Konohamaru e Hiruzen: il dolore più grande arriva all’improvviso
(quel giorno anche il cielo piangeva)

Dedicata al mio fantastico nonno “Eio”,
per  i bellissimi momenti che abbiamo passato insieme.
Pubblicata ad un mese esatto da quando ha chiuso gli occhi per sempre.
Nonno ti voglio un bene dell’anima. <3

Era una bella mattinata nella soleggiata Konoha e un piccolo e ancora spensierato Konohamaru di cinque anni correva allegro per le vie del villaggio, rincorso da Hiruzen, il Terzo Hokage.

-Konohamaru, piccola peste, fermati subito!-

Il bambino rise – Prendimi nonno, dai! Tanto non ne sei capace!- E dicendo ciò, sparì fra la folla del mercato.

“Non ne sono capace, eh?” Hiruzen sorrise furbo.
Dopo poco il bimbo era stato acchiappato dal nonno.

-Uffa però! Non è giusto, mi prendi sempre! Da grande sarò fortissimo, e allora diventerò il Quinto Hokage!-
Il Terzo rise sommessamente –Mhhh, vuoi diventare Hokage, eh? Perché?-
-Così tutti vedranno in me il fantastico Quinto Hokage, non solo l”Onorevole Nipote”! Voglio essere rispettato per quello che farò io, non come una tua ombra!-

Il bambino si era fatto malinconico, quasi triste.
Improvvisamente Hiruzen sollevò il nipotino e se lo mise sulle spalle.
-Allora dovrai essere pronto a guidare il Villaggio della Foglia, prendere decisioni difficili … e difendere e sollevare la gente, come se i cittadini fossero tutti parte della tua famiglia!-

Konohamaru abbracciò la testa di nonno Hiruzen.
-Ne sarò in grado, nonno, te lo prometto!-
 
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Pioveva. Un ragazzo era inginocchiato davanti ad una lapide bianca, il capo chino.

Hiruzen Sarutobi  

Questo è inciso sul marmo freddo, appena sotto la foto che ritraeva suo nonno.

Konohamaru l’osservò ancora una volta, ricordando i momenti felici passati con lui durante la sua infanzia.
Poi, pochi giorni prima, l’attacco: il Terzo Hokage, il nonno, era morto, ucciso da quel maledetto traditore di Orochimaru.
Sul momento, quando gliel’avevano detto, non ci aveva creduto, non aveva voluto crederci.
E, si rese conto, fino a quel momento, forse non aveva ancora realizzato ciò che era successo.

Non aveva ancora pianto.

Aveva finalmente sfogato il suo dolore nelle lacrime solo poco prima, al funerale; aveva sentito tutta la confusione, il disorientamento, il dolore all’idea della vita senza il nonno.

Si chinò appena verso la foto di Hiruzen, quella foto che non gli rendeva onore secondo lui, e sussurrò un impercettibile “Grazie”, che sottointendeva tante cose non dette, non espresse:
grazie, nonno, per tutto quello che hai fatto per me; grazie per esserci stato, per avermi voluto bene. Grazie per essere stato parte della mia vita.

-Mi manchi già un sacco nonno- Konohamaru ormai parlava con il cuore in gola –Continuerai a guardarmi, a proteggermi? Senza di te mi sento perso, vecchio. Dove sarei se tu non ci fossi stato? Chi sarei?-

Ormai il ragazzino singhiozzava; si alzò, tenendo lo sguardo fisso sulla lapide.
-Te lo giuro, nonno: volerti bene è stato facile; è dimenticarti che sarà impossibile-.

Konohamaru si incamminò sotto la pioggia: anche il cielo piangeva quel giorno.