Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: giambo    22/11/2014    7 recensioni
Doveva farsi forza. Conosceva bene sua figlia, troppo bene. E sapeva che sarebbero passate ore prima che si stancasse di distruggere il suo sistema nervoso.
Digrignò i denti. Non aveva scelta, doveva entrare.
Del resto, c'era una prima volta per tutto.
Perché la vita di una mamma non è facile.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Marron
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vita da mamme

 

 

 

Nella vita di ogni persona arrivano momenti in cui bisogna sapersi mettere in gioco. Sfide terribili che solo con una grande dose di coraggio, pazienza ed eroismo si potrà superare.

Sempre che si sia capaci di compierle anche di notte.

 

 

“UAHHHHHHHHHHHHHHH.”

Un urlo risuonò in tutta la Kame House. Simile ad una sirena, si diffondeva con la potenza di un uragano in ogni anfratto della casa. Facendo tremare i vetri, e distruggendo sogni e notti degli inquilini.

C18 aprì un occhio facendo una smorfia di pura esasperazione. Era la quarta volta, nel giro di poche ore, che quel dannato mostriciattolo si metteva ad urlare disperata. Per quale motivo, questa volta, le era ignoto. Ma quando l'ennesimo strillo le frantumò i timpani, la cyborg fu sicura che poteva tranquillamente mandare in fumo i suoi piani di dormire fino a mezzogiorno del giorno successivo.

“Non un'altra volta!” gemette portandosi le mani sulle orecchie quando udì Marron tentare di buttare giù i muri a suon di urla.

“Io l'ammazzo! Giuro che l'ammazzo! L'ho fatta io, e la distruggerò io!” ringhiò mentre si alzava con una faccia da serial killer.

“Tesoro lascia stare...vado io.” borbottò assonnato Crilin mentre cercava di prendere cognizione di dove si trovava.

“No.” replicò secca la bionda. “Ci sei andato già tre volte, e non hai concluso nulla. Questa volta vado e sistemerò la questione. Con le buone o con le cattive!”

Non fece in tempo ad alzarsi che Crilin era già ritornato nel mondo dei sogni, russando sonoramente.

Tsk...uomini. Quando servivano, sparivano sempre.

Uscì a passo di marcia dalla sua stanza. Nel frattempo, gli strilli di sua figlia avevano ormai raggiunto il culmine, sfiorando gli ultrasuoni. Per evitare che le sanguinassero le orecchie, C18 si portò le mani a protezione del suo udito sviluppato, non avendo nessuna intenzione di permettere a quella dannata rompiscatole di farla diventare sorda.

Una volta raggiunta la porta della stanza della mocciosa, rigorosamente chiusa, un pensiero fulmineo l'attraversò, facendola rabbrividire di paura.

Vuoi vedere che...

No, si rifiutava di crederlo. Se fosse stato così, significava che le toccava la tortura peggiore di tutte. Anche farsi palpeggiare da Muten in confronto era una robetta da nulla.

C'era solo un modo per scoprire se i suoi timori erano esatti.

Con la mano che tremava impercettibilmente, aprì la porta di qualche centrimetro. Immediatamente, un olezzo nauseabondo le solleticò le narici. C18 si mise una mano davanti alla bocca, mentre il suo stomaco si divertiva a fare salti mortali all'indietro, assumendo un inquietante colorito verdastro in faccia. La richiuse di scatto, mentre cercava disperatamente di non rigettare violentemente la cena sul pavimento del corridoio.

Riuscì a riprendere il controllo di sé stessa, non senza sforzo, solamente dopo qualche minuto. Il tutto mentre Marron si dilettava a conversare nel linguaggio dei pipistrelli ormai.

Doveva farsi forza. Conosceva bene sua figlia, troppo bene. E sapeva che sarebbero passate ore prima che si stancasse di distruggere il suo sistema nervoso.

Digrignò i denti. Non aveva scelta, doveva entrare.

Del resto, c'era una prima volta per tutto. In fondo, Crilin lo faceva tutte le volte ed era ancora sano come un pesce. Cosa poteva mai capitarle?

Nulla di che...solo vomito, crisi isterica e la possibilità di morire sotto una marea di cacca!

Decisamente, la sua mente non la stava aiutando in quel frangente.

Tuttavia, un nuovo urlo devastante di Marron la costrinse ad agire.

Prese un profondo respiro, mentre si tappava il naso per evitare di inalare fumi tossici una volta entrata. Successivamente, facendosi coraggio, entrò.

La stanza di Marron era immersa nel buio della notte. C18 accese la luce più per cercare di calmare la bambina che per sé stessa. Infatti la sua vista era capace di osservare perfettamente il mondo che la circondava anche al buio.

