Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Lumos_Nox95    21/11/2014    1 recensioni
Soli in casa, di notte, rumori sospetti.. Tutta immaginazione oppure non sei più solo come credi di essere?
"Questa volta Melanie, che era una ragazza piuttosto coraggiosa, non esitò un istante ad alzarsi dal letto e controllare la situazione fuori dalla sua stanza. Si diresse verso la camera della sorella, aprì leggermente la porta, creando un piccolo spiraglio di luce che mostrava appena l'anta dell'armadio socchiuso nella sua camera, e dopo aver dato un'occhiata generale alla sua stanza sussurrò il nome della sorella, ma non ottenne risposta. Supponeva, e in parte sperava, che questi rumori fossero provocati dalla bambina, ma rendendosi conto della sua errata supposizione chiuse la porta e decise di controllare al piano di sotto."
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notte era più buia del solito. La luna era coperta da pesanti nuvole, che sembravano incollate nel cielo. Melanie era nella sua stanza che dormiva. Da poco si era avvolta tra le sue amate e calde coperte e da ancora meno tempo era caduta in uno dei suoi soliti sogni. Melanie era una ragazza di 16 anni, mora, con dei bei ricci che ricadevano pesantemente sulle spalle. Era la tipica adolescente sognatrice, ma molto matura. Sapeva occuparsi di tutto e spesso si occupava di sua sorella minore. Come ogni sera Melanie aveva visto il suo cartone animato preferito in tv e poi si era messa a letto. Si era girata guardando lo specchio sopra il mobile ,proprio di fronte la sua camera, con appeso il post-it lasciatole dalla madre, con su scritto "Mel ricordati che questa sera io e tuo padre siamo ad una festa di lavoro e torneremo molto tardi. Prima di uscire abbiamo attivato l'antifurto e la cena per te e tua sorella è nel forno. -Mamma e papà". La ragazza aveva passato l'intera serata al piano di sotto a guardare la tv, senza salire mai nella sua camera, perciò non aveva trovato il foglietto prima di quel momento, ma fortunatamente era una brava osservatrice perciò aveva trovato subito la cena nel forno. Era ormai notte inoltrata, le due ragazze erano nelle loro camere, nel pieno del sonno. Improvvisamente un rumore sordo interruppe i sogni della ragazza. Si svegliò di colpo. La fronte sudata. Stava facendo un bel sogno, ma qualcosa l'aveva svegliata. Si alzò e guardò fuori dalla sua camera. Niente. Tutto sembrava a posto. Entrò nella camera della sorella che dormiva saporitamente, poi in quella dei genitori, per vedere se fossero tornati, ma la stanza era vuota. Guardò l'orologio appeso sopra la sua scrivania che segnava le 4:25 del mattino, poi si girò verso la finestra guardando fuori dalla vetrata.Era tutto tranquillo, perciò Melanie diede la colpa dei rumori ad un ramo fuori la finestra e tornò subito sotto le coperte ancora calde. Lo stesso rumore di prima, questa volta più forte, svegliò nuovamente la ragazza, ma questa volta sembrava provenire dal piano di sotto. Guardò di nuovo l'orologio. Questa volta segnava le 5:01. Stava per richiudere gli occhi di nuovo in preda al sonno, ma ancora una volta lo stesso rumore sembrò aprirle con forza gli occhi. Questa volta Melanie, che era una ragazza piuttosto coraggiosa, non esitò un istante ad alzarsi dal letto e controllare la situazione fuori dalla sua stanza. Si diresse verso la camera della sorella, aprì leggermente la porta, creando un piccolo spiraglio di luce che mostrava leggermente l'anta dell'armadio socchiuso nella sua camera, e dopo aver dato un'occhiata generale alla sua stanza sussurrò il nome della sorella, ma non ottenne risposta. Dormiva ancora come un ghiro, cosa insolita per la sorella che era una ragazza di 10 anni quasi iperattiva, che a volte restava sveglia per tutta la notte a saltellare sul letto o a giocare con le sue bambole preferite. Supponeva, e in parte sperava, che questi rumori fossero provocati