Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |       
Autore: hiromi_chan    21/11/2014    11 recensioni
“Non temere, piccoletto,” disse Arthur, accarezzando distrattamente l'uovo adagiato sulle sue gambe. “Non permetterò mai che mammina ti metta nome Norberto, fosse anche l'ultima cosa che faccio.”
Merlin alzò un sopracciglio, fulminandolo con un'occhiataccia. “Mammina?”
“Non posso farla mica io la donna, ti pare?” disse il Grifondoro, oltraggiato.
Merlin si strizzò il ponte del naso tra le dita.
E il preside pretendeva anche che lui salvasse l'osso del collo di quell'individuo.

HP!AU in sei capitoli.
[Prima classificata al contest "AU- Wherever we are" indetto da Emmastarr sul forum di EFP.]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Merthur a Hogwarts'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




A Slytherin

will kill for you

 

 

 

 


NdA:
In realtà lavoro su questa storia da un anno, scrivendo ogni tanto una piccola scena in più in un quaderno dedicato tutto a lei. Poi è arrivato il contest e ho dovuto partecipare. Ringrazio il giudice che mi ha dato la motivazione (alias data di scadenza) per portarla a termine.
Si tratta di un crossover Merlin/Harry Potter, dove i personaggi di Merlin frequentano la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Nella mia testa, la storia si svolge diverse generazioni dopo quella di Harry. Non compare direttamente nessun personaggio appartenete alla saga di Harry Potter, ma ne vengono nominati alcuni; mi piace pensare che Domitilla Skeeter, della quale leggerete dei brevi trafiletti, sia una parente della nostra amata Rita.

Nell'ultimo capitolo ho tagliato parte di una scena per rispettare i limiti di rating imposti dal contest al quale la storia partecipa. Il pezzo tagliato verrà comunque pubblicata a tempo debito come extra a rating rosso (quindi, per rispondere alle domande implicite che vi starete ponendo, sì, i nostri eroi concludono ù-ù).

Mi sono divertita molto a far comportare tutti in modo un po' immaturo nella prima parte della fiction... in fondo si parte dal terzo anno con dei cuccioli appena quattordicenni.

Il titolo viene da questa perla trovata su Tumblr: “A Gryffindor will die for you, a Slytherin will kill for you.”

 

 

 

 

 

 










I. Terzo anno – La Serpe

 

 

 


Difficile è la scelta con te, mio buon amico.

Perché potresti entrare in ogni casa ora ti dico:

il coraggio scellerato dei Grifoni ti appartiene

e cacciarti in grossi guai cosa natural ti viene.

Da bravo Corvonero, hai gran curiosità;

possiedi anche ingegno in generose quantità.

Dei Tassorosso il grande cuor conservi, è vero,

sei infatti d'animo umile, bonario e sincero.

Eppure, amico mio, più di tutto vedo in te

la Serpe che attanaglia chi minaccia il grande re;

stringe forte i suoi nemici, lo fa per devozione,

fino a stritolarli senza alcuna esitazione.

Del tuo signor tu sei il più fedele tra i seguaci,

di arrivar a conseguenze oscure in nome suo ti compiaci.

In cambio non vuoi nulla, ma ne soffri nel tuo cuore;

fino a qui si spinge la portata spaventosa del tuo amore.

 

 

Merlin aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare il baldacchino verde mela del suo letto. Sbuffò, premendosi le tempie. Non poteva crederci... ormai aveva quattordici anni, era troppo cresciuto per continuare con quella storia!

Si alzò piano piano per non svegliare gli altri. Le dita dei suoi piedi si arricciarono quando toccarono il pavimento freddo. Si ricordò al volo di afferrare la coperta e dopo sfregò le mani tra loro per riacquistare un po' di sensibilità. Passò oltre la sagoma di Will, beatamente impegnato a russare a bocca aperta come un orso; gli lanciò un'occhiata divertita scuotendo le testa per poi sgusciare fuori dal dormitorio.

Il chiarore verdognolo della Sala Comune lo accolse come un vecchio amico. Merlin sospirò per il sollievo notando che l'ambiente era vuoto, fatta eccezione per lui. Ogni volta che gli capitava di trascorrere una notte agitata, non c'era niente che lo calmasse più di andare a rifugiarsi lì. Sì, anche se ogni tanto apparivano come dal nulla certi spifferi che lo facevano rabbrividire fino alla punta dei capelli; dopotutto, Merlin supponeva che essere circondati dal Lago Nero non aiutasse a mitigare il clima dei sotterranei.

