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Autore: ___Page    18/11/2014    4 recensioni
"Sollevo lo sguardo a cercare l’insegna e aggrotto le sopracciglia, mentre un fiocco di neve mi si deposita sul naso.
La Girandola e il Mandarino.
Di fianco al nome c’è uno strano ghirigoro senza senso, almeno per me.
Mi domando cosa cazzo centrino i mandarini con un negozio che vende ciarpame decorativo per la casa ma d’altra parte nemmeno io qui centro molto quindi lascio perdere e mi accovaccio di fianco alla piccola."
*Fan Fiction partecipante al Fluff Fest Challenge*
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Kalifa, Marco, Mr. Two Von Clay, Nojiko
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: Regalo 
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Kidd, Nojiko, Lamy, Bon Kure, Marco, Caimie, Califa
Paring: KiddxNojiko
Genere: Fluff
Rating: Arancione
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece appartengono solo a me.” 
Tabella: Inverno
Prompt: Regalo
Note: Il Natale si avvicina e io, ahimè, non ho tempo per fare lavoretti di nessun genere. Così li faccio fare al personaggio più indicato, Eustass Kidd! 
Dedico questa storia a tutti coloro che amano il Natale, i lavori fatti in casa ed Eusatss Kidd, ma soprattutto la dedico a fenicerossa_00.
Buona fluffosa lettura! Piper. 
 
 
 
 
REGALO  



-Dai zio!!! Sbrigati che siamo arrivati!!!-
Lamy mi corre davanti entusiasta, mentre io caccio le mani in tasca, calciando un po’ di neve e grugnendo.
Non sono arrabbiato.
No, sono proprio incazzato.
Come una iena.
Perché in questo momento io dovrei essere comodamente seduto sul mio divano, nel mio salotto, al caldo, con una birra in mano e una pizza sulle gambe a guardare la partita.
E invece dove sono?!
A Coconut Village, al freddo, ad affondare nella neve nonostante sia solo il 12 di Novembre, con mia nipote di sei anni che continua ad emettere gridolini di gioia, rischiando di raggiungere gli ultrasuoni.
Truce, la osservo precipitarsi verso la vetrina della nostra meta, già decorata a tema natalizio, e schiacciare palmi e naso contro il vetro, formando piccoli cerchi di condensa con il suo respiro.
Gli occhi le brillano e il sorriso le piega le labbra ma io riesco solo a smoccolare nella mia testa contro quell’imbecille del mio migliore amico.
Come cazzo gli è venuto in mente, a lui e alla sua cara consorte, di regalare a Lamy un corso a sua scelta, di quelli organizzati dal comune di Raftel?!
Come?!?!
E soprattutto come cazzo gli è venuto in mente, quando si sono accorti che nessuno dei due poteva accompagnarla, di dirle che ci avrei pensato io senza nemmeno chiedermelo?!
Io giuro, giuro, che non terrò mai più nessuno a battesimo!
Mai più!
Nemmeno i figli di Killer, se e quando verranno.
Chiederà a suo fratello Gladius, se ne farà una ragione perché se essere un padrino significa questo allora grazie tante ma non ne voglio proprio sapere.
Che poi, diciamocelo, quante probabilità c’erano che scegliesse un corso che si tiene proprio l’unica sera che Koala finisce di lavorare tardi?!
Poche, pochissime!
Ma io lo so, è il DNA di Trafalgar questo, geneticamente programmato per rompere le palle.
E quindi eccomi qui, psicologicamente impreparato ad affrontare la prima delle sei lezioni di un cazzo di corso su come decorare la propria casa con del merdosissimo materiale di recupero e non, che si tiene nel negozio della ragazza che lo ha organizzato.
Non so manco come si chiama.
Il negozio, della ragazza mi frega anche meno.
Sollevo lo sguardo a cercare l’insegna e aggrotto le sopracciglia, mentre un fiocco di neve mi si deposita sul naso.
La Girandola e il Mandarino.
Di fianco al nome c’è uno strano ghirigoro senza senso, almeno per me.
Mi domando cosa cazzo centrino i mandarini con un negozio che vende ciarpame decorativo per la casa ma d’altra parte nemmeno io qui centro molto quindi lascio perdere e mi accovaccio di fianco alla piccola.
-Zio, hai visto che belle?!- esclama con gli occhi che le luccicano, indicando alcune palline che decorano la vetrina e sembrano effettivamente a dei mandarini intagliati ed essiccati.
-Dai entriamo che se no prendi freddo!- mormoro, burbero come non mai, afferrandola per la vita e caricandomela in braccio.
