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Autore: En91    20/11/2014    2 recensioni
Un ragazzo esprime un desiderio alla luna. Un ragazzo solo chiede alla luna di esaudire un unico desiderio. Un ragazzo destinato a diventare guardiano chiede alla luna di ascoltarlo. E la luna lo ascolterà inviando per lui lo spirito del freddo. Jack Frost.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jack Frost, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heart By Heart
 
Premetto che io questa One-Shot non volevo pubblicarla inizialmente. E’ davvero troppo personale, ci sono riversati tanti sentimenti e tanti ricordi. La iniziai a scrivere più di un anno fa. Non la conclusi mai fino ad oggi. Oggi qualcosa in me era scattato, qualcosa si era accesa. Ho deciso di concluderla perché finalmente sapevo come si sarebbe conclusa. Spero tanto possa piacervi!
 
Mentre leggete vi consiglio di ascoltare questa canzone: https://www.youtube.com/watch?v=kU_XYLVrTZk

 
Oliver era sempre stato solo. Non aveva mai avuto legami con nessuno. Ogni volta che instaurava un amicizia o si innamorava di qualcuno finiva sempre col restare solo. Era una persona molto disponibile, a volte anche troppo. E le persone finivano con l’approfittarsene. Era una persona di buon cuore, una delle poche rimaste al mondo. Era un anima gentile, sensibile e sola. Tremendamente sola.

 
Oliver si strinse nelle gambe mentre osservava la luna fuori dalla finestra di casa sua. Sospirò profondamente mentre una lacrima solitaria scendeva sul suo viso. Non ce la faceva più ad andare avanti, non ce la faceva più a continuare così. Si sentiva così solo, così triste. Erano mesi ormai che era sprofondato in quello stato. A poco a poco, senza alcun ragionevole motivo, lo avevano abbandonato tutti. Si era sentito tradito. Tradito dagli amici, dalla famiglia. Era solo.

 
“Aiutami tu, ti prego..” sussurrò con un filo di voce osservando la luna. Strinse i pugni sul pavimento. Era freddo, ma a lui non importava. Quello era l’angolo della casa che più amava. Gli piaceva sedere sul pavimento dinanzi alla finestra-balcone. Lo faceva spesso. Gli piaceva osservare le strade vuote di notte, il cielo stellato.

 
“io.. io non ce la faccio più! Non penso di meritarmi questo. Non ti chiedo poi molto.. voglio solo qualcuno accanto.. chiunque. Qualcuno che mi faccia credere di nuovo nelle persone. Tu.. TU ME LO DEVI! Sono sempre stato una persona gentile, non ho mai fatto del male a nessuno.  Penso di meritare almeno questo, non credi?” Di scatto si mise in piedi, gli occhi d’un verde brillante puntati contro la luna. Lui credeva in Dio. Forse in un modo un po’ particolare. Ma ci aveva sempre creduto.
 

“Mandami qualcuno.. ti prego..” un’altra lacrima scese sul suo volto. Si passò una mano sul volto andando poi a scostare alcune ciocche di capelli che gli ricadevano sugli occhi. Aveva dei capelli d’un biondo ramato che, illuminati dalla luce della luna, sembravano assumere tinte a tratti argentate.
 

“E’ tutto inutile.. forse è nel mio destino. Restare solo. O forse sono io il problema, le persone mi abbandonano sempre perché sono così.. così.. non lo so nemmeno io come sono.” Scosse il capo, sconsolato, andandosi a sedere sul letto. Indossava una maglietta bianca a maniche corte sopra i pantaloni d’un pigiama grigio topo. I piedi scalzi. Odiava indossare i calzini quando andava a dormire.
 

Si stese sul letto e fissò il soffitto. Avrebbe dovuto dormire, l’indomani aveva lezione. Era al primo anno di università e abitava da solo in un piccolo palazzo condominiale. Lui stava al terzo piano. Il piano terra veniva utilizzato come magazzino, mentre al primo piano stavano i padroni di casa. Un uomo dall’aria arcigna, sempre pronto a lamentarsi di tutto e sua moglie. Una vecchietta dall’aria gentile ma sempre taciturna e poco propensa a dare confidenza a chiunque. L’appartamento di Oliver non era particolarmente grande. C’erano un soggiorno, una piccola cucina e una stanza da letto. L’affitto per fortuna non era poi molto alto e riusciva a pagarlo puntualmente svolgendo qua e la piccoli lavori part-time.   
 