Con un salto un po' scoordinato si tuffò sopra una delle poltrone di pelle poste davanti al camino. Strisciò di lato fino a che non sistemò la testa fuori dal bracciolo, in modo da poter vedere bene le vetrate. Le luci soffuse della Sala Comune coloravano le acque del lago di sfumature color bottiglia. Merlin si rilassò, osservando oltre il vetro un paio di tentacoli che si muovevano pigramente.

Si chiese se avrebbe fatto in tempo a svegliarsi prima che il Terribile Prefetto si fosse accorto che aveva dormito lì. Ma cosa avrebbe dovuto fare, se era quello l'unico luogo in cui si sentiva tanto a suo agio da fare sonni completamente tranquilli?

“Be',” si disse per l'ennesima volta, accoccolandosi nel bozzolo della coperta, “ho soltanto bisogno di tenermi alla larga da qualunque tipo di re o signore. In questo modo, non avrò nessun problema di devozione o roba simile.”

Se se lo fosse ripetuto un buon numero di volte, magari alla fine sarebbe riuscito a convincersene per davvero.

 

“Per un attimo ho temuto che mi avrebbe tirato le orecchie sul serio, sai,” disse, addentando il pane imburrato.

Gli occhioni di Gwen volarono alle sue orecchie a sventola, ma la ragazza fu rapida a nascondere il sorrisino nascente in un colpo di tosse.

“Oh, avanti, puoi pure dirlo. Non sarebbe stato tanto difficile, con le parabole che ti ritrovi, o qualcosa del genere,” fece Merlin, tranquillo.

“No, no, no,” disse lei, agitando le mani. Poi si schiarì la gola, acciuffando un ricciolo ribelle per sistemarselo di lato. “No,” aggiunse, procedendo a versarsi il latte. “Sai benissimo che non penserei mai una cosa del genere delle tue orecchie.”

Merlin provò un moto d'affetto istantaneo nei confronti dell'amica, sentendosi contento, e non per la prima volta, di essere riuscito a trovare una buona confidente tra i Tassorosso. Che le amicizie tra Serpeverde e Tassorosso fossero solide, si sapeva. Merlin era fermamente convinto che le due Case unite sarebbero state in grado di conquistare il mondo.

“Will mi prenderebbe in giro per le mie orecchie e direbbe anche che Morgause, in ogni caso, avrebbe fatto bene a tirarmele,” precisò, sventolando il cucchiaino davanti al naso di Gwen.

La ragazza allungò il collo verso il tavolo di Serpeverde, dove avrebbe dovuto trovarsi, in teoria, anche Merlin; Will, la cravatta sciolta e buttata alla meglio intorno al collo, era al momento impegnato ad aggredire una porzione parecchio grossa di torta di zucca.

“William è un animale,” decretò Gwen con semplicità.

Merlin annuì e dopo frugò nella borsa, tirando fuori un foglietto tutto spiegazzato. Lo stirò maldestramente, macchiandolo con il residuo della Cioccorana che gli era rimasto appiccicato ai polpastrelli. “Di' un po', hai già scelto i corsi facoltativi?” chiese, mordendosi il labbro.

“Già? Dovremo confermare le materia a scelta entro oggi pomeriggio,” disse Gwen, una risata leggera.

Dalla bocca del mago scappò un lamento afflitto. “Me l'ero dimenticato,” disse, pressando la guancia contro il tavolo. Era molto probabile che avesse schiacciato della marmellata vagabonda, se la sensazione gelatinosa che sentiva sulla pelle poteva essere considerata un indizio sufficiente. Mh. “Come faccio a scegliere, comunque? I corsi sono tutti interessanti.”

“Io vado di sicuro per Divinazione,” disse Gwen, tutta contenta.

Si piegò sul tavolo per tentare di leggere al contrario il foglio con le materie di Merlin, tirando via l'angolo che era rimasto sotto la sua testa. “Non penso che sarei portata per Antiche Rune. Mi dà l'idea di essere un corso proprio noioso. Pensi che anche i ragazzi di Grifondoro potrebbero trovarlo noioso? Cioè, voglio, dire, Art- cioè...”

Merlin alzò gli occhi al soffitto, prendendo atto dei nuvoloni grigi che iniziavano ad ammassarsi oltre le candele fluttuanti. “Gwen, i Grifondoro del terzo anno hanno una capacità cerebrale complessiva pari a quella di uno Schiopodo Sparacoda. Ogni corso, per loro, sarà un corso noioso.”