Il negozio fa angolo e al piano superiore si capisce esserci un appartamento che suppongo sia dove vive sta benedetta ragazza che ha consacrato la sua vita a incollare pannolenci e intrecciare ghirlande, per il beneficio non si sa di chi.
Salgo i tre scalini e spingo la porta, facendo tintinnare un campanello, per entrare nel negozio illuminato.
-Oooooooh ma che fortuna!!!-
Una voce maschile ma effeminata raggiunge le mie orecchie e io mi acciglio emettendo un verso interrogativo, mentre la mia visuale viene invasa da un viso abbastanza grottesco e pesantemente truccato. 
-Siete in due! Potete approfittare del vischio!- mi dice l’okama, volteggiandomi intorno e contando in francese fino a tre, per una qualche sconosciuta ragione.
-Ma di cosa sta parlando?!- domandò già pronto a mollargli un cazzotto.
-Ma come? Parlo del vischio! La pianta dell’amore!-
Sollevo un sopracciglio al colmo dell’incredulità .
Dove cazzo siamo finiti?!
-Amico guarda su- una voce pacata e priva di espressione mi fa concentrare su un tizio con l’aria annoiata e strani capelli biondi.
Lo osservo qualche istante, constatando che sembra un ananas, prima di seguire il suo consiglio e mettere a fuoco uno strano affare che penzola dal soffitto, fatto di stoffa verde e con palline bianche attaccate.
Suppongo sia sto cazzo di vischio.
Non vero ovviamente.
Grugnisco ancora, infastidito da tutta questa prematura atmosfera natalizia, quando una sensazione umida sulla guancia mi fa riportare l’attenzione alla mia destra.
Lamy mi guarda divertita, prima di strusciare la punta del nasino dove mi ha appena dato un bacio.
-Non lo sai zio che sotto il vischio ci si bacia?!- domanda con la sua voce dolce, che ha il potere di calmare anche un tipo come me.
Le concedo un mezzo ghigno, prima di tornare mortalmente serio non appena la poso a terra e lei corre via a fare amicizia con gli altri partecipanti al corso.
Oltre a me, Lamy, l’okama e l’ananas ci sono altre due persone, due donne.
Mi domando quale delle due sia la proprietaria del negozio.
Una è una ragazza giovane, avrà sedici anni, capelli verdi tagliati a caschetto e grandi occhi viola.
La guardo aiutare Lamy a togliere il cappotto e a sedersi su uno dei tavolini predisposti per il corso e solo allora mi accorgo dell’intenso aroma di mandarino che pervade il negozio.
Guardandomi intorno realizzo che la maggior parte delle decorazioni sono realizzate con mandarini o arance secche, intere o a fette che siano.
Questa è proprio fissata!
Strabuzzo gli occhi quando sento una mano posarsi decisa sulla mia chiappa destra, palpandola e tastandola a palmo pieno e sposto lo sguardo sull’altra donna, una prosperosa e provocante bionda con occhiali da vista e stivali dal tacco esagerato.
Indossa jeans aderenti e un dolcevita nero e al colpo d’occhio direi che è sulla quarantina.
-Lo sai, trovo gli uomini con l’istinto paterno estremamente eccitanti- mormora al mio orecchio e io inorridisco.
Oh bene!
Magnifico!
Sì, la milfona arrappata mi mancava!
Anche se, ammettiamolo, è una gran bella donna.
Quasi quasi un pensierino potrei anche farcelo.
-Califa, tesoro, attenta a non sciuparlo! Non vorrai mica tenertelo tutto per te vero?!- domanda l’okama, saltellando di qua e di là, come un vero deficiente -Non si vede tutti i giorni così tanta bella mercanzia- ammicca verso di me e io gli ringhio contro in risposta.
Se s’azzarda ad avvicinarsi…
Un potente tonfo ci fa girare tutti di scatto verso sinistra e solo allora, quando vedo Ananas avvicinarvisi, noto una porta mezza aperta dietro al bancone dove si trova il battitore di cassa che da su quello che deve essere il retro del locale.
Mi avvicino, accigliato, accostandomi allo stipite al quale il tizio biondo non si è addossato e butto un’occhiata dentro, individuando uno scatolone riverso a terra, le cianfrusaglie che conteneva sparpagliate sul pavimento e un paio di palline di polistirolo che rotolano in giro.
-Tutto bene?- domanda atono Ananas.
-Sì, Marco, tranquillo! Ma dove cavolo l’ho messo?!- risponde una voce femminile, stizzita e ovattata, facendomi sollevare lo sguardo.
