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Autore: Nikush    20/11/2014    6 recensioni
Mi porto quei capelli tagliati male nell’ennesima notte di follia all’orecchio e continuo a dimenticare, a mettere un piede dopo l’altro anche se a volte sembra che le gambe non reggano più.
Voglio credere che si possa andare avanti anche senza sentire niente, senza che le cose ti sfiorino.
Ma stare con te era come stare su una giostra che girava e non riuscire a smettere di ridere.
E tutto sembrava così stupendo, il mondo per un istante sembrava giusto. Vorrei tornare indietro per cambiare le cose, per andare via, per scappare.

E se fossero passati più di due mesi dalla sparizione di Castle?
[Castle/Beckett]
Spoiler 7 stagione
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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A chi va avanti




Something in the way


                                        
                                                     




« Looks like I have a fan »
« Yeah, a really deranged fan »
 
 
Ti ho detto che non riesco più ad ascoltare la nostra canzone?
Che non la cancello ma la salto sempre quando vado a correre di mattina?
Ormai quelle voci e quei suoni metallici non mi parlano più, non sento più niente. Sono solo frasi e parole che significavano tanto. I ricordi legati sono troppo felici e mi sembrano così lontani e impossibili, aver pensato di stare davvero bene era solo finzione.
Ti ho detto che vado a correre alle cinque?
O forse è solo un pretesto per svegliarsi presto, per evitare di fissare quel soffitto per tutta la notte, perché ormai non dormo più e ho iniziato a sentire dei forti fischi nelle orecchie.
Quindi ti sto dicendo che sono un po’ diversa, almeno così mi dicono. Che sono più attenta in quello che faccio, che ho smesso di emozionarmi per ogni singola cosa, che rido un po’ meno e piango un po’ di più. Iniziano a darmi più anni di quelli che ho, cosa che non mi era mai successa ed è abbastanza strano.
Ora leggo più lentamente, non mi piace più finire un libro in un giorno. Finalmente mi piace la pioggia nel modo in cui piaceva a te, e vorrei che tu fossi qui per veder arrivare l’inverno e il ghiaccio che porta sui vetri la mattina.
Ho iniziato a capire il significato di certe frasi scritte su quei libri tristi che tanto odiavi, e se prima mi piacevano ora che capisco davvero cosa significano le odio anche io.
Non ti ho detto che da ubriaca ho preso le forbici da cucina e ho tagliato i capelli, spero ti piacciano, anche se non puoi vederli.
E dove sono andati tutti quei progetti?
I viaggi organizzati su un foglio di carta un po’rovinato con degli appunti dietro, i voli inaspettati prenotati con gli occhi chiusi, la voglia di partire e di toccare il cielo. Quando mi tendevi la mano invitandomi a prenderla, il vento mi scompigliava i capelli e mi guardavi da una spalla continuando a correre. Dove sono finiti i mille sogni affondati dopo una telefonata?
E il cielo è un po’ più buio stasera e i miei occhi un po’ più spenti.
E mi ripeto che sono solo quattro mesi e non so che cosa mi dirò quando saranno sei.
E come si fa ad affrontare il giorno senza la persona che ti capisce al primo colpo? Senza chi sta già dicendo la frase che tu stai pensando, quella con cui condividi spazi, idee, opinioni, semplicemente sparisce da un giorno all’altro senza avviso.
Come faccio senza te?
Senza chi fa tutte le cose che aveva rimandato ieri ad oggi e le fa prima che io possa promettere di farle domani.
Sei tu quello che mi dice che sono bella anche stanca e mente dicendo che non ho le occhiaie anche se non dormo da sei giorni.
Mi rendevi più leggera mi facevi vedere le cose al contrario per poi capovolgerle.
E mi sentivo così me.
Era come avere eternamente otto anni per tutto il giorno, vivere spensierati con il peso del mondo sulle spalle. Mi manca quello che mi prendeva in giro per le canzoni che ascoltavo ma poi mi chiedeva tutti i titoli.
