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Autore: Nocturnia    21/11/2014    4 recensioni
"È uguale a lui."
"No."
"Lo sarà."
"Tu non lo conosci."
Chris si volta, regalandole un sorriso triste e una verità che ha ignorato per troppo tempo - una voce scomoda e fastidiosa.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Chris Redfield, Jake Muller, Sherry Birkin, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Sherry Birkin, Jake Wesker, Albert Wesker, Chris Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

"Il malato? Un metafisico suo malgrado."
- Emil Cioran -



All'ombra del tiranno



#1

"Tuo padre ti voleva bene?"
"Sì."

Sherry lo fissa da dietro un vetro appannato e un paio di lenti scure, indecisa.

"È uguale a lui."
"No."
"Lo sarà."
"Tu non lo conosci."
Chris si volta, regalandole un sorriso triste e una verità che ha ignorato per troppo tempo - una voce scomoda e fastidiosa.
"Ma conoscevo suo padre; lo conoscevo bene e mi fidavo di lui, fino a quando... be', fino a quando."
Sherry stringe le labbra e compie il primo passo verso il suo destino.

Jake ha il suo profilo, naso dritto e labbra sottili.
Jake ha i suoi occhi e i suoi modi, la sua collera divorante e quell'inclinazione alla violenza che un po' la spaventa.
A sovrapporli è una crudele simmetria quella che prende forma, un uomo che Jake non ha mai conosciuto e che eppure gli ha lasciato un'eredità pesante quanto la memoria - una memoria di carne e sangue.

"Jake... tu puoi salvare il mondo."

Sherry lo osserva ancora qualche istante, il cucchiaino che ruota pigro nel caffè e le dita che tamburellano sul bordo della sedia.

"E io che pensavo che il caro paparino ci avesse solo abbandonato."

La voce di Chris è un'eco piena di polvere e rimorsi.

#2

Edonia è una città distrutta, un fantasma del vecchio blocco sovietico.
Il virus C l'ha mangiata viva e Jake ne osserva le strutture spezzate e cenciose, quella che una volta aveva chiamato casa ora solo un involucro senza sostanza.

Crick.

Jake si volta ed evita l'attacco di uno J'avo, ruotando all'indietro con la grazia di un ballerino.
Sorride Jake, colpendolo prima al ginocchio e poi all'addome, un gioco di piedi così rapido che lascia Chris leggermente interdetto.
"Sei veloce." constata, imbracciando il fucile e abbattendo altri due infetti.
"Talento naturale." risponde Jake e Redfield reprime un brivido a quelle parole - non puoi vincere, Chris. Io ho l'Uroboros.
"Meglio per te, ragazzo."
Il sospetto diventa quasi certezza.

#3

Non gli piace il modo in cui l'americano lo sta guardando.
Lo scompone come un indovinello particolarmente difficile da risolvere, sospeso tra un'ombra e un ricordo.
"Cosa c'è?" domanda Jake, infastidito "Ci conosciamo?"
Sherry socchiude la bocca, sfiorandogli il braccio in una tacita richiesta.
"No." risponde poi l'americano "Non ci siamo mai visti."
Gli occhi di Jake brillano d'una fame che Chris conosceva bene.

#4

"Tu sogni mai una vita diversa, Jake?"

Certo.

"No."
"Perché?"
"Non ho mai conosciuto mio padre e mia madre è morta poco dopo che mi sono arruolato come mercenario. I sogni sono per chi possiede ancora delle speranze. I sogni sono per chi può permetterseli."

I sogni sono per gli sciocchi e i disperati - i deboli. Coloro che hanno bisogno di credere in ciò che non possono toccare per accettare la verità: la vita è un virus e non c'è nulla che possa fermare la sua folle corsa.

"Io avevo una vita diversa. Una vita in cui non ero una cavia da laboratorio, ma solo una figlia. Una vita in cui potevo ancora rifugiarmi. Una famiglia."

Famiglia. La famiglia è un peso e una ferita. Un fardello che brucia ogni cosa e che lascia solo cenere e pietra.

"Sono contento per te."
"Avresti potuto anche tu se solo..."

Sherry china il capo e sceglie di tacere.

#5

"Albert Wesker era tuo padre."