La piccola Marron si agitava in maniera frenetica nella culla, con la coperta che la strizzava come un salame. Il visetto paffuto era rosso per lo sforzo di urlare, con le lacrime che scendevano lungo le guance e la bocca spalancata come un forno.

Prima ancora di vedere come stava la figlia, la cyborg andò ad aprire la finestra, nella speranza che quella puzza mostruosa sparisse il prima possibile. Una volta sicura che l'aria all'interno della stanza fosse di nuovo respirabile, si accinse ad avvicinarsi a quella sirena ambulante, osservando con distacco le tonsille di sua figlia dentro la bocca ancora aperta della piccina.

“Si può sapere cosa hai?” borbottò mentre la osservava, esasperata da tutta quella situazione.

Non appena vide il profilo della sua mamma sopra di sé, la piccola Marron smise per qualche secondo di urlare, guardandola con gli occhi ancora pieni di lacrime ed il faccino tutto arrossato. Rimase così per qualche istante, poi riprese ad urlare come per dire che no, non le fregava nulla che lei fosse lì. Voleva semplicemente urlare disperata fino a quando avesse avuto la forza per farlo.

Una venuzza cominciò a pulsare pericolosamente sulla fronte della bionda. Quel fagottino urlante e maleodorante aveva l'innata capacità di farle saltare i nervi. E ci stava riuscendo perfettamente anche stavolta.

Giuro che se non smette la strangolo.

Si schioccò le nocche minacciosamente, mentre si accingeva a fare il suo primo cambio pannolino della sua carriera di mamma.

“Avanti microbo!” sbottò mentre la prendeva in braccio e la metteva sul tavolino adibito al cambio affianco alla culla. “Vediamo di sbrigarci. Non ho voglia di ascoltare i tuoi strilli per tutta la notte.”

Per tutta risposta, la piccola Marron si divincolò disperata tra le mani dell'androide. Scalciando l'aria con i suoi piedini, e rischiando più volte di ficcarne uno in un occhio della madre, la quale stava cominciando ad esaurire tutta la sua già risicata scorta di pazienza.

Una volta appoggiata sul tavolo, C18 afferrò i lembi del pannollino e lo asportò dal culetto della bimba. Lo chiuse velocemente, evitando volutamente di far cadere l'occhio su cosa contenesse. Era sicura però di aver visto del fumo verde fuoriuscire dal fagottino maleodorante, mentre una nuova, tremenda zaffata le investì le narici, facendole ritornare a ballare lo stomaco.

Toccandolo con meno superficie possibile delle dita, la cyborg lo scagliò fuori dalla finestra con tutta la forza che aveva. Ben presto, il pannolino usato fu solo un puntino nel cielo scuro della notte. Al diavolo l'inquinamento e tutto il resto! La sua salute mentale veniva prima di tutte quelle sciocchezze.

I successivi dieci minuti furono impiegati a pulire, profumare ed imbrattare di borotalco la piccola Marron. Non fu facile, visto che ben presto l'androide si ritrovò le mani unte di olio per bambini misto a borotalco ed a qualche altra sostanza innominabile. Ormai le vene ed i nervi che pulsavano sulla sua fronte non si contavano più. L'unico lato positivo era stato che, finalmente, Marron aveva smesso di romperle i timpani, osservandola perplessa con i suoi occhi azzurri mentre tentava schifata di pulirsi le mani con qualche salvietta profumata.

Successivamente, quando la bionda comprese che quell'odore orrendo non l'avrebbe abbandonata se non dopo un lungo soggiorno in bagno, decise di dedicarsi alla parte più difficile.

L'innesto di un nuovo pannolino.

Ormai sull'orlo di una crisi di nervi, C18 osservò truce il pacco gigante di pannolini, che ritraeva sulla confezione un bebè sorridente con addosso uno di quei cosi pieno di disegni di coniglietti, elefanti viola ed altre stupidaggini del genere, nel tentativo di dissezionarlo con lo sguardo, alla ricerca del suo diabolico segreto.

Come accidenti si mettono questi aggeggi?

Ne prese uno con la punta delle dita, scrutandolo con il suo sguardo di ghiaccio, e cercando di capire come diavolo si potesse inserire quel coso sul fondoschiena di sua figlia, la quale, nel frattempo, agitava i piedini, emettendo qualche pigolio soddisfatto per la pulizia del suo culetto.

Alla fine, con un sospiro esasperato, la bionda si mise all'opera.

Non era difficile. Doveva solamente sollevare la mocciosa, metterle sotto la parte imbottita, sistemare l'altra parte sul pancino, e fissare il tutto con i legacci laterali.

Facile, no?

E allora perché si ritrovava sua figlia con indosso un pannolino alla rovescia?

Riprovò con un altro.

Questa volta si ritrovò i legacci laterali sul pancino.

