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Autore: aboutamoonlight    18/11/2014    2 recensioni
Avevo sedici anni, le mie convinzioni da etero in testa e Caroline Flack come sfondo sul cellulare quando vidi per la prima volta degli occhi così azzurri, un sorriso così bello da farmi vacillare
[IT'S LARRY BITCHES!]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The story of our lives:






Avevo sedici anni, le mie convinzioni da etero in testa e Caroline Flack come sfondo sul cellulare quando vidi per la prima volta degli occhi così azzurri, un sorriso così bello da farmi vacillare. 

Louis Tomlinson divenne il mio migliore amico una settimana dopo il nostro primo incontro. Non fu nulla di speciale, nemmeno ci scambiammo tante parole mentre passavo di fronte allo specchio del bagno di xfactor aggiustandomi i capelli. Ci scontrammo mentre uscivo e allora esclamai "oops" e lui disse "ciao"  e pensai che la sua voce era troppo bella, troppo dolce per non essere mia. 

Amici, certo, più che amici, i migliori.

 Non capiva nessuno ciò che c'era tra noi e nemmeno io lo facevo mentre aspettavo che tornasse in stanza col cuore a mille, mentre sorridevo fiero ogni volta che faceva ridere qualcuno, mentre si mise il costume da Superman e desiderai fosse il mio eroe, che salvasse me, solo me.

Non capii quando mi abbracciò stretto, nè quando lo abbracciai più forte. 

Non capivo i brividi quando mi sfiorava, il sorriso che nasceva se giocava coi miei ricci.

Migliori amici, eravamo migliori amici quando si addormentò sulla mia spalla dopo aver visto un film ingozzandoci di pop corn.  

 Eravamo migliori amici, per questo tutte le notti dormivamo nello stesso letto, abbracciati , per farci due carezze sul viso e mozzarci il fiato.

 Eravamo migliori amici ed io non capivo il perchè all'improvviso Caroline Flack fu sostituita da una foto di noi due insieme, ma eravamo migliori amici quando uscimmo da xfactor e lui pianse sulla mia spalla, e io gli presi il mento tra le dita per guardare quegli occhi blu e dirgli che sarebbe andato tutto bene. 

E lui mi abbracciò come non si abbracciano gli amici -perchè eravamo migliori amici, certo- e mi disse che avrebbe voluto tanto vivere con me e allora gli risposi che andava bene finchè eravamo insieme. 

Ero ancora profondamente convinto di essere etero quando mi trasferii a Londra dall'alto dei miei diciassette anni, con un contratto che non si sapeva se sarebbe durato, una band che non si sapeva se sarebbe esistita e un casino in testa. 



Ma eravamo ancora migliori amici quando mi baciò mentre sedevamo su quel divano di pelle bianca a mangiare pizza? Eravamo migliori amici quando quella stessa sera mi portò di sopra dicendo che avrebbe voluto fare l'amore con me?



 Eravamo ancora migliori amici quando esaudii il suo desiderio?

E quando mi feci portar via la verginità da degli occhi troppo azzurri, da un sorriso troppo dolce, da una voce troppo sottile, da labbra troppo gonfie, da morsi che sapevano di promesse, cos'eravamo?



Non lo sapevo.



 Non sapevo cosa fosse Louis Tomlinson per Harry Styles la prima volta che andammo a cena insieme, quando dopo un appuntamento bellissimo a scansare fan tornammo a casa nostra, sotto la pioggia, e il più grande mi baciò, sotto la pioggia, e mi resi conto di non essere poi così etero quando m'innamorai di capelli lisci e vans nere, sotto la pioggia.



E me ne innamorai  anche i giorni successivi, quando gli portavo la colazione a letto, il suo thè preferito, quando gli dedicavo canzoni che dovevano essere di altre e diventavano improvvisamente solo sue.



 Sue, come il mio corpo, i miei occhi, il mio cuore. 

Tutto di Harry Styles era diventato di Louis Tomlinson, specialmente quando, un giorno, quest'ultimo gli disse che si era innamorato follemente. 

Follemente, di due occhi verdi, di una fossetta, di ricci scuri, di guance che si imporporavano, dei miei gemiti mentre facevano l'amore.

Amore, come avevo imparato a chiamarlo perfino durante i concerti, quello che c'era nei suoi occhi ogni volta che incontravano qualcosa di mio.



Tutto bellissimo, tutto perfetto. 



Ma nessuno lo sapeva e nessuno lo avrebbe saputo finchè Niall non pensò di venirci a trovare, una sera in cui stavamo tornando a casa abbracciati, dove vi scappò un bacio sul porticato.

E il biondo non avrebbe dovuto dirlo a nessuno, ma con Liam non poteva proprio trattenersi perchè era una cosa bellissima, perfetta.

E Liam a Zayn non aveva proprio potuto non dirlo perchè erano amici, eravamo una band, era un segreto.

