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Autore: Lady Stark    19/11/2014    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alain, il garzone dai capelli corvini. 

 

Possedere i due ronzini non fu che una magra consolazione per i quattro fuggitivi, sprovvisti di un piano di fuga per allontanarsi dal palazzo senza dover tornare a combattere.

Le condizioni di Meiko sembrano peggiorare di minuto in minuto, Kaito era svenuto e Len non sarebbe di certo riuscito a misurarsi con dei soldati freschi.

Il consigliere si scostò dal viso i capelli sudati, valutando velocemente la situazione; il suo sguardo volò oltre il limite segnato dagli aurei cancelli della proprietà di sua Maestà.

-Se avessimo il potere del mago potremmo spezzare le inferriate..- commentò in un sospiro ansioso per poi grattarsi il mento perfettamente rasato.

Meiko gemette premendosi una mano contro alla spalla; i suoi occhi erano colmi di lucide lacrime che chiaramente stava cercando di non versare.

-Non potreste corrompere una guardia?-

-La notizia di quello che abbiamo fatto non tarderà a propagarsi.. Se non è già successo.- constatò cupamente il consigliere guardandosi alle spalle, lì dove le sbarre di ferro contorto riportavano il segno evidente del loro passaggio.

Len chiuse gli occhi per poi appoggiare il capo contro il collo tiepido del cavallo, il suo cervello si stava freneticamente arrovellando alla ricerca di un piano che gli avrebbe permesso di sfuggire alle grinfie del serpente rosa.

Poteva davvero tutto finire in quella futile maniera dopo tutti i loro sforzi?

Si rifiutava categoricamente di crederlo.

-Sfonderemo l'ingresso. La magia di Kaito dovrebbe ancora essere..-

-E' un piano suicida, lo sai benissimo. Anche ammettendo che la sua magia sia in funzione, cosa di cui fortemente dubito, non tutte le guardie sono state intrappolate nella sua rete.-

Len si morsicò con tanta forza le labbra che il sangue gli raschiò disgustosamente la lingua. Le sue mani istintivamente si serravano attorno alle briglie di cuoio.

-Non esiste nessun passaggio segreto che possa in qualche modo salvarci? Pensaci! Sei il consigliere reale, dovresti conoscere ogni angolo di questo dannato palazzo!- insistette il giovane con un erroneo, fastidioso tono di voce che subito stuzzicò i nervi tesi del suo interlocutore.

L'uomo, in tutta risposta, lo fulminò con un'occhiata tanto gelida che Len ammutolì.

-Presta rispetto, moccioso. E ragiona prima di dar fiato alla bocca. Pensi che se ci fosse stata la più piccola possibilità di fuga, non ve l'avrei già proposta?- sputò con rabbia afferrando il giovane insolente per un polso.

-Hai ragione.. scusami, non volevo.-

-Non importa, pensiamo piuttosto ad uno stratagemma.- grugnì, accarezzando nervosamente la criniera intrecciata del cavallo.

L'animale, totalmente indifferente alla loro angoscia, ruminava l'erbetta che cresceva rigogliosamente.

Improvvisamente, in quel muro di silenzio fatto di piani inconsistenti ed idee spezzettate, una lamentosa voce giovanile interruppe il filo dei confusi pensieri dei fuggitivi.

-Non è stato poi molto carino colpirmi così all'improvviso, signore.-

Len impallidì di colpo quando, voltandosi, vide il garzone dai capelli corvini accarezzarsi con una smorfia dolorante il collo bluastro.

I suoi grandi occhi si erano trasformati in schegge di arenaria, tutta la gentilezza che prima aveva dimostrato era evaporata come neve al sole.

Len deglutì a vuoto nella speranza di placare il senso di colpa risvegliatosi assieme a fanciullo dai capelli scuri

-Questo è compito tuo, non voglio averci niente a che fare.- commentò il consigliere incrociando le braccia sul petto ampio mentre il compagno gli indirizzava uno sguardo scocciato.

-Sei davvero gentile.- sputò acidamente facendosi avanti per placare la giustificata rabbia dell'inserviente che nel frattempo si era avvicinato.

-Mi hai fatto male, sai?- sibilò il ragazzo scostandosi dal collo i capelli attorcigliati per mostrargli cosa aveva fatto.

-Mi dispiace tanto..- sussurrò mortificato.

Len abbassò il capo frugando nell'erba alla ricerca di una qualsivoglia, stupida bugia che avrebbe potuto giustificare la sua azione.

Ovviamente però, non ne trovò alcuna.

