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Autore: Eco_90    21/11/2014    0 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kelly decise di uscire a prendere un po’ d’aria, la camera era diventata troppo stretta per i suoi gusti. Il suo nuovo colpo di testa le avrebbe regalato una litigata infinita con suo fratello, e i suoi due amici.
Sospirò, il cielo sopra di lei era limpido, eccezion fatta per qualche piccola nuvola di un bianco candido che lo chiazzava qua e là; nonostante tutto però il sole risplendeva, donandole anche un po’ di calore.
Alla fine dei conti era felice, le mancavano le scampagnate in ruderi pericolanti, se poi il vitto e l’alloggio erano offerti, lei non poteva tirarsi indietro.
Passeggiava allegra lungo le sponde del fiumiciattolo, l’acqua verde lasciava trasparire di tanto in tanto delle piccole alghe, e degli insetti non bene identificati.
Stranamente si sentiva in pace col mondo. Sorrise quasi stupidamente vedendo una coppia di fantasmi occupata in dolci effusioni, si stiracchiò allungando le mani sopra la testa, per tornare sui suoi passi.
Era quasi ora di pranzo e magari del buon cibo avrebbe distratto i suoi futuri carnefici.
Magari li avrebbe anche resi felici della sua decisione.
Controvoglia si diresse verso il pub di Ron, la sola idea di trovarci Billy le metteva i brividi.
Deglutì a vuoto un paio di volte per poi farsi coraggio prima di spingere la porta ed entrare.
Il campanello sopra la porta segnalò la sua presenza a ogni persona nel locale, facendola imbarazzare. Cercò di fare finta di nulla, incamminandosi verso il bancone, per sua sfortuna riuscì a fare pochi passi prima di trovarsi davanti alla nuova fiamma di Billy. Per quanto provasse a concentrarsi, non riusciva proprio a ricordare il suo nome. Forse, neanche troppo inconsciamente, non riusciva a metabolizzare che quei due formassero una coppia stabile.
Guardò per qualche secondo la biondina davanti a sé, superandola poi senza neanche accennare un saluto.
L’averla sentita squittire nella casa della Fitzpatrick le sarebbe bastato per gli anni a venire, anche se altrettanto non valeva per la ragazza, che sembrò non gradire il suo comportamento. Rimase per svariati minuti a fissare scandalizzata quella che aveva capito essere l’ex del suo Billy, fortunatamente un cliente attirò la sua attenzione, altrimenti non si sarebbe più mossa da lì.
Kelly corse verso il bancone, andando a salutare e abbracciare Ron, che ricambiò la stretta con altrettanto calore.
-Ciao Jack, tutto bene?- chiese poi, rivolgendo il suo sguardo alla presenza dietro il banco di legno lucido.
-Io sì, tu sei sicura di non essere stata trafitta da qualche sguardo? Quella ragazza sembrava intenzionata a ucciderti con la forza del pensiero. -
Kelly si voltò per qualche secondo, lanciando uno guardo scettico in direzione di Lory. Stava anche per ribattere, ma in quel momento la porta si spalancò andando a cozzare contro il muro. Sembrava fosse stata una raffica di vento, ma in realtà Billy aveva solo fatto il suo solito ingresso teatrale.
Sorrise dolcemente a Lory (cosa che fece quasi vomitare Kelly), ma senza andare a salutarla, aveva altre intenzioni in quel momento.
Il suo obiettivo era seduto al bancone.
Si diresse a passo spedito verso Kelly, afferrandola per il braccio, lo stesso del giorno prima, iniziando a strattonarla per trascinarla dietro il bancone. La ragazza stupita da quel comportamento rimase in silenzio senza sapere come reagire.
Tutti li stavano fissando, ma nessuno si alzò per fermare il ragazzo. Ron dal canto suo iniziò a sbraitargli contro, tentando inutilmente di sciogliere la sua presa dal braccio della ragazza.