Oliver stava riflettendo con poca convinzione su quale mezzo sarebbe stato meglio prendere per raggiungere la facoltà l’indomani quando d’un tratto un brivido gli percorse tutta la schiena. Fino ad un momento prima in quella stanza si stava bene, c’era un clima temperato. Adesso sembrava fosse giunto di colpo l’inverno. Il che poteva anche essere normale visto il tempo un po’ folle che da sempre caratterizzava il mese di Marzo.
 

Quello che tuttavia lo fece balzare giù dal letto fu la piccola cascata di neve che iniziò a scendere dal soffitto. Oliver si strofinò gli occhi con fare incredulo. Di sicuro stava sognando!
 

“Non ci credo..” sussurrò sbigottito mentre i vetri della finestra si congelavano lentamente. Il ragazzo gli si avvicinò poggiandovi sopra una mano. Era così freddo!
 

Non piangere più Oliver
 

Il ragazzo osservò sbigottito le parole che vennero tracciate sul vetro ghiacciato.
 

“C-chi sei?” domandò con un filo di voce mentre già mentalmente immaginava qualche fantasma burlone che voleva prendersi gioco di lui.
 

Secondo te? Prova ad indovinare!
 

Una nuova scritta comparve sul vetro. Oliver non sapeva cosa pensare. Era di sicuro un tipo fantasioso, ma non pensava che certe cose potessero accadere SUL SERIO. Per tutta la vita aveva immaginato storie di avventura e magia, fantasmi e folletti. Ma ora che gli stava accadendo qualcosa di simile non riusciva davvero a credere ai suoi occhi. Mentalmente ripercorse tutti i nomi più fantasiosi e mitici che riusciva a ricordare. Babbo natale? Ma no, eravamo a marzo! Tremotino? Beh.. di sicuro per com’era descritto nelle leggende non era il tipo da andare a consolare un ragazzino disperato. Mago merlino? Ma no, era assurdo! Forse si trattava di un angelo? Ma se era un angelo perché avrebbe dovuto far nevicare in camera sua?
 

UN MOMENTO! Nevicare? Ma si! Il freddo.. il ghiaccio..
 

“Jack.. Jack Frost?” domando a metà fra lo spaventato e l’emozionato.
 

Indovinato! Mi fai entrare?
 

Oliver poggiò una mano tremante sulla maniglia della porta-finestra e la girò lentamente. Doveva essere impazzito. Caput! Lo avrebbero sicuramente spedito dallo psichiatra. Forse era questo che succedeva quando ne passavi tante com’era successo a lui? Iniziavi ad immaginarti le cose?
 

Quando aprì del tutto la finestra una fredda folata di vento lo investì in pieno. Poi un’allegra risata risuonò nella stanza. Una risata così calda, così allegra. Oliver dimenticò di colpo tutte le sue paure.
 

“Cos’altro devo fare per farti credere in me? Ho fatto nevicare, ghiacciato il vetro. Vuoi che ti costruisca un pupazzo di neve sul letto?” Disse ironicamente la voce mentre un piccolo ammasso di neve iniziava a condensarsi sul suo letto assumendo a poco a poco la forma di un omino bianco con una carota al posto del naso e due bottoni al posto degli occhi.
 

“Sul serio..? Tu sei Jack Frost?” Nel momento stesso in cui Oliver pronunciò quelle parole dinanzi a lui comparve un giovane ragazzo, forse un po’ più piccolo di lui visti i lineamenti del volto. Non che Oliver, per essere un ventenne, sembrasse poi così adulto. Spesso la gente pensava avesse non più di diciassette anni. E del resto come dar loro torto? non aveva nemmeno un filo di barba ed era anche piuttosto basso.
 

