Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: AidenGKHolmes    18/11/2014    5 recensioni
Un giovane ragazzo, tredicesimo tra i figli di un proprietario di un'impresa commerciale ricchissima, un'azienda sull'orlo del fallimento e due famiglie di diversa estrazione sociale...
C'è posto, nel cuore di Hans, per qualcuno o qualcosa di diverso dagli affari, dal denaro, dai commerci e dal raggiungimento del potere e del controllo di una delle più importanti società di esportazioni della Danimarca?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I WESTERGÅRD - ASCESA E CADUTA DI UNA FAMIGLIA

 

Capitolo I - Speranze infrante

 
 
"Spesso le aspettative falliscono, e più spesso dove più sono promettenti; e spesso soddisfano dove la speranza è più fredda e la disperazione più consona"
 
- William Shakespeare


 
***

 
Silenzio. Nient'altro che silenzio.

Quella mattina il silenzio più assoluto era l'unico suono che si poteva udire in qualsiasi stanza, corridoio o piano di Villa Westergård, un'immensa e raffinata costruzione risalente a non più di cent'anni addietro.
L'enorme residenza sembrava trovarsi in una dimensione parallela, dove non esisteva nè tempo, nè spazio... nè tantomeno felicità.

Vi erano solo la casa e i suoi occupanti.

Ogni tanto si poteva udire, per qualche breve istante, il violento fruscio del vento penetrare attraverso le spesse vetrate appannate dello studio di Hans, che tuttavia non distoglieva lo sguardo dal cupo paesaggio del parco signorile che si stagliava al di fuori.
I suoi occhi verdi si spostavano rapidamente dalle siepi, ormai secche e dai colori spenti, fino alle enormi betulle, le cui foglie ambrate sembravano essere l'unico colore vagamente brillante in quel panorama spento e deprimente.

Tutti gli ambienti dell'edificio erano illuminati fiocamente dalle eleganti lampade ad olio dorate lungo le pareti ricoperte di carta da parati color cremisi, creando così un'atmosfera quasi spettrale, accentuata ulteriormente dalle grigie nuvole che solcavano il cielo autunnale come giganteschi cavalli al galoppo.
Era come se la natura avesse predisposto ogni cosa per far sì che quel giorno sembrasse il più deprimente e triste possibile.

<< Obiettivo raggiunto, dunque... >> Borbottò Hans tra sè e sè, mentre si alzava dalla morbida poltrona in pelle marrone, per poi avvicinarsi alla gigantesca libreria di mogano e far balzare gli occhi da un volume all'altro, senza prestare particolare attenzione ai titoli. Era come se la sua mente stesse cercando di distrarlo dalla grave perdita che la sua famiglia aveva appena subito, ma senza riuscirci neanche lontanamente.

Istintivamente il giovane aprì una piccola anta del mobile, afferrando velocemente una piccola bottiglia di liquore, quasi per paura che il padre lo scoprisse, per poi versarsi un goccio in un piccolo bicchiere di cristallo collocato poco distante.
Un istante prima di portarselo alla bocca, Hans sogghignò leggermente; non era una risata divertita o isterica. Era il tipico sorrisetto sarcastico di chi si rende conto di una sciocchezza appena compiuta o detta.

Essere scoperto da suo padre? Ormai non correva più tale rischio... nè per l'alcol, nè per qualsiasi altra faccenda.

Il buon vecchio Knutte Westergård aveva finalmente chiuso gli occhi, dopo mesi di sofferenze celate e cure tanto dispendiose quanto inutili. Era stato visitato da tutti i migliori medici della Danimarca, erano stati comprati medicinali che provenivano persino da terre lontane, come la Russia o la Scozia, ogni membro della famiglia si era sforzato di trovare una soluzione a quel grave malanno...

Ma a nulla era servito. Knutte, dal canto suo, era rimasto saldamente alla guida della sua centenaria azienda mercantile, molto conosciuta in tutto il regno di Danimarca. Era un lavoratore infaticabile che era riuscito a mettere in secondo piano la sua malattia, dedicando gli ultimi mesi che aveva da vivere agli affari.
La fine era vicina, ne era consapevole; proprio per questo lavorò febbrilmente giorno e notte: voleva essere sicuro che, nel momento in cui avrebbe lasciato l'azienda ad uno dei suoi figli, la situazione fosse la migliore possibile.

