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Autore: Lily Liddell    21/11/2014    2 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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Petrichor
4x01 Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo
 
Il treno arriva al Distretto 12 in perfetto orario; l’ultima volta che sono arrivata qui, con i miei nipoti, ero miserabile. Non riesco a non pensare a quante cose siano cambiate rispetto a due anni e mezzo fa.
Anche la stazione è molto diversa. C’è molta più gente, è tutto più nuovo. Durante la mia assenza, il Distretto ha continuato la sua rinascita, e adesso è praticamente ricostruito.
Sono sorpresa quando alcuni volti mi sorridono, evidentemente mi riconoscono. Un uomo anziano, che riconosco essere uno dei clienti più assidui della panetteria di Peeta, si ferma un attimo davanti a me, per salutarmi.
È tutto un po’ surreale, non ha nulla a che vedere con il Distretto 4, o la Capitale, ma devo ammettere che questo posto ha un fascino particolare.
Ad aspettarmi ci sono sia Peeta che Haymitch, sinceramente non mi aspettavo anche la sua presenza. L’ultima volta era venuto a prendermi solo il ragazzo, e adesso, a distanza di quasi un anno e mezzo, lo noto ancora più cresciuto.
Non credo che lui e Katniss smetteranno di essere i miei bambini, però.
Finalmente posso smettere di trascinarmi dietro i trolley e la gabbietta di Pumpkin, quando Peeta mi viene in contro, seguito da Haymitch.
Abbraccio calorosamente il ragazzo, congratulandomi anche di persona e faccio fatica a lasciarlo andare. Riesco a leggere la gioia nei suoi occhi, che sicuramente si riflette nei miei.
Non esito ad abbracciare anche Haymitch, ma per meno tempo e meno entusiasmo. Stavolta dovrà guadagnarsi il mio affetto.
Dopo il giro di saluti, Haymitch mi fa immediatamente notare che per il tempo che dovrò restare, ho portato troppe valigie. Me ne ero accorta anche io, mentre Annie continuava a passarmi tutti i capi che avevo nell’armadio e devo dire di essere stata tentata di lasciare una o due borse lì, ma poi non sapendo cosa indossare al matrimonio, ho preferito portare tutto. Non si sa mai…
« Perché hai portato anche il gatto? » Mi chiede poi Haymitch, afferrando in malo modo la sua gabbietta e io mi affretto subito a prenderla, per evitare che lo faccia cadere. « Perché ha portato anche il gatto? » La domanda viene poi rivolta subito a Peeta quando io non rispondo immediatamente.
Il ragazzo si stringe nelle spalle, caricandosi come un mulo con le mie borse, e lasciando le restati ad Haymitch.
« Non potevo certo lasciarlo con Johanna! » Mi difendo, cominciando a incamminarmi verso l’uscita.
Peeta è subito dietro di me e con la coda dell’occhio lo vedo voltarsi verso Haymitch. « Non ha tutti i torti… »
Sento appena che Haymitch borbotta qualcosa, e poi comincia di nuovo a lamentarsi sulla quantità di valigie, quando inizia a sollevarle.
La prima cosa che mi accoglie, al Villaggio dei Vincitori, è lo starnazzare delle oche di Haymitch, che arriva da lontano.
Avevo dimenticato l’odore di questo posto, la legna bruciata, il terreno bagnato… è così diverso dall’odore di salsedine sempre presente quando ero a casa di Annie.
Un po’ mi mancano, vorrei sapere che cosa sta facendo adesso il piccolo Finn. Quando ci siamo salutati davanti al treno, prima che salissi, non sono riuscita a contenere la commozione. Sarà difficile passare le mie giornate senza quel bambino, ma devo cercare di concentrarmi su altro.
Come ad esempio il fatto che senza nemmeno chiedermi il permesso, sia Peeta che Haymitch si stanno dirigendo con i miei bagagli verso la casa di quest’ultimo.