-Perché mi hai colpito?-

Len incrociò gli occhi chiari del ragazzino e tutto quello che poté fare fu dirgli la verità.

-Stiamo scappando. Ci servivano i tuoi cavalli.-

Il garzone corrugò ancora di più gli occhi, stringendo tanto forte i pugni che le sue nocche sbiancarono; Gakupo borbottò qualche parola incomprensibile, probabilmente riguardante la sciocchezza che Len aveva appena compiuto.

-Ascoltami, ragazzino..-

-Smettila di apostrofarmi in quel modo, straniero. Mi chiamo Alain.-

Len espirò a fondo cercando di trovare le parole giuste per affrontarlo ma, non essendo mai stato bravo con i bambini, si ritrovò ad annaspare impotente in un mare di parole inadeguate.

-Non sai proprio farci con le parole, lasciatelo dire.-

-Senti, non so cosa fare per potermi far perdonare ma...-

Alain fece un altro passo avanti sorridendo con tanta affilata furbizia che le parole del giovane miseramente avvizzirono sulla lingua, lasciandolo in attesa di ciò che il ragazzino aveva chiaramente intenzione di digli.

-Io avrei un'idea.- dichiarò ponendosi le mani sui fianchi prima di alzare il mento con alterigia e squadrare da capo a piedi il suo interlocutore; Gakupo soffocò a stento una risata mentre Len si grattava esasperato la nuca.

-Siete fuggitivi, giusto? Bene, allora portatemi via da qui.- disse d'un fiato mentre i suoi occhi brillavano di tanto profonda speranza che il giovane uomo ne rimase commosso.

In quelle iridi metalliche si nascondevano ben più profonde ferite di cui mai avrebbe conosciuto l'origine.

Gakupo decise finalmente di intervenire; facendosi avanti con il suo passo cadenzato si inginocchiò per far si che le sue iridi violette incontrassero quelle del bambino.

Alain arricciò le labbra in un broncio, convinto che quel rigido consigliere avrebbe tentato di dissuaderlo dal suo intento; le manine coperte di terre si serrarono attorno al braccio della sua veste di seta.

-Non dirmi che sarà pericoloso! Io non voglio restare qui.. Io vi servo! So come farvi fuggire da qui!-

Gakupo corrugò appena le sopracciglia coprendo la piccola mano con le proprie dita affusolate. Un fiotto di amara tristezza gli graffiò le pareti del cuore quando in quel visino contratto rivide la propria traumatica infanzia, le lacrime dolorose di una perdita che mai sarebbe stato pronto ad affrontare.

-D'accordo. Mostraci la via, Alain.-

-Dici davvero?!- dissero in coro il ragazzino e Len, appuntando gli occhi sull'uomo che ancora inginocchiato intrecciò le proprie dita a quelle del garzone dai capelli scuri.

-Indubbiamente. Ora portaci via.- disse conducendolo verso i due ronzini che pazientemente attendevano ruminando l'erba. Meiko rivolse un'occhiata indecifrabile in direzione di Gakupo mentre questi aiutava a far salire il ragazzino sulla groppa del destriero color terra.

Len aiutò delicatamente la guerriera a montare mentre Gakupo già indirizzava il muso dell'animale.

-Seguitemi.- ordinò dando speroni al destriero che, sbuffando per il peso, partì al galoppo lungo il muro esterno del palazzo.

Len, cingendo la sua compagna con le braccia, afferrò le redini per poi affondare i talloni nei fianchi della bestia.

La loro breve cavalcata terminò quando gli zoccoli dei cavalli raggiunsero il limite più estremo dei cancelli reali. Len sgranò gli occhi nello scorgere in lontananza la silhouette di una piccola costruzione fatta di travi di legno e fieno; questa era stata costruita in prossimità delle alte inferriate, quasi per sfuggire dall'ombra prodotta dall'imponente mole del castello.

Al fianco della bottega, una serie di ciocchi di legno grezzo erano confusamente accatastati, probabilmente in attesa d'essere spezzati e condotti all'interno del castello.

-Quella cosa sarebbe?-

-E' l'officina dove la legna viene trattata e spezzettata.. Sai, sua maestà ed i suoi servi non hanno mai avuto intenzione di spaccarsi le unghie con la dura corteccia di faggio.- disse con amarezza il bambino prima di smontare e far cenno ai suoi nuovi compagni di viaggio di imitarlo.