Era sempre stato un buon padre per i suoi tredici figli, e anche loro ricambiavano la stima e la considerazione che Knutte aveva per loro. Con l'esclusione di Hans, tutti lavoravano nelle sedi esterne, anche piuttosto lontano da Aarhus, dove era collocata la residenza signorile della famiglia, tuttavia ad ogni occasione si organizzavano cene e ricevimenti, spesso invitando le personalità più in vista del paese.
In realtà il rapporto tra i tredici figli era come un gigantesco iceberg: se ne poteva scorgere solo la punta, ma non la smisurata massa immersa sotto il pelo dell'acqua.

 Il suo ingegno e le sue capacità in fatto di commercio, così come quello di suo padre e di suo nonno, avevano fatto sì che nel corso degli anni la Selskab Westergård i Nord 1 ottenesse un fatturato annuo di decine di migliaia di corone, un risultato molto importante per una società dedita quasi esclusivamente all'esportazione di prodotti danesi.

I Westergård erano così divenuti una tra le dieci famiglie più influenti ed abbienti del regno, oltre che una dal maggior numero di discendenti, almeno in quella generazione.

Ed ora Knutte era passato a miglior vita. Alla fine la gigantesca falce della morte lo aveva raggiunto, sebbene il suo decesso fosse avvenuto, a detta dei medici che ne dichiararono la morte, durante il sonno.
Una degna uscita di scena per uno degli uomini d'affari più eclettici di quegli anni.

Da quel giorno la vita di Hans Westergård, il più giovane tra i dodici figli di Knutte, non sarebbe mai più stata la stessa.




 
***



Il funerale avvenne in grande stile: ogni autorità del regno era presente quando la luccicante bara di legno venne calata all'interno della buca, nella parte più elegante del cimitero di Aarhus.
Nessuno osava fiatare, alcuni tenevano lo sguardo fisso al suolo, quasi in segno di riverenza verso quella persona tanto ricca e potente quanto dall'animo gentile.

Le gocce di pioggia erano sottili come aghi da cucito e pizzicavano in continuazione la bianca pelle di Hans, mentre i suoi capelli venivano lentamente inumiditi da quella pioggia leggera come seta. Ma nulla avrebbe potuto distogliere il suo sguardo dalla raffinata lapide in marmo finemente decorato che sormontava la tomba del padre.

"Qui giace Knutte Westergård, un uomo che si è costruito da solo" Recitava l'incisione, scritta con un'elegante grafia.

Era proprio vero... Knutte era un esempio da cui trarre ispirazione non solo per gli affari commerciali, ma anche per le piccole faccende quotidiane. Non si arrendeva mai, aveva sempre una soluzione per tutto... o quasi.

Tra tutte le riflessioni che infestavano la mente di Hans, un pensiero si fece più luminoso degli altri, come una candela accesa nel buio totale di una stanza. Chi avrebbe preso le redini dell'azienda, ora che Knutte era morto?
La sua mente iniziò, contemporaneamente, a creare assurde teorie che vedevano i fratelli come possibili avversari con cui misurarsi per ottenere il ruolo di dirigente.

E tutte quelle persone attorno a lui... non erano altro che approfittatori... cercavano di sfruttare la situazione per poter avere facile accesso al patrimonio della famiglia ed ottenere prezzi agevolati sulle esportazioni o le importazioni... nessuno amava realmente Knutte, secondo Hans. Solo lui lo stimava profondamente, ragion per cui il posto di proprietario gli spettava di diritto.

Ne era fermamente convinto... sicuramente tutti quegli anni di apprendistato al fianco di suo padre sarebbero stati la chiave con la quale avrebbe rilevato l'azienda di famiglia. Aveva persino rinunciato a gestire una filiale in maniera indipendente, proprio come facevano i suoi fratelli, pur di imparare da colui che vedeva come un maestro.

<< Sicuramente il notaio me lo confermerà... >> Concluse poi Hans. Subito dopo il funerale, infatti, i tredici figli dell'ormai defunto proprietario si sarebbero recati presso lo studio del dottor Jessen, per essere messi a conoscenza del testamento che Knutte aveva preparato non appena ebbe scoperto la sua malattia, in quanto certo della sua dipartita.

In quella piccola stanza, tra i legni pregiati delle pareti, ricoperte da pannelli, i vistosi tappeti e le piccole piantine esotiche collocate ai lati della stanza, i tredici fratelli attendevano impazienti di conoscere la propria fetta di eredità.
Non si erano lasciati andare a convenevoli e salamelecchi, a giudicare dalla situazione sarebbe stato quantomeno inappropriato.
Erano ancora scossi per la perdita del padre, certo... ma la loro curiosità era comunque umana e comprensibile e, certamente, ognuno di essi avrebbe scambiato volentieri la propria parte di lascito pur di riportare in vita Knutte.