« Chiedo scusa. » Mi schiarisco la gola, fermandomi e puntando i piedi a terra, poi mi rivolgo a Peeta. « La tua vecchia casa è ancora libera? »
Il ragazzo è visibilmente confuso, ma dopo un attimo di incertezza, annuisce. « Sì, perché? »
Mi ritrovo a sorridere, senza sentirlo veramente. « Perfetto, allora se non vi dispiace potete anche portare i miei bagagli lì. »
Li sorpasso, aspettando che si muovano, e la voce di Peeta mi arriva alle spalle, troppo alta per non essere sentita, anche se si sta rivolgendo chiaramente ad Haymitch. « Credo tu sia nei guai… »
Dal momento che Peeta non è stato così discreto da usare un tono di voce più basso, mi volto appena verso di loro, con il sorriso ancora disegnato sulle labbra. « Oh, non ne hai idea. »
Non entravo in questa casa dai tempi dell’incendio e appena oltrepasso l’ingresso, il sorriso si spegne.
La casa è perfetta, sembra che non sia mai successo nulla. L’arredamento è simile, ma diverso nei dettagli. È fredda, ma basterà accendere il camino.
Mentre Haymitch e Peeta portano le mie valigie al piano di sopra, io ne approfitto per liberare Pumpkin che subito sparisce sotto uno dei divani, e per andare ad aprire le finestre in modo da arieggiare un po’ la casa.
Le tende sono terribili, ma per il momento preferisco non toccare nulla. Non so sul serio quanto resterò qui, potrei tornare al Distretto 4 fra otto settimane, è meglio che non mi faccia strane idee.
Sfregandomi le braccia, faccio correre lo sguardo fuori la finestra. Fortunatamente la neve si è sciolta dalle strade e ora sono rimasti solo piccoli cumuli negli angoli delle vie. Nel giro di una o due settimane sparirà del tutto.
« Se non chiudi ti prenderai un malanno. » La voce di Haymitch mi fa trasalire, non lo avevo sentito arrivare.
Ormai l’aria si è rinfrescata, quindi gli do ascolto e chiudo la finestra. « Peeta mi ha detto che hai smesso di bere. »
Lui storce il naso, poi si allontana per andare ad accendere il camino. « Non è che abbia avuto molta scelta. Il treno con i rifornimenti non arriva da settimane. »
Ora le cose sono decisamente più chiare. Lo raggiungo, sedendomi sul divano di fronte al caminetto e quando ha finito, anche lui si siede. « Potrebbe essere la volta buona. » Gli faccio notare, osservandolo, ma lui evita di proposito il mio sguardo, concentrandosi a guardare le fiamme che prendono vita.
« Nah… » Risponde semplicemente, dopo qualche secondo.
Osservandolo più da vicino, mi rendo conto che ha il viso stanco. Enormi occhiaie gli segnano gli occhi, prima alla luce del sole non l’avevo notato, ma ora, con le ombre proiettate dal caminetto, sono molto più evidenti.
« Sai che mi devi delle scuse, vero? » Dico dal nulla, perché è bene che lo sappia. Non vorrei si facesse idee sbagliate.
Haymitch mi guarda come se avessi appena detto che il fuoco è freddo e questa sua espressione mi fa quasi tenerezza. Ma perché provo ancora a spiegargli le cose? « E posso sapere di cosa dovrei scusarmi, Principessa? »
Se sta pensando di corrompermi usando stupidi e vecchi nomignoli, non funzionerà… non del tutto almeno. « Assolutamente no. È proprio questo il punto. »
« È un punto molto stupido. »
« Tu sei un uomo molto stupido. »
Questo tipo di scambio di battute veloci mi è mancato, non so nemmeno dire quanto ma mi è mancato.  Riesco a vedere negli occhi di Haymitch che sta pensando la stessa identica cosa, quando purtroppo veniamo interrotti da Peeta, che con un leggero colpo di tosse fa notare la sua presenza alle nostre spalle.