L'amica lo guardò male, ma sorrideva inequivocabilmente sotto ai baffi. “Non tutti posso essere topini da biblioteca come te, sai. Per compensare, poi, i Grifoni hanno un sacco di altre qualità,” disse, arrossendo alla fine. Merlin aveva una certa idea di cosa vagasse in quella testolina, ma preferiva lo stesso non entrare troppo nel dettaglio.

Più che altro fu per istinto che staccò la guancia dal legno e si voltò verso il famigerato tavolo di Grifondoro. Tra la marea di sciarpe rosse e gialle non fu difficile individuare Percival, alto come una montagna e pericolosamente ancora in fase di crescita. Pure Gwaine non passava inosservato, con quella risata pressante che non riuscivi a ignorare anche volendo. Merlin osservò per qualche momento le spalle ampie di Percival e il viso di Gwaine, sul quale avevano iniziato a spuntare i primi peli che lui definiva orgogliosamente “barba”. Mmh.

“Hai sottolineato Babbanologia?” disse Gwen, richiamandolo con la nota sorpresa nella sua voce.

Merlin, sulla difensiva, coprì il foglio con la mano. “Sì, perché? Ho sempre voluto capire cosa passasse per la testa dei Babbani. Alcuni di loro sono così strani,” disse.

“Forse anche Arthur Pendragon sceglierà Babbanologia,” bisbigliò Gwen, serissima.

Merlin la guardò annoiato. Iniziava proprio a stufarsi dell'interesse crescente che la ragazza nutriva nei confronti di quel tipo. Dall'anno precedente non faceva che parlarne spruzzando entusiasmo e cuoricini gratuiti.

Merlin non aveva mai capito cosa ci trovasse, in lui. Lo conosceva, perché ovviamente tutti conoscevano Arthur Pendragon. Avevano anche frequentato insieme diverse lezioni, ma non gli era mai sembrato che ci fosse qualcosa di memorabile nella sua persona, a parte l'aria perenne da principino che è sceso dal lato sbagliato del letto. Merlin non era uno che sparava giudizi su chi non conosceva, però doveva ammettere di trovarlo, a pelle, perfino un po' antipatico.

“Lui è figlio di Babbani,” ricordò a Gwen, appoggiando il viso sul pugno chiuso. “Se davvero studierà quella materia, andrò a stringergli la mano per il coraggio.”

Lei ridacchiò e disse, “Ma è coraggioso.”

Merlin avrebbe scommesso la sua bacchetta che si stesse riferendo alla volta in cui Arthur l'aveva salvata da un Confringo volante (Will tendeva spesso a perdere la concentrazione, soprattutto con gli Incanti Esplosivi).

“Non nego che un certo coraggio, per essere mezzo parente di Morgana e Morgause, ci voglia,” borbottò, fissando di sottecchi le due ragazze più grandi che sedevano in fondo al tavolo insieme alla bella Nimueh.

Se ne stavano spesso in disparte, loro tre, perse in un mondo fatto di pregiudizi da famiglia di alto lignaggio magico. Il glaciale Prefetto biondo, in particolar modo, parlava poco con chiunque non fosse Nimueh o Morgana, preferendo esprimersi con i comuni mortali tramite occhiatacce e inquietanti sibili di sdegno.

Lo sguardo di Merlin si soffermò sul profilo morbido di Nimueh Blacke.

“Non dirmi che Morgause la Terribile ti fa paura,” scherzò Gwen, richiamando la sua attenzione.

Merlin sbuffò una risata, poi si passò sulla faccia un tovagliolo per ripulirsi dalla marmellata, in caso Nimueh avesse deciso di colpo di guardare dalla loro parte.

“Paura? Io non ho paura di niente,” disse, fintamente indignato. E in un certo senso, era vero... o quasi.

Avrebbe proprio dovuto prendere provvedimenti in merito alla faccenda.

 

 

La brezza di Settembre era pungente e piacevole sulla punta del suo naso. Merlin, metà faccia protetta da giri su giri della sciarpa verde e argento, camminava piano. Poteva sentire le suole delle scarpe scivolare appena sull'erba, resa umida dalla nebbia che li aveva accompagnati fino a quella mattina.

“Ci attende un autunno particolarmente rigido,” disse Gaius, che trottava accanto a lui col suo passo malfermo. “La mia schiena non la prenderà molto bene.”

