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Autore: _neikos_    21/11/2014    5 recensioni
Un amore non corrisposto o forse solo un amore temuto da troppi.Un destino già scritto che non dà pace e non dà speranze. Una partenza sofferta e odiata, basteranno ad arrendersi?
Una nuova avventura ha inizio e stavolta Bunny prenderà da sola le sue decisioni.
In questa storia fonderò aspetti sia dell'anime che del manga.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Seiya/Usagi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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La battaglia contro Galaxia era terminata, nella città era tornata la pace. Con l’ennesimo stratagemma Luna era riuscita a non far ricordare a nessuno di aver visto Chaos nelle vesti della guerriera leggendaria.
Ancora una volta solo le Sailor avevano coscienza di quel peso che ormai avevano imparato a sopportare, grave sulle loro schiene, ma comunque orgogliose per la vittoria.
Le Starlights erano così pronte per la partenza, avrebbero fatto ritorno su Kinmoku. Grazie alla loro principessa, avrebbero ricostruito sul pianeta una vita che gli era stata strappata via con crudeltà.

Si ritrovarono su quel tetto ancora una volta, sarebbero partiti e lui l’avrebbe dimenticata. Era questo ciò che si era prefissato: concludere la sua missione, rendere chi lo aspettava fiero di lui, ritornare al fianco della sua principessa. La quale lo aveva ritrovato con gioia e ora lo aspettava con la mano tesa, affinché lui la stringesse, forse che la perdonasse infondo, e che tornasse a guardarla come un tempo.
Non era passato poi molto, ma Seiya era diverso, qualcosa lo aveva cambiato. L’onore, il dovere, le responsabilità alle quali non si era mai sottratto, anzi che aveva accettato con orgoglio, gli sembravano ormai sentimenti vani, non gli appartenevano più. Si sarebbe sacrificato, si, ma non per un regno, non per una causa, non per un ideale. Aveva solo un pensiero fisso, qualcosa che gli divorava l’anima, qualcuno che goccia a goccia e senza nemmeno rendersene conto aveva bevuto il suo cuore. Si, se avesse potuto scegliere, si sarebbe sacrificato solo per lei! Avrebbe dato qualunque cosa per lei, la sua Odango! Ma nel momento in cui quel pensiero lo colpì, di nuovo, sapeva che stava sbagliando, ancora! Non era la cosa giusta e non era neanche una cosa utile, lei non lo amava, non come l’amava lui. O forse questo era quello che tutti dovevano credere.

Si salutarono, tutti erano pronti all’addio. Lui solo non era pronto a rinunciare a lei, a non rivederla, ad andarsene lasciandola tra le braccia di un altro. Poi un respiro gli morì in gola vedendola fare un passo verso di lui per una seconda volta. Si erano già salutati, si erano già abbracciati, un abbraccio lungo e sofferto che aveva un sapore atroce di lontananza e rassegnazione. Eppure qualcos’altro era ancora li lì per uscire, per manifestarsi, ma lei si fermò. La stretta sul fianco da parte di Marzio si era fatta più intensa e l’aveva fatta desistere. Bastava davvero così poco a intimidirla? A tenerla lontana? Beh allora lui avrebbe fatto bene a partire senza guardarsi indietro. Piegò il capo di lato, poi verso il basso per non vederla indietreggiare ancora una volta, si morse il labbro inferiore e: «Beh ragazze comunque è stato bello, vi auguriamo il meglio». Poi si volse verso i compagni e strinse la mano di Kakyuu «Andiamo!». Ma ad un tratto la sua voce: «Seiya!» Non poteva, non doveva! Eppure trovò il coraggio, l’ostinazione e la ribellione si fecero strada dal suo cuore alla sua voce e alla sua mano che gli afferrò il polso, costringendolo a voltarsi e a guardarla negli occhi. Quegli occhi che lo divoravano, lo incantavano e allo stesso tempo lo distruggevano. Era lì, era vero, non era solo. Ma era sfinito: «Che cosa c’è ancora Bunny?» lo disse con rabbia, con stanchezza e disperazione, quasi sussurrandolo. «Non andare» rispose lei «Non andare. Resta con me, ti prego. O se devi andare portami con te.» Non ci poteva credere, era vero? Lei lo amava? O meglio, aveva trovato il coraggio di amarlo? Si girò di scatto e la strinse, «Oh Seiya!» e le calde lacrime cominciarono a scendere.