Il dottor Jessen, un piccolo signorotto sovrappeso e stempiato, sul cui naso erano appoggiate un paio di piccole lenti rotonde, aprì lentamente una busta giallastra che era stata chiusa con un sigillo di cera rossa, per poi estrarne un unico foglio ripiegato in più parti.

I nomi dei figli erano stati riportati seguendo l'ordine di anzianità, ma il desiderio di vedere il nome "Hans Westergård" inciso sulla targa dorata dell'ufficio del padre  fece si che il ragazzo non se ne rendesse nemmeno conto; continuava a pensare che, se nessuno era stato ancora nominato dirigente... era perchè il padre aveva riservato tale onore al figlio minore. Non prestava minimamente attenzione a ciò che i fratelli avevano ereditato, nè alle note che il dottore leggeva di volta in volta.

<< ... infine lascio al mio tredicesimo figlio, Hans, una quota in denaro di corone settemilacinquecento, oltre all'uso di Villa Westergård come sua abitazione privata >> Pronunciò il notaio, senza distogliere i suoi occhi neri dal foglio.

In quel momento un brivido percorse il corpo di Hans in lungo e in largo, mentre la gola gli si seccava improvvisamente. Tutto lì? Quella era la considerazione che Knutte Westergård aveva avuto per quel giovane che aveva rinunciato alla sua adolescenza, ai piaceri della gioventù e persino all'ammissione all'Accademia di Copenaghen per seguirlo negli affari della ditta?

Contava davvero così poco, in famiglia?

<< ... dal momento della lettura del testamento la gestione della Selskab Westergård in termini economici e gestionali passa al mio secondogenito, Rasmus Westergård, colui che, in tutti questi anni, ha compiuto enormi passi avanti nell'amministrazione della succursale di Esbjerg.

Possa Dio aiutarvi e guidarvi sulla giusta via.

Confidando che farete un ottimo lavoro, cedo il passo ai miei successori.

Con affetto, vostro padre

Knutte Westergård >>

<< Questo è quanto, signori >>  Concluse infine il notaio, richiudendo con delicatezza la busta e posandola sul grande scrittoio.


Non ci fu bisogno di altre parole: tutti si alzarono e, dopo aver cordialmente salutato il dottor Jessen, uscirono dallo studio, avvolti nei loro pesanti cappotti neri. Tutti sembravano piuttosto esaltati da ciò che Knutte aveva riservato a ciascuno di loro. In attesa di salire sulle carrozze che li avrebbero riportati a casa, ognuno si complimentava con gli altri per ciò che avevano guadagnato quel giorno.

Tutti sembravano nuovamente rallegrati... tranne una persona.

Hans era piuttosto distaccato dal gruppo dei tredici fratelli, che si erano messi a discutere animatamente a proposito della direzione della società. Nessuno sembrava minimamente insoddisfatto, tranne lui. Ma che cosa poteva fare per cambiare tale situazione? Quelle erano le ultime volontà del padre, volente o nolente era tenuto a rispettarle.

Era amareggiato e ferito da tale comportamento. Si meritava di più, senza dubbio. La Villa e una misera parte del patrimonio famigliare non erano certo una ricompensa adeguata per tutti quegli anni di servizio e dedizione agli affari.
Il trattamento a lui riservato gli aveva sempre fatto credere di essere in qualche modo speciale, una specie di "figlio preferito" del padre.
Invece era tutta una farsa, una messinscena, un grande inganno?

Questo dubbio amletico, nei giorni successivi, lo logorò in continuazione; tentò in tutti i modi di distrarsi, passeggiando tra gli eleganti quartieri della cittadina, nel suo elegante soprabito, e trascorrendo innumerevoli ore nella biblioteca privata della Villa, immerso in quei capolavori letterari dell'antichità che aveva sempre trovato tanto affascinanti  quanto incredibili, ma che ora si ritrovava a leggere svogliatamente.

Desiderava soltanto una cosa che non avrebbe mai potuto ottenere. Ma Hans non era il tipo che si rassegnava facilmente.




 
***



Rasmus era seduto davanti alla scrivania lucidata alla perfezione, intento a concludere la lettura di un paio di lettere inviate da alcuni suoi contatti nell'entroterra europeo. Ora che aveva preso il comando dell'azienda doveva essere sempre informato su tutto ciò che i suoi acquirenti richiedevano e spesso la mole di richieste di determinati prodotti era immensa, oltre a dover tener conto della domanda e dell'offerta e di altri fattori di vitale importanza per far sì che un affare andasse finalmente in porto.