“Dici così, ma hai una salute di ferro. Mai un anno che tu ti prenda almeno un raffreddore,” sottolineò il giovane mago.

Il guaritore arcuò il suo fantomatico sopracciglio destro. “Invece tu, ragazzo mio, godi di una salute fin troppo cagionevole.”

“Vallo a dire al Cappello,” si lamentò Merlin. “E' stato lui a piazzarmi nei sotterranei di Serpeverde...” e qui si fermò per un breve attimo, stringendo le labbra. “Dunque è lui che mi ha condannato a un inevitabile destino di mal di gola perenni,” aggiunse in fretta quando si accorse di aver esitato troppo.

L'altro decise di non commentare e Merlin gliene fu grato. In fondo era il suo padrino, lo conosceva da tutta la vita, quindi sapeva che non c'era verso di farlo parlare, se lui non voleva; bisognava aspettare il momento giusto perché fosse Merlin stesso ad aprirsi. Quella volta furono sufficienti pochi minuti di silenzio – giusto il tempo per arrivare ad avvistare il campo di Quidditch, le urla di incitamento dei giocatori che riempivano l'aria.

“Potresti prescrivermi qualche rimedio per liberarmi da questi sogni che faccio, o per farmi dormire profondamente, o una cosa del genere?” disse Merlin, sforzandosi di parlare come fosse stata una questione da nulla.

Ma non era affatto una questione da nulla, lo sapevano entrambi. Merlin si sfogava spesso con lui a proposito di quel particolare problema, anche se fin'ora non era mai arrivato a chiedergli veramente un consiglio medico. Gaius era il guaritore che teneva le redini dell'infermeria della scuola; confidarsi con lui equivaleva, in un certo senso, a parlare con il suo dottore, e questo Merlin aveva sempre cercato di evitarlo. Adesso, però, non ne poteva davvero più.

Non era normale continuare a rivivere in sogno il momento in cui il Cappello Parlante aveva deciso del suo futuro, assegnandolo a Serpeverde. Ancora Merlin non capiva perché un tale ricordo lo turbasse tanto. Certo, era un evento che portavi con te per il resto della vita – e lui si era sentito così piccolo, allora, così piccolo sotto gli occhi di tutti nella Sala Grande...

Aveva sempre pensato che, se il Cappello si era preso la briga di continuare a cantare in rima anche dentro la sua testa, allora la faccenda avrebbe dovuto essere importante. E ricordava bene come quelle parole gli avessero fatto provare un gelo spaventoso, nel suo cuore di bambino, che poi non l'aveva mai abbandonato, non del tutto.

Il Cappello gli aveva promesso oscure conseguenze per le sue azioni... Con non poca paura, Merlin si era chiesto spesso se avrebbe davvero potuto essere proprio lui, quella serpe che attanagliava i suoi nemici – no, i nemici di un certo re.

Voleva che adesso tutto ciò finisse.

Dare una spiegazione alla canzone del Cappello, giustificare quel giudizio sulla sua personalità, no, questo non lo pretendeva. Avrebbe potuto vivere benissimo anche con quegli interrogativi. Li avrebbe sepolti dentro di sé, stando attento a non tramutarsi per sua stessa mano nella serpe, e sarebbe andato tutto bene.

Rivivere una tale angoscia quasi ogni notte, però, non lo aiutava affatto.

“Mi aspettavo già da un po' questa richiesta,” disse Gaius, comprensivo, e appoggiò una mano nodosa sulla sua spalla. “Sarò felice di fare tutto il possibile per aiutarti. Potremmo cominciare con un leggero rimedio alle erbe per conciliare il sonno.”

Merlin gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine, sentendosi già un po' meno appesantito.

“Non sei la prima persona a chiedermi una cosa simile, quest'anno,” borbottò il guaritore, ma Merlin quasi non lo ascoltò.

Sì, sarebbe andato davvero tutto per il verso giusto. Era stato uno sciocco a preoccuparsi fino a quel punto, rimuginando da solo sopra i suoi problemi, mentre invece...

“Attenzione!” gridò d'improvviso qualcuno.

Merlin fece giusto in tempo a rendersi conto di un oggetto che schizzava verso di loro a velocità folle, prima che l'istinto non lo spingesse a buttarsi a terra, trascinando Gaius con lui.

“La mia schiena!” gemette il vecchio tra il cigolio delle articolazioni.