Sia io che Haymitch ci voltiamo verso il ragazzo, che dopo un momento di incertezza, indica le scale che portano di sopra. « Ho finito di sistemare le borse nella tua camera, Effie, pensavo che- » Si ferma un attimo, rimanendo in silenzio e osservando la scena, prima di grattarsi la nuca, un po’ imbarazzato. « Però non fa niente, adesso io magari vado. »
Questa volta io ed Haymitch parliamo nello stesso istante, ma mentre lui enfatizza un sonoro: « Già » io scuoto la testa, socchiudendo appena gli occhi. « Sciocchezze. »
Lo colpisco appena sulla gamba, per non fargli aggiungere altro, e mi alzo immediatamente, sistemandomi il vestito. « Devo ancora salutare la futura sposa, no? Abbiamo fin troppe cose di cui dover parlare. »
Dopo aver spento il caminetto, per evitare incidenti, andiamo tutti a casa dei ragazzi. Katniss è felice di vedermi, nonostante tutto.
Vederli tutti e tre insieme, sereni, mi fa stare bene. Posso finalmente constatare che le cose si stanno aggiustando sempre di più, che non sono perfette, certo, ma il tempo va a vanti.
Dopo qualche momento di chiacchiere frivoli, è il momento di prendere in mano la situazione.
« Allora, avete detto che vi sposerete al Palazzo della Giustizia, quindi ci servirà un vestito adatto… »
Katniss china gli occhi su quello che ha indosso in quel momento: un pantalone scuro, un pullover grigio e degli anfibi di pelle. « Veramente pensavo di andarci così. » Non riesco a capire se è sarcasmo o è seria. Mi volto confusa verso Haymitch e Peeta, per una conferma e li vedo ridere sotto i baffi, poi Katniss aggiunge, con serietà. « Ovviamente senza pullover. »
Inclinando un sopracciglio e tornando a guardarla, la squadro da capo a piedi. Non posso permetterle di commettere un simile reato.
Faccio scoccare la lingua contro il palato, aprendo la borsa che ho poggiata ad una spalla. Tiro fuori la cartellina su cui ho lavorato durante tutto il tragitto dal Distretto 4 a qui e poi torno a guardare Katniss. La vedo impallidire. « No. » Dice immediatamente, poi solleva lo sguardo sui due dietro di me, con uno sguardo implorante. « No… »
Mi avvicino a lei, afferrandola per un braccio e dandole qualche leggera pacca sulla schiena. « Non puoi vestirti così al tuo matrimonio, Katniss. »
Lei non sembra nemmeno avermi ascoltata, mentre cerco di indirizzarla verso le scale ma Katniss resta voltata verso Haymitch e Peeta che adesso stanno quasi ridendo. « Haymitch! Fa qualcosa, fermala. »
È in questo momento che i due non riescono più a trattenere le risate e lo sguardo di Katniss da implorante diventa omicida.
« Mi dispiace dolcezza, ma non posso farci proprio niente. »
Non capisco perché tante storie; portando gli occhi al cielo, la spingo verso il primo gradino. « Su, su, su! Non è una tragedia. Dobbiamo solo provare qualche vestito… ti prometto che durerà poco. »
Haymitch e Peeta intanto si stanno divertendo fin troppo, quindi quando sono a metà strada con Katniss, mi volto e sorrido nella loro direzione. « Restate qui voi due, quando ho finito con lei sarà il vostro turno. »
Le risate muoiono all’istante, e stavolta è Katniss a sorridere, lasciandosi spingere al secondo piano.
Dal suo armadio facciamo uscire un vecchio scatolone, dimenticato lì da chissà quanto tempo. Al suo interno ci sono una manciata di vestiti, buttati lì senza alcuna cura, tutti spiegazzati.
« Non so perché non li ho buttati. » La voce di Katniss si è abbassata, ma il suo sguardo è rimasto invariato.
Dal momento che lei non osa toccarli, mi avvicino ai vestiti per vedere se c’è qualcosa di fattibile.
« Forse dovrei buttarli. »
Non ha senso farle indossare un abito che le porti brutti ricordi in una giornata dove dovrebbe solo essere felice. « Perché buttarli quando possono essere sfruttati al meglio? » È una domanda retorica, perché poi prendo un vecchio vestito verde acqua e comincio a strappargli le maniche.
Katniss sobbalza all’improvviso rumore di stoffa che si strappa, ma non mi ferma. « Che stai facendo? » Chiede invece, un po’ allarmata.
