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Autore: HobennYgh    19/11/2014    1 recensioni
Jerome non era pazzo, semplicemente diversamente normale; viveva in un mondo tutto suo, consapevole del fatto fosse un genio incompreso.
[...]
E in quella tarda notte conosceva in quel corridoio Jonathan, precipitando per la prima volta non dalle scale, ma nel mondo dell'amore.
*Prima Flashfic di una futura serie Slash
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jerome non era pazzo, semplicemente diversamente normale.
Era una persona amichevole, solitamente - a meno che tu non disprezzassi i suoi presunti quadri astratti.
Aveva un autostima grande tanto il suo cuore, Jerome.
Era una di quelle persone che dormiva con la testa rivolta verso l'altro capo del letto, che mangiava carote a colazione e beveva tè a pranzo, che cucinava la pasta alle colombe e si nutriva per intere settimane di semi: aspirava ad essere un piccione, diceva, semplicemente per dimostrare alla gente come quell'animale privo di alcun pedigree potesse essere maestoso.
Non sapeva cosa fosse un pedigree, tantomeno come fossero i piccioni; era cieco, Jerome, e privo d'alcuna cultura.
Dormiva durante il giorno e nella notte si precipitava nudo in giardino, danzando al chiaro di luna, sussurrando alla brezza estiva; lasciando si che in quelle mattine d'inverno trascorse immerso nelle pozzanghere ai lati del marciapiede il gelo baciasse il suo volto.
Poco importava se non aveva soldi per acquistare i pennelli; al contrario delle genti usufruiva del corpo e della mente, inzuppando i capelli nell'ormai secca vernice e scontrandosi contro le pareti, sostenendo che i venenti lividi sulla sua pelle fossero ulteriore arte quando i Carabinieri, spinti dai vicini, facevano irruzione nel suo modesto appartamento.
E quando lo accusavano d'aver portato disturbo alla quiete pubblica lui gli offriva dei pasticcini, blaterando su quanto bello fosse il cielo in quella mattina, ignorando il fatto che fosse notte e che stesse diluviando.
Viveva in un mondo tutto suo, Jerome, consapevole fosse un genio incompreso.
Conversava persino con gli alberi, sostenendo fossero persone molto interessanti, probabilmente perché mai era entrato in contatto con una vera persona, perlomeno fino a quel giorno, in quel manicomio dove fu trascinato con le forze quando, in quella serena mattina in preda all'euforia si gettò per strada, urlando che le sue profezie si stessero avverando e che il cielo fosse in procinto di piovere, ignaro che quel frastuono fossero aerei e che l'unica cosa in procinto di piovere fosse un fiume di domande.
E in quella tarda notte conosceva in quel corridoio Jonathan, precipitando per la prima volta non dalle scale, ma nel mondo dell'amore.
   
 
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