Sherry fissa Jake in tralice, percorrendogli poi la linea del mento con la punta delle dita.
"Te l'avrei detto."
"Quando?"
"Presto."
"Adesso si spiegano molte cose."
"Tu non sei come tuo padre, Jake."
La risata di un uomo morto è l'unica risposta che ottiene.

#6

Chris lo studia ancora, a dividerli lingue di fuoco e qualche tonnellata di metallo rovente.
Continua a cercare qualcosa nei suoi lineamenti, percorrendoli con la memoria e il cuore - una sfida durata dieci anni e nella quale aveva perso troppo.
"Sa che Wesker era mio padre?"
"Non credo." gli replica Sherry, stornando lo sguardo e posandolo su Redfield "Il tuo file è secretato." aggiunge poi, come se questo potesse spiegare tutto.
Jake annuisce, incerto.
Negli occhi di Chris è il riflesso di un fantasma quello che risponde al suo sguardo.

#7

Per fermarlo ci sono voluti quattro J'avo e un pugno ben assestato - alla tempia, ovviamente.
"Avevi promesso." gli ripete Sherry, piccata.
"Ho mentito." replica Jake, sorridendole di sghembo "Dire la verità non è mai stata una mia specialità."
Sherry si muove inquieta alle sue spalle, cercando di liberarsi.
"Mi dispiace." continua poi, armeggiando con i polsi "Non avrei dovuto credere a Simmons. Io più di tutti avrei dovuto sapere come leggere tra le sue menzogne."
Jake sospira, reclinandosi all'indietro e rilassando la schiena.
"Stavi solo eseguendo degli ordini." le concede "Trovare un vaccino, salvare il mondo... un sacco di cose da eroe."
La risposta di Sherry si perde nel silenzio della colpa.

#8

Jake cammina sul ciglio dell'abisso e non teme che tutto quel buio possa inghiottirlo - non teme alcun male. Come suo padre.
A Chris ricorda un grosso leone di montagna, una bestia riottosa e diffidente - un mostro che voleva conquistare il mondo.
"Posso vedere tuo padre in te."
Jack si ferma, girandosi di scatto.
"Lo conoscevi?"
Sherry percepisce il disastro arrivare, ma non può fare niente per fermarlo.
"Sì. Lo conoscevo. E l'ho ucciso."
Serra la mascella Jake, estraendo la pistola e puntandola dritto in mezzo agli occhi di Chris Redfield.
Sherry avanza qualche metro, gridando il suo nome - Jake!
"Spara." lo incoraggia Chris, immobile sotto il suo sguardo "Hai tutto il diritto di farlo. Promettimi solo una cosa."
Jake non arretra di un passo, spostando il dito sul grilletto.
"Promettimi che sopravviverai; il mondo dipende da questo."
Il viso di Jake è una maschera in continuo mutamento, rabbia dolore frustrazione curiosità rassegnazione... umanità.

"Io non sono umano, Chris Redfield; non più."

"Stavi solo eseguendo gli ordini oppure era per un motivo personale?"
Chris non cede sotto il suo sguardo, acciaio e ghiaccio.
"Entrambi."
Jake snuda i denti e si prepara al balzo, Sherry urla e Chris non chiude gli occhi - non vuole, perché non è così che si affrontano le vecchie colpe e i vecchi fantasmi.
Il colpo buca la parete retrostante con la stessa forza della sua disperazione.

#9

Me l'hai portato via.

È un pensiero stupido e anche un po' infantile, ma è il primo che attraversa la mente di Jake.
L'Haos è uno scheletro gelatinoso e grigiastro che incombe su di loro, una deformità che uggiola e si lamenta come un essere prossimo all'agonia.
"Andate!" ordina Chris, affiancato da Piers "Uscite da qui!"
Jake annuisce, afferrando Sherry per il braccio e buttandola oltre la porta a tenuta stagna - verso un futuro tutto da combattere e per cui vivere ancora.
"Moriranno." sottolinea Sherry, angosciata.
"È un sacrificio che hanno deciso di compiere."
Sherry respira affannosamente e si porta una mano al petto.
"Non possiamo..."
E Jake sa cosa sta pensando; lo sa benissimo.

Tu sei come tuo padre. Tu sei come Albert Wesker. Sai che non ce la faranno e vuoi che quella creatura là dentro infetti tutti - prima Chris e Piers; poi noi.

