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Autore: Lory221B    21/11/2014    2 recensioni
John, giovane mutante, è costretto dai suoi genitori ad andare alla scuola di Charles Xavier dove incontra un insolito ragazzo che gli cambierà la vita. Intanto qualcuno trama nell'ombra.
Johnlock
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 10 - Quasi morire è noioso


John alla fine si era addormentato su una sedia dell'infermeria lasciando Sherlock nel suo mind palace, intento a riflettere. Quando John si svegliò la mattina dopo rimase sorpreso di vedere il moro ancora sveglio.
- Non hai mai dormito? - chiese John stropicciandosi gli occhi.
- Come si può dormire quando c'è un caso così interessante? - chiese Sherlock stupito.
- Dovresti riposarti, sei quasi morto! - ribatté stancamente John
- "Quasi morire" è noioso - gli rispose Sherlock in modo teatrale.

John sorrise, era felice che il suo amico fosse lì. Temeva che Microft lo avrebbe portato via, che non lo avrebbe lasciato in una scuola di potenziali killer. Invece Sherlock era lì.
Improvvisamente gli tornò in mente che non avevano ancora affrontato una conversazione a cui teneva particolarmente.
- Sherlock, senti, ti ricordi che mentre ti guarivo hai parlato?-
Il moro lo scrutò perplesso - Ho detto qualcosa di stupido? Scusa John ma straparlavo, pensa che mi sembrava di sentire la musica del mio violino -
- Non c'era musica Sherlock - si rabbuiò John. In realtà non sapeva se preferiva che Sherlock ricordasse oppure no.
- Già lo immaginavo, bè cosa ho detto? - chiese spazientito.
John aprì la bocca per rispondere ma poi la richiuse e si mise a fissare un "interessante" punto fuori dalla finestra.
Sherlock stava per chiedergli che problema avesse quando la dott.ssa Jean Grey entrò per visitarlo. John approfittò del momento per salutarlo e andare a lezione; Lestrade gli aveva detto che era esonerato dalle lezioni per tutta la settimana ma preferiva di gran lunga dover ascoltare qualche professore che venire a patti con quello che provava.
Quando si sedette in classe avvertì una strana sensazione, gli sembrava che tutti lo stessero fissando. Non poté fare a meno di voltarsi in direzione di Moran che lo guardava divertito. John sentiva che non  sarebbe riuscito a trattenersi a lungo e che alla fine avrebbe preso a pugni Sebastian o Jim, giusto per scaricare tutta l'angoscia delle ore passate in attesa che Sherlock si riprendesse.

Passò il resto della mattina a disegnare scarabocchi sul quaderno finché una voce alle sue spalle lo fece riemergere dal suo personale palazzo mentale, che era di gran lunga più piccolo di quello di Sherlock.
- C'è chi disegna fiori, che intreccia cuori..tu disegni chiavi di violino? - chiese Moran guardando gli scarabocchi di John.
- Non credo siano affari tuoi Sebastian -
- Uuuh scusa soldatino - rispose ghignando - salutami l'uomo invisibile -
John non si era neanche reso conto di essersi alzato, di aver buttato a terra il quaderno e di aver sbattuto con forza il pugno sul naso di Moran che era caduto a terra sanguinante. Non si era accorto nemmeno che il professor Summer lo aveva trascinato fuori e rimproverato. Non capiva come tutti fossero così ciechi da non vedere quello che per Sherlock e per  lui era ovvio.

John fu mandato a parlare con Lestrade che lo accolse nel suo ufficio con un tè già pronto e dei biscotti.
- Credevo volesse rimproverarmi - fece John fissando la tazzina di tè fumante. Lestrade gli fece cenno di sedersi. John non riusciva a capire cosa potessero avere in comune Lestrade e il fratello di Sherlock per essere amici. Lestrade era sbrigativo e diretto mentre Microft era teatrale e misterioso. In effetti la descrizione poteva adattarsi anche a lui e Sherlock.
- Credo tu sia un po' provato, ti avevo detto di non andare a lezione - gli fece Greg, passandogli lo zucchero che John rifiutò infastidito.
- Voi non volete ascoltare né me né Sherlock ma non potete pensare che Mary sia l'unica colpevole - sbottò John che teneva dentro i suoi pensieri da tutta la notte.
- John non ci sono prove di quello che dici - gli rispose comprensivo il professore.
John sbuffò sonoramente
- Inoltre - continuò Lestrade - dimentichi che tengo alla vostra sicurezza -
- Perché non interroga Moriarty e Moran? - incalzò John. Cominciava  a capire il fastidio che provava Sherlock quando nessuno lo capiva.
- L'ho fatto - rispose stanco Greg.
- E il professore? Charles Xavier potrebbe usare il suo potere...- continuò il biondo.
- Li ha interrogati! -
John si sentì come schiaffeggiato.
- Capisci adesso perché non credo siano stati loro? - concluse Lestrade sperando di aver convinto John a desistere.