-Billy, sei impazzito?- gridò senza pensarci. –Lascia immediatamente Kelly, è ora che la smetti di fare il disadattato. Lasciala. - i tentativi di tirare la ragazza a sé si rivelarono tutti inutili, Billy senza proferire parola continuava la sua marcia verso il retrobottega. L’ultima cosa del locale che la piccola guerriera riuscì a vedere fu lo sguardo affranto di Lory, che aveva assistito a quel teatrino senza intromettersi.
Il retro del locale era piccolissimo tanto che il sole faceva fatica a illuminarlo. Quando uscì lì fuori per poco non rischiò di cadere, nessuno si era premurato di avvisarla della presenza di alcuni scalini subito fuori dalla porta, scalini che le fecero slogare una caviglia.
Strinse i denti accasciandosi su se stessa, se non fosse stata sorretta da Ron e Billy probabilmente sarebbe franata con la faccia sul pavimento maleodorante.
-Guerriera, tutto ok?- l’omone preoccupato da quella brutta caduta cercò di tirarla su, ma proprio in quel momento suo nipote decise che la ragazza meritava un altro strattone.
-Billy, smettila. - l’aveva ripreso ancora suo zio. Intanto il locale si era svuotato, tutti i clienti si erano riversati fuori per  assistere a quello spettacolo, rendendo quasi impossibile qualsiasi tipo di movimento. L’aria maleodorante per via dei secchi della spazzatura, il vociare e il pubblico le stavano facendo salire la rabbia. Sentiva il sangue ribollire nelle sue vene e le strette sulle sue braccia non miglioravano la situazione. Era al limite. –Basta. - aveva gridato esasperata, cercando di sovrastare tutte le voci.
- Lo spettacolo è finito, rientrate tutti. - non era un consiglio, era un ordine sibilato a mezza voce.  – Questa è una conversazione privata tra… come potrei definirci?- soffiò in direzione di Billy, che subito distolse lo sguardo. –Ah, sì... ex amanti.- concluse malignamente con un ghigno cattivo sul viso. A quelle parole il ragazzo lasciò la presa sul suo braccio. Probabilmente lo sminuire ciò che c’era stato tra loro l’aveva colpito, cosa che rese Kelly leggermente euforica.
La gamba le doleva sempre di più, e se non fosse stato per la presa salda di Ronnie, probabilmente in quel momento si sarebbe accasciata a terra. Si voltò a guardarlo, e lui le regalò un sorriso dolce, prima di poggiarla sugli scalini malefici e congedarsi a sua volta.
La gente sciamò via piano, tornando a occupare il proprio tavolo nel locale, solo allora sia Kelly sia Billy si resero conto della presenza di Lory. Era rimasta in disparte, spettatrice silenziosa di quel dramma da quattro soldi.
Se ne andò via con lo sguardo basso e le mani tremanti.  –Poverina. - Kelly non riuscì a non dirlo. Le dispiaceva, anche se alla fine almeno in quel caso non era colpa sua.
-Lasciala fuori da tutto questo. Non ti permetterò di farla stare male. - avrebbe voluto rispondergli, sentiva il sangue pompare veloce, era infuriata. Come poteva incolpare lei per tutto quello che era successo? Lei che aveva sempre tentato di mantenere le distanze, a differenza del ragazzo. Poi però la rabbia si era sgonfiata come un palloncino, sentirlo proteggere un’altra l’aveva fatta pensare.
Le era tornata in mente la lotta nella chiesa abbandonata, quando lui si era fatto pugnalare pur di salvarla da Moira.  Ora, anche se in maniera meno pericolosa, era lei la Moira della situazione.
Si era incastrata un’altra volta nei suoi pensieri, tanto da essere rimasta per qualche minuto a fissare il vuoto con aria assorta, cosa che Billy fraintese. –È inutile che cerchi di impietosirmi facendo la vittima. - sputò velenoso.
Lei sembrò risvegliarsi dal suo stato di trans, puntando gli occhi sul ragazzo. –Ma ti ascolti quando parli?- si avviò verso la porta, faticando un po’, per poi fermarsi nuovamente. –sto per andarmene, che cosa vuoi da me?- chiese ancora la ragazza sull’orlo di una crisi di nervi.
