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Autore: Naki94    21/11/2014    2 recensioni
Albiesville, un villaggio americano nel quale ogni cittadino è consapevole di una sola cosa: la data della propria morte. E quando il protagonista torna al suo paese natale, verrà a conoscenza di una terrificante realtà che lo riguarda personalmente.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lettore rimarrà incredulo alle parole che compongono il mio racconto, e spero d'essere in grado di descrivere ciò che accadde nella cittadina di Albiesville in maniera così vicina alla realtà, da essere finalmente creduto.

Le miei origini risalgono al medioevo e alla mie spalle si apre un fitta rete di parenti e generazioni, che non sono orgoglioso di elencare o presentare al mio caro lettore. Dunque ognuno di essi è nato e vissuto a Albiesville nell'antica magione dei Lloyd e, come ogni cittadino di Albiesville, è anche morto nei pressi del paese. Si mormora che anche quelle persone che per lavoro o per famiglia avevano deciso di trasferirsi e stabilirsi altrove, al momento della vecchiaia tornavano al paese natale per accogliere il loro destino.

Da moltissimo tempo non non mi recavo a trovare i miei parenti e la scorsa estate, giacché mi trovavo nei paraggi della campagne, ebbi l'idea di fermarmi per due soli giorni alla villa.

Non appena giunsi fui accolto benevolmente da ciascun membro e il mio inaspettato arrivo creò un così grande scompiglio che venne organizzata al momento un'importante cena, ritrovo di tutta la numerosa famiglia Lloyd. E seduti tutti al grande tavolo di mogano del soggiorno, illuminati dai lampadari appesi e dalla brace del camino, venni nuovamente assorbito da tutti quegli eventi e pettegolezzi di paese dei quali, trasferendomi in città, avevo perduto completo interesse. Rimasi comunque ad ascoltare e, a dir il vero, non fui più di tanto al centro dell'attenzione se non quando zia Meryl non prese a setacciare la mia vita privata con imbarazzanti domande alle quali tutti scoppiarono in grosse risate.

Notai che alcuni membri non si erano presentati alla cena e venni informato che essi erano morti poiché giunti alla vecchiaia. Venni poi aggredito da profondo rammarico quando scoprii che tra i deceduti v'era anche in nonno Anthony con il quale avevo trascorso in gioventù splendide giornate. Era però ancora in vita la moglie, ovvero mia nonna Agatha, che durante il banchetto interloquì di rado, forse a causa della recente scomparsa del marito. Ella stava seduta a stuzzicare qualche piatto interessante e di tanto in tanto sorseggiava dal bicchiere di vino che a fatica reggeva in mano. In quelle condizioni ella mi faceva enorme compassione.

Terminato il banchetto la scena si spostò in salotto ove venne aperta, in mio onore, un'importate bottiglia di brandy. Durante la bevuta mi sentii autorizzato ad andare da nonna Agatha per mostrare le miei più sincere condoglianze, tuttavia ella, alle mie confortanti parole, scoppio in modo inaspettato in un'agghiacciante e folle risata che mi raggelò le vene. Nessuno però sembrò accorgersene ed io seguii quell'apatica situazione unendomi all'atteggiamento indifferente della massa sebbene, dentro di me, dimorò per tutta la serata un lume di inspiegabile terrore e disagio.

A tarda notte venni accompagnato alla mia camera da letto al secondo piano e presi congedo ringraziando dell'ottimo banchetto e della splendida compagnia.

Nella stanza venni avvolto da un tetro abissale silenzio che venne attenuato dalla meravigliosa vista che la finestra poteva offrirmi poiché, attraverso di essa, potevo osservare dall'alto la nera campagna e tutte le strade e le case di Albiesville giacché la magione dei Lloyd si poneva rialzata su di un colle torreggiante e maestosa su tutto il paese.