Jake le stringe una spalla, attirandone l'attenzione.
"Io non sono mio padre."

Non è vero.

"Io non sono mio padre e tu hai un lavoro da finire. Andiamo a salvare il mondo, Sherry."

L'ironia è il talento fondamentale di un dio, in fondo.

#10

"Mi hai salvato la vita."

La prima volta gliel'aveva detto mentre scappavano dalle rovine della base cinese della Neo-Umbrella.
La prima volta gliel'aveva detto con il fuoco alle spalle e un cielo troppo lontano, quando la morte gli sfiorava ancora le caviglie e il cuore.

"Mi hai salvato la vita." le ripete adesso, portandosela al petto e stringendola con una delicatezza inaspettata "Grazie."
Sherry sorride contro la sua maglia e respira l'odore di un sopravvissuto - di una storia che ha lasciato le sue macerie in due ragazzi troppo giovani e troppo soli.
"Non c'è di che, Jake."
L'alba strappa anche le ultime ombre di quella notte infinita.

#11

"Un Wesker e un Birkin assieme dopo tutto questo tempo. Dici che il mondo è pronto?"

Jake aveva riso a quell'affermazione, seduto a bere caffè come se nulla fosse mai successo.
Erano passati sei mesi dallo scontro con l'Haos e Sherry gli aveva raccontato tutto - di William e dei suoi esperimenti. Della sua famiglia e dell'amore di un padre che neppure nella morte voleva lasciarla andare. Di Raccoon City e del virus T. Di tutta quella distruzione e quella desolazione.
"Adesso cosa farai?" gli aveva chiesto, strizzandogli l'occhio da dietro il suo frullato alla ciliegia "Andrai in cerca di nuovi guai?"
Jake aveva sorriso, sfiorandole la tempia con le labbra.
"No; andrò a cercare mio padre."
E Sherry aveva capito.

#12

La gente di Kijuju lo chiamava il diavolo senza occhi.
C'era chi giurava d'aver visto bruciare l'inferno nel suo sguardo e chi affermava che potesse mutare forma, ma tutto ciò non cambiava la sostanza dei fatti: Albert Wesker era un demonio ai loro occhi.
Jake si era lasciato scivolare tra quelle storie che avevano il sapore della superstizione e della leggenda, suo padre un dio malevolo e capriccioso - un dio molto umano, nella sua opinione.
"Ho saputo che stai cercando informazioni sulla Tricell."
"Forse." replica Jake, alzando un sopracciglio "E tu saresti...?"
Il ragazzino stira le labbra in un sorriso sgradevole, indicandogli un tavolo poco lontano.
"Chiedi a Sheva Alomar. Lei sa cosa è successo alla moglie del diavolo."
Jake si chiede fino a che punto dovrà affondare le mani nel fango.

#13

Sheva era a disagio.
Si era presentato come Jake Muller e stava cercando informazioni sulla Tricell.
Per un articolo. aveva detto Un articolo contro il bioterrorismo.
"Cosa vuoi sapere?" gli aveva domandato, incrociando le gambe sotto la tavolo e portando a distanza di sicurezza i suoi coltelli "La notizia della caduta della Tricell è andata su tutti i telegiornali per mesi. Non c'è più niente da dire."
Il ragazzo aveva sorriso, mostrando una cicatrice sulla guancia sinistra e una sicurezza che nulla aveva a che fare con il piglio tipico del giornalista.
"Excella Gionne." aveva detto "Mi hanno detto che era la moglie del diavolo."
Sheva aveva inspirato con forza, indecisa sul da farsi.
"È morta."
"Come?"
"Uccisa in uno scontro a fuoco."
"Stronzate."
Sheva si era mossa inquieta, stringendosi le braccia sotto al seno.
"È stata uccisa."
"Da Albert Wesker."
Silenzio.
"Raccontami quello che sai." l'aveva incoraggiata, togliendosi gli occhiali da sole "Voglio scrivere un buon articolo." - voglio scrivere la mia storia.
Gli occhi del ragazzo erano un deserto di ghiaccio e acciaio.

