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Autore: Cruel Heart    22/11/2014    3 recensioni
«Scusami, Adia. Non riesco a dire altro.
Sono perfettamente consapevole di non poter cambiare il modo in cui ti senti.
Mentre ti guardo scaraventare a terra la vecchia sveglia di nostra madre, mentre ti vedo indossare quella stupida e orribile divisa scolastica con i rombi bianchi e neri, mentre ti scruto piangere ininterrottamente durante la notte, voglio chiederti solo un’ultima cosa, se posso: perdona mamma e papà.
Perdona me.
E, soprattutto, perdona te stessa.»

[Song-fic su Adia]
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti.
Finalmente, sono riuscita ad ultimare questa one-shot su Adia.
Come canzone, ho preferito scegliere un live dell’originale, ovvero quello interpretato da Sarah McLachlan.
Lo trovo più emozionante rispetto alla seppur bellissima cover di Avril.
Dedico questa song-fic a quelle due pazze di Glaphy e Euphy [E poi non dite che non vi dedico le cose u.u]
Questo è tutto, spero vi piaccia.
Ci vediamo presto :)
 
~ Cruel Heart.
 

Dear Adia...
   
 
Cara Adia,
eccoti.
Ti guardo, mentre, ancora assonnata, ti tappi le orecchie per cercare di non sentire più quel suono fastidioso e assillante.
Ti guardo, proprio mentre, incazzata nera, scaraventi a terra la vecchia sveglia di nostra madre.
E sorrido.
Sorrido, perché è quello che avrei fatto anch’io.

 
Cara Adia,
ti vedo mentre indossi quella stupida e orribile divisa scolastica con i rombi bianchi e neri.
Passi davanti allo specchio, e so esattamente quello che stai per fare.
Eccola lì, quella smorfia per cui ti ho sempre presa in giro.
Ti chiedi se potresti stare meglio con un’acconciatura diversa, invece che con i soliti capelli portati sciolti sulle spalle.
Finalmente, adesso, posso confidartelo: questa domanda che fai a te stessa è completamente, incredibilmente e ipocritamente inutile.
La verità è che sei troppo pigra anche solo per farti una coda, e questo lo sappiamo benissimo entrambe.


Cara Adia,
ti guardo correre verso la fermata del bus, proprio mentre questo sta per passare, e ti maledici allo stesso tempo per aver messo troppi libri nello zaino e per essere rimasta troppo a letto: quelle coperte calde sono una vera tentazione, lo so.
Sali su quell’autobus vecchio e arrugginito e, per la prima volta in quattro anni di superiori, Bob, l’autista, ti chiede il biglietto, anche se papà l’ha invitato mille volte a casa e lui ti conosce da una vita.
Con l’aria incredula, gli spieghi che lui conosce la nostra famiglia, che vi frequentate, ma niente, lui non vuole sentire ragioni: a dire il vero, non puoi sapere che, se da quel momento in poi non controlla i biglietti, i suoi superiori gli riducono lo stipendio, e così non può più comprare quei cetriolini sott’aceto che gli piacciono tanto – e che a me fanno schifo, tra parentesi -.
Con uno sbuffo, frughi nello zaino, in cerca del tanto prezioso abbonamento.
Cerchi nella tasca anteriore. Niente.
Cerchi in quella posteriore. Niente.
Nell’astuccio, neanche.
Nei libri, nemmeno a parlarne.
“Cazzo, non mi dire che l’ho lasciato nella lavatrice!” pensi allarmata.
“O forse quello era il frigorifero?”
Finalmente, dopo minuti di lamentele tue, di Bob e degli altri pendolari, riesci a trovare il biglietto: era nel diario, tra un compito di scienze di cui hai appena scoperto l’esistenza e un Toby, I lov- interrotto a metà.
E poi, resti lì, impalata, mentre gli altri ragazzi stanno borbottando ulteriormente perché stai bloccando la fila.
Ti accorgi che lui è lì. Esatto, Toby, proprio il ragazzo di cui sei cotta – o forse, per la tua situazione, sarebbe meglio dire arrostita – dalla terza elementare, sta fissando… il finestrino, e non te.
E allora, ti rendi conto, per l’ennesima volta in sette anni, che le possibilità di farti notare da un ragazzo che è ancora più introverso di te sono praticamente pari a zero.
Scivoli due sedili dietro di lui e prendi le tue adorate cuffie bianche: le infili, un orecchio dopo l’altro e, con la schiena appoggiata allo schienale, non pensi più a nulla.
O forse, non proprio più a nulla: ti guardo stringere il piccolo orsetto di peluche che ti ho regalato qualche anno fa e che tu hai attaccato alla cerniera della tua cartella. E prego che questo momento passi il più velocemente possibile: non voglio vederti soffrire.