E forse sei andato via perché era giusto così, perché non era la tua strada.
Ma ti prego non dimenticarmi.
Come si fa ad andare avanti se tu non ci sei ma continui a rimanere qui?
Continui a vivere in ogni cosa che faccio, sei ripetutamente dentro ogni cosa, dalla mattina alla sera.
A volte non ricordo più il tono della tua voce, e per sentire il tuo odore devo andare a cercare la federa che ho nascosto dentro l’armadio.
Forse volavamo troppo vicini a qualcosa di non realizzabile e mi sento quasi stupida pensando che tutti quei progetti sarebbero diventati realtà e che avremo continuato a crescere e invecchiare insieme. I segnali si erano già visti e ho solo cercato di ignorare che non eravamo più gli stessi.
Ci sono le voci che mi dicono che sei andato avanti e che ora magari non mi pensi più, e mi chiedo se ti manco. Continuo a pensare a tutte quelle frasi non dette e a quelle azioni tenute nascoste, forse c’era qualcos’altro. E magari sei solo volato via per cercare di essere felice, era più semplice non dire niente, scappare dalla porta sul retro e fuggire correndo. Se sei cambiato lo vorrei sapere, se ridi ancora allo stesso modo, se hai qualche ruga in più.
Mi manchi sempre in un modo diverso o forse sono solo tanto arrabbiata.
Le persone cercano di farmi andare avanti, Lanie mi invita sempre ad uscire, mi chiede se voglio venire a dormire da lei, mi presta il copri occhiaie ogni volta che passo all’obitorio.
Esposito mi porta il the, sotto ordine di Lanie che dopo aver saputo dell’insonnia sta cercando di uccidermi dimezzando le mie dosi di caffeina. Ryan segretamente mi compra il caffè, e non mi parla più di sua figlia. Ah e a proposito, non ci metto più la vaniglia.
La gente sussurra quando passo, mi lancia sguardi, un misto fra compassione e pena. Dicono che sono destinata ad essere sola, ma saluto e vado avanti. Serro la mascella e cammino passo dopo passo con le loro voci che mi entrano in testa, e continuano a parlare. Ci sono momenti in cui credo che tutte quelle parole siano la verità.
Mi porto quei capelli tagliati male nell’ennesima notte di follia all’orecchio e continuo a dimenticare, a mettere un piede dopo l’altro anche se a volte sembra che le gambe non reggano più.
Voglio credere che si possa andare avanti anche senza sentire niente, senza che le cose ti sfiorino.
Ma stare con te era come stare su una giostra che girava e non riuscire a smettere di ridere.
E tutto sembrava così stupendo, il mondo per un istante sembrava giusto. Vorrei tornare indietro per cambiare le cose, per andare via, per scappare.
Vorrei solo correre, fuggire e volare e portarti dove nessuno ci conosce e dove non conosciamo nessuno.
Ho capito perché la gente vorrebbe scendere sui treni che vanno a cento all’ora, anche solo per stare fermi per qualche minuto. Assaporare quei momenti che sono andati via troppo veloci, sono scappati dalle nostre mani che stringevano troppo forte.
Le cose potrebbero cambiare tra un secondo, ci potrebbe accadere qualcosa di così sconvolgente che neanche pensiamo, il tuo fidanzato potrebbe venire rapito mentre tu sei vestita di bianco e sei pronta a camminare la navata.
Potresti ritrovarti a vivere da sola, a piangere quando puoi chiudendo la porta del bagno, a voler parlare solo con qualcuno che non c’è più.
Iniziano a sembrare normali i rientri a casa silenziosi così diversi da quelli dove non riuscivamo a staccarsi, ed è folle che tutto si sia resettato e mi sento come se sei anni della mia vita non ci fossero mai stati.
Ora cerco di tornare sempre dopo cena perché non sopporterei la vista di un tavolo vuoto e il solo rumore della lampadina al neon della cucina.
E dopo questo mi fermo perché sto cominciando a piangere, e ora parlami di te.
Ti ho già chiesto se mi pensi?
 
 
 
 
 









Un poco di tristezza.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere:)

Un bacio
-Nicoletta
  
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