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Autore: ___Page    18/11/2014    5 recensioni
Al numero 19 di corso Acacia, nel quartiere di Dressrosa, a Raftel, c'è un piccolo negozio di giocattoli dove gli adulti possono tornare bambini e i bambini sentirsi adulti.
Koala e la sua cuginetta Sugar si preparano al Natale, accogliendo i clienti più singolari e unici, tra zii, fratelli maggiori e colpi di fulmine.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Koala, Roronoa Zoro, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Sollevo la serranda ed entro nel negozio, togliendo il cappotto e guardandomi intorno con un sorriso soddisfatto sul volto.
Ieri sera, quando ho finito, ero così stanca che non sono riuscita ad apprezzare pienamente il mio lavoro ma ora vedo bene che i miei sforzi non sono stati vani.
Il negozio è trasformato!
Se già mi piace il mio lavoro tutto l’anno, sotto Natale lo amo anche di più, perché trovo che poche cose rendano l’atmosfera magica di questa festa come un negozio di giocattoli decorato a regola d’arte.
Sembra di stare in un’altra dimensione, in un villaggio innevato.
Butto un occhio all’orologio accanto al battitore di cassa, mentre poso sul bancone il sacchetto di carta che contiene l’uva per la merenda di Sugar, la mia cuginetta.
Al pomeriggio, quando Monet lavora, sta qui con me e, nonostante abbia solo sette anni, è la migliore aiutante che potrei desiderare.
Adora i giocattoli e, sebbene sia piccola, ha immagazzinato molte nozioni, complice la sua impressionante memoria.
Io la aiuto a fare i compiti e lei mi aiuta con le vendite.
Un perfetto connubio, reso possibile anche dal flusso relativamente pacato di clienti, visto che il negozio si trova in una zona tranquilla del già tranquillo quartiere di Dressrosa.
Mi sembra ieri il giorno in cui ho deciso che da grande volevo aprire un negozio di giocattoli.
Mai avrei immaginato che avrei finito per rilevare proprio questo dal vecchio Lao G, rimodernandolo e arredandolo a misura di bambino, con una zona riservata esclusivamente a loro, dove possono provare i giocattoli prima di acquistarli o semplicemente colorare con i pastelli e fingere di prendere il the.
Poche cose mi mettono di buonumore come il sorriso di un bambino o un adulto che retrocede improvvisamente all’infanzia, lasciandosi coinvolgere.
Ma più di ogni altra cosa, amo vedere la luce soddisfatta negli occhi di padri, madri, zii e cugini nel momento in cui comprano il regalo perfetto per il proprio piccolo consanguineo, sapendo che lo faranno felice.
Quella è una visione che scalda davvero il cuore.
 Accadde proprio qui, in questo negozio, tredici anni fa.
Avevo appena dieci anni ma è uno dei ricordi più vividi che ho.
Mi ci aveva portato zio Tiger a fare un giro e, mentre mi perdevo tra gli scaffali, osservando con occhi luccicanti le bambole, i pastelli, le macchinine e il trenino giocattolo, una coppia alquanto interessante era entrata nel negozio.
Il ragazzino sembrava poco più grande di me, con un assurdo cappello leopardato in testa, e dell’uomo che lo accompagnava ricordo chiaramente che tenne per tutto il tempo sollevato il cappuccio della felpa, da sotto il quale spuntava una folta frangia bionda.
-… te l’ho già detto Cora! Non mi interessa il trenino giocattolo!- stava protestando il ragazzino mentre l’uomo chiamato Cora lo trascinava dentro tenendolo per il colletto della felpa gialla e nera.
Lo avevo guardato incrociare le braccia al petto con uno sguardo contrariato non appena il biondo lo aveva rimesso a terra.
-Ma è divertente il trenino giocattolo!- aveva esclamato Cora, piegandosi verso il ragazzino che continuava a tenere il broncio.
-Ma davvero?!- aveva domandato sollevando un sopracciglio e sembrandomi incredibilmente adulto.