“In persona!” Esclamò lo spirito del freddo e del divertimento compiendo un leggero inchino. Aveva capelli chiari come l’argento e due occhi d’un azzurro vitreo. Sul volto c’era stampato un sorriso a metà tra il dolce e lo strafottente.
 

“Non capisco.. tu, cioè.. come..” Oliver iniziò a borbottare parole senza senso. Incapace di trovare una spiegazione logica a quello che stava accadendo.
 

“Lui ha ascoltato la tua richiesta, e ha mandato me. Sono qui per te, Oliver.” Sarà stato il modo in cui Jack pronunciò quella frase, l’emozione di trovarsi davanti ad una creatura mitica o forse la commozione dovuta al fatto che qualcuno avesse risposto alle sue preghiere. Sarà stato tutto questo insieme, ma Oliver non riuscì a trattenersi. Gli occhi gli si fecero lucidi e iniziò a tremare in modo scomposto.
 

“No, ehi! Dai non piangere! Prometto che poi ti aiuterò a togliere la neve dalla stanza!” Esclamò Jack Frost avvicinandoglisi con un balzo e poggiando una mano sul volto del ragazzo. Gli asciugò le lacrime con due dita e gli sorrise.
 

“Me lo fai un sorriso? Altrimenti vorrà dire che il mio intervento è stato del tutto inutile! Ne va della mia fama! Del mio orgoglio! Sai.. sono solo il più figo, simpatico, bello e stupendo guardiano che ci sia!” Jack iniziò a pavoneggiarsi gesticolando in un modo talmente buffo che riuscì a strappare una risata al ragazzo.
 

“Oh, così va meglio!” Jack si avvicinò alla finestra afferrando un vecchio bastone che Oliver non aveva notato fino ad allora. Somigliava vagamente ad una falce al contrario, ed era interamente fatto di legno.
 

“Te ne vai?” Chiese Oliver osservando dubbioso il guardiano.
 

“Si, ma tu vieni con me! Questa notte andiamo a divertirci un po’ con la neve!” Jack gli porse una mano e Oliver l’afferrò con fare esitante.
 

“Stringila forte, non vorrei mai che cadessi di sotto!” Esclamò il guardiano sorridendo con fare spocchioso.
 

“In che senso cadere di so..SOTTOOOO..?!” Oliver concluse la frase con un urlo mentre Jack lo trascinava via con se. I due si ritrovarono a volare sopra le case della periferia, sospinti da un gelido vento. Oliver aveva gli occhi sgranati per la sorpresa e la paura.
 

“Stupendo vero? Scommetto che non hai mai volato in questo modo, eh?” Jack se la godeva di gusto. Per lui volare era una costa stupenda. Lo faceva sempre. Lo aiutava a sentirsi libero, a rilassarsi.
 

Oliver tuttavia non era della stessa idea. Con uno scatto degno di un felino si avvinghiò attorno a Jack stringendogli entrambe le braccia attorno al collo, il volto nascosto sulla spalla del guardiano. “Jack, io soffro di vertigini!” Disse con un tono a metà tra l’indignato e lo spaventato.
 

Il guardiano non poté fare a meno di sorridere divertito. A quanto pare Oliver avrebbe richiesto molte più energie di quanto avesse pensato. Jack strinse un braccio attorno al corpo del ragazzo e lo strinse forte a se. L’altra mano occupata a stringere il suo bastone.
 

“Sta tranquillo, ci sono io qui! Non permetterò che ti accada nulla di male.” Esclamò con fare rassicurante mentre iniziava lentamente a discendere su di un piccolo parco circondato da grandi alberi al centro del quale scintillava un piccolo lago sul quale si riflettevano i raggi della luna.
 

“Ehi! Guarda che non stiamo più volando!” Esclamò Jack quando Oliver non accennò a voler lasciare la presa. Il biondo arrossì e si staccò di colpo “Ah.. scusa, è che.. non mi piacciono le altezze!” esclamò risentito.
 

“Spero però ti piaccia la neve!” E quasi come rispondendo ad un suo comando iniziò subito a nevicare. Oliver osservò incantato quella leggera pioggia di cristalli che a poco a poco stava imbiancando ogni cosa.
 

“Puoi farlo quando vuoi?” Domandò sorpreso, osservando un fiocco di neve poggiarsi pigramente sulla sua mano.
 