Merlin, allarmato, si tirò su arrancando sulle proprie gambe, la bacchetta già in mano e lo stomaco stretto in una morsa per lo spavento. Qualcuno, però, era accorso in loro aiuto: un ragazzo a cavallo di una scopa (uno dei giocatori, visto il casco e le protezioni che aveva addosso) stringeva al petto qualcosa che opponeva resistenza, facendolo tremare tutto con furia.

“State bene?” riuscì a dire comunque il ragazzo, rivolgendosi a Merlin e Gaius. “Mi dispiace molto, non so cosa sia preso a questo Bolide, è andato fuori controllo.”

Il guaritore si issò in piedi usando la spalla di Merlin come appoggio e sbuffando come un calderone. “Dovreste stare più attenti durante gli allenamenti, Lancelot,” disse in tono di rimprovero. “Se mettete fuori gioco il vostro guaritore, poi chi vi riaggiusterà il setto nasale quando ve le spaccherete di nuovo?”

“Ha perfettamente ragione, signore. Le chiedo scusa a nome di tutta la squadra,” disse Lancelot, sfoderando un bel sorriso e, be', Merlin pensò che sarebbe stato difficile, avercela con uno che sorrideva in quel modo.

Lancelot planò accanto a loro stringendo sottobraccio il Bolide, che era ancora piuttosto arrabbiato. “Non so spiegarmi come sia stato possibile,” aggiunse, grattandosi la testa. “Di colpo uno dei Bolidi ha iniziato a tentare di disarcionarci ancora più del solito. Stava per fracassarmi la testa, prima, sapete,” e Merlin roteò gli occhi al cielo, perché, davvero? Era proprio per questo che detestava il Quidditch. Non era uno sport, era una lotta da animali.

Lancelot intercettò il suo sguardo, ghignando, e il Serpeverde lo imitò. “Come hai fatto ed evitare il colpo?” chiese.

“Arthur mi ha salvato. E' comparso al mio fianco e in un attimo ha battuto via il Bolide, ehm... verso di voi. Ma suppongo non vi avesse notato,” disse prontamente.

Merlin alzò il naso per aria; Arthur Pendragon se ne stava all'altezza dei tre anelli, reggendosi alla scopa con una mano, l'altra abbandonata pigramente lungo il fianco. I capelli erano una macchia chiara controluce e, sebbene fosse piuttosto distante da loro, si vedeva che la sua faccia era piegata in una strana smorfia. “State bene?” chiese, ma solo dopo essersi accorto che Merlin lo stava fissando. In ogni caso, non si mosse dalla propria posizione.

“Potresti venire ad accertartene tu stesso, visto che ci hai spedito un Bolide addosso,” disse a voce alta il Serpeverde, portandosi le mani sui fianchi.

Uno, due, tre secondi di silenzio; poi, Arthur Pendragon diede loro le spalle e volò verso gli altri compagni di squadra.

La bocca di Merlin si spalancò per l'indignazione. Con quell'espressione incredula si voltò verso Gaius, che gli rispose nella maniera più classica, cioè col suo sopracciglio arcuato.

“Chiedo scusa soprattutto da parte sua,” disse Lancelot, portando le mani avanti. “Di certo non è stato intenzionale, no? Vi prego di essere comprensivi... ultimamente Arthur è davvero nervoso, ma è un bravo ragazzo, ve lo garantisco.”

Il guaritore annuì, pensieroso. “C'è da capirlo, con tutta la pressione a cui è sottoposto,” articolò lentamente.

Merlin non ascoltò oltre. Per quanto potesse essere dura la vita di Arthur Pendragon (della qual cosa lui dubitava), niente giustificava un tale comportamento da idiota. L'unico motivo per cui non andò ad afferrare la prima scopa disponibile per potergliene dire quattro in faccia fu che si era ripromesso di stare fuori da guai – da qualunque tipo di guaio.

E così, facendo vagare lo sguardo nei dintorni per sbollentare l'irritazione, si accorse di Morgana, Morgause e Nimueh che si allontanavano dagli spalti, parlottando affannosamente tra loro.

 

 

Merlin colpì con la mano la boccetta d'inchiostro, che si rovesciò per metà sopra il banco. Imprecando sottovoce, prese tra due dita il libro di testo gocciolante di nero. “Gwen, è inutile dirti che questo tuo piano non mi convince neanche un po', non è così?” chiese, valutando se fosse meglio lanciare un incantesimo o gettare via tutto prima dell'arrivo del professor Muirden.