Io continuo, mettendo da parte le maniche e tenendomi solo il vestito, poi riprendo a cercare nello scatolone. « Se non c’è niente che indosseresti, tanto vale creare qualcosa di nuovo da mettere. »
« Ma- credevo volessi farmi mettere un vestito strano e vistoso. » La sua confusione è così genuina da farmi sorridere.
« Peeta ha detto che volete qualcosa di semplice. Non sono qui per imporvi nulla, solo per aiutarvi a non rovinare tutto. » Le passo un vestito blu, e lei se lo rigira fra le mani, prima di decidersi a strapparlo, imitando i miei gesti di poco prima. « Katniss, è il tuo matrimonio, indosserai qualsiasi cosa tu voglia. »
Lei solleva lo sguardo e apre la bocca per parlare, ma io levo una mano e le poggio due dita sulle labbra. « Bah, bah, bah. Tranne quello che hai indosso ora, e dovrà essere comunque approvato da me. »

Il resto della settimana trascorre velocemente, non mi aspettavo una risposta positiva da parte di Katniss, invece mi sta dando corda e alla fine credo si stia anche divertendo a farmi valutare accostamenti improponibili di proposito solo per vedermi affranta.
Occuparmi del matrimonio riporta in me vecchi ricordi, alcuni dolorosi altri felici. Non è la prima volta che le faccio provare abiti da sposa, ma ora è tutto nuovo, questa volta è vero.
Trovare un vestito per Peeta è molto più semplice, così com’è semplice trovarlo per Haymitch. Anche se il suo dovrà fare un viaggio di emergenza in lavanderia prima di poter essere indossato.
Adesso ho una questione altrettanto importante da trattare con lui, e la cosa mi preoccupa un po’.
Quando arrivo a casa sua, per la prima volta da quando sono tornata, la prima cosa che noto è che la casa non è nel disordine più totale, come me l’ero immaginata.
Ha addirittura tenuto le tende che gli avevo fatto cambiare.
« Hai bruciato quelle vecchie e non avevo nessuna intenzione di andare a comprarne delle nuove. » È stata la sua scusa, ma a volte credo che pensi sia più stupida di quanto sembro.
Ci sistemiamo in cucina, mi siedo al tavolo mentre lui inizia a preparare un tè. Comincio a sondare il terreno, facendo domande casuali sul matrimonio.
Haymitch risponde alle mie domande, e non credo sospetti nulla; poi, quando mi porge la mia tazza e prende posto di fronte a me, mi sorprende. « La risposta è no, dolcezza. »
« No? » Sono confusa, ma continuo a guardarlo mentre lui nasconde un ghigno dietro la tazza fumante, prima di provare a bere un sorso.
« Non accompagnerò Katniss all’altare, o da qualsiasi altra parte. » Forse anche io lo credo più stupido di quanto in realtà è, ma mi aspettavo comunque una risposta simile.
Metto giù la tazza, poggiando le mani sul tavolo e intrecciando le dita. « Non puoi farmi questo. » Sono seria, terribilmente seria. « Haymitch, ho convinto Katniss a giocare al bricolage con i vestiti. Tu consegnerai quella ragazza a Peeta. »
Detto questo, mi alzo dalla tavola, recupero la tazza e vado in salotto, stando attenta a non scottarmi.
Dopo nemmeno un minuto, suona il campanello e vado ad aprire, abbandonando nuovamente la tazza semivuota sul tavolino di fianco al divano. È Peeta e regge un enorme pacco, sottile di spessore. È una delle sue tele, rivolta verso di lui.
Haymitch ci raggiunge in salotto, per vedere chi fosse anche se le opzioni non erano molte.
« Che cos’è? » Chiede al ragazzo, indicando quello che ha in mano e sedendosi sul divano in malo modo.
Peeta sorride radioso, facendomi cenno di sedermi accanto a Haymitch, io mi poggio appena al bracciolo del divano, rimanendo in attesa della sua risposta.
« Un dipinto. » Dice, continuando a sorridere ma senza girarlo.
