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Autore: Dharma    28/10/2008    2 recensioni
Questa fanfiction ha partecipato al concorso "[ Naruto - Alternative Universe Special ] - Scegli dove ambientare la tua FanFiction!" indetto da DarkRose86. Storia di una ragazza dal cuore di ghiaccio costretta a convivere con una famiglia dura ed il lato peggiore di se stessa. Convinta che la sua vita sia solo una prigione, una pena da scontare per qualcosa a lei sconosciuto. Ma la salvezza risiede nel più insignificante dei luoghi.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Altri, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ice Hearted Princess

 

 

Prologo.

 

Odio. Questo era il sentimento che da sempre le attanagliava le viscere. Fin da quando era nata, lo aveva percepito aleggiare tra le mura di quella casa e, poco a poco, si era insinuato in lei irrimediabilmente.

Dopo la nascita dei suoi fratelli, quell’odio era stato alimentato dal senso di paura e oppressione che il minore dei due e suo padre le infondevano continuamente.

Aveva sempre considerato quella dimora e quel paese una prigione. La sua stessa vita le appariva una cella buia e fredda.

Per non sprofondare nell’oblio di quell’esistenza priva di uno scopo e colma di dolore era divenuta lei stessa una persona fredda e aveva celato i suoi sentimenti dietro ad una maschera da ragazza forte e cresciuta prematuramente…

 

 

Ice Hearted Princess.

 

L’uscio cigolò lievemente ed una ragazza dai corti capelli biondi legati in quattro codini entrò di soppiatto in casa. Lo sbattere della porta d’ingresso risuonò nell’abitazione innaturalmente silenziosa e fece sobbalzare la giovane, solo per un momento.

Ancora qualche attimo ed una voce profonda e minacciosa giunse da una delle stanze

- Dove diavolo sei stata?! Sei in ritardo e devi ancora preparare la cena! Che figlia ingrata…-

Temari entrò nella cucina dove il padre, seduto a tavola, guardava la televisione, l’inseparabile bottiglia di birra stretta in una mano.

Senza rivolgergli un saluto, iniziò a cucinare, gli occhi colmi di un disprezzo mal celato.

Poco dopo, un rumore di passi provenienti dalle scale che conducevano al piano superiore annunciò l’arrivo del fratello minore.

Il giovane dai capelli rossi entrò nella stanza e salutò la sorella con un sorriso beffardo – Finalmente la principessa è arrivata. Temevamo di morire di fame.-

- Invece di criticare, Gaara, perché non impari a cucinare e a dipendere meno dagli altri?!-  Temari cercò di nascondere il tremito che le percorreva la schiena ogni qual volta incontrava gli occhi del più giovane.

- Non mi provocare, sorellina, o ci penso io a chiuderti quella boccaccia velenosa.- Le rispose gelidamente quest’ultimo, con una calma quasi innaturale.

Fortunatamente, in quel momento l’uscio di casa si aprì e pochi istanti dopo fece capolino un ragazzo piuttosto robusto dai capelli castani. Aveva il respiro affannoso, come se avesse corso fino a quel momento.

- Guarda guarda, il mio fratello incapace. In questa casa il ritardo è una regola.- Lo salutò Gaara con un ghigno.

Il più grande gli rivolse un’occhiataccia, tuttavia non rispose alla provocazione. Si abbandonò su una delle sedie esausto, mentre Temari iniziava ad apparecchiare la tavola e a servire la cena con mala grazia.

Dopo aver consumato il pasto in silenzio, la maggiore lavò le stoviglie e fece per andarsene, ma fu fermata dal padre – Non credere che ti lascerò uscire anche questa sera. Scordatelo!-

Il suo alito puzzava a tal punto di alcool che alla figlia venne voglia di dare di stomaco.

- E dai, papà. Ho finito tutti i miei lavori. E poi ho diciotto anni, posso benissimo decidere della mia vita da sola.- Affermò convinta la ragazza. Tuttavia, il fiato le si mozzò in gola quando uno schiaffo la colpì su una guancia. Trattenne le lacrime, non voleva dargliela vinta. Continuò a fissare il padre con sguardo accusatore, cercando di non badare alla sensazione di calore che la fece avvampare di rabbia.

