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Autore: Yume no_Hana    18/11/2014    1 recensioni
Dal testo:
"La loro ultima conversazione era stata un settimana prima, una telefonata, ma solo perchè Otani la voleva far ingelosire dicendo che dalle sue parti c'era stato un concerto di Umibozu, mandandole poi come allegato una foto di lui in cappotto che sorrideva al cellulare, con le guancie rosse dal freddo."
Risa è da sola a casa sua, aspettando con un cellulare in mano. Ma cosa sta aspettando? O meglio, chi?
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Otani, Risa Koizumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aitai - I want to meet you
 
Nee, ima sugu aitaiyo
honne kakushita nanigenai meeru wa
itsumademo kimi no kokoro no naka ni
todokanai mama

La neve scendeva dal cielo, sembrava danzasse in aria, cullata dal vento. Risa, dalla finestra della sua stanza la osservò, distraendosi un attimo dagli esercizi di matematica che comunque non riusciva a risolvere. Si alzò dalla sedia lentamente, un sorriso malinconico le incorniciava le labbra mentre appoggiava il palmo aperto contro il vetro, in modo da poter osservare meglio quello spettacolo. Anche se all'interno dell'abitazione, portava una sciarpa arancione, abbinata al pigiama, visto che il condizionatore si era rotto la settimana prima.
Portò un lembo di stoffa sulle labbra, il suo respiro appannò il vetro. Come avendo sentito un rumore improvviso, si voltò verso il tavolo, prendendo il cellulare e aprendolo, controllando se ci fossero messaggi. Si morse le labbra quando vide che l'ultimo messaggio era quello di Nobu, inviatele il giorno prima. Chiuse gli occhi stancamente, per poi risedersi alla scrivania. La penna aveva il tappo completamente mordicchiato, segno che era molto nervosa, anche se non per gli esercizi difficili.
Otani era partito per Fukuoka, Kyushu, circa tre mesi prima, lasciandola senza migliore amico e senza amore, anche se questo lui non ancora non lo sapeva. Risa lo capiva che non era colpa sua se i suoi genitori si erano dovuti trasferire e lui li aveva seguiti per non lasciarli soli, ma questo non bastava per alleggerire il masso che aveva sul cuore e la opprimeva. La loro ultima conversazione era stata un settimana prima, una telefonata, ma solo perchè Otani la voleva far ingelosire dicendo che dalle sue parti c'era stato un concerto di Umibozu, mandandole poi come allegato una foto di lui in cappotto che sorrideva al cellulare, con le guancie rosse dal freddo. Lui non sapeva che quella foto era diventata il salvaschermo della ragazza, come non sapeva che sentire la sua voce euforica, mentre la prendeva in giro e la chiamava "spilungona", l'aveva fatta sorridere inconsciamente. Nobu e Chiharu le dissero che durante la chiamata, negli occhi ci leggeva l'amore che provava.
Ciao nanetto :)

Itsudemo sobani itakara
itsudemo warai attetakara
sou, itsudatte my friend
donnani hanareteitemo

Dopo aver mandato il messaggio, appoggiò il cellulare vicino al quaderno, facendo l'indifferente. Riprese la penna in mano, cercando di concentrarsi, ma il suo sguardo finiva sempre per guardare se la lucina vicino alla fotocamera si accendesse, continuando a mordicchiare il tappo blu e aggrottare le sopracciglia ogni volta che la vedeva spenta. La sua poca pazienza non l'aiutava molto, infatti, dopo pochi minuti, ripose la penna, sedendosi, o meglio buttandosi, sul letto con il cellulare in mano. Otani dopo sette minuti (li aveva contati) non aveva ancora risposto e il cervello di Risa stava impazzendo. Stringeva forte l'oggetto, mordicchiandosi le unghie già corte, aspettando e aspettando. Finchè la lucina si accese di blu.
Ciao spilungona :) Come mai ancora sveglia?
PS: Non chiamarmi nanetto!
La ragazza sorrise mentre il ricordo dei loro litigi, gag comiche secondo i loro amici, le raffiorava in mente. Si poteva dire che si "odiassero" fin da quando si erano incontrati la prima volta. L'odio-amicizia che poi per lei era diventato amore, ebbene si, si era innamorata di quello strano, scemo, stupido nano. Pensare che Nobu glielo aveva detto fin dall'inizio che sarebbe successo e lei non ci aveva creduto. Sospirò delicatamente, appoggiando la schiena contro la parete e rannicchiando le gambe contro il petto. La loro amicizia era diventata solida durante l'ultimo anno, tanto che ultimamente uscivano per andare a vedere concerti o prendere un gelato, ma non aveva mai superato la linea che divideva amicizia da amore, così sottile, ma allo stesso tempo così imbarricabile. E lei non aveva mai avuto il coraggio di confessargli i suoi pensieri, forse perchè immaginava che ci sarebbe stato molto tempo, invece lui si era trasferito.
Compiti di matematica :(
PS: Nanetto, nanetto, nanetto, nanetto, nanetto, nanetto!