Lui fissò i suoi occhi verdi in quelli di Kelly, l’unico sentimento che trasmettevano era il risentimento nei suoi confronti. –Vorrei non averti mai conosciuto. Mi hai rovinato la vita. Sei la persona peggiore che possa esistere. - aveva rinnegato ogni momento tenero vissuto insieme senza neanche battere ciglio. Kelly si chinò su se stessa tentando di respirare normalmente. Il dolore alla gamba era stato soppiantato da un dolore ben più profondo.
Ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro, ma il tremore no, quello non riuscì a fermarlo.
Continuava prepotentemente a fissarsi i palmi delle mani, non sapendo come ribattere. Solo dopo svariati attimi, decise che era inutile scappare, doveva affrontare la situazione, per quanto difficile potesse sembrarle.
Alzò il viso, fissando il suo sguardo in quello del ragazzo. Un lieve strato di lacrime le distorceva l’immagine di Billy, ma cercò di non curarsene.
-Avevi ragione. - singhiozzò. –ma non del tutto. Vedi non è che qui non ci sia nulla per me. In realtà credo che tu non abbia mai avuto nulla da offrirmi. Con te era tutto o bianco, o nero, se mi distaccavo dal tuo pensiero facendo di testa mia mi davi addosso colpevolizzandomi. Vedi, io non sono come te, mi dispiace.
Potrei dimostrartelo anche soltanto con il fatto che io non rinnego nulla di ciò che abbiamo vissuto. Io non sputo sopra i momenti belli passati insieme solo perché adesso tu mi tratti come una merda. Tu si.- il disprezzo con cui parlò la destabilizzò un pochino, non aveva mai parlato a Billy in quel modo, tentando di fargli male, probabilmente stava imparando dal migliore. Teneva i suoi occhi puntati in quelli del ragazzo, quelle pozze verdi piene di odio erano magnetiche per lei. Era sufficiente che lui la guardasse per farla sentire bene, non le interessava il modo in cui lo faceva. Lei vedeva ancora il suo sguardo dolce, il sorriso che le lanciava sempre quando lo scopriva a pedinarla per poterla riaccompagnare a casa. Nonostante tutto per lei Billy era ancora quella persona.
Ecco cosa non la faceva spezzare completamente, il suo ricordo, ma era giusto vivere di ricordi quasi sbiaditi?
-Tu non sai quello che dici. Io ti ho dato tutto, mi sono quasi fatto ammazzare per te.-  Quell’immagine terribile le sfiorò la memoria facendola rabbrividire. –Te l’ho già detto, te ne sarò eternamente grata, ma veramente vuoi negare quello che ho detto prima, o il fatto che con me ti sei sempre trattenuto per paura che io alla fine potessi lasciarti? Per non parlare del piccolo dettaglio per cui tu non hai mai accettato che fossi io quella che doveva proteggere te, e non il contrario. - non sapeva perché quel fiume di parole stava lasciando la sua bocca, non capiva perché sentisse il bisogno di rinfacciargli quelle cose, lo stava facendo e basta. Billy sembrò accusare il colpo, aveva il viso tirato per la stanchezza e le mani strette in due morse ormai bianche. –Tu non mi hai mai dato modo di fidarmi di te. Mi hai sempre mentito, preso in giro, allontanato. Avrei dovuto dare retta alle dicerie del paese. Dovevo fidarmi di chi diceva che sei pazza e che alla fine saresti morta da sola in qualche fosso. Ti meriti solo questo.- kelly lanciò un gridolino di dolore, non era riuscita a trattenere nemmeno quello, aveva le unghie conficcate nella carne, ma non sentiva male, non sentiva nulla. Lasciò andare ogni freno, dando il via libera al suo pianto pieno di singhiozzi, ormai c’era ben poco da poter salvare in quella situazione. Billy continuava a guardarla, si era pentito subito di ciò che aveva detto, ma ormai il danno era fatto. Tentò di avvicinarsi alla ragazza per calmare quel pianto disperato che tanto lo stava turbando, non l’aveva mai vista in quello stato e ne era spaventato.  Notando il suo gesto, Kelly lo bloccò repentinamente, lanciando un grido che poco aveva di umano. Billy era confuso, certo quello che aveva detto, era orribile, e non si era mai soffermato a pensare a tutto ciò che le diceva, riversando sulla ragazza quanto più odio e frustrazione aveva in corpo. Aveva sempre e solo pensato che Kelly era forte, lei era una roccia, aveva le spalle larghe e poteva resistere ai suoi insulti, al suo odio che forse alla fine si sarebbe calmato, ma a quanto pareva non era così. Kelly era quanto di più fragile potesse esistere, una volta lo sapeva, una volta la proteggeva dal male che il mondo avrebbe potuto farle, invece adesso era stato lui a farle del male, il mondo non c’entrava nulla.