E fu tutto bellissimo, tutto perfetto, finchè nelle interviste cominciarono a venir fuori cose strane.



Quand'è stata l'ultima volta che hai baciato una ragazza Harry?



Quand'è che ti è piaciuto?



Larry Stylinson, la gente mormorava.



Sei bravo con le mani Harry?



Molto bravo



Larry Stylinson, la gente sentiva.



La mia prima vera cotta è stata Louis Tomlinson



Larry Stylinson, la gente vedeva.



Posso farti un pompino Lou?



Magari dopo



Larry Stylinson, le fan s'insospettivano



Qualcuno sta nascondendo la sua omosessualità qui?



Zayn annuisce, "no" dice subito dopo



Larry Stylinson, i giornali cominciavano a supporre.



Le fan ci chiamano Larry Stylinson perchè andiamo molto d'accordo.



Tutti sapevano. Stavano cominciando a capire come capii anch'io che era troppo bello, troppo perfetto.

Capii che Louis Tomlinson era troppo fragile per essere spezzato da quelle parole, da voci che, alla fine, erano fondate. 

Gli dissi che non funzionava, mi gridò di aggiustarla.

Non potetti fare a meno di restare tra il mare che aveva negli occhi. 

Volli provare a nuotare, a resistere, lottare. 

Lo avrei fatto per lui, ma lo sentivo distante, non perchè lo volesse ma perchè la pressione era troppa da sopportare, troppa per lui.

 Eravamo di fronte ad un bivio: tra il continuare ad esistere nascondendoci insieme o finirla, abbandonare tutto, buttare al vento ogni cosa che avremmo potuto essere, perchè lo sapevo che avremmo potuto farcela. 

Ma non scegliemmo, lasciammo la decisione come una bilancia a due pesi fissa sulle nostre teste che non pendeva nè dall'una nè dall'altra parte ,ogni giorno, finchè -per paura-  l'amore diventò sesso, gli abbracci sempre più rari, i baci una monotonia, tornare a casa qualcosa che stava stretto ad entrambi e preferivamo sempre altro piuttosto che stare in due ad affrontare il peso di una scelta, che in ambedue i casi sarebbe stata la fine di Louis Tomlinson, la fine di Harry Styles.



Decisi che sarebbe finita ma non riuscivo a lasciarlo andare.



E allora me lo portarono via, come fosse stato un giocattolo.



Cambia casa.

E lo feci.

Porta fuori qualche ragazza.

E lo feci.

Lascia che Louis viva la sua vita.

E lo feci.

A malincuore dovetti vedere ciò che fu mio essere di qualcun altro, qualcun'altra. 



Non ero gay, non ero etero, ero di Louis, e me ne accorsi solo quando lo vidi con la sua nuova ragazza, quando lo vidi sorridere. 

Il mio cuore si spezzò quando l'abbracciò, come abbracciava me, quando gli disse qualcosa nell'orecchio , come faceva con me, quando la portò a cena, come faceva per me, quando la baciò. 

Le sue labbra. 

E non potei fare a meno di pensare che dovevo essere io. Dovevo essere io a festeggiare il nostro anniversario, io a tenergli la mano, io a farlo sorridere. Ero stato io a curarlo dalle sue insicurezze, io ad abbracciarlo, a ripetergli quanto fosse speciale. C'ero stato io, vicino a lui, a curargli le ferite, a dirgli che non era nulla una nota sbagliata, non era nulla un goal non segnato, non erano nulla i paparazzi che insultavano. E lui mi diceva sempre di essere forte. 

Non era forte Louis quando crollava tra le mie braccia, non era forte quando metteva su un sorriso e fingeva che tutto andasse bene, per non farmi preoccupare, per me, perchè lo sapevamo entrambi che se crollava lui avremmo potuto riparare, perchè lui poteva reggere, con me poteva reggere. 

Io ero l'anello debole, sebbene fossi io a consolarlo. Io ero quello che troppa pressione non l'avrebbe retta, quello che per un commento storto ci stava male tutte le notti e lui lo sapeva, per questo spesso e volentieri mentiva, dicendo di non essere stanco,dicendo che andava bene finchè eravamo insieme. 

Ma non andava bene più, ed eravamo crollati, ma chissà se mi avesse stretto più forte, se m'avesse baciato di più, se invece di arrendersi avesse lottato. Magari se stavolta fosse stato un po' più forte, se avesse stretto di più i denti. Chissà, se avesse resistito un secondo in più, magari potevo essere io a stringergli la mano.

Gli scrissi canzoni che cantai solo per me, parole che lessi solo io. Gli feci foto che guardai da solo mentre il mio cuore si spezzava sempre più, ad ogni battito.

Eravamo amici quando mi disse di essersi innamorato, non di me.