Quella notte fui aggredito però da bizzarri incubi e svegliandomi più volte di soprassalto non potei affatto non notare alcune piccole luci oltre la finestra spalancata. Quando mi affacciai intimorito scoprii che esse si muovevano nel buio l'una dietro all'altra per la via principale del paese verso l'oscura campagna.

Errai allora per la magione scoprendola misteriosamente vuota, tutti i miei parenti sembravano essere scomparsi nel nulla. Agguantai allora il pastrano ed uscii silenziosamente dalla villa cercando di giungere più in fretta possibile il paese, giacché quel particolare evento notturno aveva creato in me un intenso desiderio di soddisfare quella mia curiosità.

Giusi attraverso un stretta e angusta via laterale presso il corteo e, coperto dalle tenebre, osservai la fila di gente incappucciata che reggeva tra le mani un piccolo cero e che, a passi lenti, camminava con sguardo basso sussurrando lievemente una incomprensibile filastrocca o preghiera. I miei occhi erano assai increduli e il mio corpo attonito se ne stava nascosto attaccato da improvvisi brividi che nascevano dall'eccitazione, dal terrore e dal freddo che era inaspettatamente calato su tutto il paese.

Segui il corteo lentamente e senza farmi notare, fintanto che non si giunse nel cuore della campagna presso una piccola facciata di una cappella abbandonata posta in rientranza di un versante di collina. In verità si trattava di un'immensa cavità, simile ad una grotta, dentro la quale vi stavano pressoché tutti i cittadini del paese. Entrai per ultimo e di soppiatto, rimanendo nascosto dalle colonne di pietra che reggevano l'intera maestosa struttura. Partecipai così ad una lunghissima messa recitata in una lingua a me sconosciuta, ma quei versi richiamavano a me un qualche cosa di familiare e noto che tuttavia non riuscivo a rammentare. Sebbene non conoscessi il significato di quelle parole esse esercitavano su di me un vertiginoso senso di malessere mentale accentuato da un'inspiegabile terrore che mi andava crescendo nel petto.

Ciò che vidi in seguito fu atroce e terrificante giacché notai, con imbarazzante sorpresa e angoscia, mia nonna Agatha distesa su di un altare al centro della grotta. Un uomo definibile come il sacerdote che a morsi le staccava inghiottendo interi pezzi di carne dal collo. In seguito quell'orgia di gente, che partecipava indifferente all'abuso straziante, si unì al banchetto di carne umana con fauci coperte di sangue e lembi di tessuti e organi tra le laide mani inzuppate, finché di mia nonna Agatha non restò che qualche spolpato osso e i rivoli di sangue scuro illuminato dalle torce appesa alle pareti.

Terrorizzato tentai la fuga attraverso l'ombra dei colonnati e sebbene il panico mi avesse assalito cercai di mantenere la calma finché non fui completamente giunto all'esterno della grotta, oltre una fila di olmi poco distante. Lì per poco non svenni al richiamo di quelle orribili immagini, sicché raggiunsi di fretta la magione, col pensiero d'essere inseguito dalle ombre notturne che s'inerpicavano in ogni momento attorno al mio essere tremante paura.

Mi infilai nella mia stanza aspettando con pazienza il ritorno della mia famiglia da quella messa nera. Fino al giungere dell'alba restai con gli occhi spalancati e le orecchie ben tese. Nel mentre notai affisso alla parete una quadro raffigurante l'albero genealogico dei Lloyd di Albiesville. Dovendo rimanere concentrato su qualche cosa che mi distraesse da certe orribili visioni cominciai a studiare i nomi e le date dei membri. Notai così che ognuno di essi era morto all'età di settantanove anni, nessuno prima e nessuno dopo. A quel bizzarro dettaglio ricordai che anche mia nonna Agatha, quella stessa sera, avrebbe compiuto settantanove anni.

Ciò che avvenne in seguito alle mie successive ricerche in merito alla mia famiglia evito assolutamente di raccontarlo, poiché desterebbe in voi lettori incubi ben peggiori di qualunque altro terrificante sogno che avete ora il coraggio di rammentare. 

   
 
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