Cara Adia,
cammini a testa bassa verso la tua classe: noti che sei praticamente tallonata da Toby, e ti domandi cosa questo possa significare.
Cosa devi fare, devi camminare in modo più lento? No, non vuoi sembrare una pappamolle che non riesce a fare due metri senza il fiatone.
Devi camminare in modo più veloce, allora? Ancora una volta, no, non vuoi sembrare una di quelle pazze e assatanate che corrono ovunque, anche se sono in orario.
Sei anche tentata di far cadere un libro a terra, in modo tale che il tuo Richard Gere possa vederlo e accorrere dalla sua Julia Roberts e…
E poi ti ricordi che molto probabilmente Miss Davidson ti chiederà di consegnare quel compito di scienze di cui non sapevi nulla fino a mezz’ora fa, che non hai nessun libro in mano e che stai citando un film degli anni ‘90, come una vecchia zitella. Decisamente troppo per te, sorellina.
 

Cara Adia,
(s)fortunatamente per te, Miss Davidson si è completamente dimenticata del tuo compito.
Comincio a domandarmi se anche lei non citi ogni volta Pretty Woman, sai?
La tua giornata, nel complesso, non è andata male – certo, il tuo ciclo mestruale poteva anche tardare di qualche giorno e il coach Dave poteva evitare di fare uccidere tutti, facendoti giocare a pallavolo -, ma sono sicura che troverai comunque qualcosa di cui lamentarti con mamma e papà.
Oh, a proposito, eccoli lì: wow, papà sta facendo una drastica cura dimagrante, o cosa?
E mamma?
Che c’è, il parrucchiere ha confuso “Biondo Oro” con “Grigio Perla”?
Non posso credere che i nostri due vecchi genitori stiano… beh… invecchiando.
Sembra passato solo ieri da quando… oh, no, adesso sono io a fare la zitella.
- Dove diavolo è il Blu – Ray in 3D in edizione limitata di “Pretty Woman”, dannazione? –


Cara Adia,
ormai è notte fonda.
Lo capisco da come sbuffi, perché stai ancora studiando matematica, quella materia che tu tanto odi.
È inutile, tesoro: tu sei bravissima, e non puoi angosciarti inutilmente per una materia che non vuole essere capita e che, di conseguenza, non capirai mai. – O forse questo valeva solo per me? –.
Ad ogni modo, ti vedo spegnere il piccolo lumino sulla tua scrivania e sdraiarti col tuo pigiamone rosa confetto sul letto: non so se sia più disturbante la divisa scolastica o quel terribile pigiama.
Gattoni fino ad arrivare al tuo cuscino, poi lo avvolgi con le braccia e… piangi.
Continui a piangere, ininterrottamente, fino a quando non ti si offusca la vista, fino a quando non tenti neanche più di fermare i singhiozzi.

 
Cara Adia,
sai, credo di aver fallito, con te.
So di averti ferita, di averti delusa, di averti abbandonata, ma mi credi, se ti dico che ti ho amato fino all’ultimo respiro?
So come ti senti: come una madre senza il suo bambino, come un musicista senza la sua canzone e, lasciamelo dire, proprio come Richard Gere senza la sua Julia Roberts, ti senti vuota, da quando ti ho lasciato.
Ma quello che ho passato in quegli anni di buio, quello che ho passato in quegli anni di solitudine, non sono andati persi:
ho cercato e continuo a cercare un modo per andare avanti, per dimostrare a me stessa e a tutti quanti dove ho sbagliato.
Non c’è nessun altro con cui parlare, nessun altro da indicare e nemmeno nessun altro da incolpare, Adia: basto già io.
Tu, sorellina, tu sei innocente.
 