“Posso fare questo ed altro! Sta a guardare!” Jack lo prese per mano e lo costrinse a seguirlo sino al lago. Li diede un leggero colpo del bastone all’acqua che subito iniziò a congelarsi. In pochi istanti tutto il lago divenne un enorme, solida, lastra di ghiaccio.
 

“Sei mai andato a pattinare sul ghiaccio?” Domandò il guardiano piazzandosi sul volto quel suo solito sorriso dall’aria furbetta.
 

“Scherzi? Io adoro pattinare sul ghiaccio!” Oliver sorrise di cuore per la prima volta da quando Jack era arrivato. Il guardiano si sentì finalmente rincuorato. Forse, dopotutto, sarebbe riuscito ad adempiere al suo compito.
 

“E allora fammi vedere cosa sai fare!”
 

“Cos.. ma io non ho i.. pattini?” Oliver si guardò sorpreso i piedi. Indossava un paio di scintillanti pattini di ghiaccio, perfettamente aderenti ai suoi pedi. Comodi quanto bastava ma paurosamente freddi.

 
“Dicevi?” Jack sorrise con fare beffardo mentre Oliver, incurante del freddo, poggiava entrambi i piedi sulla superfice ghiacciata del lago. In pochi istanti il guardiano del divertimento si ritrovò a svolazzare attorno al biondo che, con sua grande sorpresa, sembrava essere davvero agile sui pattini.

 
“Sei proprio bravo!” Esclamò Jack fischiando con fare ammirato.

 
“Grazie Jack!” Oliver gli sorrise. Un sorriso sincero e dolce, un vero sorriso. Il sorriso di chi aveva dimenticato, almeno per un istante, tutti i suoi problemi.

 
I due trascorsero tutta la notte sul lago ghiacciato. Fu una notte indimenticabile per Oliver.

 
Quando giunsero le prime luci dell’alba Jack Frost annunciò che era giunto il momento di tornare a casa. Prese Oliver per un fianco e gli permise di stringersi ancora a se. Il biondo chiuse gli occhi, impaurito dalle altezze. Quando infine giunsero sul balcone della sua stanza Oliver tirò un sospiro di sollievo.

 
“Spero tu ti sia divertito. Non voglio più vederti piangere.. intesi?” Jack gli poggiò una mano sulla spalla con affetto.

 
“Tu.. te ne vai?” Oliver osservò in silenzio il pavimento. Certo, Jack Frost non poteva di sicuro restare con lui per sempre. Non era mica un amico immaginario o qualcosa di simile. Non era SUO.

 
“Beh.. si, credo sia giunto il momento.” Jack sembrò dispiaciuto. Oliver lo guardava con un’aria terribilmente triste. DI NUOVO triste.

 
“Ma.. domani tornerai?” Domandò Oliver speranzoso.

 
Jack sospirò, poi gli scompigliò i capelli con una mano “Se serve a non farti più spuntare quell’espressione triste sul volto si. Tornerò anche domani!”
 

 
***

 
La sera successiva Oliver non andò a dormire. Si fece trovare invece davanti alla finestra di camera sua. Indossava un paio di Jeans e una felpa pesante. Questa volta si era messo le scarpe (meglio evitare di girare scalzi sulla neve).

 
Jack Frost non tardò ad arrivare. Dopo circa una decina di minuti Oliver vide ghiacciarsi le finestre della sua stanza e seppe che lui era li. Ancora non gli sembrava vero. Jack Frost era li per lui. Lui che era sempre stato solo. Lui che era una persona qualsiasi, un ragazzo come tanti.

 
“Ciao Jack Frost!”

 
“Puoi chiamarmi solo Jack sai? Cosa ti va di fare questa sera?” Chiese il guardiano del freddo entrando nella stanza e svolazzando fino al letto del ragazzo dove prese posto comodamente. I piedi nudi poggiati sul materasso e la sua solita espressione spavalda stampata sul volto.

 
“Oh.. va bene, Jack! Ti va di tornare a pattinare sul lago?” propose Oliver con fare entusiasta, prendendo posto davanti al ragazzo dai capelli bianchi come la neve.