kimi wo omou kono kimochi
negau hodo tsuraku naruyo
mou, ano hi mitaini
waraenaitte iwanaide

Risa aveva sempre odiato quel suo essere timida e anche se gli altri non ci credevano per lei era difficile esternare i suoi sentimenti più profondi, ci riusciva solo con Nobu e Chiharu, le sue migliori amiche. Uno spiffero le accarezzò la schiena, facendola rabbrividire e cadere il cellulare sul letto. Sospirò di sollievo, la sua mente già immaginava la fine che poteva fare quel cellulare se fosse caduto sul pavimento. Si sarebbe rotto di certo, anche se non delicato come quelli touch screen di Nobu e Nakao, non poteva essere così sconsiderata da lasciarlo schiantare in terra. E poi, se si fosse rotto il cellulare, non avrebbe avuto più modo di tenersi in contatto con Otani, come avrebbe fatto senza le sue battute? Il suo cuore si stringeva al pensiero di non poterlo vedere, ma senza nemmeno poter sentire la sua voce al telefono o leggere i suoi messaggi sarebbe morta di dolore. Torturò le labbra con i denti bianchi, facendole arrossarre, mentre aspettava che lui rispondesse, gli occhi lucidi.
Non. Chiamarmi. Nanetto. Stupida spilungona.
I compiti di matematica? DX Attenta a non diventare più pazza di quanto tu non sia già. :P

 
nee, ima sugu aitaiyo
honne kakushita nanigenai meeru wa
itsumademo kimi no kokoro no naka ni
todoka naimama


 

Zitto. N A N E T T O.
Spilungona.
Nanetto.
Spilungona spilungona spilungona!
Nanetto nanetto nanetto nanetto nanetto!
A Risa scappò qualche risata mentre scriveva, le sembrava quasi che fossero insieme come qualche mese prima. Sapeva che non era così, ma la realtà le cadde lo stesso addosso come un macigno. Chiuse il cellulare, lasciandolo sul letto, tra le mille pieghe della coperta giallo limone. Scese le scale, attenta a non fare rumore, per non svegliare i suoi genitori. Anche se era mezzanotte passata e l'indomani sarebbe stato lunedì, era sicura che suo fratello non stesse ancora dormendo, come lei del resto. Da sotto la porta si vedevano le luci dei suoi videogame accesi, ma Risa lasciò perdere, passando davanti alla porta e dirigendosi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Aprì il frigo e prese l'acqua, versandola nel suo bicchiere preferito, quello rosa con i coniglietti. Bevve un sorso, restando nella piccola cucina per quelli che sembravano molti minuti.

Kimi ni aitai aitaiyo
ano hi mitaini "sukidayo"tte kikasete
itsumademo kimi no kokoro no naka ni
todoka nakutemo

Quando si inchinò per appoggiare la tazza nel lavandino, si accorse che la sua catenella si era impigliata nei capelli, facendole provare una fitta di dolore ogni volta che muoveva il collo. Si mise ad armeggiare con la chiusura, la lingua tra le labbra e un'espressione concentrata sul viso. Dopo qualche minuto passato tra imprecazioni sussurrate, dolori e capelli strappati, riuscì a togliersi la catenella dal collo, tenendola nella mano. Era quella che le aveva regalato Otani per il suo ultimo compleanno. Da quel giorno non se l'era più tolta, tanto che l'ultima estate si vedeva il segno del ciondolo a forma di coniglio, proprio in mezzo alle clavicole.
nemurenai yoru nando koetemo
"aitai" kono kimochi
mada kietenaiyo

Aprendo il cellulare, la cartella messaggi si aprì da sola, mostrando i tre messaggi mandati da Otani. Risa li aprì, rimettendosi nella stessa posizione in cui era prima.
Koizumi, io non sono più un nanetto!
Che intendi?
Intendo che son cresciuto di ben tre centimetri da quando sono qui. Non sono più così basso.
Okay.
Risa deglutì la saliva che tutto d'un tratto aveva riempito la sua bocca, per poi giocare con le labbra ormai rosse dai morsi dati per nervosismo. Era diventato più alto? Impossibile, lui era il nanetto, lui non poteva crescere. Era come Peter Pan, che non cresceva nè fisicamente, nè caratterialmente, lui rimaneva sempre lo stesso. Ma per Otani non sembrava essere lo stesso. La ragazza fece scivolare una lacrima lungo la guancia, perchè sapeva che lei non avrebbe visto l'Otani cresciuto, nè avrebbe parlato con lui, urlandogli contro quanto fosse basso. Di certo lui sarebbe anche diventato più alto di lei, facendo diventare lei la nanetta.

