiacciati fino in fondo. In natura, si sa, nulla si crea e nulla si distrugge ma l’unica forza per reagire che posso trovare sta soltanto in me ed in nessun’altro.
Perché le persone non sanno che la mia forza è il male che esse mi hanno procurato e che le mie ferite di guerra non sono i polsi sanguinanti o dei tagli sul corpo, ma le ferite che il mio cuore fatica a rimarginare con il tempo e che a differenza del sangue che sgorga, esse non torneranno mai a scorrere nelle vene come nulla sia successo, ma ricorderanno. Ricorderanno, per sempre chi è stato e cosa è successo.
Nessuno ha il diritto di decidere per me e della mia vita, solo io. Nessuno stupido umano insignificante, di questa Terra, che crede di poter manipolare le vite altrui, attraverso la massa e la moda, i modi di dire e di fare. Solo io posso decidere per me.
Mi rialzo da quell’angolo e apro la porta di camera mia, respiro a pieni polmoni. Forse c’è ancora speranza e ora lo so, lo saprò anche quando sarò costretta a ritornare indietro a quel dolore.
Ora sono io. Ora sono me.
Nient’altro che me.
  
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