#14

Se esisteva un termine che più di tutti definiva Excella, quello era devozione.
Una devozione assoluta, un sentimento che era riuscito a schiacciare la sua formidabile mente e a ridurre tutto a un puntino senza senso - come puoi fidarti di un uomo che promette solo distruzione e fame?
Era morta infettata dall'Uroboros, divorata dal suo stesso incubo.
Era morta invocando il nome di un uomo che credeva d'essere Dio, ma mostrava tutti i sintomi di un'umanità malata e dolente.

Arroganza. Rabbia. Orgoglio. Delirio. Predominio sul prossimo e violenza. La faccia più buia della luna.

"Lo amava." conclude quindi Jake "Lo amava come una povera illusa."
Sheva non sa rispondere, perché c'è qualcosa in quel ragazzo che la mette terribilmente a disagio.
Forse sono gli occhi si dice oppure il modo in cui assottiglia le labbra quando è contraddetto.
"Immagino di sì." riesce poi a dire "Dopo che io e Chris gli abbiamo fatto esplodere la testa con due RPG-7 la Tricell è finita sotto inchiesta e accusata di crimini contro l'umanità, bioterrorismo e molto altro. La società è fallita."
Jake annuisce distrattamente, giocando con l'asticella degli occhiali.
"Chi sei?" mormora Sheva "Sono sicura d'averti già visto da qualche parte."
"Un fantasma." è la sua unica risposta "Un fantasma che è meglio non svegliare."
Sheva lo riconosce per quello che è solo molte ore dopo.

#15

Ovunque andasse, di suo padre riusciva solo a raccogliere voci terrificanti e impronte di sangue.
File secretati, archivi dimenticati e sussurri negli angoli delle strade erano diventate le sue fonti, un mosaico grottesco che disegnava un uomo ossessionato e contratto nel suo delirio.

Era un ricercatore della Umbrella Corporation diceva uno.

Era un Tyrant, un abominio diceva un altro.

Era un membro della S.T.A.R.S, nonché capitano della squadra di Chris, gli aveva raccontato Leon, una birra in mano e lo sguardo assente, lontano.

Era un pazzo. Un manipolatore che giocava con il destino delle persone il giudizio implacabile di Claire Redfield, una rossa che la guerra ce l'aveva nel sangue.

Era furbo e intelligente e dotato. Tutte qualità che ha buttato via con quella scemenza dell'Uroboros la critica di Ada, un'impresa trovarla che gli era costata un occhio nero e due dita rotte.

Era un uomo di cui mi fidavo; che ammiravo, prima che diventasse quello che conosciamo entrambi la confessione di Chris, una nota dolente e una ferita che non smetteva di sanguinare.

Era il collega di mio padre e non ricordo molto, se non le rare risate che riusciva a strappargli - un mostrare i denti, più che altro l'ammissione di Sherry, una mano tra le sue a cercarne il calore e a intrecciarne il destino.

Era un... Jill non aveva ben saputo come definirlo, un leggero tremito alle palpebre che indicava tensione e paura Mi ha condizionato per tre anni. Ha rubato tre anni della mia vita e mi ha reso sua complice. Le cose che ho fatto... le cose che ho vissuto... mio Dio.

Era tuo padre e ti voleva bene. Ti prego, non odiarlo. Sono sicura che un giorno vi ritroverete. Resisti, figlio mio.  le parole di sua madre, una strenua difesa per un uomo che non c'era mai stato - che si ostinava a proteggere con una determinazione irrazionale, assoluta.

Jake studia il suo riflesso e lo rivede - adesso quasi lo conosce.
Percorre la linea del suo viso nello specchio appannato e la confronta con l'unica foto che è riuscito a trovare - gli occhi sono i suoi, non ci sono dubbi.
Sospira e la toglie dall'angolo in cui l'aveva incastrata, facendo per strapparla.

Non potrai incolpare per sempre tuo padre.

Albert Wesker lo fissa in silenzio, un uomo che contagiava ogni cosa che toccava, distruggendola - un virus.
Lo fissa e non gli racconta nulla che già non sappia.

Prima o poi dovrai affrontare la responsabilità delle tue azioni.

Jake piega la foto e la nasconde nella tasca più remota della sua giacca.