John si sentiva confuso, si alzò dalla sedia senza salutare e si diresse nella sua stanza. Quando vi entrò si stupì di trovarvi Sherlock seduto alla sua scrivania.
- Cosa ci fai qui? -
- Sto bene John, mi hanno dimesso -
John si sedette sul letto senza sapere cosa dire. Qualcuno aveva cercato di uccidere il suo migliore amico e avrebbe potuto rifarlo visto che nessuno gli credeva. Non avevano prove e nonostante tutto ciò Sherlock era seduto alla sua scrivania con un sorrisetto stampato in faccia che quasi  infastidiva John.
- Cosa c'è che non va? - chiese il moro notando il cipiglio di John.
- Moriarty e Moran sono stati interrogati dal professore - esalò John, immaginando che la cosa avrebbe scosso anche il suo amico.
- Immagino non sia riuscito a ricavarne niente - affermò Sherlock sempre con l'aria di uno che la sapeva lunga.
- Esatto ma come? -
- Ci torneremo.. Forza John, prova a dedurre. I miei metodi li conosci, cosa può essere successo? -
- Intanto Sherlock smettila di fare quella faccia, mi infastidisce -
- Quale faccia? -
- La faccia di uno che ha capito tutto. Mi infastidisce perché non ho capito niente onestamente -
- Forza John, provaci almeno - gli rispose Sherlock con un tono misto tra lo spazientito e l'incoraggiante.
- Ok, cosa sappiamo? Sappiamo che Jim, Sebastian, Mary ed Irene sono stati un anno insieme. Doveva trattarsi di qualcosa di non proprio legale se non ci sono tracce della loro attività - affermò John.
- Esatto, continua - Gli fece Sherlock sorridendo.
- Sono arrivati tutti nella scuola contemporaneamente, tranne Irene. E le due ragazze hanno fatto finta di non conoscere Jim e Sebastian. Sappiamo poi che tuo fratello è al corrente di quello che sta succedendo e ha fatto sparire velocemente Mary, prima che potesse dire qualcosa..credo -
- Si anche su questo ci ritorneremo - gli rispose sbrigativo Sherlock, appuntando qualcosa sul suo tablet.
- Il fatto che tuo fratello sia coinvolto non dovrebbe fermarci? E' nel Governo, saprà quello che fa - gli chiese John.
- Non se non sta guardando il quadro generale - affermò Sherlock facendo sembrare la cosa evidente anche a un asino.
- Cosa? - chiese John arrendendosi all'evidenza che non sapeva cosa stava succedendo.
- Io credo che le cose stiano così: i nostri quattro sospettati hanno lavorato per il Governo, per questo un anno della loro vita non risulta da nessuna parte. Insomma, chi potrebbe far sparire queste informazioni? Probabilmente lavoravano sotto copertura. Ma qualcosa è andato storto  -
- Quale errore hanno commesso? - chiese improvvisamente John ricordando le parole di Sherlock.
- Intanto per cominciare era meglio per loro farmi fuori - rise il moro con non poca superbia - Ma soprattutto ho capito che sono stato un'idiota, volevo che tutto fosse intelligente: sabotaggi del computer, ologrammi reali. Niente di tutto ciò. Hanno agito da dentro.- concluse Sherlock.
- Jim! Lui passa attraverso i muri - quasi grido John alzandosi in piedi, contento della deduzione.
- Precisamente. Poteva entrare e uscire e studiando la sala si sarà accorto che c'è un angolo cieco che non è coperto da telecamere. Ha utilizzato il suo potere per portare Mary nella stanza. Chissà se ha sparato davvero lei o se è stato lui -
- No aspetta, Mike l'ha visto in biblioteca - affermò tristemente John
- Già, altro errore. Quanto bene credi di conoscere Mike? - chiese Sherlock scrutandolo.
- Cosa? -
- Un'altra M, che vita noiosa ha chi non crede nelle coincidenze - fece leggero Sherlock alzandosi in piedi a sua volta.
- Ma tutto questo a quale pro? - chiese John.
- Distrarci? -
- Da cosa? -
- Questa è la domanda! -

Sherlock e John si fissarono intensamente. A volte gli capitava, si solo guardavano e nessuno diceva niente, anche se avrebbero avuto molte cose da dirsi. Ma John continuava ad avere in testa la voce di sua madre e suo padre, non si era mai accorto quanto lo avessero condizionato i suoi genitori; lo avevano convinto che nella vita bisognava restare nella normalità: trovare un buon lavoro, sposarsi, comprare una casa con uno steccato bianco, fare dei figli, non immischiarsi negli affari altrui, comportarsi come tutti.
Ma lui non era così ordinario come credeva. Non era nemmeno eccezionale come il suo migliore amico ma non così ordinario.
Quanto era cambiato in poco tempo? Da quando conosceva Sherlock aveva colmato un vuoto, aveva sempre sentito che tranquillità e normalità non facevano per lui ma solo l'arrivo nella scuola glielo aveva fatto capire. Non era fatto per stare in periferia con una monovolume e il prato da tagliare. Era fatto per vivere l'avventura e con Sherlock la stava vivendo. Mentre pensava a tutto questo si era pericolosamente avvicinato al moro che era rimasto paralizzato a guardarlo, incapace di muoversi.
John trattenne il respiro poi si guardò attorno e corse fuori dalla porta a respirare, lasciando Sherlock disorientato e solo.

