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Autore: _Kurai_    18/11/2014    2 recensioni
Manami, entusiasta, tira fuori una torcia dal suo zaino e invita gli altri a sedersi in cerchio, dopo aver spento la luce.
"Posso iniziare io? Ho in mente una storia che vi farà venire i brividi!" e accende la torcia, illuminandosi il volto dal basso, come in ogni maratona di racconti del terrore che si rispetti.
E così tutti si lasciano ingannare dal piccolo, angelico Manami, troppo stupiti dal vederlo animarsi così tanto per qualcosa che non sia il ciclismo. In fondo cosa sarà mai, possono anche accontentarlo ogni tanto.
Non hanno idea di quanto se ne pentiranno, di lì a poco.
Genere: Demenziale, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Team HakoGaku
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Racconti del terrore e bottiglie di Bepsi

Il sole è tramontato da un pezzo dietro i monti di Hakone, mentre le ombre si allungano sull'asfalto che per due giorni ha visto centinaia di atleti versare sangue e sudore verso un unico obiettivo, la vittoria. Per dimostrare di essere i più forti. Domani è il terzo giorno, l'ultima tappa dell'Interhigh che deciderà il team di ciclisti che regnerà su tutti gli altri team della nazione.
L'adrenalina corre più veloce delle road racers, e, anche se il secondo giorno ormai si è concluso da ore, ancora fatica a sfumare in un sonno ristoratore, il riposo dei guerrieri prima dell'ultimo sforzo.
L'Hakone Gakuen gareggia in casa, ma il responsabile del club di ciclismo ha prenotato comunque per loro i pernottamenti in albergo, un po' per rafforzare ancora di più il loro legame (come se ce ne fosse bisogno), un po' - o almeno di questo gli altri cinque membri del team sono fermamente convinti - per evitare che l'unico primino del team, Manami Sangaku (che, poichè abita vicino alla scuola, durante l'anno scolastico non vive nel dormitorio dell'Hakogaku ma riesce ad arrivare sempre sistematicamente in ritardo) si perda nei suoi pensieri in mezzo alle montagne e arrivi alla partenza ore dopo il segnale d'inizio. Una cosa fin troppo prevedibile.
Le aspettative per domani sono altissime, i muscoli fanno male e il sangue scorre nelle vene come impazzito: in fondo sono i campioni in carica, devono proteggere il loro titolo. «Noi siamo forti!» ripete a intervalli regolari il leader Fukutomi Juichi, come un mantra che guidi il suo team verso un'altra vittoria, dopo aver riferito a tutti gli ordini per il giorno decisivo.
Sei futon sono stesi sul pavimento di tatami della stanza, mentre ognuno dei membri del club cerca di rilassarsi a suo modo, chi dialogando animatamente con i propri pettorali, chi accarezzando un coniglietto introdotto clandestinamente nella stanza, chi facendosi una maschera di bellezza con tanto di cetrioli sugli occhi mentre parla a macchinetta al telefono, chi urlando alternativamente addosso agli altri per motivi futili tra un sorso di Bepsi e l'altro.
 Nessuno però riesce ad essere completamente calmo. Tranne uno. O almeno lo sembra.
Anche se Toudou, in quanto suo senpai, gli ha fatto un sacco di raccomandazioni e gli ha prefigurato uno scenario in cui tutte le aspettative della squadra sarebbero pesate unicamente su di lui, Manami sembra innaturalmente tranquillo, nonostante l'adrenalina scorra potentissima in lui. In fondo la montagna è il suo habitat naturale, e la tappa finale dell'Interhigh non è altro che un'interminabile salita verso la vetta del monte Fuji. Tuttavia Toudou, forse influenzato dalle parole rivoltegli poco prima da Fukutomi riguardo al fatto che il primino non avrebbe ancora mostrato le sue reali capacità, giurerebbe di aver visto una strana luce negli occhi del suo kohai, di aver colto per un istante il suo viso quasi trasfigurarsi mentre gli parlava. Dev'essere stata un'allucinazione, in fondo sono tutti molto stanchi.
Nonostante ciò, nessuno sembra intenzionato ad addormentarsi.
«Ho un'idea». Ed eccolo Jinpachi, la bella addormentata che non ha affatto sonno, che ne propone una delle sue. Probabilmente il suo adorato Maki-chan si è stancato di ascoltarlo blaterare al telefono e adesso lui ha deciso di vendicarsi sui suoi compagni, non c'è altra spiegazione. O forse vuole solo togliersi quella sensazione di disagio misto ad ansia che lo attanaglia da tutta la sera.
«Sentiamo» borbotta Arakita, occupato a cercare chissà cosa in giro per la stanza.
Gli altri interrompono momentaneamente le loro occupazioni per fissare il climber, sapendo benissimo che si tratterà di una cretinata o di qualcosa di estremamente autocelebrativo. O entrambe le cose. Manami sta seduto a gambe incrociate sul suo futon, il più vicino alla finestra, e guarda fuori. Non lo sta nemmeno ascoltando. Sembra ipnotizzato dal profilo aguzzo delle montagne che si staglia sullo sfondo del cielo ormai quasi completamente buio.
«Giochiamo a obbligo o verità!» esclama l'autoproclamatosi dio delle montagne, tutto orgoglioso della sua idea «almeno ci distraiamo un po', dai!».
«Io non mi presto a queste cazzate, tsk» borbotta Yasutomo, per poi tornare a scavare nel suo borsone «ho pure finito la Bepsi e sto caldo di merda mi uccide, vado a prenderne un'altra dal distributore al piano di sotto» e lascia la stanza, continuando a lamentarsi.
«Andy dice che non vuole trovarsi a raccontare cose compromettenti, ma Frank è d'accordo... è sempre così disposto a rischiare, credo che lo appoggerò, ABUUU!» risponde Izumida, ancora preso dal suo dialogo a senso unico «...Shinkai-san?»
«Perché no, può essere divertente» sorride il rosso, ammiccando nella direzione di Touichiro, che abbassa per un attimo lo sguardo. 
«Buona idea, non dobbiamo avere segreti tra di noi per essere un team forte!» dà la sua benedizione Fukutomi, che però nella sua grande semplicità d'animo non sembra aver ancora compreso del tutto i livelli di degenero a cui le idee di Toudou possono portare.
«...Manami-kun?»
«Nh?»
«Ti ho chiesto se vuoi giocare con noi a obbligo o verità...» ripete spazientito per la terza volta l'altro climber.
«Mhhh... E se invece ci raccontassimo delle storie del terrore?» eccolo, di nuovo quel luccichio negli occhi.
«...non mi sembra il caso, Manami-kun, ci vuole un gioco per rilassarci un po' in vista di domani, non una notte in bianco!» obietta Toudou, e si gira cercando l'approvazione dei compagni.
«Io sono forte, nessun racconto horror mi ha mai tenuto sveglio la notte!» puntualizza Fukutomi, punto nell'orgoglio.
«Beh, se va bene a Juichi vada per l'idea di Manami-kun» conviene Shinkai, mentre Toudou annaspa alla disperata ricerca di appoggio. Come prevedibile, Izumida segue a ruota Hayato: «Andy e Frank sono coraggiosi, non ci spaventa qualche stupido racconto del terrore, ABU!» e per sottolineare la presunta veridicità della frase (peraltro palesemente falsa, visto che tutti ricordano le sue urla di panico dell'ultima volta che sono andati al cinema tutti insieme), gonfia ulteriormente i muscoli del petto.
«E va bene, come volete voi...» sospira Toudou, sconfitto e visibilmente contrariato.
Manami, entusiasta, tira fuori una torcia dal suo zaino e invita gli altri a sedersi in cerchio, dopo aver spento la luce.
«Posso iniziare io? Ho in mente una storia che vi farà venire i brividi!» e accende la torcia, illuminandosi il volto dal basso, come in ogni maratona di racconti del terrore che si rispetti.
E così tutti si lasciano ingannare dal piccolo, angelico Manami, troppo stupiti dal vederlo animarsi così tanto per qualcosa che non sia il ciclismo. In fondo cosa sarà mai, possono anche accontentarlo ogni tanto.