-Da qui in poi i cavalli non ci serviranno più.-

-Come faremo a passare, Alain? La bottega si appoggia sulle inferriate..-

Il ragazzino si esibì in un sorriso tutto storto che fece ben comprendere a Gakupo di che pasta era fatto quell'esserino dai capelli neri.

Len circondò la vita di Meiko con un braccio mentre il consigliere si caricava in spalla l'esanime corpo del mago dell'Est; Alain squadrò la compagnia con un pizzico di preoccupazione prima di avanzare velocemente verso la porta socchiusa della casupola.

-Spero non sia una trappola..- mormorò la guerriera.

Quando i quattro compagni varcarono la soglia, l'odore della segatura e della legna stuzzicò i loro nasi rischiando di farli starnutire. L'interno della casupola era molto più equipaggiata di quanto avessero potuto constatare da una rapida occhiata all'esterno poco curato.

Sulla sinistra un piccolo camino sporco di chiazze unte di cibo era stato sapientemente incassato in un angolo per non privare l'ambiente di troppo spazio.

Dal lato opposto un cigolante letto a castello era stato alla meno peggio appoggiato alla parete, le lenzuola penzolavano silenziosamente dal materasso superiore.

Sul letto più basso, un grasso uomo di mezz'età stava tranquillamente sonnecchiando con un bicchiere vuoto di vino a penzolargli tra le dita.

Un rivolo di bavetta stava disgustosamente lungo il suo doppio mento mentre il riporto di finti capelli scendeva a scoprire il capo glabro del falegname.

Alain storse stomacato la bocca prima di porsi l'indice di fronte alle labbra sottili; in punta di piedi cominciò a raccattare le poche cose disperse per la stanza che gli sarebbero servite per viaggiare.

Facendo poi molta attenzione, il giovane sfilò dalla cintura dell'ubriacone il mazzo di chiavi tintinnanti.

Con un sorriso trionfante il ragazzino si accostò a loro stringendo tra le mani lo stelo dei piccoli oggetti di rame.

-Cosa ci fai adesso?- chiese il consigliere in un sussurro appena percettibile, controllando che il carpentiere fosse ancora avvolto nella rete dei suoi ineffabili sogni.

-Quando dorme, nemmeno il suono di un cannone è in grado di svegliarlo.. però facciamo comunque piano.- li rassicurò il ragazzino facendo loro cenno di seguirli verso il fondo della casetta, lì dove una massiccia porta di legno di quercia era sprangata da una trave di ferro arrugginito.

Alain scostò i tanti attrezzi che disseminavano il sudicio pavimento della catapecchia per poi sollevare con maggior delicatezza possibile la sbarra che bloccava l'uscio.

I cardini mal oleati produssero un lunghissimo, orrendo cigolio nel momento in cui il ferro iniziò a scivolare verso il basso; il sangue di Len si trasformò in tanti cubetti scarlatti quando Alain rivolse un'occhiata circospetta alle proprie spalle.

-Fa presto.- lo esortò serrando nervosamente le dita attorno al fianco di Meiko che, sobbalzando appena, appoggiò la testa contro alla spalla sana in un gemito appena percettibile.

-Per favore, Alain.-

Il ragazzino cominciò velocemente ad armeggiare con il folto mazzo di chiavi alla frettolosa ricerca di quella che avrebbe potuto aprire la strana serratura.

Quando finalmente trovò quella adeguata, il portone si spalancò pesantemente verso l'interno, quasi mosso da una forza invisibile.

Alain sorrise esultante, mostrando con un rapido gesto della mano il piccolo cancello che si apriva nel fitto alternarsi dell'inferriata.

Gakupo sgranò gli occhi quando il ragazzino dai capelli corvini si mise a lavorare di fronte alla toppa del cancello.

Nel corso dei suoi tanti anni passati a palazzo mai aveva sentito parlare di quel varco segreto.

-Come mai tu ed il falegname disponete di questo passaggio secondario? La regina ne è a conoscenza?-

-Dovrebbe.. non sono io ad occuparmi di queste cose. Sono solo un garzone, il mio compito è quello di trasportare la legna dentro e tornare qui. Niente di più.- disse alzando indifferentemente le spalle prima di imprecare a denti stretti per la frustrazione.

Mano a mano che i secondi scivolavano tra le loro mani impotenti, il pericolo di poter essere trovati ed arrestati cresceva esponenzialmente.

-Ci siamo!- ringhiò colpendo con una spallata la barriera di metallo.

Questa si spalancò con inaspettata facilità ed Alain perse l'equilibrio incespicando goffamente in avanti. Il consigliere cercò di agguantarlo per il colletto della maglietta, ma fu troppo lento.