La ragazza tirò su con il naso, doveva essere uno spettacolo deprimente, ma non le importava.
-Kelly?- una voce vicino a lei attirò la sua attenzione. –Ragazzina, tutto ok?- Robert e Jack erano stati attirati dalle sue grida tanto da correre in suo soccorso.  La scena che gli si palesò davanti, li fece stare male, non avevano mai visto quella rompiscatole ridotta a quel modo, e pensare che fosse per colpa di un ragazzo non aiutava per niente.
-Kelly rispondimi. - riprese Robert. –Vuoi andare via? Se vuoi, possiamo distrarlo in qualche modo. - aveva cominciato a carezzarle in capelli cercando di farla calmare, anche se con scarsi risultati.
La ragazza si ritrovò a pensare stupidamente che quella fosse la prima volta, dopo tanto, in cui Robert non si comportava da maniaco. Bisbigliò un “si” senza troppa convinzione e lasciò tutto nelle mani delle due presenze.
Si alzò piano da terra e guardò Billy, ignaro del coperchio di uno dei secchi della spazzatura che aveva iniziato a levitare alle sue spalle. Cadde a terra poco dopo a peso morto, massaggiandosi la testa.
Il colpo doveva essere stato piuttosto forte, Kelly ne aveva avvertito il rumore sordo, ma non si era voltata, aveva continuato a zoppicare fin dentro il pub. Si asciugò le ultime lacrime, sperando che il trucco colato non la facesse somigliare ad un panda, poi riemerse dietro al bancone.
-Guerriera, tutto ok?- Ron visibilmente preoccupato corse ad aiutarla, ma lei lo fermò subito. –Billy è a terra, tuo padre l’ha colpito alla testa. Ha più bisogno lui di aiuto. - detto, questo zoppicò via, lasciando Ron a bocca aperta.
 
Quel maledetto bastardo le aveva augurato di morire da sola, e non le aveva neanche permesso di comprare il pranzo per gli altri. L’unica soluzione era sgattaiolare via senza dare nell’occhio, tanto sicuramente quei nullafacenti stavano ancora dormendo. Entrò silenziosamente in casa, arrancando verso la sua camera. La caviglia le faceva un male cane, ma non era quello il momento di pensarci.  Nel suo letto trovò ancora Liam, completamente avvolto dalle coperte. Sembrava un bozzolo alieno. Racimolò tutti i vestiti di cui aveva bisogno e guardò un’ultima volta il ragazzo, ringraziandolo mentalmente per il suo appoggio continuo.
Tornata in cucina scrisse un biglietto per quei due avvisandoli che da lì a una settimana sarebbe tornata. Lanciò un bacio a suo fratello che dormiva supino nel divano letto, poi uscì di casa.
Sapeva qual era il punto d’incontro con i suoi nuovi colleghi, dirigersi lì qualche giorno prima non sarebbe stato un dramma.
 
 
***
Si svegliò totalmente rilassato. Scese dal letto con gli occhi chiusi, andando a sbattere il mignolo del piede sinistro contro il grande comò di legno della camera. L’imprecazione che ne seguì avrebbe potuto sentirsi benissimo da un capo all’altro del paese. Uscì saltellando dalla camera senza neanche rendersene conto. Senan allarmato da quel guaire strano, corse subito fuori dalla doccia, rischiano più volte di scivolare sul pavimento che stava bagnando lui stesso.
-Che cazzo ti gridi?- sbraitò il ragazzo.
-Ho sbattuto il mignolo, fa malissimo. - rispose Liam, mostrando il piede dolorante al suo amico.