todoka nakutemo
kanjiteru kara

Il telefono si mise a squillarle tra le mani, facendola sussultare. Era Otani. Risa corrugò la fronte per la confusione, prima di rispondere alla chiamata.
"Che c'è Otani?"
"Niente, solo che non mi sembravi stare bene."
"Non so di cosa tu stia parlando."
Mentiva, sapeva che rispondere così brevemente non era nel suo stile, anzi, era famosa nel loro gruppo per i suoi messaggi simili a testamenti, pieni di faccine colorate. Si mise a giocherellare con un ciuffo di capelli che sfuggiva alla coda, per poi spostarlo dietro l'orecchio con uno sbuffo.
"Non sei mai stata brava a mentire."
"Sta zitto, nanetto."
Otani si mise a ridere, come se fosse imbarazzato, e Risa non potè fare a meno di desiderare ancora di più che lui fosse lì con lei. Le mancava da morire e gli occhi le si fecero lucidi.
"Allora, Koizumi, quale è il problema?" disse il ragazzo e a Risa mancarono le parole, apriva la bocca per rispondere, ma la chiudeva subito e deglutiva. Gli occhi iniziarono a friggerle e in pochi secondi tante lacrime le scesero sulle guancie fino al mento. Si mise a singhiozzare, mentre cercava di asciugarle con le maniche del pigiama.
"Koizumi! Su, Koizumi, calmati. Se ti ho fatto piangere ti giuro che non volevo." Ma la ragazza si mise a singhiozzare più forte, senza pensare che magari avrebbe potuto svegliare i genitori che dormivano nell'ultima stanza in fondo al corridoio. I singhiozzi si fermarono un momento, uno solo, ma fu abbastanza per dire quello che era il suo pensiero da tre mesi:
"Mi manchi. Voglio vederti."
E si rimise a piangere, singhiozzando più forte, mentre dall'altra parte della cornetta si sentiva solo silenzio. La ragazza non sapeva cosa pensare, le avrebbe chiuso il telefono in faccia? Avrebbe detto che non era interessato? Oppure avrebbe fatto finta di niente? Lei non lo sapeva. Sentì Otani fare un piccolo sospiro.
"Aspetta un attimo." le disse, poi si sentirono come dei rumori di cose che si spostano, di tasti del computer premuti e altri che non riuscì ad identificare. Nel frattempo lei si era un pochino calmata e i singhiozzi si erano abbassati di volume.
"Venerdì alle 13.40, Tokyo." disse lui dopo pochi minuti, facendola confondere.
"C-cosa?" balbettò tirando su con il naso. Il ragazzo sospirò un'altra volta, come se cercasse il coraggio.
"Se parto con il volo 146 da Fukuoka e arrivo a Tokyo alle 13.40 circa."
Risa sentì le guancie scaldarsi, il sangue fluire alle orecchie, il cuore battere forte in gola e il respiro interrompersi. Sbattè un paio di volte le palpebre, come per accertarsi che quello che aveva sentito fosse vero e poi sorrise dolcemente. Quello era uno di quei sorrisi in cui si mostra tutta la propria felicità, quelli che la maggior parte delle volte si fanno da bambini, perchè da adulti non si sa più cosa sia la felicità, o almeno non si sa quale sia quella che si ottiene con i piccoli gesti.
"Okay..." sussurrò lei imbarazzata.
"Allora a venerdì. Ciao." rispose frettoloso lui e Risa era certa di aver sentito un tremolio di imbarazzo nella sua voce, prima che lui chiudesse la chiamata senza nemmeno aspettare la sua risposta. Chiuse il telefono, ancora stordita e sorridente, per poi appoggiarlo sul comodino in legno. Prima di addormentarsi nel suo letto con le coperte gialle tirate fino al mento, si mise a guardare il soffitto, cercando di riordinare il disordine che le infestava la mente. Otani l'aveva chiamata, le aveva chiesto se ci fosse qualche problema e poi aveva detto che sarebbe tornato qualche giorno dopo. Che l'avesse fatto per lei? Risa non lo sapeva, ma ci sperava davvero. Sorrise un'altra volta chiudendo gli occhi, pensando a cosa avrebbe detto al suo arrivo.




*La canzone, per chi non la conoscesse, è Aitai di GUMI, questa da anche il nome alla ff. Parla di una ragazza a cui manca il suo amico, quindi da qui tutta la ff.
  
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