“Certo che è inutile, ma io avevo già previsto la tua reazione,” rimbeccò Gwen. “Proprio come avevo previsto che la tua sbadataggine ti avrebbe fatto combinare qualche danno prima della lezione. Erano un paio d'ore che non ti succedeva nulla,” disse, un sorriso dolce.

Prima che lui potesse protestare, la ragazza sfoderò la bacchetta. “Gratta e netta!” disse, facendo un grazioso movimento circolare col braccio; il volume tornò come nuovo.

“Adesso sei in debito con me,” aggiunse, soddisfatta.

Merlin le sorrise, esasperato. “Sai benissimo che avrei potuto farlo da solo.”

La Tassorosso allora, notando che il ricatto gentile non aveva sortito alcun effetto, ricorse alla sua ultima risorsa: sbatté le ciglia da cerbiatta e afferrò la manica del maglioncino di Merlin, un'onesta disperazione sul volto. “Non potrei chiederlo a nessun altro. Sei il mio migliore amico, Merlin...”

Il mago inspirò. Ci cascava sempre. “Va bene, lo farò,” concesse fin troppo presto, e Gwen si portò le mani a coppa sulla bocca, gli occhi lucidi di felicità.

“Ma,” riprese Merlin, alzando l'indice. “Numero uno, se succede qualcosa allora sì, che sarai in debito con me. E numero due... sei proprio sicura di non volerlo consegnare a qualcun altro, questo bigliettino? Perché non penso che valga la pena dichiararsi così ad Art-”

Lei lo zittì e allargò comicamente le pupille, guardandosi intorno. Accertatasi che loro erano ancora gli unici ad essersi già accomodati nell'aula di Pozioni, chiese, le guance rosse, “Secondo te è eccessivo fargli sapere che mi piace per iscritto?”

Il cuore di Merlin si strinse un po'. In realtà credeva che il gesto fosse molto carino e non dubitava che ci sarebbe stata una fila di ragazzi che avrebbero gradito ricevere un messaggio del genere da Gwen. Ancora non si capacitava, però, di tutta l'ammirazione e del trasporto che lei nutriva nei confronti di quel Grifondoro.

Erano trascorse alcune settimane dall'incidente con il Bolide e Merlin era riuscito senza difficoltà nel progetto di evitare studiatamente Arthur Pendragon. Qualche volta, era vero, capitava che i loro sguardi si incontrassero: in Sala Grande a colazione, quando Merlin lo vedeva prendersi prepotentemente gioco insieme ai suoi amici di quelli del primo anno; durante Pozioni, mentre il professor Muirden girava tra i banchi per controllare i loro calderoni; nelle ore di Erbologia, ogni volta che gli strumenti da lavoro passavano tra i banchi di studente in studente e... be', sì, succedeva spesso che lo notasse, con tutti i corsi in comune che avevano. Tuttavia, niente aveva migliorato l'opinione che si stava formando nei riguardi di Arthur.

Solo una volta gli sembrò che il Grifondoro, incrociati i suoi occhi a lezione, stesse per aprire bocca, ma poi Merlin si voltò verso la lavagna e Arthur non provò più a dirgli nulla.

Anche quando si incontravano nei corridoi o finivano sulla stessa scalinata mentre quella decideva di aver voglia di cambiare posto, nessuno dei due faceva il minimo gesto per riconoscere la presenza dell'altro. Presto Merlin aveva dimenticato il fatto del Bolide, e avrebbe anche dimenticato la faccia imbronciata di Arthur Pendragon, se solo Gwen non gli avesse chiesto quel favore.

“Andrà tutto bene, vedrai,” la rassicurò. “Gli consegnerò da parte tua quel messaggio prima che il professore arrivi.”

“Oh, Merlin, sei il migliore,” trillò Gwen, allacciandogli le braccia al collo. Poi si ritrasse, aggiustandosi il maglione addosso. “Puoi controllare un momento che abbia scritto tutto giusto? Sono così agitata che potrei anche aver usato l'inchiostro svanente senza rendermene conto,” disse, febbrile.

Merlin aprì il bigliettino sul palmo della mano e lesse.

 

Mi piaci molto. So che hai un gran cuore e ti ho sempre trovato fantastico, ma dall'incidente del salvataggio penso che tu mi piaccia ancora di più. Vorrei sapere se potrai mai ricambiare i miei sentimenti. Fai una croce sul SI' o sul NO.