 
Era una giornata torrida e soffocante, esattamente come oggi, e un gruppo di amici avevano deciso di approfittare delle brevi vacanze estive per inseguire un po' di fresco sulle montagne.
Inforcate le bici, i ragazzi iniziarono a pedalare lungo le salite e i dolci pendii della strada montana, con un piacevole vento fresco a favore e un immenso cielo terso sopra le loro teste. La giornata perfetta. Niente avrebbe potuto rovinarla, e se la sarebbero goduta fino in fondo.
Per questo, quasi non si accorsero del trascorrere del tempo: al tramonto avevano percorso molti più kilometri del previsto, e sarebbe stato impossibile tornare alle rispettive case prima che scendesse il buio.
I ragazzi non erano particolarmente spaventati dal pedalare di notte, ma si erano spinti così lontano da non riconoscere il luogo, un'interminabile stradina a tornanti che diventava sempre più sterrata e senza segni di vita nei paraggi, così iniziarono a discutere tra loro su quale fosse la scelta migliore: proseguire finché non avessero trovato un posto per passare la notte o tornare in fretta a casa nonostante il buio?
Stavano ancora discutendo quando il più veloce prese l'iniziativa: "vado avanti io, se nei dintorni non trovo nessuna abitazione torno indietro, se invece scovo un posto per passare la notte vi telefono, che ne dite?" tutti si trovarono d'accordo, e in pochi secondi era già scomparso alla loro vista.
Non erano passati 10 minuti quando un cellulare iniziò a squillare "Ho trovato un piccolo ryokan un po' nascosto su un lato della strada... a un paio di kilometri da dove vi ho lasciati c'è un cartel---" Clic. Segnale di occupato. Niente linea.
Non si fecero molte domande, era normale che i cellulari avessero poco segnale in quelle zone. Comunque, i ragazzi avevano capito le indicazioni e inforcarono le bici: in poco tempo, nonostante la penombra rischiarata solo da pochi sparuti lampioni dalla luce tremolante, avvistarono la lucina anteriore della bici dell'amico, sul margine della strada.
Ma era troppo vicina al suolo. La bicicletta era stata abbattuta a terra, e il suo proprietario non c'era. Assurdo, visto quanto teneva alla sua road racer.
Iniziarono a chiamarlo a gran voce, ma a tutti e cinque la voce morì subito in gola. La luce fioca della dinamo illuminava una grossa macchia scura inconfondibile sull'erba.
Era sangue fresco, che imbrattava anche il manubrio della bici e il cellulare, abbandonato poco lontano. Qualche passo e scoprirono con orrore che la traccia di sangue continuava, formando un serpente rosso tra l'erba e i sassi del sentiero che conduceva al ryokan. Così, terrorizzati e indecisi sul da farsi, decisero di cercare il loro amico.
Si fiondarono verso la costruzione in stile tradizionale davanti a loro. Le tracce continuavano. Iniziarono a bussare e poi a prendere a pugni e calci la porta, sempre più in preda al panico.
Solo dopo qualche minuto provarono a girare il pomolo. Era aperta.
L'atrio del ryokan era semibuio e deserto: continuarono a chiamare il suo nome a gran voce finchè il ragazzo con la torcia illuminò la parete bianca davanti a loro. Una scritta:"Irasshaimase" (Benvenuti, ndA). Con il sangue.
Appoggiato al muro, semiseduto in una posizione innaturale e con una smorfia di terrore sul volto insanguinato, c'era colui che li aveva preceduti.
"...E voi lo seguirete presto" disse una voce amplificata, proveniente da chissà dove. Poi si accese di colpo una luce, e - oltre alla scena raccapricciante nel suo insieme - individuarono il polveroso altoparlante da cui erano state diffuse quelle inquietanti parole.
Non erano soli...