Sherlock non sapeva cosa pensare, il comportamento di John era quantomeno bizzarro. Avrebbe voluto chiedere consiglio a qualcuno, ma chi lo avrebbe ascoltato?
- Sherlock? - fece timidamente Molly entrando nella sua stanza - Stai bene? Ho sentito quello che è successo -
- Molly, stavo giusto pensando a te - Affermò Sherlock.
La ragazza ebbe un fremito ma poi capì che stava pensando a lei perché aveva bisogno di aiuto - Dimmi tutto -
- Non riesco a capire il comportamento di una persona -
Molly lo guardò attenta.
- Prima mi...cioè prima questo ragazzo abbraccia un'altra persona e questi due soggetti in precedenza avevano anche dormito uno appoggiato all'altro. Poi questo ragazzo, senza alcun motivo apparente,  fugge o evita di guardare l'altra persona o lascia i discorsi a metà. Non capisco -
Molly comprese che si stava riferendo a lui e John ma evitò di metterlo in imbarazzo - Forse il ragazzo deve ancora capire i suoi sentimenti, magari è una situazione nuova per lui. Non c'è niente di razionale e catalogabile nei sentimenti Sherlock -
- Ecco perché non mi faccio coinvolgere di solito - rifletté ad alta voce Sherlock.

Sherlock salutò Molly e si mise a vagare per i corridoi chiedendosi cosa passava per la testa di John. Tutto questo pensare a lui lo stava distraendo dalla sua indagine e la cosa non gli piaceva affatto. Quando voltò l'angolo si trovò davanti Irene.
- Stupita di vedermi vivo? - chiese  Sherlock  senza guardarla, continuando a camminare.
- No affatto, ci speravo - gli rispose suadente - niente è come sembra Sherlock. Mary è solo rimasta in mezzo, troppe cose si stanno muovendo nell'ombra -
 Se Irene voleva incuriosirlo c'era riuscita. Sherlock si voltò a guardarla interessato. Fino a quel momento aveva concentrato tutti i suoi pensieri su Moriarty senza soffermarsi sul ruolo della Adler.
- Spiegati meglio - chiese il moro avvicinandosi ad Irene.
- E' come pensavi tu, ci conoscevamo da prima di entrare nella scuola Mary ed io. E conoscevamo anche Moriarty e Moran.-
- Lavoravate per il Governo - affermò Sherlock.
- Si un programma segreto -
- Perché me lo stai dicendo? - chiese il moro curioso. Non riusciva a capire se stava dicendo la verità o se lo stava manipolando. Era impossibile per lui capire cosa c'era dietro il trucco, i bei vestiti e la voce suadente e non gli era mai capitato di non riuscire a dedurre una persona.
- Fino ad adesso credevo di essere al sicuro, so troppe cose e se venissi uccisa i segreti verrebbero pubblicati - rivelò lei.
- Ora cosa è cambiato? -
- E' cambiato chi manovra i fili. Rifletti: prima hanno preso quattro ragazzini con un Q.I. elevato e niente da perdere e li hanno mandati ad infiltrarsi in un gruppo di terroristi - continuò lei incoraggiata dal fatto che ora aveva tutta l'attenzione del ragazzo.
- E scommetto che uno di voi ha cominciato ad annoiarsi ed avere smanie di potere. E così mio fratello ha chiuso il programma e po vi ha spediti qui perché vi tenessero d'occhio? - la interruppe Sherlock.
- Molto stringato ma sì, questo è il senso. Ma nessuno ci tiene d'occhio, il programma non è mai esistito ufficialmente, siamo solo orfani - fece lei avvicinandosi sempre di più.
- Mary è stata portata via perché non parlasse del programma, mio fratello non ha idea che c'è altro sotto vero? - affermò Sherlock.
Irene gli accarezzò un braccio e se ne andò con un sorriso di trionfo dipinto sul volto. Sherlock era talmente eccitato delle ultime rivelazioni che non aveva notato che John lo aveva osservato per tutta la conversazione.

Angolo autrice
Chiedo perdono del ritardo, sono state due settimane intense.
Spero di non avervi incasinato troppo..si capisce tutto? incrocio le dita..
Un grosso benvenuta a Night Angel tra i recensori. Mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni!!!
Alla prossima :-*

   
 
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