Tra calcoli mentali e scenari ipotetici relativi all'espansione della propria azienda all'estero, il nuovo proprietario non si accorse che qualcuno aveva bussato alla porta, ragion per cui tale gesto venne ripetuto con maggiore decisione. A quel punto i suoi occhi azzurri si posarono sulla doppia porta che dava accesso allo studio.

<< Avanti >> Rispose Rasmus, senza distogliere lo sguardo dalle missive.

Subito dopo la sua risposta, Hans entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle con delicatezza. Il ragazzo si era continuato a chiedere, durante la sua attesa nel corridoio, quale fosse la questione di vitale importanza di cui Rasmus doveva parlargli.

<< Ho un incarico da affidarti, Hans... >> Disse Rasmus, sistemandosi l'anello in oro massiccio che portava al dito, per poi aprire un cassetto ed estrarne una busta, che allungò al fratello.

Hans non ebbe il tempo di leggerne il mittente nè, tantomeno, il contenuto, dal momento che Rasmus gli spiegò subito di cosa si trattasse.

<< Dobbiamo cercare subito di espanderci... nostro padre, pace all'anima sua, è stato molto bravo nel consolidare la posizione della Selskab
Westergård all'interno del mercato danese. Tuttavia, per rimanere competitivi, è necessario spostare la nostra attenzione all'estero, creando nuove sedi nei regni vicini; il modo migliore per iniziare è acquisire alcune piccole società prossime al fallimento e trasformarle in sedi distaccate. Mi segui fin qui? >>

Hans annuì immediatamente, sebbene non capisse bene dove volesse arrivare.

<< Ebbene, ho già individuato una compagnia di partenza da cui iniziare. Ti occuperai tu di ogni acquisizione, ragion per cui sarai inviato spesso all'estero per gestire il passaggio di proprietà e trattare con gli ex padroni >>

L'animo di Hans, in quel momento, si incrinò. Da un lato era felice di tale compito, che dimostrava il fatto che qualcuno, tra i suoi fratelli, confidava nelle sue immense potenzialità, ma d'altro canto tale incarico era visto come una specie di premio di consolazione, come per evitare qualsiasi sua rimostranza per la sua poca utilità all'azienda.

Nonostante i suoi dubbi e le sue incertezze... non poteva tirarsi indietro. In fondo... è dalle singole gocce che nascono gli oceani, giusto?

<< Dove sarò mandato, dunque? >> Indagò Hans, lasciando intendere il suo assenso per la partecipazione a tale iniziativa.

<< Arendelle, una piccola cittadina lungo le coste norvegesi. Il proprietario, tale Agdar, ha dichiarato fallimento circa una settimana fa ed ha accettato una mia richiesta di acquisizione della sua società per salvare l'attività di famiglia. Partirai tra due giorni >>

Per una decina di secondi, Hans non disse nulla; già pianificava la ricompensa da chiedere a Rasmus per l'avvenuto accordo tra quel mercante norvegese e la loro ricchissima famiglia. E a tale prima impresa ne sarebbero certamente seguite altre. Avrebbe presto scalato la piramide sociale della sua famiglia... avrebbe finalmente avuto il ruolo che gli spettava di diritto.

Era un piano perfetto.

<< E sia >> Disse infine, fissando il fratello maggiore dritto in quei suoi occhi freddi ed inespressivi.



 
***



Note dell'autore: non smetterò mai di torturarvi, muahahahahaha!

Ok, no, seriamente, non so da dove sia saltata fuori questa storia. Seriamente.
Non ho bevuto, nè assunto sostanze strane, mi sono svegliato stamattina ed ho iniziato a pensare ad una trama casuale per una long... e quella da me appena introdotta non mi sembrava tanto male.

Ma comunque... Hans è di nuovo protagonista di una long, yay! E le sue caratteristiche saranno in parte... canoniche, se così si può dire, mentre altre... beh, non proprio.

Che altro dire se non "Spero vi piaccia, nel caso sapete dove abito, io nel frattempo mi nascondo nel carro armato"?
Scherzi a parte, se avete critiche da muovermi sono sempre ben accette.

A presto

Kesserling



Annotazioni:
1  Traduzione danese per "Compagnia Westergård del Nord"

 
   
 
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