#16

"Hai trovato quello che cercavi?" gli domanda Sherry, sfregandosi le palpebre.
"Più o meno." replica Jake, non resistendo all'impulso di accarezzarle i capelli arruffati e aggrovigliati.
"Hai scoperto di più su tuo padre?"
Jake indugia un attimo sulla sua nuca, incerto.
"Forse."
Sherry sorride e gli arrotola contro, masticando un muffin.
"Un Wesker e un Birkin, eh?"
Jake ride ed è un suono roco, a suo modo terribile e bellissimo.
"Proprio come una volta."

Sherry si chiede quando verrà il momento in cui il loro sangue esigerà il suo prezzo.

Biohazard, file #1; Project Wesker Children

Erano tredici ed erano perfetti.
Erano tredici e Spencer li aveva uccisi tutti - o quasi.

"Chi è sopravvissuto?"
"Il soggetto numero dodici e numero tredici."
"Stato attuale?"
"Sconosciuto per il numero dodici; il tredici è in palestra ad allenarsi."
Spencer aveva sorriso.

"E così tu sei Albert."
Il ragazzo lo fissa con un misto di diffidenza e totale disinteresse.
"Mi hanno detto che sei il più intelligente del tuo gruppo."
Altro silenzio. Spencer non si era fatto intimidire e aveva ampliato il sorriso.
"Sono qui per farti un'offerta: che ne dici di lavorare per la Umbrella Corporation come ricercatore? È una grande opportunità per un ragazzo di quanto? Diciassette anni?"
Assottiglia gli occhi il ragazzo, un viso durissimo e a malapena addolcito da un'adolescenza alla sua ultima curva.
"Diciotto." ribatte, ed è un timbro ruvido quello che lascia le sue labbra.
Spencer scrolla le spalle con leggerezza, allungandogli poi la mano.
"Allora, cosa ne dici? Può interessarti?"
Il ragazzo aveva sorriso ed era stato come se il sole fosse morto all'improvviso.
"Certamente."
Spencer aveva appena scritto la prima pagina della sua fine.

Biohazard, file #2; telecamera di sicurezza numero tre, laboratorio di sviluppo agenti virali.

"Tu non vuoi avere figli, Albert?"
"No." replica Wesker, più interessato al nuovo campione di virus T che alle chiacchiere di William.
"Peccato." lo contraddice Birkin "I figli sono la nostra eredità al futuro. Sono un filo di sangue e carne che reca in sé tutto il nostro DNA."
"Sono un impiccio inutile. Se deboli, ancora peggio."
William ridacchia leggermente, ormai abituato alle teorie di Albert.
"Un figlio è depositario del nostro passato, fidati quando te lo dico. Sherry farà grandi cose quando sarà adulta."
Wesker scrolla le spalle in un gesto noncurante, reclinandosi all'indietro sulla poltrona.
"E quella edoniana... come è poi finita?"
"È finita." risponde Wesker, massaggiandosi il collo "È tornata da dove veniva."
William sorride, portandosi alle labbra la bottiglietta d'acqua.
"Chissà che un giorno anche tu non decida d'avere un figlio: sarà uno stronzo tale e quale a te."
Le profezie hanno a volte il sapore amaro delle verità nascoste.

Biohazard, file #3; America, città sconosciuta.

Aelita l'ha scelto perché le ricordava la sua gente, occhi freddi e carattere imperscrutabile.
Aelita l'ha scelto perché l'America era grande e spaventosa, un luogo che prometteva solo illusioni e menzogne.
È uno scienziato e la metà delle volte non capisce quello che dice, per cui si limita a sorridere e ad annuire, felice solo di poter avere qualcuno con cui parlare.
"Come ti chiami?" gli chiede in un inglese un po' stentato "Io sono Aelita. Aelita Muller."
L'uomo le sorride e Aelita non arretra - a Edonia i lupi di cacciano, pellicce per l'inverno oppure docili animali da compagnia.
"Albert." è tutto quello che le dice - che le dirà per i prossimi sei mesi e poco più.
"Vuoi sederti con me?" lo invita, indicando la sedia libera e la tazza di caffè "Sono appena arrivata dall'Edonia e non sono molto pratica dei costumi americani."
Ioanna le avrebbe detto che il demonio si nasconde nei dettagli, come la sua postura predatoria e aggressiva.
Ioanna si sarebbe fatta il segno della croce e avrebbe detto che tutti gli americani sono solo dei porci capitalisti, uomini infedeli e crudeli.
"Con piacere."
Aelita amplia il sorriso, i capelli ramati che raccolgono le ultime luci del tramonto.
Neanche un anno dopo Jake sarebbe venuto al mondo, portando con sé tutta la storia di un uomo maledetto.