dalla bambina, ma rendendosi conto della sua errata supposizione chiuse la porta e decise di controllare al piano di sotto. Si diresse nella camera dei suoi genitori e prese dal cassetto del padre la pistola che teneva lì per ogni evenienza. Si affacciò al piano di sotto, scendendo i primi due o tre scalini, poi ,piano piano, scese le scale e accese ad una ad una le luci della casa. Anche lì niente. Non c'era nessuno. Si affacciò dalla finestra di fianco la porta d'ingresso e vide muoversi un cespuglio. Caricò la pistola, era pronta a fare fuoco, quanto di lì spuntò un gattino. Sembrava impaurito. Vicino notò il vaso preferito di sua madre rotto. « Mannaggia! »Sussurrò. Tolse l'allarme, aprì la porta e allungando un braccio afferrò il gatto portandolo dentro. Si chiuse la porta alle spalle e si diresse in cucina per dare del latte a quel povero micio. Dopo poco tornò nella sua camera e portò il gatto con sé. Risalendo le scale notò la porta d'ingresso accostata. Era convintissima di averla chiusa, ma lei sapeva meglio di chiunque altro che alle 5 del mattino era in grado di compiere qualunque azione senza ricordarsene, perciò richiuse la porta, riattivò l'allarme e con in braccio il micetto si diresse nella sua stanza, con le stesse movenze di uno zombie. Si era già riaddormentata quando il telefono squillò. Non aveva il sonno pesante, quindi anche in quel caso saltò fuori dal letto e corse a rispondere. "Pronto", disse senza alzare troppo il volume della voce per non svegliare la sorella. Dall'altra parte nessuno rispose. Silenzio assoluto. « Pronto! »Ripeté di nuovo. Nessuna risposta. Agganciò la cornetta e tornò al letto. Il telefono squillò nuovamente dopo forse un'oretta. Questa volta non voleva rispondere, non voleva alzarsi dal letto perché era convinta si trattasse di uno scherzo, perciò decise di lasciar squillare il telefono, ma poiché sembrava intenzionato a suonare in eterno fu costretta ad alzarsi dal letto e rispondere. Corse a rispondere. Alzò la cornetta e la poggiò vicino l'orecchio, questa volta senza dire nulla. Si sentivano dei leggeri rumori di sottofondo. Non capiva chi o cosa fosse. Chiamò i genitori, ma entrambi i telefoni non erano raggiungibili. Iniziò a provare una strana sensazione di ansia. Tornò nella sua camera e cercò di riaddormentarsi. Essendo molto stanca, anche se molto agitata riuscì ad addormentarsi abbastanza velocemente. Qualcosa la svegliò. Poi di nuovo il telefono. «PRONTO!»Gridò la ragazza, senza più preoccuparsi del tono di voce. «Chi sei?» chiese con una punta di terrore nella voce. «Sono qui» Sussurrò una vocina dall'altro capo del telefono,continuando a pronunciare la 'i' per qualche secondo con uno strano tono divertito e terminando con una fragorosa e allo stesso tempo terrificante risata. «Tua sorella era molto carina» Subito corse nella camera della sorella. Provò ad accendere la luce. Niente. Erano rimaste al buio. Corse nella sua camera e prese una lampadina tascabile che aveva nel cassetto della sua scrivania. Corse dalla sorella e le poggiò una mano sul fianco. Era bagnata. «Oddio che schifo.. Si è di nuovo fatta la pipì sotto» Accese la lampadina, ma una sorpresa agghiacciante l'aspettava. Le lenzuola celestine della sorella erano coperte da un'enorme macchia di sangue. Scoprì la sorella e un enorme squarcio lungo la pancia, fece venire dei conati di vomito a Melanie, che si diresse verso l'angoletto della camera e lì rigettò tutta la cena. Tra le lacrime e i singhiozzi si asciugò le mani sulla maglietta del pigiama, lasciandovi due grandi impronte rosse sopra, e chiamò la polizia. «Pronto, polizia aiuto! Qualcuno è entrato in casa mia, ha ucciso mia sorella che dormiva, ora mi chiama, ora mi cerca. Aiuto!» Iniziò a comporre tutte frasi con poco senso, si chiuse a chiave nella sua camera e iniziò a piangere aspettando l'arrivo della polizia. Improvvisamente la lampadina si spense. Dei rumori