Era buoi dovevo essermi addormentata,forse dovevo mangiare qualcosa,erano giorni che non mangiavo. Non ce la facevo non volevo muovermi,sapevo che se mi fossi alzata avrei visto il divano dove passavamo le nostre domenica lui a mangiare e io ad amare lui giocando con i suoi ricci. Mi sarei trovata difronte la lampada,quella lampada che mi aveva portato da Tokyo. Probabilmente c'erano ancora i pezzi di vetro a terra del bicchiere che mi era sfilato dalle mani non appena avevo saputo la notizia. Insieme a quel bicchiere si era spaccato il mio cuore e poi il rumore del silenzio,il rumore più assordante che esista. Ero in quella posizione da giorni e non mi sarei mossa per nulla al mondo,avevo paura dei ricordi che sarebbero riaffiorati camminando in quella casa vuota,senza lui. 
-Janett- pronunciò una voce
Se fosse stata la sua voce l avrei riconosciuta,era una voce così distante da me una voce sconosciuta. Io non mi chiamavo Janett,io sono Rebecca,ma Janett è il nome di mia figlia anzi di nostra figlia. Se ne stava occupando mia sorella,ecco di chi era quella voce ma io ero proiettata nel mio mondo e non mi resi conto di nulla. 
Riaprii gli occhi c'era mia sorella,bionda capelli a caschetto e occhi nocciola,era molto diversa da me,ricordo che da piccola aveva sempre invidiato i mio occhi blu. In braccio aveva mia figlia,volevo vederla ma lei mi avrebbe ricordato lui. Dietro di lei una figura alta muscolosa, era Harry! Cosa ci faceva qui? Non aveva ancora finito?forse doveva dirmi che aveva qualche altra figlia sparsa per il mondo. Mi girai mettendomi seduta e subito i suoi occhi pieni di preoccupazione mi inchiodarono al letto. Mi aveva ucciso lentamente e ora provava pietà? Non doveva vedermi così.
-Rebecca- iniziò con la sua voce calda che mi penetra nella mente,che sembra svegliarsi al suono di quella voce. 
-ho sbagliato,mi mancavi ed ero ubriaco e in quella ragazza del bar con cui sono andato a letto ho visto te,credimi amore mio non ti avrei mai fatto del male,ho riempito la casa di rose ma tua sorella mi ha detto che non ti sei mossa da qui,allora ho deciso di venire anche se avevo paura mi avessi cacciato via- le parole le scivolavano via dal cuore come le lacrime dai suoi occhi. Quegli occhi mi hanno rubato gli anni migliori e mi hanno guardata come nessuno sapeva fare. Solo una volta,sapevo che mi amava volevo credergli perdonarlo ma il macigno che avevo nel cuore iniziò a pesare ancora di più di quanto già non pesasse allora la mente ebbe la meglio e dalla mia bocca uscirono parole crude e amare.
-Domani chiamerò gli avvocati-