-Certo che sì!!!- aveva esclamato Cora, esaltandosi e prendendo a muoversi intorno al marchingegno che trottava rapido in cerchio con un lieve rumore di ferraglia, per rendere il tutto più realistico, illustrandone le svariate qualità -Si può giocare al capostazione, all’assalto alla diligenza, al treno merci, al…-
-È un gioco inutile!- aveva esclamato cocciuto il ragazzino, interrompendo l’uomo e sgonfiando tutto il suo entusiasmo.
Non ero riuscita a trattenere una risata quando Cora si era portato le mani al petto, all’altezza del cuore, fingendo di essere stato colpito e crollando in ginocchio con fare melodrammatico.
-Law! Così mi uccidi però!- aveva commentato, facendolo sbuffare infastidito.
-Ho detto solo la verità- aveva mormorato distogliendo lo sguardo -Fa tutto da solo il trenino, lo attacchi e lo guardi girare!  Per fare quello che dici tu bisognerebbe essere almeno in due! Se devo giocare da solo preferisco fare altro!-
Cora si era raddrizzato, rimanendo in ginocchio e fissandolo qualche istante.
-Per esempio?!- aveva domandato poi.
Law gli aveva lanciato un’occhiata di sbieco, tornando poi a fissare il pavimento.
-Il kit per la vivisezione- aveva borbottato, facendo trasalire il biondo.
-C-cosa?!?!-aveva chiesto incredulo lui, strozzandosi quasi con la sua saliva.
-Beh?! Quello almeno è interessante!!!- aveva protestato Law, sciogliendo l’intreccio delle braccia e tornando a guardare Cora in faccia con aria di sfida.
-Sarà anche interessante ma io non te lo compro!- aveva affermato Cora alzandosi di nuovo in piedi.
-Perché no?!-
-Perché un bambino di tredici anni non dovrebbe pensare alla vivisezione! Dovrebbe pensare a divertirsi e giocare!-
-Vivisezionare le cose è divertente!-
-Non sono d’accordo!-
-Oh ma che novità!-
Erano rimasti a fissarsi per un po’, nessuno dei due intenzionato a cedere, anche se Cora sembrava stare cercando di leggere nella testa del ragazzo.
Aveva poi piegato il capo di lato, riflettendo, prima di parlare di nuovo.
-Nessuno dice che devi giocare da solo con il trenino sai?!-
Law aveva provato a restare impassibile ma me lo ricordo ancora come aveva sgranato appena gli occhi, illuminandosi suo malgrado a quelle parole.
-Che vuoi dire?! Sai benissimo che i miei non hanno mai tempo e Baby è una lagna!- aveva mormorato, senza riuscire a mascherare la speranza che si leggeva nei suoi occhi.
Cora si era stretto nelle spalle, infilando le mani in tasca.
-Beh… potremmo sempre giocarci io e te!- aveva detto, facendo poi una breve pausa ad effetto, durante la quale  Law non era riuscito a impedirsi di sollevare di scatto la testa verso di lui, sopprimendo a fatica un mezzo sorriso.
-Sul… sul serio?!-
-M-mh!- aveva annuito il biondo -E scommetto che anche Margaret si divertirebbe un sacco sai?!-
Law aveva continuato a fissarlo, tra l’incredulo e il felice, deglutendo a fatica.
Solo ora, dopo anni, mi rendo conto che doveva trattarsi di un ragazzino estremamente solo, per cui quello strano tizio biondo rappresentava una grande amico e soprattutto una grande speranza.
Era stato con un’espressione soddisfatta che Law era uscito dal negozio con la scatola del trenino sottobraccio, mentre alle sue spalle Cora metteva via il portafogli, sorridendo.
Zio Tiger mi aveva preso in braccio, dopo aver assistito anche lui a tutta la scena, senza mai perdermi d’occhio un istante, e aveva aperto la bocca per  mormorarmi qualcosa ma il campanello del negozio lo aveva distratto.
Con stupore avevamo osservato Cora rientrare di corsa e avvicinarsi al bancone, piegandosi verso il vecchio Lao e lanciando occhiate tutto intorno.
-Senta…- aveva sussurrato -…ce l’ha un kit per la vivisezione o qualcosa del genere?!- aveva chiesto, con una certa urgenza e io mi ero girata, notando, attraverso la vetrina, Law in paziente attesa, di spalle al negozio.
