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Autore: _Lunatica    21/11/2014    3 recensioni
Una mia personale interpretazione dell'ultima scena della 4x10. (È la prima volta che scrivo una fic, quindi capisco che non sia un granché e le critiche sono sempre ben accette:)
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Apathy.

 
Sam è seduto sul cofano dell’Impala, Dean vi è accostato.

<<Ce l’abbiamo fatta anche stavolta, eh?>>  chiede Dean, con tono trionfante
<<Già>> risponde Sam, semplicemente.

Tutti e due si guardano negli occhi, brindano con una birra per poi distogliere nuovamente lo sguardo.

Dean sospira, il suo volto cambia completamente espressione. Quasi rassegnato, quasi pronto per affrontare  la discussione che per tanto tempo aveva evitato.

<<So che l’hai sentito>>
<<Chi?>>  domanda Sam, confuso.
Per una frazione di secondo Dean si chiese se il fratello stesse cercando di rendere il tutto più difficile
<<Alastair, quello che ha detto su come ero così promettente>>
Sam abbassa lo sguardo e annuisce, un po’ a Dean e un po’ a sé stesso.
<<Sì, l’ho sentito.>> 

Nessuno dei due sembra voler parlarne, ma in qualche modo tutti e due sanno di doverlo fare.

<<E non sei curioso?>>
Tipico di Dean, ironizzare su argomenti così tormentosi. Forse per distanziare il dolore, per far finta che non esista.
<<Certo che sono curioso. Ma visto che non ti va di parlare dell’inferno, io non insisto.>>

Sam non è stupido né egoista. Realizzava perfettamente che per Dean era un tema a dir poco delicato. Suo fratello, la persona che più amava, aveva sofferto per quattro infiniti mesi dopo la sua morte. Lo aveva fatto per riportare Sam in vita (e Sam, in parte, era ancora arrabbiato con lui per la decisione presa).
Ora Sam aveva di nuovo Dean con lui, questo era l’importante. Non avrebbe mai osato dire o fare qualcosa che potesse mettere i bastoni tra le ruote alla felicità di Dean.

Dean sorseggiò un altro goccio di birra. Chissà, magari l’alcol aiutava in situazioni del genere.
Sam lo imitò.

<<Non sono stati quattro mesi>>
Il suo tono era fermo e deciso. Sapeva bene come nascondere la sua angoscia, per quanto grande essa potesse essere.

<<Che cosa?>>
Sam incarnò le sopracciglia, girò il capo immediatamente verso di lui e sperò con tutto se stesso di aver udito male.

<<Sono quattro mesi qua da noi, ma non laggiù. Il tempo lì è diverso. Sono stati quarant’anni.>>
Dean non riuscì più a trattenere le sue emozioni, il suo tormento. L’esperienza vissuta era enorme, così tanto da non riuscire a essere controllata. Nemmeno da uno come lui.

<<Oh mio Dio.>>
Quelle due ultime parole lo colpirono dritto al cuore e gli fecero più male di una coltellata. Sam non riusciva a crederci, non voleva.
Maledizione, Dean. Maledizione a te, alla tua promessa, all’inferno che hai dovuto subire e maledizione a me che non ho saputo fare niente per evitare tutto ciò.

<<Laggiù mi hanno tagliato, inciso, e dilaniato in modi che tu non riesci neanche a->> non riuscì a concludere la frase, ma Sam aveva già capito cosa volesse dire.

Prese un sospiro e si morse il labbro. Tentò con tutto sé stesso di trattenersi. Non poteva piangere, non doveva piangere, non era da lui.

<<Non rimaneva più niente di me>>  Dean si ricompose e cercò di riprendere la sua risolutezza nel parlare.
Sam lo stava ascoltando, ma ogni parola era come un pugno nello stomaco. Aveva un nodo alla gola, voleva piangere tanto quanto voleva farlo Dean. Voleva abbracciarlo e dirgli che era tutto finito, ora. Che erano nuovamente insieme e che nulla li avrebbe più separati.
Eppure non ebbe la forza di muovere un dito. Vedere Dean così distrutto lo fece rimanere inerte.

<<E poi, all’improvviso, tornavo tutto intero. Come per magia. Così potevano ricominciare da capo.>> 
Sam assentiva, ma ogni minima parte del suo corpo si stava indebolendo. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non vedere più suo fratello star male.   

<<E Alastair, alla fine di ogni giorno, puntualmente, si presentava da me. E mi faceva sempre la stessa offerta: mi avrebbe tolto dalla ruota della tortura se ci avessi messo qualcun altro … e avessi iniziato a torturarlo.>>
Dean incurvò  le labbra e mosse la testa. Rimanere neutro raccontando una vicenda del genere stava diventando impossibile.

<<E io ogni giorno gli dicevo di mettersela nel posto dove non batte il sole>>
Entrambi accennarono un sorriso. Neanche l’inferno impediva a Dean di rispondere in modo provocatorio.

<<Per trent’anni gliel’ho detto>> 
Sam si voltò di scatto, incredulo. Le parole che il Winchester più grande aveva appena fatto uscire dalla sua bocca sono servite solo a confermargli ciò che già pensava: suo fratello era un eroe.

<<Ma a un certo punto non ho più resistito. Non ce l’ho fatta >> 
Sam non distoglieva lo sguardo da lui. Rimase allibito quando si rese conto della poca stima che Dean nutriva nei confronti di sé stesso. Nessun essere umano avrebbe sopportato una simile condanna per così tanto tempo.
Tranne Dean.
E Sam è così fiero di lui in quel momento come non lo era mai stato prima.

<< Così sono sceso da quella ruota, che Dio mi perdoni, sono sceso da quella ruota e ho iniziato a squartare delle anime>>
Nonostante la sua voce si facesse sempre più fragile, Dean riuscì a dire la cosa che più lo aveva afflitto per tutto quel tempo. Non aveva il coraggio di guardare in faccia Sam, dopo tutto ciò che aveva fatto. Non avrebbe neanche avuto il coraggio di guardare il suo riflesso nello specchio.  
Una lacrima rigò la sua guancia destra e batté più volte le palpebre, nel vano tentativo di fermare il pianto.

<<Ho perso il conto di quante ne ho torturate, e delle cose che ho fatto>>
<<Dean, sei riuscito a resistere per trent’anni. Non potevi fare di più>>
Non poteva. Come non poteva davvero punirsi per aver ceduto, per essersi comportato da essere umano.
Sam non gliel’avrebbe concesso, non dopo avergli salvato la vita.

Ma Dean chinò il capo e il suo viso si corrugò,  iniziando a piangere agonizzantemente.
<<Io ho un peso dentro->> parlare diventava sempre più difficile <<dentro di me, che mi sta distruggendo, credimi>>
Credimi. Come se non fosse concepibile l’idea di Dean che soffre.
Sebbene avesse tentato di asciugarle con la mano sinistra, le lacrime continuavano a scendere sulle sue guance ininterrottamente.


<<Io vorrei tanto non sentire più nulla.>> 
   
 
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