di passi la fecero tremare e una forte botta sulla porta della sua camera la fece trasalire. Iniziò a gridare, a piangere. Era in preda al panico. Voleva scappare, ma non sapeva come fare. Aprì la finestra e decise di saltare sull'albero e provare a scendere. Con molta fatica raggiunse il terreno e senza voltarsi iniziò a correre. Il cancello era aperto, così si diresse in quella direzione, ma improvvisamente qualcuno la afferrò alle spalle. Iniziò a dimenarsi, a gridare, ma poi una voce la rassicurò. «Tranquilla!» disse una voce calda e rassicurante. «Sono il detective Ross, mi hai chiamato poco fa» disse il ragazzo che l'aveva afferrata. Un ragazzo in borghese, ben pettinato, insieme ad altri tre ragazzi che indossavano la stessa divisa e mettevano in bella mostra i loro bei distintivi lucidi insieme a diverse medaglie sul petto. «Ora andremo a perlustrare la casa. Intanto il mio collega ti accompagnerà in centrale.» Il poliziotto alla sinistra di quest'ultimo fece un passo verso la ragazza poggiandole una mano sulla spalla per guidarla verso la macchina. Melanie era ancora scossa, tremolante e infreddolita si diresse con il poliziotto verso una Fiesta grigia e salì in macchina. «Ma non avete le volanti della polizia?» chiese Melanie con un tono indecifrabile. Ma lui, con voce troppo tranquilla rispose «No. Abbiamo preferito venire senza volanti per non mettere in fuga il mal vivente» Melanie chiuse la portiera, che subito fu bloccata dai ganci, e guardò dal finestrino. La macchina di mise in moto e iniziò a muoversi in retromarcia. La macchina della madre comparve all'orizzonte, ferma, ma prima di riuscire a parlare vide spuntare una mano cadaverica da dietro uno dei cespugli. Riconobbe l'anello. Non poteva crederci. Era l'anello di sua madre. «I miei genitori sono lì, dietro quel cespuglio!» gridò indicando nella direzione della pianta. «Lo so!» Rispose secco il poliziotto. Improvvisamente una luce blu e una sirena si avvicinarono, sfrecciando vicino la loro macchina e fermandosi qualche metro più avanti della loro macchina. Tre poliziotti armati uscirono dalla macchina, seguita da un'altra volante.La macchina subito partì.La ragazza provò a battere sul vetro posteriore della macchina e a strillare, senza però attirare l'attenzione dei poliziotti che già erano spariti dalla sua vista. Si girò verso il guidatore, che alzò lo sguardo per osservare la ragazza attraverso lo specchietto retrovisore. Gli occhi su di lei, un ghigno stampato sul volto e sussurrò «Sono quiii». La macchina svoltò in una piccola strada di campagna circondata da immensi campi e si allontanò nella buia notte senza luna.  

Salve a tutte. Non è da molto che sono iscritta a questo forum ed è da ancora meno che scrivo, come potrete ben notare.  Non sono molto pratica e non mi ritengo molto brava a scrivere, ma mi diverte e mi rilassa, quindi continuo a scrivere e pubblicare qualche storiella ogni tanto, approfittando del fatto che fortunatamente nessuno conosce la mia vera identità :P . Ora vi dico che questa non è la prima storia che scrivo, ma è come se lo fosse.  Prima d'ora non avevo mai scritto storie completamente inventate, inventando ambiente, personaggi e situazione e non avevo mai scritto neanche una storia dell' «orrore». Spero vi piaccia, o almeno vi faccia venire un po' d'ansia. Se volete commentare fate pure. Ogni commento è ben accetto. Positivo o negativo che sia. Magari mi aiutate anche a sistemarla e mi date qualche consiglio, che non guasta mai. Ps. Ho già provato a "sistemare" un po' la storia in base alle recensioni già ricevute, ma devo ancora rileggerla alla ricerca di qualcos'altro da perfezionare. Sono ancora alla ricerca di un titolo che incuriosisca qualcuno e spero di trovarlo presto. Perdonate gli eventuali, e sicuramente presenti, errori grammaticali o di distrazione. Byeee :)

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Lumos_Nox95