«Ragazzi ma... Yasutomo non è ancora tornato in stanza?» Hayato interrompe la storia di Manami nel momento clou, mentre Toudou e un tremante Izumida ringraziano tacitamente. Fukutomi senza dire nulla si alza, accende la luce e controlla l'ora. Arakita è fuori dalla stanza da almeno un'ora, ed è già scoccata la mezzanotte da qualche minuto... 
«Dite che dobbiamo andare a cercarlo? Magari gli è rimasto un braccio incastrato nel distributore mentre cercava di scroccare una Bepsi ed è troppo orgoglioso per chiedere aiuto» ride tra sé Toudou, pur non riuscendo a togliersi la spiacevole sensazione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato. Non si è mai sentito così prima d'ora. I cinque scendono silenziosamente le scale e raggiungono il piano terra. Completamente deserto. Gli altri team sopravvissuti alla selezione dei primi due giorni probabilmente sono già tutti tra le braccia di Morfeo, e il silenzio è assoluto. Raggiungono il distributore, posto all'aperto in una piccola veranda sul retro dell'edificio. Arakita non c'è. Poi, il cellulare di Fukutomi inizia a squillare.

 

Rieccomi su EFP dopo un'altra era geologica XD Ci voleva Yowapeda per farmi tornare l'ispirazione, se così si può chiamare il delirio che ha portato alla nascita di questa... cosa. Sappiatelo, il peggio deve ancora arrivare, quindi tenete stretti i vostri neuroni finchè potete XD
Voglio ringraziare come sempre Sawako per il supporto (in delirio e in serietà, in fluff e in angst, finchè l'OOC non ci separi) e Palketta, quella bruttissima persona che mi ha introdotto al fandom di Yowapeda e ha assistito alla nascita di questo trip da acidi XD Ultimi ma non ultimi, SHUN DI ANDROMEDA e Valerio che hanno letto in anteprima la versione definitiva, due beta-readers come voi non son mica cosa da tutti! <3
Detto questo, vi lascio al prossimo capitolo perché non voglio farmi scappare nessuna anticipazione! Grazie a tutti quelli che leggeranno (e anche a quelle anime pie che decideranno di recensire, avete tutto il mio amoreh).


 
   
 
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