 

Merlin si leccò le labbra improvvisamente aride, senza alzare subito lo sguardo sull'amica. Leggendo le sue parole così oneste e ingenue, di colpo era stato assalito dal timore che Pendragon si sarebbe fatto una grassa risata sopra ai sentimenti di Gwen. Sperava che non fosse tanto immaturo da fare una cosa del genere, ma non lo conosceva bene e non poteva esserne sicuro.

Del resto, nel gruppetto che Arthur frequentava c'erano alcuni individui decisamente poco simpatici. Non Percival e Gwaine, no; sicuramente con loro Merlin non avrebbe potuto ritrovarsi in biblioteca per parlare di Aritmazia o Antiche Rune, ma dopotutto parevano persone in gamba.

C'era quel Valiant, invece, bocciato due volte e chissà come ancora mai espulso, che a Merlin non piaceva affatto. Se Pendragon si circondava di tizi come lui, non doveva essere tanto sveglio.

Ma se avesse osato mettere in imbarazzo Gwen, ci avrebbe pensato Merlin a insegnargli come ci si comportava. Era parecchio mingherlino (sottile come una bacchetta, diceva Will) e Arthur aveva un fisico molto più massiccio del suo, per non parlare dei suoi amici formato armadio... Merlin, però, era lo studente migliore del corso di Incantesimi e sapeva come difendersi.

Inoltre, c'era anche quel particolare asso nella manica di cui nessun altro era a conoscenza: Merlin aveva scoperto di essere in grado di lanciare qualche incantesimo senza bacchetta, anche se non aveva il pieno controllo su quell'abilità.

“Stanno iniziando ad arrivare, sento le voci nel corridoio,” disse Gwen, un bisbiglio denso di panico.

Il Serpeverde le strizzò le dita, incoraggiante. “Vatti a sedere. Ci penso io.”

Lei annuì, ringraziandolo ancora con il labiale, poi volò a sistemarsi nelle file in fondo all'aula occupate dai Tassorosso.

Merlin si voltò per osservare i ragazzi del terzo anno fare il loro ingresso a gruppetti. Presto scorse la testa bionda di Arthur, impegnato a ridere ad alta voce in mezzo ai sui amici.

“Ok,” si disse, stringendo la presa ferrea sul pezzetto di pergamena. Dovette contenersi un po', altrimenti l'avrebbe stropicciato fino a farlo diventare illeggibile.

Attese che una parte degli studenti si fosse accomodata al proprio posto, ma non la totalità di essi, o avrebbe attirato troppo l'attenzione. Quindi si alzò, scivolando oltre la sedia, e camminò dritto dritto verso la postazione di Arthur, non molto distante dalla propria.

Non ci voleva tanto, no? Era quasi a metà dell'opera. Ora doveva solo passargli quel dannato biglietto...

Come lo videro avvicinarsi a loro, Arthur, Percival, Gwaine e Valiant si ammutolirono. Pendragon lo fissò con un'espressione indecifrabile, Percival e Gwaine sembravano piuttosto incuriositi mentre Valiant aveva messo su la sua miglior faccia da “che cavolo vuole, questo”.

“Prendi,” disse Merlin, allungando la pergamena piegata in due al suo destinatario.

Prima che Arthur potesse toccarla anche solo con la punta dei polpastrelli, lui lasciò la presa e il bigliettino cadde sopra al tavolo.

Col cuore in pace, Merlin fece dietrofront per poter tornare al suo banco, e fu proprio allora che successero due cose.

La prima: Merlin ricordò di non aver comunicato da parte di chi venisse il messaggio, che non recava nemmeno la firma di Gwen.

La seconda: a prendere il pezzo di pergamena non fu Arthur, a meno che non avesse incantato nel giro di due secondi le proprie corde vocali e avesse detto, con la voce di Valiant, “Visto che avevo ragione? I finocchi sono tutti delle Serpi.”

Merlin si bloccò sul posto, strizzando gli occhi e mordendosi il labbro con tutta la forza che aveva.

Era troppo sperare che Arthur fosse solo particolarmente bravo con le imitazioni, vero?

Alle sue spalle un orribile chiacchiericcio stava iniziando a crescere come un'onda, mentre gli studenti che aveva davanti a sé allungavano il collo verso il gruppetto di Pendragon, incuriositi dal richiamo di Valiant.

“Che c'è, nella vostra Casa non avete abbastanza serpentelli con cui divertirvi e dovete venirvene a cercare altri tra i Grifondoro?” aggiunse quest'ultimo, schifosamente soddisfatto. “Ma caschi male, Emrys. Non condividiamo certi gusti, qui.”

