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Autore: Nena Hyuga    28/10/2008    0 recensioni
Salve gente!! So che ho un'altra ff incompleta ma qui le idee mi vengono a iosa! Volevo immaginare come dovrebbe essere stata l'infanzia di Yuri al monastero, cresciuto con la sua sola forza(che non è poca), riconoscendo in Boris prima un nemico pronto ad ostacolarlo e poi..si vedrà! Se ci si mette di mezzo pure Kei, chissà che confusione! ;-)Il latin lover russo dai capelli di fuoco è molto richiesto;-)
Genere: Triste, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’ULULATO DEL LUPO

 

 

Capitolo 1

 

“Dai Yu!! Vedrai che ti divertirai!” continua a ripetermi mia madre.
Mi prende la mano, me la stritola quasi, e mi accompagna fino ai piedi di un edificio imponente, enorme.
Il freddo mi penetra attraverso la giacca ben chiusa. Impossibile...forse non è il vento che mi causa tutti questi tremolii...forse non è il clima rigido della Russia a lasciarmi questo senso di gelido...penso sia colpa di mia madre.
E’ lei che mi trasmette questa fastidiosa sensazione di vuoto.
“Muoviti Yuri!” mi ordina, ormai il suo tono dolce e sereno a cui mi ero abituato, è scomparso per dar spazio ad una nuova voce...gracchiante, insopportabile, spasmodica.
“ma...mamma..” tento invano di farle cambiare idea, ma non mi ascolta, mi ignora.
Indossa degli occhialoni da sole giganti che le coprono quasi interamente il viso...che strano, non c’è neanche un raggio di sole in cielo...
Appena arriviamo davanti ad un enorme portone di legno massiccio, un uomo compare sulla soglia.
La prima cosa che penso è: “ma come caspita è conciato??” e quasi non mi metto a ridergli in faccia.
Porta una ridicola cuffietta viola, con una mascherina altrettanto stupida, e sopra un pastrano verde militare, che copre i pantaloni e la giacca nera di pelle.
“Non ridere, Yuri...non ridere...” mi dico sospirando e arrivando di fronte all’uomo.
“la stavo aspettando, signora Ivanov.” ci dice, ma rimane sotto il portone, si vede che non ci lascia entrare.
Mia madre appoggia la mia valigia a terra, stra-piena di roba da vestire.
Infilo le mani in tasca, sento qualcosa tintinnare contro la cintura. Wolborg.
Lo stringo nella mia mano...il mio fedele beyblade..il mio compagno di avventure..il mio alleato...uno dei miei più grandi amici. Me lo diede mio padre per il mio 5° compleanno...il 23 dicembre dell’anno scorso, e da quel giorno non faccio che lanciarlo e rilanciarlo per la casa...
I due adulti si stringono la mano e si fanno un cenno con la testa.
“così tu sei Yuri Ivanov, giusto?”
“sì, signore.” rispondo
“un po’ grandicello...ma andrà bene lo stesso..” dice scrutandomi
“Yu, rimarrai qui per un po’ di tempo...almeno finché le cose tra me e tuo padre non si saranno risistemate, d’accordo?”
“ho scelta?” penso indirizzandole il pensiero.
“ha quasi 7 anni...abbia cura di lui.” si raccomanda
L’uomo di fronte a me le rivolge un sorriso...ma più che un sorriso, mi pare un ghigno.
“E papà?” chiedo spaventandomi.
Non risponde.
“CHE SIGNIFICA CHE RIMARRO’ QUI??” aggiungo rendendomi conto solo ora della gravità della situazione.
“Yu...ne abbiamo discusso a lungo...e siamo arrivati alla conclusione che questo è il posto più adatto per te..”
“MA QUANTO CI RIMANGO??” la mia voce ormai è un urletto strozzato.
Scuote la testa e mi rivolge uno sguardo severo.
Pochi istanti dopo, un bacio freddo si poggia sulla mia guancia per fuggire alla prima ventata.
La donna corre verso la macchina lasciata davanti al cancello principale, dove monta senza farsi tanti scrupoli.
Non capisco più niente...è tutto così strano...così assurdo...
Una mano mi afferra per la collottola e mi trascina dentro, portandosi appresso la mia valigia.
Percorriamo un lunghissimo corridoio di pietra grigia, con fiaccole appese ai lati del muro che lo illuminano sinistramente.