Cominciarono a scendere e si fermarono sul cuscino. Lei aprì gli occhi e si alzò piano dal letto, andando poi ad affacciarsi al balcone per guardare il cielo. Per cercare la scia di una stella cadente che da troppo tempo se n’era andata senza lasciare traccia. Non un gesto, non un gemito, non un sospiro, solo ricordi e rimpianti.
Bunny era cresciuta, erano passati quasi due anni da quando lui era andato via senza che lei lo fermasse. Ogni notte lo sognava, sognava quello che avrebbe dovuto fare, quello che avrebbe voluto fare. Invece era stata una codarda! Quel passo avanti non lo aveva mai fatto, quella stretta sul fianco era bastata davvero per farla arrendere ad un destino che non voleva più, ad un futuro che non sentiva più suo. E non c’era giorno in cui  non avrebbe dato via tutto per poter cambiare quel solo istante. Così pianse ancora guardando la luna, sperando che prima o poi quel dolore potesse attenuarsi o semplicemente sperando che almeno lui stesse bene, dopo che lei lo aveva fatto soffrire così tanto.

Tornò a letto ma non avrebbe potuto più dormire, neanche quella notte. Tirò fuori dal cassetto del comodino quello che riusciva a farla sorridere, anche se di un sorriso amaro: un orsetto rosa un po’ rovinato dal tempo, dalle lacrime e dalle unghie ogni volta che lo stringeva e lo portava al viso. Un poster piegato da tutti i lati per conservarlo e ripararlo dalla vista indiscreta della gattina che ogni tanto lanciava qualche occhiataccia. Una foto che li ritraeva mentre lui cercava di rubarle un bacio innocente, con il suo solito sorriso birbante e a mò di sfida, un po’ da odiare e un po’ da baciare. Infine un lettore CD con dentro l’album che le aveva regalato, l’ultimo, con la canzone che ormai la ragazza sapeva essere dedicata a lei, e all’amore che quello splendido ragazzo le aveva dimostrato invano troppe volte. Premette play e l’ascoltò in silenzio, ripensando ai momenti più belli della sua vita.

Si addormentò solo allo spuntare dell’alba, quando la luce del sole aveva rischiarato il cielo, e le stelle ormai si erano nascoste ai suoi occhi, lasciando la speranza di quella scia alla prossima notte.

Luna entrò dalla finestra, era rientrata da una perlustrazione e l’aveva trovata addormentata sul poster con gli auricolari ancora alle orecchie. La svegliò solo alle undici, era domenica ma la ragazza avrebbe dovuto raggiungere le sue compagne al tempio per riprendere gli allenamenti. Non era più una ragazzina, era stata proprio lei stupendo la guardiana, a fare quella richiesta. Era stanca di vedere le sue compagne combattere animatamente per poi comandarle di usare il suo “stupido scettro”, come ormai lo considerava. In se Bunny si sentiva diversa. Era sempre stata lei, in ogni caso, a risolvere la situazione. Spesso anche da sola. Ciò nonostante, non veniva considerata matura o pronta o chissà cosa, per prendere le decisioni che preferiva. Era stanca e non lo avrebbe più accettato! Avrebbe cambiato quella situazione, avrebbe trovato in sé, da sola, la forza per decidere del proprio destino e stavolta nessuno glielo avrebbe impedito. Non una guerriera sailor, né un principe e sicuramente non un gatto! Aveva preso una decisione: nessuno le avrebbe impedito di rivedere l’unica persona che davvero l’aveva amata semplicemente per quello che era, non una principessa, non la custode del cristallo d’argento, solo Bunny: una ragazza con la bontà nel cuore e il sorriso in quei magnifici occhi azzurri. Non si sarebbe fatta fermare da nessuno stavolta, semplicemente perché per lui valeva la pena lottare. Lui di una dolcezza incredibile ma che mostrava solo a pochi, preferendo la sfrontatezza e la spavalderia. Lui che la faceva sentire in pace col mondo solo dandole il buongiorno. Sperava solo che non fosse troppo tardi!

Con l’aiuto di Sailor Pluto cercava di sfruttare al massimo il potere del cristallo d’argento, cercando di usarlo come seme di stella, per sconfiggere i nemici sicuramente, ma sperando di poterlo utilizzare per andare da lui. Sapeva bene che sarebbe stato un viaggio pericoloso e per questo si impegnava al massimo. Non le serviva più il potere planetario, dopo qualche mese riusciva ad utilizzare il teletrasporto da sola, le piccole distanze le percorreva chiudendo gli occhi; e quel giorno avrebbe fatto qualcosa di straordinario. Certo era ancora poco, ma di sicuro era un passo avanti. Un passo che l’avrebbe allontanata un altro po’ dall’incertezza. Quel giorno sarebbe andata sulla luna! 

   
 
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