 
“Mhh.. non vorrei mai che pensassi che sono un tipo noioso. Faremo qualcosa di diverso. Ho una sorpresa per te!” Jack si avviò verso la finestra sostando in attesa. Oliver lo guardò perplesso per un attimo, l’dea di volare non lo entusiasmava per niente ma quando Jack aprì le braccia quasi a volerlo invitare ad aggrapparsi di nuovo a se non ci furono più scuse. Oliver strinse le braccia attorno al collo del guardiano e, rabbrividendo leggermente a causa del freddo, chiuse gli occhi.

 
I due volarono per un infinità di tempo. Di tanto in tanto Oliver si azzardava ad aprire gli occhi per capire dove si trovassero ma tutto ciò che riusciva a vedere erano le nuvole. C’erano solo nuvole sotto di loro! A quanti metri di altezza si trovavano? Preferì non ricevere risposta alla sua domanda. Jack dal canto suo se la rideva di gusto punzecchiandolo di tanto in tanto con frasi del tipo “Un ragazzo della tua età che ha paura di un po’ di altezza?” oppure “Sembri un coniglio, ma non come Calmoniglio.. sai lui sembra più un canguro!”

 
“Dove stiamo andando?” riuscì soltanto a dire Oliver, gli occhi ancora chiusi. Sentiva una brezza fredda colpirgli gli occhi, contro la sua guancia si scontravano i capelli bianchi del guardiano provocandogli un leggero solletico. Sentiva il suo profumo, era un odore molto simile a quello degli aghi di pino. D’un tratto arrossì. Il cuore gli batteva forte e sentiva una strana morsa sullo stomaco. Una parte di lui sapeva bene cosa stava succedendo, ma non voleva ammetterlo. Ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che gli stava accadendo. Probabilmente in quel momento si trovava in un ospedale psichiatrico e stava solo sognando. Si, doveva di sicuro essere impazzito!

 
“Siamo arrivati!” Jack adagiò lentamente il ragazzo su di una piccola sporgenza rocciosa. Oliver aprì gli occhi e, per sua sfortuna, la prima cosa che vide fu il vuoto al di la della sporgenza rocciosa. Si trovavano su di un punto altissimo di una montagna. Trasalì di colpo indietreggiando bruscamente. Una pessima mossa considerando lo spazio ristretto sul quale si trovavano. Oliver poggiò i piedi sul vuoto e cadde di sotto.
Jack sospirò scuotendo lentamente la testa. Doveva prevederlo. Si lanciò all’inseguimento del ragazzo maledicendosi mentalmente per non aver riflettuto sull’eventualità che, ad una simile altezza, Oliver potesse dare di matto e finire col fare gesti bruschi. Il guardiano riuscì per un soffio ad afferrare la mano del ragazzo, tirandolo a se. In un istante Oliver si trovò tra le braccia del guardiano che lo stringeva saldamente, quasi come fosse un bambino.

 
“Se tu fossi una donna somiglieresti molto ad una principessa, io ovviamente sarei il prode cavaliere pronto a salvarla!” Esclamò Jack sorridendo mentre i due tornavano a librarsi sul vuoto, sempre più in alto. Oliver non resistette alla provocazione e, con cautela e cercando di non finire di nuovo nel vuoto, gli diede un pizzicotto sul braccio.

 
“Ahio! Ti sembra questo il modo di trattare il tuo prode cavaliere?”

 
“Io non sono una principessa! Al massimo potrei essere un principe, se proprio vogliamo!” Rispose indignato Oliver scuotendo più volte il capo.

 
“Non sapevo che sotto tutte quelle lacrime nascondessi tanta grinta! Sei un ragazzo pieno di sorprese!” Jack lo strinse a se con più forza, sorridendo. Aveva osservato Oliver di nascosto per più di una settimana prima di andargli a parlare. Lo aveva visto soffrire, deprimersi. Aveva assistito alle liti con gli amici, al modo in cui lo avevano trattato. Alla solitudine che pian piano lo aveva avvolto. Alle delusioni ricevute da una famiglia che lo considerava solo un peso. Se anche Manny non gli avesse chiesto di aiutarlo, probabilmente Jack lo avrebbe fatto ugualmente. In qualche modo quel ragazzo lo incuriosiva, anche se non sapeva dire cosa di preciso lo incuriosisse.