“Muoviti!” mi ordina dandomi una ginocchiata
Mi volto..il corridoio non è poi così lungo...ce la posso fare...magari riesco ancora a raggiungere mia mamma.
La prima cosa che mi viene in mente è la fuga.
Strattono la presa e mi molla, finalmente!
Corro a più non posso...
“corri Yuri! corri!” mi dico mentre schivo due guardiani vestiti in modo altrettanto ridicolo.
Tutto un tratto, la mia fuga si ferma a causa di un’orda di bambini che mi obbligano a indietreggiare.
I loro sguardi, a differenza della loro età, non sembrano affatto cordiali e innocenti.
In particolare, la mia attenzione è attirata dal ragazzino davanti a quella massa di gente.
I suoi occhi smeraldini non assicurano niente di buono, anche se come stazza non è proprio dei più ben postati. Infatti, di fianco a lui, c’è un colosso biondo dagli occhi plumbei..come il cielo d’inverno della fredda Russia. Questo sì che fa paura...Mi scrutano con severità e disprezzo.
Qualcuno mi arriva alle spalle, mi prendono per la collottola e mi trascinano di nuovo verso l’ufficio di quell’uomo.
“bene, Yuri, vedo che mi toccherà insegnarti qualche regola di base prima del previsto..” comincia con fare teatrale.
Lo guardo negli occhi, non devo far capire di aver paura di lui.
“NON GUARDARMI COSI SFRONTATAMENTE, MOCCIOSETTO!” un colpo ben assestato e mi ritrovo gambe all’aria.
Mi rialzo senza troppi complimenti e delle guardie mi afferrano le braccia.
Mi tocco il labbro con la mano e vedo una macchiolina rossa su di essa.
“In questa scuola si impara prima di tutto ad essere DISCIPLINATI!! Cosa che tu, evidentemente, non sei! ma si rimedia subito...qualche giorno senza mangiare può farti solo che bene.”
“cominciamo bene...” penso temendo il peggio.
“la regola principale, qui dentro è...OBBEDIRE SENZA DISCUTERE! Sono stato abbastanza chiaro? Ti serve sapere solo questo, e se obbedirai, tutto filerà liscio..Per chi tenta la fuga, c’è l’isolamento nel nostro carcere, ma dato che per te è il primo giorno, faremo un’eccezione alla regola.”
Deglutisco...non riesco a credere che mia madre, o quella donna che chiamavo tale, mi abbia piazzato qui dentro! E’ un manicomio! Una gabbia di matti!
Stringo il mio beyblade quasi stritolandolo
“qui si gioca a beyblade per vivere, e non il contrario.” conclude il discorso.
“so che tu sei un blaider di grande talento..”
“e come..” chiedo, o almeno..tento di fare una domanda.
Mi arriva un ceffone che non ho nemmeno visto partire.
“SI STA ZITTI QUANDO PARLA IL SOTTOSCRITTO!” sbraita infuriato.
Mi verrebbe da rispondere...non sono propenso a subire senza reagire, forse non mi conosce ancora tanto bene, ma ne avrà sicuramente modo, e sono convinto che non sarà divertente..per lui.
“ti tengo d’occhio da tempo, Ivanov, e ti ho fatto chiamare per allenarti appositamente in questo monastero...”
“bell’affare.” penso sarcastico.
Mi rivolge un’occhiata truce, forse mi ha letto nel pensiero.
“mi aspetto grandi cose da te, Ivanov. Mi auguro che tu prenda parte della squadra nazionale russa.”
Annuisco. Che altro posso fare? Parlare non posso, mangiare neanche, rispondergli per le rime non se ne parla...questo posto è una vera schifezza. Come hanno potuto rinchiudermi qui dentro?
“HUZNESTOV!” chiama.
La porta dell’ufficio si apre e compare il ragazzo che avevo intravisto tra gli altri.
Ha un portamento militare, infatti si mette sull’attenti. Il suo volto è impassibile. I suoi occhi, come la prima volta ho notato, sono due gelidi smeraldi.
“comandi!”
“porta Ivanov nella sua stanza!”
Il ragazzo mi guarda e non batte ciglio.
Gli sbarro gli occhi stralunato.
“che hai da guardare, soldatino?” gli chiedo mentalmente.
“Ah, non mi sono ancora presentato. Io sono Vladimir Vorkov. Per te, sono il Signor Vorkov.”

 

   
 
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