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Autore: Yume no_Hana    21/11/2014    2 recensioni
E se Romeo e Giulietta avessero avuto una figlia, nata esattamente il giorno prima della tragedia di Neo-Verona?
Di certo non avrebbe potuto conoscere i suoi genitori, per cui ho provato a immaginare un pò la sua vita...
Dal testo:
La Capuleti si tolse del tutto il mantello, mostrando oltre al viso anche il vestito maschile e un bambino addormentato tra le braccia. A quella vista Cordelia sgranò gli occhi, iniziando a balbettare furiosamente.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cordelia, Curio, Giulietta Fiammata Astro Capuleti, Nuovo personaggio, Tebaldo Volumnia Capuleti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 *leggere note autore*
Anna aveva sempre odiato stare ferma, quella sensazione di tranquillità che le faceva addormnetare i muscoli le dava fastidio come poche cose e di certo un braccio rotto non l'avrebbe fatta rimanere a letto come invece le aveva consigliato, o meglio, ordinato, Cordelia. Alla fine tutti quanti si erano arresi e decisero di lasciarla fare, aiutandola solo con le cose più pesanti o in casi di estrema difficoltà. Si sapeva che la ragazza fosse testarda. Anna non poteva essere più felice, dopo una settimana passata d'inferno, in cui tutti la trattavano come se avesse bisogno di aiuto per tutto, dall'andare in bagno al bere un bicchiere d'acqua, finalmente era libera.
Quel giorno era già il dodicesimo dopo il suo "infortunio", ma doveva aspettare ancora un paio di giorni prima che le togliessero le fasciature, mentre sarebbero passati minimo sei mesi prima che Cordelia smettesse di starle con il fiato sul collo. Anche Curio era preoccupato per lei, così la mandò in città, dicendole  che se fosse tornata prima dell'ora di pranzo, non le avrebbe fatto mangiare il dolce. A nulla erano valse le proteste di lei, infattiin pochi minuti si ritrovò per le vie di Neo-Verona, senza una meta e senza nemmeno la voglia di trovarla. Sarebbe voluta andare da Antonio o da Tebaldo, ma se il primo era di nuovo partito il giorno prima per un'altra città, il secondo sembrava essere scomparso, o quantomeno sembrava volerla evitare, visto che ogni tanto sentiva Cordelia e Curio parlare di una ricerca su cui Anna non sapeva e non chiedeva nulla. La ragazza sospirò, appoggiandosi al muro di una casa, guardando il via vai delle persone che passavano per andare al mercato.
"Piccola Anna! Cosa ci fai qui?" la chiamò qualcuno con uno strano accento inglese. La ragazza si voltò sorridendo, perchè era impossibile non riconoscere la voce dello sceneggiatore William Farnese, detto Willy.  Lo abbracciò, quasi saltandogli addosso. "Willy, come stai?" gli chiese, mentre lui si sistemava i ciuffi del caschetto biondo. "Sto bene, tesoro, stavo andando a fare una cosa, vuoi venire? Così mi racconti ciò che è successo al tuo fragile braccio." rispose indicando le fasciature. Anna annuì con foga, seguendolo pur non sapendo dove volesse andare. Si incamminarono verso la periferia, Anna che spiegava quello che era successo circa due settimane prima e Willy che annuiva silenziosamente.
"Mi hanno detto che hai picchiato un ragazzo, è vero?" le chiese, spostandole una ciocca rossa dietro l'orecchio in un gesto paterno. Lei arrossì, per poi sbuffare, rispondendo: "Potrebbe essere vero..."
Aveva volontariamente omesso quella parte del discorso, visto che provava imbarazzo a parlarne. Lo sceneggiatore si mise a ridere, per poi dichiarare:
"Sei proprio uguale a tua madre." Quella frase fece rattristare la ragazza, che rimase zitta fino a destinazione. Si fermarono davanti ad un maestoso albero, a cui piedi erano appoggiati alcuni mazzi di fiori bianchi e rossi. "Qualcuno è venuto prima di me, vedo..." disse lui, inchinandosi così da poter appoggiare una mano sulle lapidi di fronte, seguendo con i polpastrelli le incisioni che formavano i nomi. "Perchè siamo qui?" chiese la ragazza, stringendosi nelle spalle per una ventata molto forte e fredda. La portavano in quel posto quando era piccola, ma non le era mai piaciuto, le faceva venire in mente brutte cose. Morte, rimpianto e tristezza erano solo poche delle tante. "Lo sai cos'è questa?" lui non si voltò, continuando ad accarezzare la pietra lavorata. "Una tomba..." annuì lei. "Due. Sono due tombe." la corresse, avvicinandosi a lei.
"Sai chi è sepolto qui?"
"I miei genitori."
"I loro nomi?"
"Giulietta Fiammata Astro Capuleti e Romeo Candore Montecchi." disse lei, confusa per quel piccolo interrogatorio.
"I simboli delle famiglie?"
"Iris per i Capuleti e Rose per i Montecchi." indicò i mazzi di fiori appoggiati sulle radici.
