Tra un impegno e l'altro, alla fine quella sera erano tornati a casa più tardi del previsto. L'imbianchino aveva tardato, ed erano stati anche intrattenuti a cena da Valka (cosa che si sarebbero volentieri risparmiati).
Insomma, per un motivo o l'altro, (probabilmente l'indigestione), Astrid non riusciva a dormire.
La quiete regnava sovrana, e solo alcune automobili rumoreggiavano a quell'ora della notte.
Ma nonostante fosse a pezzi, stremata da quel che era stata un giornata interminabile, gli occhi non le si chiudevano.
Iniziò a stropicciarseli e ritrovò accanto a sé nel matrimoniale acquistato da poco; come del resto l'intera struttura in cui avevano iniziato ad alloggiare da meno d'un anno; suo marito.
Lo osservava dormire beato, e cavoli se lo invidiava.
Si voltò di nuovo supina e fissando il soffitto lasciò fuoriuscire uno sbuffo forte e lanciò le braccia in aria. "Ma perché!", emanò scocciata, mentre rilasciava cadere le braccia contemporaneamente con un gesto istintivo. Un braccio finì sul letto, e l'altro sul coniuge, che si svegliò di soprassalto.
"Ouch!"
Si mise seduto con gli occhi sbarrati, e si voltò verso la donna con uno sguardo che si sarebbe potuto definire omicida.
"Che c'è?" Sussurrò lei, con un aria fuorché colpevole.
"Come 'che c'è?', mi hai appena svegliato tirandomi un pugno nel fegato!" disse lui alzando la voce...

...commettendo un errore fatale.
Un pianto di neonato proveniente dalla stanza accanto fece alzare gli occhi al cielo ai due genitori.
"Non l'ho fatto apposta. E comunque tu l'hai svegliata. È colpa tua", disse lei, girandosi dalla parte opposta rannicchiandosi sotto le coperte, indifferente.
"Colpa mia?!
-I singhiozzi della piccola si fecero più forti. Fissò dubbioso la bionda-
Non ti alzi?" chiese lui.
"Sta chiamando te"
"Sta chiamando me?!"
"VAI E BASTA"
"D'accordo, d'accordo, calma.", replicò frettoloso.
Il moro si alzò, mentre la protesi incespicava tra le lenzuola. Non era proprio il caso di innervosirla. I condomini non sarebbero stati contenti. E diciamocelo, anche lui non avrebbe fatto salti di gioia.
"Mi sa che tra i due, il capofamiglia è lei..."
"TI SENTO -Urlò l'altra, allo stesso tempo complimentandosi con sé stessa- ... E SONO LIETA DEL FATTO CHE TU TE NE SIA RESO CONTO!" ridacchiò.

Dopo mezz'ora di eterno rumore l'uomo solcò la soglia appoggiandosi alle pareti.
"La prossima volta sono sicuro che chiamerà te. Ringrazia di avermi sposato"
"La proposta l'hai fatta tu..." disse lei maliziosa.
Lui lasciò perdere: "Non riuscirò mai a vincere una discussione con te, vero?"
"Irrilevante" disse la donna mentre ridevano entrambi ormai.

Quando l'equilibrio della casa sembrò essersi ristabilito, quattro gommini iniziarono a saltellare sopra i corpi dei padroni.
"Sdentato, tu devi stare scherzando..."
Il gatto, in tutta risposta, si acciambellò sulla testa del padrone.