 
“Cerca di non cadere questa volta. Guarda verso l’alto, mi raccomando!” Jack poggiò nuovamente il ragazzo sulla sporgenza rocciosa e gli si sedette accanto. Oliver aprì finalmente gli occhi e, seguendo il consiglio del guardiano, guardò verso l’alto. Lo spettacolo dinanzi al quale si trovò lo lasciò di stucco. Dinanzi a lui c’era un cielo stellato luminosissimo e limpidissimo. In lontananza non si scorgevano altro che stelle. Era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.

 
“Jack.. è.. magnifico!” Esclamò sorridente. Nessuno aveva mai fatto nulla di simile per lui. Di solito era lui a farsi in quattro per le persone. Nessuno gli aveva mai dedicato tante attenzioni.

 
“Sono o non sono il più figo tra tutti i guardiani? Beh.. non che tu ne abbia conosciuti altri.. credo..” Involontariamente Jack poggiò una mano sulla spalla del ragazzo che si ritrovò a rabbrividire per quel gesto. Il cuore tornò di nuovo a battergli all’impazzata. Lui non aveva mai creduto a questo genere di cose. Alle cotte o agli amori a prima vita. Per lui l’amore doveva nascere poco alla volta, passo dopo passo. Considerava l’amore qualcosa di profondo che non poteva nascere così, in poco tempo e in modo del tutto irrazionale. Eppure il suo cuore batteva, batteva all’impazzata. Non c’era verso di fermarlo!

 
“Jack.. tu quanti anni hai?” chiese d’un tratto Oliver senza rispondere alla precedente domanda del ragazzo.

 
“Credo siano più di 500.. sai, dopo un po’ perdi il conto!” Rispose il guardiano aggiungendo poco dopo “Però me li porto molto bene! Quanti anni mi avresti dato?”

 
Oliver ridacchiò divertito. Jack sapeva essere così spavaldo in un modo così dolce “Ad occhio e croce 18 o 19, non di più! Sei un vecchio!” Disse con fare scherzoso.

 
“Ehi! Conosco gente molto più vecchia sai?” Jack mise il broncio voltando il capo dall’altro lato. Oliver pensò di aver esagerato. Dopotutto che ne sapeva lui di cosa poteva offendere uno spirito dell’inverno?

 
“Dai, stavo scherzando.. mi perdoni?” chiese avvicinando il volto a quello del guardiano che continuava ancora a guardare dall’altro parte. Jack si limitò a ridere con quel suo solito fare beffardo esclamando soltanto “Ci sei cascato!”. Tutto ciò che avvenne dopo fu un perfetto e meraviglioso incidente. Jack voltò bruscamente il capo rivolgendosi verso il ragazzo, non rendendosi conto di averlo così vicino. Oliver si accorse troppo tardi di quello che stava succedendo. I due si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altro. Le loro labbra si sfiorarono, i loro respiri si incrociarono. Entrambi arrossirono allontanandosi l’uno dall’altro con uno scatto felino.

 
“Scusa.. io.. cioè.. ecco..” i due balbettarono all’unisono le stesse, identiche, parole senza senso. Poi tra loro cadde il silenzio, si fissarono per un istante e scoppiarono a ridere.

 
“Guarda, una stella cadente! Esprimi un desiderio!” Esclamò d’un tratto il guardiano indicando un piccolo puntino luminoso nel cielo. Oliver socchiuse gli occhi e, fissando la stella, pregò con tutte le forse che il suo desiderio si realizzasse. Anche Jack espresse un desiderio. Entrambi, nello stesso istante, desiderarono la stessa cosa. Fu come un incrociarsi di pensieri. Nessuno dei due sapeva cosa pensava l’altro, eppure entrambi pensavano la medesima cosa.