Senan lo squadrò, per poi lanciargli una sua ciabatta.
-Sei un coglione. - dissero all’unisono, sbuffando poi contemporaneamente.
-Invece di fare il bambino, vai a svegliare mia sorella, sono le tre del pomeriggio e ancora dorme. -
-Tua sorella non c’è, nel letto c’ero solo io.- lui lo guardò con aria di scherno. –Chissà cosa le avrai fatto per farla scappare così.- insinuò malignamente.
Liam, seduto sulla poltrona con il piede tra le mani guardò male il suo amico, evitando qualsiasi tipo di risposta.
-Chiamala, vedi che fine ha fatto. Io vado a finire di farmi la doccia. - detto, questo sparì nel bagno.
I tentativi di Liam per rintracciare Kelly furono del tutto inutili. La signora Evans, apparsa dopo il grido straziante del ragazzo, aveva assistito allo scambio di complimenti tra i ragazzi rimane ndo scioccata dalla poca attenzione ai dettagli dei due, tanto che decise di fare la sua mossa. Si avvicinò al tavolo su cui Kelly aveva lasciato il bigliettino, facendolo volare poi ai piedi di Liam. Dopo aver letto il suo contenuto, avvisò il suo amico, che ancora sotto il getto dell’acqua sembrò rincuorato dalla notizia del nuovo lavoro. Lo stesso non si poteva dire di Liam, che sembrava non essersi bevuto per niente la scusa del nuovo impiego,
qualcosa puzzava e anche tanto.
Era l’ora di uscire da casa e andare a chiarire alcune cose, e lui sapeva con chi.
 
 
-Moira, tu mi stai dicendo che non sapevi niente di questo lavoro?- Aveva chiesto alla rossa di vedersi sotto casa sua, per cercare delle spiegazioni, anche se più andava avanti e più la cosa lo insospettiva. Ok Kelly era impulsiva, era scappata di casa restando via per due anni, ma adesso non aveva alcun motivo per andarsene così.
-Senti io non ne sapevo nulla, ma se ha scritto che ha trovato un lavoro allora è tutto ok.-
-Tutto ok un par di palle! Ieri era sconvolta e questa mattina è scappata via in silenzio. Sappiamo entrambi che c’entra quel coglione riccio. -
La ragazza sbuffò, Liam era fissato con Billy, anche troppo per i suoi gusti.
-Senti facciamo così, andrò a parlargli io, magari lui sa qualcosa... anche se io credo che ne sia totalmente all’oscuro. -
Il ragazzo non era molto convinto di quella soluzione, ma se ci fosse andato lui, probabilmente gli avrebbe spaccato quella faccia da coglione e poi una denuncia non gliel’avrebbe tolta nessuno.
-Ok, va bene ma appena sai qualcosa avvertimi. Sono preoccupato. -
Detto questo i due, si divisero e Moira imboccò la strada per il pub di Ronnie.
Entrata nel locale notò che quasi tutti i clienti bisbigliavano tra loro, era successo qualcosa di strano e le chiacchiere non facevano altro che aumentare i suoi timori.
-Ciao Ron, sai dov’è Billy?-
L’uomo dietro al bancone si limitò a farle un cenno con la mano, indicando il retrobottega. –Stai attenta però... non è aria.-
Lei fece un cenno con la testa per poi uscire nel retro.
 
-Tu sei un coglione ecco cosa. Che significa la scenata che le hai fatto? Spiegamelo. - Il tono esageratamente alto di Lory non preannunciava nulla di buono.
-Dovevo parlarle ecco tutto. - si giustificò il riccio, puntando gli occhi sulle sue scarpe.
-Ecco tutto? Mi prendi per scema? Tu provi ancora qualcosa per lei, prova a dirmi di no. Stupido idiota che non sei altro, se la vuoi tanto vai e scopatela così siamo tutti più felici. -
“Quanta poca grazia” si ritrovò a pensare la rossa. Quella ragazza ora come ora sembrava uno scaricatore di porto, anche la sua postura era simile. Finito di urlare contro Billy si voltò e rientrò nel pub, lanciando un’occhiata di fuoco alla povera Moira che non c’entrava assolutamente nulla.
