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Autore: tigre_all_anice    18/11/2014    1 recensioni
Buio. Vedovo solo che quello. Sentivo il freddo delle ruvide lenzuola ,oserei dire quasi di cartone. Poi un lancinante dolore alle orecchie. E tutto diventò chiaro. Terribilemente chiaro. Le accecanti luci bianche, mi riportano alla realtà. Con mio grande sforzo aprii gli occhi, sebbene contro la mia stessa volontà. Sì! Mi stava tornato tutto in mente. Sapevo dov'ero. Una leggera brezza d'aria entrò dalla finestra, quasi come da conferma. Sapevo perchè ero lì, distesa su quel letto. Ritornai a fissare il soffito, assente e non curando il movimento esterno. Ora era chiaro. Chiarissimo. Sì...l'avevo fatto un'altra volta.
Questa storia drammatica, parla di un fatto molto riconosciuto da noi: l'adolescenza.
Storia assolutamente inventata da me, dove la nostra protagonista "Sofia" (che poi sarei io) racconta la sua storia (in modo molto esagerato e calcato) della sua esperienza. (parla dei miei pensieri e non della mia reale vita). Sperando che la decretiate accettabile...buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Buio. Vedovo solo che quello. Sentivo il freddo delle ruvide lenzuola ,oserei dire quasi di cartone. Poi un lancinante dolore alle orecchie. E tutto diventò chiaro. Terribilemente chiaro. Le accecanti luci bianche, mi riportano alla realtà. Con mio grande sforzo aprii gli occhi, sebbene contro la mia stessa volontà. Sì! Mi stava tornato tutto in mente. Sapevo dov'ero. Una leggera brezza d'aria entrò dalla finestra, quasi come da conferma. Sapevo perchè ero lì, distesa su quel letto. Ritornai a fissare il soffito, assente e non curando il movimento esterno. Ora era chiaro. Chiarissimo. Sì...l'avevo fatto un'altra volta.

Sentii delle voci passare. Gente sconosciuta che intratteneva discorsi. Era strano, ma mi piaceva ascoltare le varie parti, trovando un collegamento tra loro. Prima due dottori che parlavano di un caso complicato, il cui nome mi sfuggi subito, successivamente un padre che con voce tremante raccontava quanto fosse bello suo foglio, una carrozina, una madre e un bambino piangente.

Poi sentii il peggiore di tutti...un dottore che stava raccontando lo svolgersi dell'operazione. Il cuore mi saltò in gola. Si sentiva l'amarezza e il dispiacere nella sua voce. Non mi servì nessun rumore e nessuna immagine per capire, che in quel momento stava portando il braccio sulla spalla della donna, e muovendo la testa in segno di negazione. Calò il silenzio.

Non sentivo più nessun rumore se non loro. La donna trattenne il respiro, un nodo invase il mio stomaco. Dopo un suo singhiozzo disse con voce calma:" vi ringrazio per aver fatto tutto il possibile". Una donna giovane e attraente, almeno è quanto mi pareva di intuire, dalla sua voce. Così calma e così sorridente. Ma non per me! No. io da sempre capisco cose in più degli altri. Capisco cose che non potete immaginare. Spesso vorrei non fosse così, spesso fingo di non capire e avrei voluto fare lo stesso, in quel momento.

Così fermo, il suo tibro e così debole allo stesso tempo. La tristezza incapibile che si celava dietro a quelle parole, mi fecero svegliare. Feci un respiro profondo, trattenni le lacrime e mi alzai. Eccola lì! Come avevo pensato. Una donna stupenda, mi appariva forte da dietro la finestra. Senza pensarci mi avvicinai a lei e la abbracciai.

Sapevo come si sentiva, ma non doveva dimostrarsi coraggisa, affatto. Piangere non è simbolo di debolezza, ma anzi dimostra che sei così forte, da mostrare agli altri le tue emozioni. Le tue debolezze. La stringevo a me, mentre il suo profumo al gelsomino mi si imprimeva nelle ossa. Sapevo che era a mio rischio. Sapevo che ogni volta che avrei risentito quel profumo per strada, mi sarei ricordata, di quel momento triste. Ma in quel momento non mi interessava. Come mio solito avevo messo gli altri prima di me.

La sentii indebolirsi. La sentii cedere. La senti appoggiarsi completamente a me. Chiusi gli occhi, c'eravamo solo io e lei. Così fragile e con così bisogno d'aiuto. Crollò a terra ma io continuando a tenerla scesi con lei. Eravamo ora sedute per terra, sullo sporco pavimento di un ospedale. La mia spalla diventò umida. Non ho mai sentito un pianto così; Era così libero. La gente passava indifferente vicino a noi. Fù uno dei momenti migliori e dei più tristi. "Sofia" sentii una voce conosciuta alle mie spalle, ma non mi voltai. Non avevo intenzione di lasciarla. E non lo feci.


Quell'odore. Mi perseguita, lo sento ovunque. La malinconia, quando lo sento è tanta che non risco a non fermarmi. Acucciarmi e ricordare. Quella donna così forte! Che aspettava solo il momento di crollare.
 
   
 
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