- Portami rispetto, ragazzina! Finché vivrai sotto il mio tetto sottostarai alle mie regole! Quella porta la varcherai solo per andare a lavorare o quando te lo ordinerò io! E non provare ad uscire di nascosto come tuo solito!- Il padre terminò la frase con una golata alla bottiglia di birra, per sottolineare che per lui il discorso finiva lì.

Temari rimase immobile ancora per pochi secondi, poi corse su dalle scale fino nella sua stanza, dove si chiuse pesantemente la porta alle spalle e finalmente poté sfogarsi prendendosela con i cuscini del divano che fungeva da letto.

Quando si fu calmata, si diede una sistemata per poi avvicinarsi alla finestra e tentare di aprirla. Con suo immenso rammarico si accorse che era stata sigillata dall’esterno e non c’era modo di uscire.

- Fottuto vecchio…!- Sussurrò a denti stretti per poi abbandonarsi nuovamente sul divano e fissare il soffitto, la mente trasportata lontana da un vento immaginario. Da sotto i cuscini estrasse un semplice fazzoletto di stoffa, che poggio sul petto, vicino al cuore.

Restò a fantasticare fino a tarda sera, quando fu distratta dal bussare alla porta della sua camera.

- Chiunque tu sia, vattene.- Ringhiò, nascondendo nuovamente quel suo piccolo tesoro.

- Temari, aprimi, sono io. –

Quel sussurro la fece sorridere, ma solo per un momento. Prima di andare ad aprire, la sua espressione era tornata quella dura di sempre.

Si trovò dinnanzi Kankuro che, con un ghigno divertito, le sgusciò a fianco fin dentro alla camera.

- Cosa vuoi?- domandò Temari, fingendosi irritata. In realtà, la presenza del fratello era l’unica cosa che la facesse sentire vagamente a suo agio in quella casa.

- Calma, sorellina, dovresti solo ringraziarmi: sto per mettermi nei casini per causa tua.- Il ragazzo le sorrise, aspettando una qualunque reazione da parte sua.

- Cosa staresti per fare?- Chiese la giovane perplessa.

Se possibile, il ghigno di Kankuro si allargò maggiormente – Ti aiuto a sgattaiolare fuori.-

Vedendo lo sguardo confuso della sorella, non attese oltre: la afferrò per un polso e la trascinò silenziosamente fino in camera sua.

Una volta varcata la soglia della stanza dei due fratelli, Temari si guardò intorno circospetta

– Dov’è Gaara?-

- E’ uscito con una scusa. Credo che non tornerà molto presto.- Le rispose Kankuro, mentre apriva silenziosamente la finestra affacciata su una via buia.

- Perché la vostra non è stata sigillata?- Domandò la sorella irritata.

- Forse perché Gaara non ha bisogno di scappare di nascosto ed io, alla sera, sono fin troppo stanco anche solo per provarci!- Scherzò il ragazzo, invitandola poi ad uscire.

Temari si avvicinò lentamente, fermandosi a fianco del fratello e fissandolo – Sicuro di non cacciarti nei guai? Ormai sei un mio complice!- Sogghignò, celando dentro di sé una sensazione di gratitudine infinita.

Per sua fortuna, Kankuro non aveva bisogno di gesti di affetto o parole gentili per sentirsi appagato e, ricambiando quel sorriso, le fece un cenno col capo – Sbrigati, prima che cambi idea e ti consegni alla giustizia!-

Temari non se lo fece ripetere. Agilmente, saltò sul davanzale e si calò da una corda che il fratello stringeva saldamente. Atterrò infine sul cemento di una stradina di paese poco illuminata.

Lanciò un ultima occhiata, ma alla finestra già non vi era più nessuno.

Corse. Corse per sfogare la propria anima da quel dolore che la perseguitava incessantemente. Per sentirsi più leggera e lasciare che un caldo vento la trasportasse lontano da quella casa, da quel paese, da quei ricordi. Ma quando riaprì gli occhi si ritrovò nuovamente a correre per quei vialetti scuri e tutti uguali. Se non li avesse conosciuti così bene, probabilmente si sarebbe persa. Tuttavia, proseguì decisa e si fermò solo quando, da una strada semibuia, giunse sotto un portico antico ed illuminato.