Ritentò con un altro ancora.

Dopo cinque minuti era talmente accartocciato che faceva impressione persino a lei.

Nel frattempo, Marron la osservava perplessa. Chiedendosi per quale motivo non le venisse fasciato il culetto con un nuovo pannolino. Sotto quello sguardo accusatore, C18 si trovò terribilmente a disagio.

“Finiscila!” sbottò. “Non sei d'aiuto con quella faccia!”

Per tutta risposta, la bambina emise un piccolo lamento, quasi ad indicare che, se non avesse avuto subito un pannolino nuovo di zecca, avrebbe scatenato di nuovo l'inferno.

La fronte della bionda era ormai una carta geografica di vene e nervi pulsanti.

Emettendo un ringhio da belva, afferrò quello che doveva essere il decimo pannolino della serata e, ripetendosi come un mantra le mosse che aveva visto fare a Crilin in quei frangenti, ne eseguì ognuna con esasperata lentezza. Sperando con tutta sé stessa di riuscire nella sua impresa.

La sua soddisfazione fu enorme quando capì di esserci riuscita. Un sorriso trionfante affiorò sulle sue labbra, mentre Marron, una volta ottenuto ciò che desiderava, aveva subito smesso di emettere versi preoccupanti.

“Hai visto?” le borbottò mentre la rimetteva delicatamente nella culla. “Hai frignato per mezzora ed hai ottenuto quello che volevi, sei contenta?”

Per tutta risposta, la piccina chiuse gli occhi, emettendo qualche bolla di saliva dalla bocca. Strillare per tutto quel tempo era faticoso anche per una professionista del settore come lei.

Una volta messa sotto le coperte, ad averle schioccato un bacio in fronte, la cyborg spense la luce e fece per andarsene in bagno, dove finalmente avrebbe potuto levarsi quella puzza indecente dalle mani. Stava per varcare la soglia della stanza quando accadde.

Uno strillo risuonò con violenza nella stanza.

C18 spalancò i suoi occhi cerulei. Aveva le mani che puzzavano di cacca, la sua fronte era coperta di vene in procinto di esplodere, era dentro una stanza disseminata di pannolini appallottolati, aveva rischiato una crisi di nervi evitata per un soffio, oltre ad ripetuti tentativi di avvelenamento sventati per poco, ed ancora piangeva?

Il suo occhio sinistro cominciò ad avere un inquietante tic. Se non fosse stata un cyborg potentissimo, probabilmente si sarebbe messa a piangere dalla disperazione.

“E adesso cosa diavolo hai da frignare?!” ringhiò esasperata tornando verso la culla dove Marron si agitava con tutta la sua forza. I suoi occhioni azzurri pieni di lacrime la fissavano con disperazione, mentre scalciava con violenza le coperte. Il faccino completamente rosso per il pianto.

Convinta ormai di essere dentro un incubo senza fine, C18 prese sua figlia in braccio, senza sapere ancora se per coccolarla o per ucciderla. Con sua immensa sorpresa però, non appena fu a contatto con il suo petto, la bambina si calmò, emettendo pigolii di soddisfazione. Di fronte a tale spettacolo, l'androide inarcò un sopracciglio, perplessa.

“Era tutto qui il problema?” borbottò mentre osservava sua figlia che strofinava il visino contro il suo seno. “Volevi essere presa in braccio?”

Sospirò. Non sarebbe mai riuscita a capire i bambini, mai.

Vedere quel corpicino così caldo e morbido stretto tra le sue braccia la intenerì. Sorrise lievemente, mentre con un dito le sfiorò delicatamente una guancia. Fu sorpresa quando vide Marron che afferrava saldamente il suo indice con una manina, con tutte le intenzioni di non mollarlo.

Era proprio come lei, quando voleva una cosa, non c'era verso di farla desistere o scoraggiare.

Comprendendo che la sua notte sarebbe passata con quella bambina in braccio, C18 si rassegnò al'idea di togliersi l'odore di cacca dalle mani, e si preparò alla nottata.

Si sedette in un angolo della stanza, portandosi le ginocchia verso il petto, come per proteggere la piccina. Senza smettere di sorridere, osservò Marron che lentamente si riaddormentava tra le sue braccia, senza mollare neanche nel sonno il suo indice.

Sei una rompiscatole di prima categoria Marron...però ti voglio bene.

E fu con la consapevolezza di tenere tra le braccia la cosa più delicata e preziosa del mondo che C18 si addormentò insieme alla figlia, ma sulle sue labbra rimase stampato quel flebile sorriso che la vista della figlia stretta a lei le aveva fatto sgorgare spontaneo dal cuore.

In fondo, il mestiere di mamma non era così terribile.

 

 

 

Fine

 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: giambo