Rotolando contro al terreno duro appena fuori dall'inferriata, il ragazzino scoppiò a ridere massaggiandosi con una smorfia la piccola escoriazione che si era appena procurato sulla guancia.

Len ammirò con incredibile felicità il passaggio di fronte ai suoi occhi, bello come un'oasi nel mezzo di un deserto. I

l rumore metallico della coppa che rotolava a terra destò i tre giovani dall'estatico momento di contemplazione spingendoli ad affrettarsi lungo le strade sature di gente.

I ricchi abitanti del quartiere borghese della capitale non fecero minimamente caso al loro veloce passaggio; eventualmente si soffermarono sul viso slavato del mago dell'Est che ancora penzolava inerte dalle spalle del mentore.

-Disgustoso.- commentò un'anziana signora scuotendo il capo contornato da una nuvola di acconciati capelli bianchi come la neve.

-Se solo sapesse..- sussurrò Meiko in un rantolo strozzato premendo la mano contro alla spalla ferita.

Len aveva avuto la brillante idea di circondare le spalle della ragazza con la propria cappa per nascondere gli identificativi disegni sulla sua armatura.

-Continua a camminare, non guardarle in viso.- disse sorreggendola dolcemente per la vita mentre la donna si calcava sui capelli castani il cappuccio del mantello.

Quando finalmente i loro piedi toccarono le mattonelle divelte del quartiere malfamato, una nuvola di cattive notizie li avvolse come un soffocante veleno.

-Ho sentito dire che il castello è stato attaccato!-

-Sì, ho sentito anche io questa notizia.. Certo che quei guerrieri hanno avuto un bel coraggio! Sfidare il serpente rosa non è da tutti.- commentò un uomo nerboruto facendo ondeggiare nel boccale la birra che era rimasta sul fondo del bicchiere. La comare si tolse la sporcizia da sotto alle unghie alzando gli occhi al cielo.

-Ma che coraggio e coraggio.. I suoi soldati adesso rivolteranno il nostro quartiere per trovarli! Non ci hai pensato, zuccone?- berciò colpendo con un sonoro colpo al capo l'adulto, che con un risolino, fece quasi cadere il boccale.

-Questa non è sicuramente una notizia positiva.-

-Siamo in trappola.- sussurrò Gakupo facendo cenno ai suoi compagni di ritirarsi in un vicolo buio che si insinuava proprio tra due tozzi palazzi dal lato opposto della strada.

Alain alzò il viso verso gli adulti tirando la larga, sudicia manica dell'abito dell'uomo dai capelli viola.

-Possiamo uscire dalle porte principali.-

-Ragazzo, non essere sciocco. Le porte..-

-Sono scarsamente controllate in momenti come questo.- concluse con un cipiglio offeso il bambino mentre scuotendo la testa con aria di superiorità squadrava con disinteressato interesse il passaggio di un gatto spelacchiato.

-Credete forse che non ci siano state delle insurrezioni popolari nel corso del tempo? Solo nell'ultimo mese, dimostrazioni pacifiche si sono trasformate in vere e proprie guerriglie.- Alain si strinse nelle spalle allo spaventoso ricordo dell'odore soffocante della polvere da sparo, mescolata a quello del fumo denso degli incendi.

-Il palazzo non dispone poi di tanti soldati e quindi, per compensare, devono ridurre la guardia alle porte.-

il sorriso del ragazzino si fece impertinente, appuntito come la punta di una lancia. Gakupo inarcò attonito le sopracciglia di fronte alla sua scaltrezza ma ovviamente non disse niente, limitandosi stoicamente ad annuire.

-Sei sicuro di quello che dici, Alain? Se decidiamo di fidarci delle tue supposizioni, avrai sulle spalle la responsabilità di ben cinque vite..- le parole del mentore si fecero dure come l'acciaio mentre il bambino gonfiava orgogliosamente il petto.

-Sono sicuro. Potete fidarvi di me.-

Gakupo sibilò tra i denti appoggiando poi una mano tra i capelli del ragazzino; le sue dita si soffermarono tra i riccioli intrecciati.

Non avrebbero mai avuto speranza in uno scontro frontale, le loro possibilità di salvarsi sarebbero state pari a quelle di un neonato posto di fronte alla bocca famelica di un leone.

Per quanto l'idea lo inquietasse, non restava loro che fidarsi di quel garzone.

-Facciamolo. Partiremo questa notte.- 

   
 
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