Scusami, Adia. Non riesco a dire altro.
Pensavo che sarei riuscita a gestire tutta la ripugnanza che provavo verso la mia vita, e invece non ho fatto altro che causare dolore alle persone a cui volevo bene.
Sono perfettamente consapevole di non poter cambiare il modo in cui ti senti, ed è per questo che, per un po’ di tempo, ti lascerò essere accompagnata dallo sconforto, l’unico amico che, per adesso, sarà sempre lì accanto a te e non ti tradirà.

 
Cara Adia,
forse, ho appena commesso un errore: forse, c’è un altro amico che sarà sempre accanto a te e non ti tradirà.
Improvvisamente, infatti, ti vibra quel dannatissimo Nokia 3310 - che ti ho implorato mille volte di cambiare -: è Toby.
Ti ha proposto di studiare insieme domani pomeriggio e, pensa un po’, fai anche finta di prendere in considerazione un no come risposta!
Non ho davvero parole, sorellina: altro che Julia Roberts!

 
Cara Adia,
voglio chiederti solo un’ultima cosa, se posso, e poi prometto di smetterla di fare la spiona – sto incrociando le dita, sappilo –: perdona mamma e papà per non essermi stati accanto nei momenti in cui avevo bisogno di loro.
Perdona me per non essere lì, a pulire quello straordinario sorriso dalle tue lacrime amare.
E, soprattutto, perdona te stessa, perché, ti posso assicurare, sei la persona che meno si merita tutto questo.
 
La tua Abbey.
 
 
P.S. Ma lo sai che non ho ancora incontrato il principale Pietro, qui?
Mi chiedo se ci sia troppa interferenza con le nuvole o se, magari, è andato con Steve Jobs a farsi scaricare illegalmente il DVD di “Pretty Woman”.
 
***
 

Adia, I do believe I failed you. 
Adia, I know I've let you down. 
Don't you know I tried so hard 
to love you in my way? 
It's easy, let it go.

Adia, I'm empty since you left me, 
trying to find a way to carry on. 
I search myself and everyone 
to see where we went wrong. 

'Cause there's no one left to finger, 
there's no one here to blame, 
there's no one left to talk to, honey, 
and there ain't no one to buy our innocence. 

'Cause we are born innocent. 
Believe me, Adia, we are still innocent. 
It's easy, we all falter. 
Does it matter? 

Adia, I thought that we could make it,
but I know I can't change the way you feel. 
I leave you with your misery, 
a friend who won't betray. 
I pull you from your tower, 
I take away your pain, 
and show you all the beauty you possess, 
if you'd only let yourself believe that… 

 

We are born innocent. 
Believe me, Adia, we are still innocent. 
It's easy, we all falter. 
Does it matter? 

 
 
Adia, credo di aver fallito con te. 
Adia, so di averti delusa. 
Non sai che ho provato così tanto 
ad amarti a modo mio? 
È facile, lascialo andare. 

Adia, sono vuota da quando mi hai lasciato. 
Cerco di trovare un modo per andare avanti, 
cerco di mostrare a me stesso e a tutti quanti 
dove abbiamo sbagliato. 

Non c'è nessuno da indicare, 
nessuno da incolpare 
nessun altro con cui parlare, tesoro, 
e non ci sarà nessuno a comprare la nostra innocenza.

 
Perché noi siamo nati innocenti. 
Credimi, Adia, 
siamo ancora innocenti. 
È facile,tutti noi vacilliamo. 
Ma che importa? 

 
Adia, pensavo che avremmo potuto farlo. 
So di non poter cambiare il modo in cui ti senti, 
ti lascio con il tuo sconforto, 
un amico che non tradirà, 
Ti tirerò via dalla tua torre, 
porterò via il tuo dolore, 
mostrandoti tutta la bellezza che possiedi 
se solo lasciassi credere a te stessa 
che siamo nati innocenti.


Credimi, Adia, 
siamo ancora innocenti. 
È facile, tutti noi vacilliamo. 
Ma che importa? 

   
 
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