"Esatto, come sai, l'anniversario della loro morte è tra circa quindici giorni, ma io domani parto per Mantova, quindi ho voluto fare un saluto prima di andare." le spiegò, pur non facendole capire perchè tutte quelle domande. Le raccontavano la storia dei suoi genitori come favola della buona notte, quindi non avrebbe mai potuto dimenticarla. "Piccola Anna, ormai sei grande, a quest'età avresti dovuto prendere in potere Neo-Verona, essendo tu l'erede di sangue di tutte e due le famiglie. Avrei solo voluto che con te ci fossero anche Giulietta e quel ragazzo." sospirò "Sai, loro non vogliono che te lo dica. Ma non mi sembra giusto che tu rimanga all'oscuro, tra poco compirai sedici anni. Devi sapere che a Neo-Verona, o comunque nei dintorni, qualcuno sta cercando di uccidere tutte le persone che hanno avuto il minimo contatto con le due casate."
"In poche parole, tu sei il bersaglio principale, principessa." proferì qualcuno alle sue spalle, facendola voltare di scatto. Il tono in cui l'aveva detto non prometteva niente di buono, specialmente il modo in cui l'aveva chiamata, sembrava come se lo stesse sputando, come se la stesse chiamando con termini volgari. Le si strinse il cuore.
"Arthur, è un piacere vederti, è passato tanto tempo. Sei cresciuto molto dall'ultima volta che sei andato via...avevi sei anni, giusto?" prese parola lo sceneggiatore.
"Sette anni, signore." rispose, senza però degnarlo di uno sguardo, i suoi occhi erano rivolti verso la quindicenne e la guardavano con l'odio negli occhi, tanto che Anna fece un passo indietro, bianca in volto. Deglutì, senza però smettere di rispondere ai suoi occhi. "C-Che ci fai qui?" gli chiese, lasciando perdere il fatto che stesse balbettando.
"Non credo siano affari tuoi cosa ci faccia davanti ad una tomba." detto questo, si avvicinò alle tombe, spintonandola così che si spostasse. In mano aveva un mazzo di fiori e lo buttò vicino alle lapidi in un gesto rude, per poi prendere un coltello e infilzarlo nei petali, distruggendo gli iris che inziarono a volare portati via dal forte vento. Anna si accigliò.
"Cosa stai facendo?!" si avvicinò alle lapidi, spingendolo in modo che non le fosse d'intralcio, e si mise a sistemare ciò che lui aveva fatto. Il ragazzo la osservava dall'alto con occhi assenti, finchè lei si alzò. In quel momento la strattonò per un braccio e le puntò il coltello alla gola, facendola sussultare.
"Principessa, non metterti in mezzo in cose che non ti riguardano, rischi di farti del male. In questi casi non puoi dire che sei una Capuleti, e nemmeno che sei una Montecchi, perchè solo dirlo sarebbe la tua fine." enunciò, con un tono che la fece tremare. Willy li guardava senza accennare a muoversi, ma ad Anna sembrava come se non ci fosse. Perchè non l'aiutava? Perchè non si avvicinava? Perchè rimaneva immobile?
La ragazza deglutì, anche se aveva la bocca asciutta, gli occhi azzurri sgranati che passavano dal fissare quelli del ragazzo al coltello che le sfiorava il collo. Provò a fare un passo indietro, ma la stretta sul suo polso si intensificò, facendola gemere dal dolore. Solo in quel momento lui la lasciò, abbassando la lama e mettendola alla cintura in un gesto fulmineo. La ragazza riprese a respirare e il viso si ricolorò. Cadde sulle proprie gambe, mettendo una mano sul cuore per cercare di calmare i battiti, ma loro non smettevano di battere incessantemente.
Il ragazzo la osservava dall'altro, negli occhi si potevano distinguere la pietà e il disgusto, anche se miste ad altre emozioni. Si diresse verso William, sussurrandogli qualcosa all'orecchio, per poi andarsene e rivolgersi ad Anna senza voltarsi:
"Te l'avevo detto, solo perchè hai nelle vene il sangue delle due grandi case devi stare zitta. Basta quello e le persone ti ucciderano. Cerca di stare più attenta, principessa."
Però la ragazza non sapeva come interpretare quella frase.
*
Quella sera, a casa di Curio, la ragazza rimase per tutto il tempo zitta, mangiando poco e niente di ciò che aveva nel piatto. Aveva raccontato a Curio quello che era successo al cimitero, ma non riusciva a non pensarci. L'uomo la guardava preoccupato dall'altro lato del tavolo, ma restava zitto, quindi la cena si svolse in silenzio.
"Non capisco perchè mi odi così tanto..." sussurrò a sè stessa Anna, mettendosi a letto e rimboccando le coperte. Quando chiudeva gli occhi, le tornavano in mente quegli occhi neri pieni di odio, quindi rimase a guardare il soffitto. Fu una delle poche notti che passò insonne.




Angolino mio...
*usa un tavolino come scudo*
Si, scusate, sono scomparsa... e non ho aggiornato per....5 mesi?
Ho fatto il capitolo un pochino più lungo per farmi perdonare...ma non so quando aggiornerò di nuovo.
Avrei dovuto aggionìrnare tempo fa, ma tra lutto, ricovero, il cambio di scuola, l'estate e la non ispirazione, alla fine ho ricominciato a scrivere solo verso settembre circa.
Riguardo al leggere le note, volevo farvi una specie di indovinello. Sapete, il nome Arthur non l'ho messo a caso, c'è un motivo! Voi dovete indovinarlo, visto che nei prossimi capitoli lo scriverò...
Scrivetelo per recensione, oppure mandatemi un messaggio...
Si, lo so, in questi casi c'è bisogno di un premio, ma lo inventerò al momento...
Direi di aver finito, scusate ancora e Byeeeee


 
  
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