-Mi faccia pensare…- aveva mormorato piano il vecchio Lao, guardandosi intorno e accarezzandosi la barba grigia -Ah! C’è quello!-
Aveva indicato verso uno scaffale e Cora si era girato a scrutare la scatola che il proprietario del negozio stava puntando con l’indice.
Si trattava di un microscopio giocattolo di quelli sofisticati, con già dentro i vetrini con gli insetti da analizzare.
Cora aveva rispalancato gli occhi, da socchiusi che erano, aprendosi poi in un sorriso.
-È perfetto!- aveva esclamato riportando gli occhi su Lao -Me lo mette da parte che vengo a prenderlo domani?! Sa com’è mi porto avanti per Natale!-
Era stato allora che l’avevo vista per  la prima volta, quell’espressione, data dalla consapevolezza di avere appena fatto qualcosa che renderà felice un bambino a cui si tiene, e ne ero rimasta affascinata.
Zio Tiger a volte lo racconta ancora cosa mi aveva chiesto subito dopo e cosa io gli aveva risposto.
-Piccola, vuoi qualcosa?!- mi aveva domandato, bisognoso di sentirsi anche lui così appagato, mentre la magia dell’amore  paterno faceva effetto rapidamente, contagiando quasi tutti gli adulti presenti nel negozio.
Io avevo annuito, la manine strette saldamente ai baveri della sua camicia.
-Voglio un negozio di giocattoli!-
Sorrido al ricordo della sua risata così tonante e spontanea proprio mentre il campanello trilla, riscuotendomi dalla mia reminiscenza.
Non è un cliente però e un attimo dopo mi ritrovo ad afferrare al volo la mia cuginetta, che mi salta al collo felice.
Ultimamente il lavoro per Monet è stato molto tranquillo ed è tanto che non passa un pomeriggio qui.
-Koala!!!-
La bacio tra i capelli, portandola poi a sedersi sul bancone, mentre saluto la zia.
-Sei un tesoro davvero- mi dice, dandomi una veloce carezza e sorridendomi eterea e materna come sempre -Non so se passo io o passa Dofla a recuperarla-
-Non c’è problema, tanto noi siamo qua!- affermo, accompagnandola alla porta.
-Allora a più tardi-
-A dopo! E cerca di non uccidere Ceasar!- le dico mentre la saluto, riferendomi al suo troppo entusiasta collega, il cui carattere cozza con quello sempre pacato e a tratti anche freddo di lei.
Si volta verso di me un attimo, senza smettere di camminare.
-Lo sai, finché non si mette a invocare tuo zio tra i gridolini va tutto bene!- dice alzando appena un po’ la voce per farsi sentire.
Sembra la persona più dolce del mondo e di fatto lo è ma quando si arrabbia si trasforma in un Erinni.
Ed è molto possessiva con zio Dofla.
Credo che una volta abbia quasi cercato di soffocare Ceasar con del gas nervino.
Sghignazzo, scuotendo la testa in risposta alla sua affermazione, mentre rientro al caldo nel negozio, trovando Sugar dove l’avevo lasciata ma con il sacchetto dell’uva sulle gambe e cinque chicchi infilati sulle dita di una mano, intenta a masticare.
La osservo fintamente severa, le mani posate sui fianchi.
-Quella era per merenda!- le dico.
Lei si guarda la manina a occhi sgranati prima di stringersi nelle spalle.
-Non lo sapevo!- mormora e io non riesco a restare seria oltre.
Mi avvicino a lei recuperando un cappellino da Babbo Natale delle sue dimensioni e glielo sistemo in testa, osservandola poi soddisfatta.
-Ecco ora sei perfetta!- le dico, prima di chinarmi verso di lei, una mano posata sulla coscia piegata e l’altra a toccarle la punta del naso con l’indice -Allora sei pronta?!-
La guardo sollevare le braccia in segno di vittoria.
-Sììììì!- esclama felice e io mi lascio andare a una risata.
Sì, quello che precede il Natale è decisamente il periodo che preferisco. 
  
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