 
Tornarono a casa che era quasi mattino. All’orizzonte si vedevano le prime tremolanti luci del giorno. Le stelle che a poco a poco svanivano facendo posto ad un cielo sempre più chiaro. La luna ancora alta nel cielo, splendente come non mai. Sembrava quasi volesse dar loro un ultimo sguardo prima di far posto al sole.


“Jack..”

 
“Tornerò anche domani!” esclamò il guardo del gelo interrompendo il ragazzo prima ancora che potesse concludere la propria frase.

 
“No io volevo solo.. grazie di tutto Jack!” Esclamò Oliver sorridendo mentre il guardiano, scompigliandogli i capelli usciva dalla finestra. Un altro giorno era passato. Un altro giorno lo avrebbero trascorso insieme. Oliver si gettò stancamente sul letto lasciandosi scappare uno starnuto.  Poco alla volta la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò. Inconsapevole del fatto che quella notte avrebbe sognato lo spirito del gelo. Inconsapevole del fatto che, presto o tardi, avrebbe capito che non era più solo.

 
I giorni continuavano a susseguirsi, uno dopo l’altro. Di giorno Oliver non attendeva altro che l’arrivo del guardiano. Di notte sperava sempre che il tempo a loro disposizione non finisse mai. Per loro era ormai diventato un appuntamento fisso. Presto Marzo sarebbe finito e il freddo non avrebbe avuto più motivo d’indugiare. Aprile voleva dire l’inizio della primavera e la fine dell’inverno. Questo, Oliver lo sapeva, significava che Jack se ne sarebbe andato.

 
Quel giorno avevano deciso di restare a casa. Oliver aveva un brutto raffreddore e non sarebbe potuto uscire neanche volendolo. Si erano accovacciati sul suo letto e avevano iniziato a sfogliare qualche vecchio libro di racconti, un po’ come dei bambini che leggono la fiaba della buona notte. Oliver stava leggendo la fiaba della regina delle nevi e Jack l’ascoltava assorto, la testa poggiata sulla mano e lo sguardo assonnato.

 
“..Alla fine le lacrime di Gerda riuscirono a riscaldare il cuore del fratello e della regina che scoprirono di essere capaci, ancora una volta, di amare. La regina adottò i due bambini e, insieme, vissero per sempre felici e contenti”. Oliver alzò gli occhi dal vecchio libro di fiabe sentenziando che il racconto era giunto alla sua conclusione. Jack non rispose. Si era addormentato già da un pezzo. Oliver lo vide accovacciato sul letto in posizione fetale. Sembrava così sereno, così tranquillo. Non lo volle svegliare.
 

Il ragazzo si accovacciò di fronte al guardiano e lo osservò in silenzio. Voleva imprimere nella sua mente ogni singolo dettaglio del suo viso. Voleva che il ricordo del guardiano restasse per sempre con se. Lentamente, quasi con un gesto istintivo, poggiò un dito sul volto dell’albino tracciandone lentamente il profilo. La sua pelle era così liscia e perfetta. Aveva un piccolo naso affusolato e delle labbra carnose ed estremamente chiare. Era il ritratto della perfezione.

 
“Non si dovrebbe mai chiedere qualcosa quando ti è già stato dato così tanto, ma.. se mi è concesso un piccolo atto di egoismo vorrei  poter restare con te. Per sempre. Non desidero altro” Esclamò Oliver socchiudendo lentamente gli occhi. Poco alla volta il sonno prese il sopravvento e si addormentò. Non gli diede per nulla fastidio la forte luce proveniente dalla finestra, la luce di un singolo raggio di luna che ne illuminò il volto.

 
Quella notte sognò di parlare alla luna. Sognò che la luna aveva esaudito il suo desiderio. Sognò che sarebbe rimasto per sempre con Jack e che lo avrebbe accompagnato ovunque fosse andato. Sognò di essere la sua ombra, il suo silenzio, la sua unica compagnia nei momenti di solitudine. Sognò di essere la solitudine stessa che accompagna il gelo. Sognò di non essere più solo perché la sua solitudine sarebbe stata condivisa dallo spirito del freddo.

 
“Oliver.. ehi..” Qualcuno lo stava scuotendo delicatamente. Una mano fredda poggiata sulla sua spalla. La mano di Jack Frost.