Poggiò una mano sui freschi mattoni di una scala ingiallita che conduceva ad un’ abitazione e riprese fiato. Quando alzò lo sguardo,  si perse per un momento nei profondi occhi scuri di un ragazzo che la contemplava dall’alto in basso, poggiato al mancorrente dei gradini. Aveva un’espressione annoiata in volto, accompagnata da uno strano sorriso. Un sorriso che l’aveva fatta impazzire fin dal primo momento.

- Hei, “seccatura”, di nuovo qui a tormentarmi?!- La salutò.

- Non ti illudere, Nara. Passavo di qui per caso. - Rispose lei, sarcastica.

- Hai di nuovo litigato con tuo padre?-

- E cosa te lo fa pensare?-

- Il modo in cui ti sei precipitata da me. -

Temari tacque per qualche istante. Lo ammirava davvero, quel ragazzo insopportabile, anche se era troppo orgogliosa per ammetterlo. L’aveva compresa fin da primo momento quando, gli occhi annebbiati dalle lacrime per un ennesimo litigio con la famiglia, era scappata, perdendosi in quelle stradine intricate. Spaventata e triste, si era abbandonata ad un pianto sommesso, convinta che nessuno avrebbe udito i suoi lamenti.

- Tieni, mi scoccia veder piangere una “seccatura” così attraente.-

All’udire quella voce, aveva alzato lo sguardo, per incontrare gli occhi di un giovane dai capelli mori, che le stava porgendo un fazzoletto. Titubante, lo aveva preso e si era smarrita nel profumo della sua stoffa. Non se ne era più separata.

Da quella sera, Shikamaru era divenuto il suo confidente, anche se i due avevano continuato a mantenere un atteggiamento distaccato e pungente.

Ormai, avrebbe potuto giungere in quella stradina di paese ad occhi chiusi.

- Allora? Vuoi dirmi cosa ti è successo o trascorriamo il resto della serata in silenzio?!-

Quella domanda lievemente pungente la risvegliò dai suoi dolci ricordi. Gli unici che avrebbe potuto così definire nella sua triste vita.

Stancamente, si sedette su uno dei gradini che conducevano all’ingresso dell’abitazione dell’amico e quest’ultimo le si affiancò.

- Quell’odioso vecchio ha sigillato la finestra della mia camera. Non posso più uscire.-

- Bé, adesso sei qui.- La consolò Shikamaru.

- Solo grazie a Kankuro. Se finisce nei guai per avermi aiutato sarà solo colpa mia.- Confidò amaramente Temari.

- Non credo che tu lo abbia costretto. Se ha deciso di aiutarti avrà avuto le sue buone ragioni e non si pentirà delle conseguenze.-

- Lo sai che mi fai davvero infuriare quando tiri fuori il tuo lato più saggio?!- Ghignò la ragazza.

- Ma se è proprio per questo che vieni da me tutte le sere. – Replicò il giovane.

- Devi sempre avere l’ultima parola, Nara?- Domandò lei sarcastica. Non sapeva spiegarselo, ma quei continui battibecchi con l’amico l’aiutavano a sfogarsi. Era un modo per liberarsi della tensione che la perseguitava come un’ombra ogni istante della sua giornata. Quando superava quella vecchia volta e veniva abbagliata dalla luce improvvisa di quella strada, l’ombra di oppressione svaniva, dissolta dalla visione di quel ragazzo che tanto le aveva dato e che continuava a starle vicina tuttora, nonostante i modi di lei continuassero a mantenersi sostenuti.

Quando stava con lui, non aveva bisogno di difendersi e mostrarsi forte, anche se ciò le dava una certa sicurezza. Il fatto che quel giovane l’avesse vista piangere e fosse riuscito perfino a farla ridere di gusto per la prima volta nella sua vita li aveva avvicinati maggiormente. Era riuscito a far breccia nel duro cuore di quella principessa di ghiaccio.

- Hei, Nara?-

Shikamaru alzò lo sguardo nella sua direzione.