-Mi dicono che hai fatto un casino. Cos’è successo?- chiese lei sarcastica.
Lui si sedette su uno scalino vicino all’ingresso del pub, stringendosi nervosamente i capelli tra le dita.
-Si, non tanto per Lory però. -
La ragazza si portò le mani al viso, la storia tra Billy e Kelly stava facendo più vittime del previsto.
- Che cosa è successo?-
-Due giorni fa Kelly era a casa della Fitzpatrick e ha scoperto che c’eravamo anch’io e Lory. -
-Ovviamente voi non stavate giocando a carte, vero?-
Lui la guardò stremato, quella faccenda lo stava uccidendo. –Ovviamente no. Il brutto è che l’ho trovata io ed ero a torso nudo. - si fermò un secondo, cercando di non far sembrare le cose più brutte di quanto non fossero in realtà. -Ho cercato di scacciarla da casa prima che potesse scoprire la presenza di Lory. -
-Idiota. -
-Grazie. Lei è scappata via sconvolta e oggi l’ho trovata qui al pub. L’ho presa di forza e l’ho portata qui. Ovviamente erano presenti tutti durante questa mia piazzata. Lory era sconvolta, mio zio cercava di fermarmi, ma poi Kelly ha cacciato tutti. -
-E che cosa le hai fatto?- chiese lei con fare autoritario. Si stava stancando di tutte quelle spiegazioni inutili, e ormai aveva capito che Liam aveva ragione.
-Le ho detto che avrei preferito non vederla mai più, che non doveva tornare. -
-Ma sei scemo, che cosa ti dice il cervello? C'è altro?-
Billy si prese la testa fra le mani, sprofondandoci sempre di più. Ripeteva frasi sconnesse, che la rossa non riusciva ad afferrare. –Le ho detto che si meritava di morire da sola, come dicono tutti qui in paese. -
Moira rimase scandalizzata da quell’affermazione, nessuno aveva mai detto una cosa simile. Tanti la trovavano strana, forse pazza, ma nessuno le aveva mai augurato la morte.
-Tu sei un coglione. Tu mi fai veramente pena.-
-Ero sconvolto, e poi lei ha cominciato a piangere e tremare, oddio che ho fatto?- era sprofondato totalmente con la testa fra le gambe. Aveva combinato un casino e non sapeva come rimediare.
-Sei un coglione ecco cosa hai fatto. Da quando è tornata, non hai fatto altro che darle addosso, continuamente e senza motivo. Se n’è andata e ha lasciato tutti, ti aveva promesso che sarebbe tornata e l’ha fatto. Non si aspettava di trovare una festa per il suo ritorno, ma avresti potuto fare l’indifferente, non tartassarla continuamente. -
-Devo chiederle scusa.-
-Dovresti, ma ora è tardi. Se n’è andata, tornerà tra una settimana.-
-Lo ha fatto di nuovo. - disse lui amaramente.
-Chiediti perché? Per quando tornerà, mi aspetto le tue scuse. Mi aspetto che siano convincenti, e mi aspetto anche che smetterai di darle addosso. Hai la tua vita, vivila. - non gli lasciò spazio per ribattere, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Faceva bene a sentirsi in colpa, e avrebbe fatto bene a continuare fino al ritorno della sua amica.
Nonostante tutto non poteva dire nulla a Liam e Senan, si sarebbero preoccupati e avrebbero preteso la testa Billy, non era il caso.
Decise quindi di dirgli soltanto che aveva ragione lei, che Kelly era partita per lavoro, senza altri motivi.
La sua amica però avrebbe potuto parlarne con lei, maledettissima testarda. –Kelly. – sospirò piano la rossa, mordendosi poi le labbra. –Cerca di tornare intera a casa. -
Quelle parole ovviamente si persero nel vento freddo che aveva iniziato a sferzare la città. A quanto pareva bastava l’assenza di Kelly, o il suo essere triste per far arrivare il freddo nel paese. Sconsolata si strinse nel suo giacchetto di lana, incamminandosi silenziosamente verso casa sua.
  
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