Biohazard, file #4; Villa Spencer.

"Quindi sono stato creato così come sono?"

Wesker fissa il cielo gonfio di pioggia senza davvero vederlo, il corpo di Spencer che va raffreddandosi alle sue spalle.

"Sei l'unico sopravvissuto del progetto Wesker Children."

Il virus si muove inquieto sotto la sua pelle e annienta ogni altra domanda, lasciando solo spazio per calcoli feroci e desideri di conquista.

"Sei stato scelto tra tanti bambini. Sei il prodotto che cercavamo da sempre."

Ogni altro uomo avrebbe almeno messo in dubbio le proprie azioni, ma per Wesker c'è solo una strada che può condurlo dove vuole - potere. Solo il potere può battere se stesso.

"C'ero quasi riuscito. Ero quasi riuscito a essere Dio."

Non ha provato rabbia quando ha strappato il cuore di Spencer, affondando fino al gomito tra le sue fragili ossa.
Non ha provato risentimento o delusione; solo un devastante, assoluto, nulla.

"Quel diritto avrebbe dovuto essere mio!"

Wesker ascolta la pioggia che cade e scopre i pensieri scivolargli via come deboli uccellini, una mente spenta a ogni altra emozione che non sia l'orgoglio sconsiderato di un dio.

Siamo fatti a sua immagine e somiglianza.

La sua terribile umanità è tutto ciò che lo rende di più simile a Dio.

Biohazard, file #5; archivi rimasti della Tricell Corporation.

Excella ha vent'anni quando si presenta alla sua porta Albert Wesker, una promessa tra le mani e un potere sconfinato in una semplice fiala.
Excella ha ventidue anni quando la sezione africana della Tricell diventa sua, l'ambizione di una leonessa e l'ingenuità di una ragazzina.

"Avremo il mondo ai nostri piedi." dice, e Albert annuisce, porgendole il braccio.

"Immagino che avrai bisogno di un partner, uhm? Qualcuno che possa adattarsi al tuo nuovo mondo..." mormora, e gli occhi di Wesker rimangono distanti come sempre - è forse una punta di divertimento quella che legge in fondo a essi?

"Credo d'averti provato d'essere degna, no?" chiede, e Wesker le regala un'altra domanda e un livido in più da nascondere.

Excella ha ventisei anni quando vomita le sue stesse interiora sul pontile della Tricell, l'Uroboros che lacera dilania strazia ogni fibra del suo essere.
Ha ventisei anni e sente la vita bruciarle sotto le dita, un dolore così forte che le sembra di spaccarsi in due.
"Perché...?" riesce a gridare "Dopo tutto quello che ho fatto per te. Albert!"

Wesker osserva il suo bel corpo distruggersi con l'alterigia incontaminata del dio.

Biohazard, file #6; Edonia.

Jake non può saperlo, ma sua madre morirà a pochi giorni di distanza da suo padre.
Osserva la sua figura immobile sotto il lenzuolo candido, un viso asciugato d'ogni speranza.
È morta Aelita, una genetica debole e che l'aveva condannata fin da giovane.
E dire che io non mi sono mai preso neppure l'influenza pensa Jake, stringendosi la testa tra le mani E dire che ce l'avevo quasi fatta.
Lo stemma della Resistenza lo osserva in silenzio, rosso e oro - l'inizio e la fine.
Aspetta ancora qualche minuto Jake, poi saluta sua madre con un bacio sulla fronte ed esce dalla stanza d'ospedale.
Sarà il sangue a regalargli qualcosa per cui combattere - per cui riscrivere una storia incisa sulla sua stessa pelle.

Biohazard, file #7; luogo sconosciuto.

"I dati dell'Umbrella Corporation sono andati distrutti?"
"Tutti."
"La Regina Rossa?"
"Dormiente."
"Bene."
"Cosa facciamo adesso?"
"Non è ovvio? Ricominciamo da zero."

Avvio sistema in corso, inserire dati d'accesso e password.

Progetto Neo-Umbrella. Autorizzazione livello admin.

La Regina Rossa aveva riaperto gli occhi.




   
 
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