Piano piano nel mio campo visivo scorrono una scala, un paio di gambe kilometriche fasciate in un paio di jeans e la parte finale di una schiena.
Il busto della ragazza è piegato in avanti e del tutto inghiottito dalla scaffalatura a muro, dove sta cercando qualcosa febbrilmente, agitandosi e spostando oggetti con poca grazia, provocando un certo fracasso.
-Dannazione!- impreca e dal rumore metallico capisco che ha pestato i pugni sullo scaffale.
Faccio appena in tempo a registrare il movimento oscillatorio della scala che mi sono già buttato in avanti e mi ritrovo sdraiato a terra, con la ragazza sul torace e la scala che cade accanto a noi con un assordante frastuono.
Istintivamente, giro il viso chiudendo gli occhi e stringo le braccia intorno al corpo minuto sdraiato sul mio petto.
Quando il rumore finalmente cessa socchiudo il destro e metto a fuoco due grandi occhi marroni e un viso regolare e olivastro, incorniciato da ciocche violette.
Apro anche l’altro occhio e giro il volto per guardarla meglio quando mi accorgo della sua espressione, a sopracciglio alzato, e che ha il mento appoggiato a una mano come se fosse in attesa di qualcosa.
La guardo interrogativo, non capendo il perché del suo sguardo eloquente.
-Non fraintendermi, non è che non mi faccia piacere stare qui così ma avrei un corso da tenere di là!- mormora sarcastica e io realizzo che la sto ancora stringendo a me.
Colto alla sprovvista mi agito per tirarmi su, liberandola e imprecando mentalmente.
-Nojiko ti sei fatta male?!-
Mi giro e mi accorgo che sono tutti sulla porta, ammassati l’uno sull’altro per guardare cosa sta succedendo.
-Mi sa che il vischio tornava più utile appeso di qua!- afferma l’okama e io lo fulmino truce.
-Sto bene, grazie Caimie!- risponde, regalando un sorriso alla sedicenne e afferrando la mano che Ananas gli sta tendendo per aiutarla a tirarsi su.
Un certo fastidio si fa strada in me.
Ma a me uno schifoso grazie no?!
La guardo in cagnesco, studiandola.
Che sia lei la proprietaria di sto inutile negozio non c’è dubbio, dato che profuma di mandarino come ogni altra cosa qua dentro.
Sopra ai jeans indossa un maglioncino giallo e i capelli corti e violetti sono tenuti indietro da un nastro rosso.
Quando si gira verso di me noto un tatuaggio blu che segue la linea delle clavicole, restando al di sotto delle ossa, con un cuore al centro, proprio sul solco dei seni.
Posa le mani sui fianchi squadrandomi e facendomi sentire a disagio.
Cosa che mi da fottutamente fastidio, al punto che sollevo un sopracciglio, ringhiando appena.
-Cosa c’è?!- abbaio e la guardo abbozzare un sorriso.
-Bei pantaloni!- commenta e io sposto gli occhi sul mio paio di jeans a chiazze gialle su base nera.
Sì, lo so, sembrano ridicoli ma a me piacciono!
E poi sono un regalo!
Non faccio in tempo  a ribattere che si gira per tornare di là, seguita dagli altri.
Grugnendo mi alzo e mi avvio dietro di loro, raggiungendo il tavolo su cui è seduta Lamy e sistemando meglio gli occhiali da aviatore che uso per tenere indietro i capelli.
Nojiko si posiziona dietro il bancone della cassa e ci rivolge un sorriso luminoso.
-Bene! Ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare! Intanto do il bentornato a tutti a voi e il benvenuto ai nuovi partecipanti! Come vi chiamate?!- domanda, guardando verso di noi.
-Io sono Lamy!- risponde prontamente la piccola, alzando un braccio -E lui è lo zio Kidd!-
-Beh, benvenuta Lamy! Zio Kidd!- fa un cenno della testa verso di me, sorridendo divertita e facendomi soffiare dal naso.
Questa cerca rogne!
-Allora, come al solito vi ho preparato tutto il materiale! Oggi facciamo le palline tridimensionali con il cartone! Mi raccomando, Caimie, attenta a non spillarti i vestiti e Bon-chan cerca di contenere i volteggi se no finisce come l’anno scorso che hai messo a soqquadro metà negozio!- fa una piccola pausa osservando i due interpellati annuire.
Sposto la mia attenzione sugli oggetti posati sul ripiano, studiandoli.