« Fin qui ci arrivavo, vuoi farcelo vedere o no? » Non capisco l’impazienza, forse è solo curioso di vedere uno dei nuovi lavori di Peeta, oppure vuole solo che se ne vada.
Peeta annuisce, voltando finalmente la tela.
Il dipinto ritrae una scena familiare; siamo noi quattro nel salotto di casa loro. Io e Katniss siamo sedute al tavolo, nell’intento di tagliare e ricucire pezzi di abiti. Haymitch è sul divano con un libro in mano, e Peeta è accanto al camino, mentre ravviva il fuoco. Momenti come questo si sono ripetuti più volte durante gli ultimi giorni.
È magnifico, non mi aspettavo nulla del genere. Due lacrime mi si formano ai lati degli occhi, ma le asciugo subito.
« Ho pensato che ti avrebbe potuto far piacere appenderlo da qualche parte. » Dice rivolto ad Haymitch, ma lui ha ancora gli occhi puntati sul dipinto. Dopo un momento, annuisce semplicemente, senza aggiungere altro.
Io mi alzo e vado ad abbracciare Peeta, prendendo poi in mano la tela, per guardala meglio. « È meraviglioso, veramente bellissimo. » Gli sorrido di nuovo e lui arrossisce, chinando il viso.
« Ora è meglio che vada, devo aiutare Katniss a preparare la cena. » Si congeda velocemente, e io vado immediatamente a poggiare il quadro sul divano, accanto ad Haymitch.
Lui gli lancia un’altra occhiata, poi sento che il suo sguardo si ferma su di me. « E va bene. » Dice, seccato.
Io mi volto verso di lui, confusa. « Come prego? »
« Ho detto va bene, consegnerò Katniss a Peeta, ma non indosserò niente di particolare. » Ancora più felice, congiungo le mani e poi mi chino verso di lui per dargli un leggero bacio sulla guancia. Lui mi allontana, facendo finta di essere infastidito, poi aggiunge: « Adesso vattene, prima che cambi idea. »
Senza aspettarmi nulla di diverso, e ancora con il sorriso sulle labbra, do un’ultima occhiata a quel magico quadro ed esco, tornando sulla strada.
Facendo il giro della casa di Haymitch, trovo Peeta ad aspettarmi con le braccia incrociate.
Appena mi vede, si muove e mi viene incontro. « Come hai fatto a fingere di piangere? » Mi chiede, sorpreso.
Io scuoto la testa, sorridendo debolmente. « Non fingevo. È veramente bellissimo. »
« Oh- grazie… » Anche lui sorride, un sorriso contento, spontaneo e genuino. Poi cominciamo a camminare vicini, mentre mi accompagna a casa. « Ho esagerato? »
Mi ritrovo di nuovo a scuotere la testa, perché non riesco quasi a parlare dalla felicità. « No. No, sei stato bravissimo. » Mi metto sottobraccio, e sollevo lo sguardo.
« Ha funzionato? Accompagnerà Katniss? »
Stavolta annuisco, inspirando lentamente l’aria fresca del Distretto. Certo, forse questo stratagemma è stato un po’ troppo, ma mi rimangono solo sette settimane e non ho intenzione di perdere tempo, farò quello che serve per questo matrimonio.
E poi Haymitch avrebbe accettato comunque alla fine, ho solo accelerato un po’ le cose…


A/N: Salve! Ancora una volta un capitolo un po’ più lungo, ma questo qui mi è piaciuto tantissimo da scrivere, penso sia il mio preferito in assoluto quindi ci terrei tantissimo a sapere cosa ne pensate! :D
Il dipinto è stato la ciliegina sulla torta, ma della torta parleremo nel prossimo capitolo u.u
Fra Katniss, Peeta, Haymitch ed Effie qui non so chi mi sia piaciuto di più… se fossi brava a disegnare farei il dipinto >_> ma gli omini stilizzati mi vengono male, quindi niente da fare.
Ho visto Mockingjay ieri e l’ho amato, voglio andare a rivederlo perché una volta sola non basta.
A presto,
 

x Lily
   
 
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