Merlin si voltò con lentezza; il disgusto per la personalità viscida di Valiant, unito in un mix micidiale a un senso di impotente vergogna, gli fece formicolare ogni centimetro di pelle.

Una cappa rossa che sembrava si fosse formata tra il naso e la fronte gli appesantiva le ossa. Merlin detestava le persone prepotenti e Valiant non era solo prepotente, era anche pieno zeppo di una crudele voglia di offendere chiunque gli capitasse a tiro.

Tra la collera che gli annebbiava già i sensi, Merlin intravide Arthur, l'espressione confusa che si faceva ancora più accigliata nel leggere il messaggio e oh, perfetto, davvero splendido.

“Di', Serpe, non vedi l'ora di mettere le mani sul nostro Arthur? Oh, sì, Arthur ti piace tanto,” cantilenò Valiant, destando un coro di risatine più o meno imbarazzate.

Merlin, senza pensarci, gli si avvicinò in fretta, i pugni chiusi che tremavano, il sangue ormai tutto affluito alla testa. Non c'era tempo per fare magie, nemmeno quelle senza bacchetta. C'era solo il bisogno di scagliargli un cazzotto in faccia.

“Di', ti piacerebbe succhi-”

Il Serpeverde non lo lasciò terminare e passò all'azione – o meglio, tentò di farlo, visto che in un attimo, tra le esclamazioni degli studenti, si sentì afferrare e girare come una trottola.

“Per Godric, hai visto, Gwaine?” disse qualcuno.

“Ha fegato, però!” esclamò qualcun altro.

“Oh, sante fate,” e quella era sicuramente Gwen, ma a Merlin non importava niente di tutto ciò, adesso.

L'unica cosa che contava era la pressione di un corpo dietro al suo che lo teneva bloccato. Merlin tentò di divincolarsi, sbuffando per la frustrazione, ma il suo braccio era stato piegato e assicurato dietro la sua schiena da una salda morsa.

“Ohi, calmati,” si sentì dire dalla voce divertita e sorpresa di Arthur Pendragon.

Davvero, non c'era mai limite al peggio.

“Non ti immischiare,” disse Merlin, agitandosi ancora di più. I suoi tentativi furono, ovviamente, inutili, poiché la forza fisica di Arthur era senza dubbio superiore alla sua.

“Mi pare che io sia abbastanza coinvolto nella faccenda da avere diritto di immischiarmi,” rispose il Grifondoro, tutto compiaciuto.

“Pensa a intervenire quando dovresti farlo,” rimbeccò Merlin e, pur di non dargli la soddisfazione di farsi sottomettere, continuò a divincolarsi, ignorando il rischio di stirare qualche muscolo.

“Non so di cosa tu stia parlando,” borbottò Arthur.

Allora il Serpeverde scoppiò del tutto. “Non sono io quello che ha scagliato un Bolide su due passanti e non si è neanche degnato di chiedere scusa! Eppure l'occasione l'hai avuta,” sferzò, senza smettere di agitarsi per un attimo.

Il Grifondoro mollò la presa sul suo braccio e lo afferrò per le spalle, voltandolo fino ad averlo faccia a faccia. Era più basso di Merlin, quindi dovette alzare il mento per portare gli occhi al suo livello. “Come ti permetti di parlarmi così?” soffiò sbigottito, quasi che l'insubordinazione fosse una novità che lui non sapeva gestire.

“Perché, chi ti credi di essere, un principe?”

“Sono il figlio del Primo Ministro inglese!” tuonò. Pronunciata l'ultima sillaba, però, chiuse gli occhi, come imbarazzato per quell'uscita.

Ci fu un momento di stallo nel quale Merlin si accorse di avere il fiato corto; nessuno dei due disse niente ma, contemporaneamente, entrambi si guardarono intorno, ricordandosi di dove si trovavano. L'attenzione dell'intera classe era puntata su di loro: alcuni erano a bocca aperta, altri bisbigliavano, altri ancora sghignazzavano senza curarsi di nascondere il divertimento.

Proprio in quell'istante la porta dell'aula si spalancò e il professor Muirden apparve sull'uscio. Il suo sguardo altero si posò su Merlin e Arthur, il labbro gli si arricciò in quella sua tipica smorfia a metà tra l'annoiato e il compiaciuto. “Emrys e Pendragon, dal preside, adesso,” ordinò, asciutto.

Oh, sì. Perfetto, sul serio. E per fortuna che Merlin si era ripromesso di restare fuori dai guai.

 

 

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: hiromi_chan