 
“Cos.. oh, ciao Jack.. devo essermi addormentato..” Disse aprendo un occhio e sbadigliando vistosamente.

 
“Oliver.. i tuoi capelli.. sono grigi!” Esclamò il guardiano allarmato avvicinando il volto a quello del ragazzo per osservarlo meglio.



“Cosa? In che senso.. grigi?” Oliver si alzò di scatto e andò a specchiarsi contro il riflesso della finestra. Quello che vide lo lasciò a dir poco sbigottito. I suoi capelli erano effettivamente grigi, così come anche i suoi occhi. La sua pelle, da sempre tinta di una vivace tonalità di rosa scuro era diventata bianca. Oliver si toccò istintivamente il volto, quasi come a voler lavare via quel pallore così innaturale.

 
“Oliver.. sei.. sei diventato un guardiano!” Jack Frost gli si avvicinò con un espressione preoccupata sul volto. Diventare guardiani voleva dire diventare spiriti. Invisibili agli occhi degli umani che non credevano in loro. Diventare guardiano significava solitudine, una solitudine che Jack aveva conosciuto bene in passato e che non avrebbe mai augurato a quel ragazzo.

 
Lo spirito della solitudine, il guardiano della solitudine.

 
Una voce, simile ad uno scintillio, entrò nelle loro teste. Disse solo questo. L’uomo sulla luna non aggiunse altro. Non ce ne fu bisogno. Oliver seppe, in quel preciso istante, chi era diventato e per quale motivo. Oliver seppe che le sue preghiere erano state esaudite. Seppe che, da quel momento, avrebbe sempre potuto restare con Jack.

 
“Jack.. sono.. sono un guardiano!” Esclamò a metà tra lo spaventato e il divertito. Il corpo scosso da brividi d’eccitazione.

 
“Si.. io.. non so davvero come sia potuto accadere ma..”

 
“Jack, sai cos’ho desiderato quella sera? Quando abbiamo visto cadere quella stella?” Chiese d’un tratto Oliver osservando il guardiano dritto negli occhi.

 
“Cosa.. cos’hai desiderato?”

 
“Di poter restare per sempre con te. Jack, la solitudine cammina insieme al freddo. La solitudine va e viene col freddo..”

 
Jack Frost rimase in silenzio dinanzi a quelle parole. Per un istante tutto perse di significato e una sola parola prese posto nella sua mente. Insieme. Sarebbero rimasti insieme per sempre. Jack aveva tentato di celare quel piccolo desiderio che a sua volta provava con tanta intensità. Un desiderio maturato poco alla volta. Un desiderio nato quasi involontariamente. Jack Frost aveva desiderato, quella stessa notte e dinanzi a quella stessa stella cadente, di poter avere qualcuno sempre al suo fianco.
 

“Manny me l’ha fatta. Sapeva perfettamente cosa sarebbe successo..” Esclamò Jack poggiando entrambe le mani sul volto del ragazzo. Oliver arrossì, incapace di aggiungere altro. Le loro labbra pericolosamente vicine, i loro respiri incrociati in una danza sempre più intima. La distanza tra loro venne accorciata in un brevissimo istante di pura follia. Un istante d’amore involontario. Un istante soltanto e poi le loro labbra si incontrarono. Fu un bacio di un intensità spaventosa, un baciò che fuse insieme freddo e calore, solitudine ed amore. Tristezza e felicità. Un bacio che unì i loro cuori, i cuori di due spiriti solitari.

 
 “E’ quello che ho desiderato anche io..” Disse soltanto Jack prendendo il volto del ragazzo tra le mani e poggiando la fronte contro la sua. Fuori la luna brillava intensa e sembrava quasi sorridesse, compiaciuta del proprio successo. Il piano dell’uomo sulla luna era sempre stato uno solo. Far incontrare due anime simili e complementari. Perché a questo mondo esiste sempre qualcuno destinato a  noi. Che sia lontano o vicino non importa. Qualsiasi cosa accada sentiamo di doverlo cercare. Spinti da una forza invisibile, cerchiamo sempre la nostra parte complementare. Perché a questo mondo non si può vivere, senza amore.
 
FINE
  
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