- Vuoi vedere che questa volta riesco ad avere io l’ultima parola?-

Il ragazzo sorrise sarcasticamente – Sentiamo: come credi di riuscirci?-

Lei gli rispose con un’occhiata di sfida, poi un impulso selvaggio, che da tempo le premeva in petto e non era riuscita mai a comprenderne a fondo la causa, la spinse forse  troppo violentemente addosso al giovane. Le loro bocche si unirono, e fu come se quella non fosse la prima volta. Sembrò che quelle labbra si conoscessero già dal principio ed attendessero solamente di ritrovarsi dopo lunghi anni. Con impeto altrettanto forte, il ragazzo rispose a quel bacio magico. Ad entrambi parve che il tempo si fosse fermato. La realtà che erano abituati a conoscere si sgretolò e volò via come sabbia al vento, abbandonandoli ad un buio eterno di pace.

Quando le bocche si separarono lentamente, il mondo riprese le proprie sembianze. Ma quella sensazione meravigliosa perdurò, nei cuori ora scaldati da un calore nuovo dei due giovani che finalmente avevano scoperto il vero significato dell’amore. Un concetto che espresso a parole ha un significato superficiale ed approssimativo, ma una volta provato si manifesta in tutta la sua magia e rimane per sempre celato nella parte più remota del proprio essere.

- Allora? Questa volta ho vinto io!- Scherzò Temari, determinata ad imporre la sua superiorità sul Nara, nonostante ciò potesse compromettere quel momento delicato e dolce. Tuttavia, quando Shikamaru le rivolse il più bello dei sorrisi, non poté che ritenersi una persona davvero felice. Lì, in quella strada vecchia ed all’apparenza insignificante, una ragazza aveva trovato una ragione di vita, per la quale combattere ogni giorno contro le difficoltà, contro la propria famiglia e contro se stessa.

- Va bene, questa volta lascio correre, ma domani mi prenderò la mia rivincita.-

- Figuriamoci se un tipo pigro come te si prenderà la briga di volere una rivincita!- Ribatté Temari.

- Allora ti sorprenderò.- Le rispose Shikamaru.

La ragazza rispose al sorriso, dopodiché si alzò e, pulendosi i pantaloni, fece un cenno di saluto al giovane – Ci si becca in giro, Nara. –

- Scherzi?! Ma se sono sempre qui!-

Temari fece per incamminarsi, ma una mano le afferrò dolcemente il polso e la costrinse a voltarsi nuovamente.

- Sicura di non voler restare? La mia casa è fin troppo grande perché io ci viva da solo.- Il tono di Shikamaru si era fatto improvvisamente serio e lievemente dolce.

La ragazza fu tentata da quella proposta. Rifarsi una vita nuova era ciò che aveva sempre desiderato. Tuttavia, scosse il capo. Gli ultimi eventi le avevano fatto aprire gli occhi e comprendere che doveva affrontare la propria realtà, prima di potersela lasciare alle spalle, affinché non la perseguitasse per il resto della sua esistenza.

- Mi spiace, Nara, ma prima devo sistemare alcune cose. - Dolcemente, si liberò dalla presa del giovane e, già muovendo i primi passi e voltandogli le spalle, aggiunse – E poi, se venissi a vivere con te, non so per quanto durerebbe questa bellissima magia.-

“ Ed io voglio continuare a vivere questo bellissimo sogno tutte le notti che verranno. Qui, in questa stradina di paese. Dove posso sempre trovare conforto nel vederti.” Queste ultime parole non le pronunciò, ma le pensò così intensamente da farsi dolere le tempie. Avrebbe continuato per la sua strada, ma avrebbe affrontato le proprie paure con la consapevolezza di sapere che lì avrebbe sempre trovato un’ancora di salvezza. Un appiglio che l’avrebbe aiutata a risalire dal baratro in cui era precipitata durante quegli anni di tristezza. Una mano pronta ad aiutarla non appena avesse messo il piede in fallo.

La semplice strada di un paese che in principio odiava e riteneva la propria prigione si era rivelata il luogo più bello che avesse mai conosciuto.

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Note dell'autrice:

Spero che questa storiella vi sia piaciuta.

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno e anche il bellissimo concorso che mi ha permesso di ispirarmi e scrivere questa fanfiction. 

Grazie                                                    

binky

 

 

  
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