Amici, quando mi chiese cosa comprarle, non a me; quando mi abbracciò dicendo che ero il suo migliore amico, ma non ero più suo.

Migliori amici mentre gli dedicavo little things, migliori amici mentre mi guardava ad una premiazione, migliori amici mentre ci sfioravamo a malapena sul palco.

Andai avanti, provai con altre, con altri, con Nick durò anche più di qualche settimana. 

Andai avanti pensando che mi sarebbe bastato anche un po' dell'amore che mi dava, da amico. 

Andai avanti, raccontando ad Ed che eravamo amici e scrisse friends. 

Friends che cantavo ogni volta mentre ero a casa da solo, casa mia.

Solo mia, una casa immensa che avrei voluto fosse riempita dal suo rumore.

Louis è rumorosso, rumoroso e rumoroso.

Avevo ancora gli occhi dell'amore quando per rumoroso intendevo il frastuono che mi aveva lasciato dentro, quando volevo che mi desse solo un po' del suo cuore ascoltando quella canzone. 

Invece no, lui era andato via senza nemmeno avvertire. 



Mi sentii come quando la ferita è ancora aperta e togli il cerotto di getto: terribilmente male.



Avevo vent'anni quando mi accorsi di essere fottutamente ancora innamorato di Louis Tomlinson, mentre lui stava andando avanti con Eleanor Calder.



 Avevo vent'anni e dopo tempo mi accorsi che sarei rimasto ad aspettare. 

Aspettare, magari che mi dicesse che non avrebbe mai potuto sostituirmi, che ero io ciò di cui aveva bisogno, che era stata solo una prova, solo un gioco, un tentativo di dimenticarmi non riuscito.



Ero su un divano di pelle bianca quando feci l'amore con Louis dopo due anni in cui non mi aveva nemmeno sfiorato. 

Ero su un divano di pelle bianca quando decisi di partire per Los Angeles mentre ero ancora stretto a lui e gli asciugavo le lacrime, sollevandolo dai sensi di colpa.



Avevo vent'anni, le mie convinzioni da innamorato in testa e una foto di Louis Tomlinson sullo sfondo del cellulare. 



"Sarai sempre la mia strada verso casa" gli scrissi mentre prendevo la strada per l'areoporto, lasciandomi dietro la porta di quella che sarebbe stata sempre casa nostra.

Sperai che nessuno dei ragazzi mi chiamasse prima della data fissata per la registrazione dell'album, quando sarei stato abbastanza lontano da Louis per disintossicarmi giusto un po' dalla sua presenza, quando avessi già fatto i conti con me stesso cercando di dimenticarlo, stavolta per davvero,sperando per sempre.

Spensi il telefono un attimo prima che potessi leggere un suo messaggio che non vidi mai, di cui non seppi mai l'esistenza nemmeno quando due mesi dopo tornai in sala di registrazione e lui fece finta di niente, io feci finta di essere un altro.

"Torna da me, ricominciamo."

Ma non ricominciammo.



Lui andò avanti per la sua strada, io per la mia.



Mi imbattei in altre ragazze, altri ragazzi. Amai qualcuna, scopai qualcuno.



Provai affetto per molti, tanti.



Kendall diventò mia moglie.

Due figli e tre nipoti.

Ci sposammo due anni dopo la fine dei One direction, quando avevo appena ventisette anni e il cuore ancora graffiato da delle mani troppo piccole, troppo delicate, che una volta erano state mie.

Nessuno mai però, non amai nessuno più di lui.

E lui? Lui chi amava quando mi venne a trovare nella mia villa a Los Angeles, ormai un sessantenne che aveva la fede nunziale al dito? Lui chi amava mentre mi strinse tra le sue braccia più di quanto mi potessi permettere per respirare?

Me, amava me.

E me lo disse.

E io chi amavo mentre lo baciai tradendo mia moglie, mentendo ai miei figli?

Lui.

Avrei sempre amato lui.

Poi ci arrendemmo. 

Io da una parte e lui dall'altra perchè eravamo andati troppo avanti, troppo oltre.

Però lo amavo, mi amava.

E tutto il resto?

Il resto lo scrisse lui sulla mia tomba.

" La tua strada verso casa.

Le tue braccia casa mia.
"

Due giorni prima che morisse anche lui.

I suoi occhi azzurri mi raggiunsero in Paradiso. 

Stavolta potevamo essere per sempre.



 
ANGOLO AUTRICE:

Ringrazio infinitamente chiunque abbia avuto lo stomaco di arrivare fino alla fine di questa storia. Lo so, è estremamente angst e anche un po' senza senso, in realtà, però l'ho scritta qualche settimana fa e ci tenevo a pubblicarla.

Spero di aver reso bene i caratteri e ,niente, spero che sia gradita almeno un po'. Mi farebbe piacere qualche recensione ( Vi pregherei se non risultassi disperata)

Un bacio

About a moonlight.
   
 
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