Ci sono dei cartoncini colorati, un triangolo di cartone, della colla, una matita, nastro dorato, delle forbici e uno strano aggeggio di metallo, rotondo e con un manico.
Sollevo un sopracciglio domandandomi cosa si suppone che io faccia con sta roba.
-Dunque innanzitutto per fare queste palline bisogna disegnare dei cerchi sul cartoncino e inscrivervi dentro un triangolo! Qualcuno sa come si fa a ottenere un triangolo equilatero perfettamente inscritto?!- domanda, guardandosi attorno.
Io attendo qualche istante per vedere se qualcuno interviene prima di decidermi a rispondere.
-Si divide il cerchio in sei parti uguali e si ottengono i vertici del triangolo!- affermo, facendo voltare tutti verso di me.
Qual è il problema?!
Cazzo c’hanno da guardare?!
-Esatto! Molto bene!- esclama Nojiko, sempre sorridente -Per comodità, comunque, vi ho già preparato io i triangoli delle giuste dimensioni!- dice, sollevando il suo triangolo di cartone.
Lamy afferra quello posato sul nostro tavolo e lo solleva per mostrarmelo.
-Questo?!- domanda sottovoce  e io annuisco, le braccia ancorate al petto, facendola sorridere.
-Ora, prendete la formina dei biscotti…- riprende a parlare sollevando lo strano aggeggio di metallo -…e disegnate per ogni cartoncino dieci cerchi e poi al loro interno disegnate il triangolo…-
Mi concentro per seguire attentamente Nojiko, non perché mi freghi un cazzo delle palline colorate ma perché di fare la figura dell’incapace proprio non mi va e, con un certo stupore, mi accorgo di cavarmela.
Voglio dire, va bene che sono un metalmeccanico, modello il metallo eccetera, ma non pensavo che le mie conoscenze lavorative sarebbero tornate utili per una roba del genere.
Lamy e io ci dividiamo il lavoro, le insegno a piegare le alette con precisione e a fermare il nastrino per appendere le palline finite.
Le due ore trascorrono abbastanza tranquille, eccezion fatta per Caimie che si appiccica le dita con l’attack, andando in panico, ma riuscendo poi a scollarle senza problemi grazie all’aiuto di Nojiko che gira per i tavoli, dando consigli e intervenendo.
Gli unici da cui non si ferma mai siamo io e Lamy e Ananas, il che suppongo voglia dire che abbiamo fatto un buon lavoro.
Le otto arrivano prima del previsto e osservo gli altri salutarsi e scherzare mentre indosso la giacca.
Si capisce che sono un gruppo affiatato e Lamy si sta già facendo apprezzare.
In questo momento è in braccio a Marco e l’okama le sta facendo vedere come tenere le braccia in danza classica.
-Complimenti! Hai più manualità di quanto pensassi!-
Mi giro e metto a fuoco Nojiko che si è silenziosamente accostata al mio tavolo, il cappotto già sulle spalle.
Borbotto un mezzo ringraziamento, non voglio che pensi che il complimento mi abbia fatto piacere.
Non me ne frega un cazzo di questa roba.
-Non farti strane idee! Sono qui solo per Lamy, non intendo tornare come hanno fatto loro! Non è roba per me!- affermo glaciale.
Nojiko solleva un sopracciglio.
-Come vuoi! Però ti sei impegnato parecchio per essere qui solo come accompagnatore!-
Aggrotto le sopracciglia mentre lei si allontana e butto un occhio alle nostre palline che aspettano ancora di essere traferite nella scatola con cui portarle a casa.
Ne abbiamo fatte più che tutti gli altri e ci siamo anche azzardati a provarne un paio accostando colori diversi, un lavoro non facile ma che grazie alle mie capacità di calcolo è uscito molto bene.
Inutile negarlo, mi sono fatto prendere più di quanto voglia ammettere ma per un semplice e valido motivo.
Non sono una donnicciola del cazzo però se si tratta di mia nipote non c’è scusa che tenga.
Non basta accompagnarla qui per farla contenta, la conosco e so che ci resterebbe male se non riuscisse a portare a casa le decorazioni come fanno gli altri e io odio vedere i suoi occhi lucidi di lacrime o colmi di delusione.
D’altra parte non è un corso per bambini e così mi impegno per compensare ciò che non può fare lei, essendo piccola.
La guardo ridere e scherzare, conquistando tutti con la sua semplicità, e mi lascio sfuggire il pensiero che, dopotutto, questo fottuto corso potrebbe essere un bel regalo anche per me.
 
 
  
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